L’archivio della rubrica «Saggezza»

Le mie scoperte: gli elefanti

Ho scoperto che provenienza/tipo di un elefante può essere identificata dalla forma delle sue orecchie. E il trucco è facile da ricordare.

L’elefante asiatico ha le orecchie piccole e dalla forma dell’India:

Mentre l’elefante africano ha le orecchie grandi e dalla forma dell’Africa:

Ora lo avete scoperto anche voi.

P.S.: il presente post non ha alcun legame con il simbolo di un noto partito politico statunitense.


Il sistema immunitario

Tutti gli esseri viventi hanno un sistema immunitario: più o meno forte, ma ce l’hanno tutti. Tanti esseri viventi sanno di averlo, ma non tutti (nemmeno tra gli homo sapiens) sanno che tale sistema può e deve essere allenato. Oggi che ho ancora voglia di condividere con voi un po’ della mia smisurata saggezza, vi do qualche semplice consiglio pratico in materia.

Per allenare il proprio sistema immunitario, è utile…

… mangiare senza lavarsi le mani (a meno di non avere fatto dei lavori con delle sostanze particolari);

… utilizzare tranquillamente i bagni pubblici (a meno che non siano di un lebbrosario o altre strutture simili);

… mettere le dita nel naso o nella bocca dopo essere appena scesi da un mezzo pubblico (a meno che là dentro là dentro la gente sospetta non si sia picchiata a sangue poco prima);

… sedersi per terra (a meno che non sia una discarica);

… evitare di mettersi cinque cappotti quando la temperatura dell’ambiente scende sotto i +10°C;

… stringere la mano a chiunque (a meno che non vi sia fortemente antipatico);

… mangiare la frutta appena raccolta da una pianta o da un albero selvaggio (a meno che un uccello non abbia lasciato su dei segni della propria attività) etc..

… insomma, non isolatevi dal mondo che vi circonda. Non fate finta di essere Michael Jackson che dorme nella camera iperbarica.

E ricordatevi: chi non si allena, va in crisi con il primo virus che gli passa di fianco.

Io che mi alleno, da più di dieci anni non prendo una malattia più grave del raffreddore.

Seguite il mio consiglio e vivete sereni!


Imparate a sbagliare

Oggi ho pensato di condividere con voi un po’ della mia smisurata saggezza…

Penso che i miei lettori siano capaci di formulare da soli una definizione della parola errore.

Per me un errore consiste nella mancata corrispondenza tra l’obiettivo e i mezzi adoperati per il suo raggiungimento.

Di conseguenza, una buona parte delle vostre azioni viene collocata nella categoria degli errori dalle persone che hanno gli obiettivi diversi dai vostri (e/oppure dalle persone che per qualche strano motivo considerano i propri obiettivi identici ai vostri).

Perché lo scrivo? Lo scrivo per dirvi che non dovete avere paura a fare delle cose che possano apparire degli errori agli occhi di qualcun altro. L’importante è avere degli obiettivi da seguire.


Aspettando si impara

All’inizio del mese di maggio vi avevo consigliato di essere più determinati nel perseguire i propri obiettivi. La vita reale, però, è complessa: non è sempre razionale e lineare nel suo sviluppo. Quindi oggi vi racconto di un altro principio da seguire: sperare sempre affidandosi al destino.

No, non voglio convincervi a essere passivi e inadatti a una vita da adulti. Vi invito solamente a non sprecare le forze fisiche e/o morali per delle azioni non urgenti o addirittura non necessarie.

Anche questa volta faccio un esempio pratico. A meta aprile un figlio illegittimo di non so chi (probabilmente di una signora generosa) mi aveva rubato il portafogli contenete alcuni documenti e contanti (questi ultimi, per fortuna, erano pochi). Le mie azioni in conseguenza a questo fatto possono essere visti in due modi. Cominciamo con il primo, quello che illustra quel principio vitale di cui sopra.

In sostanza, in seguito al furto avevo rifatto la carta di identità e la carta della banca, rinviando la questione della patente di guida a un indefinito momento migliore (cioè a quando avrei avuto più tempo e soldi per rifarla). Dopo un mese esatto avevo ricevuto una lettera cartacea, tramite la quale il Comune mi avvisava del ritrovamento del mio portafogli con tutti i documenti (ma, naturalmente, senza i contanti). Di conseguenza, ho dovuto pagare appena 5 euri per la custodia degli oggetti. Limitandomi ad aspettare ho risolto il problema.

Se vi interessa pure l’aspetto sociologico della vicenda, leggete pure la continuazione.
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Non mollare mai

Uno dei semplici ma utili principi che seguo costantemente nella vita può essere riassunto con le parole «non mollare mai». Mi rendo conto che tale espressione suona in un odo estremamente stupido e patetico, ma mi ha aiutato talmente tanto nella vita, che ora mi rammarico solo per averla compresa troppo tardi.

L’esempio più banale: se la partenza del mio treno è prevista per le 15:20, mentre io alle 15:17 sono ancora in metropolitana – corro comunque fino alla banchina. In nove casi su dieci il treno è in ritardo, quindi faccio in tempo a prenderlo.

Seguendo il principio «non ce la farò mai» non avrei scoperto il principio fortunato.

Volendo, siamo tutti fortunati.


I polmoni del ca…

In quale mente malata (e ignorante) è nata l’idea di definire le foreste «i polmoni della Terra»?

Se non sapete ancora che i polmoni servono per il consumo dell’ossigeno, prendete un libro di biologia e leggetevi il relativo capitolo. Una volta fatto ciò, aprite il capitolo sulla fotosintesi e scoprite che le foreste di giorno producono l’ossigeno, mentre di notte producono l’anidride carbonica.

Quindi per chiamare le foreste «i polmoni della Terra» ci vuole una grande fantasia.

Non siate fantasiosi fino al punto di apparire ignoranti.


Cesso pubblico: istruzioni d’uso

Conosco tante persone che hanno paura di utilizzare i bagni pubblici per il loro livello di pulizia presumibilmente basso. Ovviamente questa paura è più diffusa tra le signore, ma mi è capitato di riscontrarla anche tra alcuni uomini. Quindi oggi condivido una parte della mia smisurata saggezza con tutti i lettori. Gioite!

Tutti coloro che hanno paura di appoggiare il proprio sedere rosa sulla tazza di un water pubblico possono utilizzare quattro strisce di carta igienica disponendole come sulla foto che segue.

Le strisce laterali servono per sedersi; quella che copre l’acqua evita lo sciaberdio d’acqua provocato dalla caduta di certe sostanze; l’ultimo dei quattro pezzi serve agli uomini che non vogliono appoggiare la propria ricchezza su una superficie fredda e/o bagnata.

Vi ho illuminati, vero?

Solo dopo aver imparato a utilizzare i bagni pubblici mi sentii una persona veramente libera. Trovai, infatti, la possibilità di passare fuori casa giornate intere, quindi studiare, lavorare e viaggiare.

P.S.: devo andare a fare le televendite?


Continuo ancora a dare i numeri

Nelle settimane precedenti vi ho già illuminati sulla differenza tra le cifre e i numeri e sull’uso corretto dei numeri nei testi. Oggi è arrivata l’ora di imparare a scrivere i numeri in cifre.

Non c’è bisogno di troppe parole per spiegare una semplicissima regola:

10 000 = 10 – infatti, gli spazi servono per dividere le parole (numeri) scritte con le lettere (cifre).

10,000 = 10 – infatti, la virgola serve per dividere la parte intera dalla frazione decimale. Se la frazione decimale è pari a zero, essa va indicata solo nei testi finanziari o scientifici, cioè laddove è richiesta una certa formalità e/o precisione. In altri tipi di testi conviene semplificare per non stancare il lettore.

10.000 =10000 – infatti, quello con i punti è l’unico modo corretto di facilitare la lettura dei numeri con più di quattro cifre. Non si applica ai numeri con 4, 3 e 2 cifre, i quali si scrivono senza alcun divisore tipografico.

1.000 = ERROR – infatti, non esiste: vedi il punto precedente. Lo stesso vale per 1.00 e 1.0.

A questo punto facciamo due precisazioni sulle frazioni decimali:

12.654 = 12654 – come abbiamo già visto, quelli con il punto sono dei numeri interi;

12,654 = 12,654 – come abbiamo già visto, la virgola serve per separare la parte intera dalla frazione decimale.

Conclusione. Se, passando davanti a un concessionario della Ferrari, notate un cartello con la scritta «Ferrari FF 246,334 euro» – date pure 250 euro al commesso: dovrà consegnarvi la macchina e 3,664 euro di resto.


Continuo a dare i numeri

Settimana scorsa avevo già scritto della differenza tra le cifre ed i numeri: stranamente è sconosciuta a un sacco di gente. Oggi, invece, ho pensato di trattare un altro argomento importante: le approssimazioni.

Quando su un giornale leggiamo una frase del tipo «ogni giorno vengono consumati 2 milioni di litri di benzina» dobbiamo intendere che la valutazione è molto approssimativa. Infatti, possono essere, per esempio, anche 2.214.563 litri.

Quando, invece, un sindacato pubblica una comunicazione del tipo «alla manifestazione si sono presentate più di 1.200.000 persone» si sottintende una precisione unitaria. In questo contesto il numero deve essere interpretato come un intervallo tra 1.200.001 e 1.200.009. E quindi non si capisce perché gli autori del comunicato non hanno avuto la voglia di contare un po’ meglio.

Avrebbero dovuto scrivere «con noi erano 1 milione 200 mila persone». In questo caso è evidente che ci può essere un piccolo errore di conteggio, ma è perdonabile: gli autori del comunicato hanno dato una idea approssimativa sulla quantità dei partecipanti. E allora le parole «più di» non servono proprio.

Quando gli autori dei testi vogliono dare un senso ai propri scritti, scrivono esattamente quello che vogliono dire. Mentre i maniaci del marketing rincoglioniti vogliono dare più enfasi possibile al proprio testo scrivono un sacco di zeri: 000.000.000.000. «L’anno scorso la nostra società ha fatturato 123.000.000.000.000 di euri» — si sentono fichi e se ne fregano del fatto che il testo è diventato illeggibile. In effetti, sono proprio scemi.

Bene, anche la lezione di oggi è finita.


Dò i numeri (banali)

Tutte le persone con almeno la licenza media nel curriculum vitae dovrebbero sapere che le cifre sono una specie di lettere per la registrazione dei numeri. Quindi è comunemente nota anche un’altra cosa: a volte le lettere possono diventare delle parole. All’interno della parola «coglione» la «e» è una lettera, mentre nella espressione «botta e risposta» è una parola.

Lo stesso succede, per esempio, con il 2. Quando diciamo «2 mele» il 2 è un numero, mentre nel «ti passino 123 cammelli nel culo» il 2 è una cifra. E il 123 è un numero.

Nel sistema decimale tutto ciò che è maggiore di 9 sono i numeri (parlo di interi). Di conseguenza, quando alla radio lo speaker dice «la cifra esatta è il 17», il regista dovrebbe schiacciare un tasto speciale per farlo precipitare direttamente all’inferno.

Potrei continuare con altre notizie numeriche, ma mi rendo conto che il Capitan Ovvio è difficile da supportare per troppo tempo di seguito.

Perciò alla prossima.