L’archivio della rubrica «Russia»

Le notizie dello sport

Nella città russa Blagoveščensk c’è uno stadio che si chiama «Amur». Tale stadio ha un recinto. Sul recinto sono appesi dei banner con le foto di vari sportivi russi. Il più noto di questi sportivi è Michael Phelps…

Non sapevate che fosse russo? Guardate la bandiera:

La foto originale è stata scattata nel 2008 a Pechino:

La vice-preside dello stadio Irina Korotovskaya ha detto che il banner è stato appeso all’inizio di giugno e che «forse è stato commesso un errore».


La caccia ai terroristi ucraini

In questi giorni vi è sicuramente capitato di leggere del presunto «gruppo diversivo ucraino» che avrebbe tentato di introdursi in Crimea per compiere degli atti terroristici. Si tratta di una «notizia» diffusa dalle istituzioni russe: pur essendo un comunicato che ha una scarsa credibilità anche agli occhi delle persone più ingenue, merita di essere commentato.

Prima di tutto bisogna sottolineare il fatto che la descrizione della «invasione» ha subito dei cambiamenti radicali nel corso di un tempo molto breve. Il gruppo ha attraversato il confine supportato dal fuoco della artiglieria (per attirare attenzione?), no, anzi, di nascosto. Il gruppo aveva un notevole carico di armi ed esplosivi, no, anzi, questi dovevano essere portati da un secondo gruppo non ancora arrivato. Il gruppo aveva l’obbiettivo di fare un attentato in una fabbrica (ops, appartiene a un oligarca ucraino), quindi no, voleva fare un attentato al passaggio delle auto istituzionali (ops, all’est ucraino occupato succede anche senza di loro), quindi no, volevano fare delle esplosioni sulle spiagge per compromettere la stagione turistica (ops, siamo già a metà agosto), quindi no… Etc, etc.. E, ovviamente, il gruppo non sapeva della massiccia presenza di militari e esponenti del FSB sulla penisola: triplo ahahahaha. Insomma, la storia è piena di dettagli mal progettati.

La spiegazione della comparsa di una notizia simile è molto semplice: le massime cariche istituzionali russe hanno inventato un modo di evitare il prolungamento delle sanzioni europee a partire dall’inizio del 2017. Come? Facendo passare l’Ucraina per uno Stato-terrorista, uno Stato che avrebbe delle sue grosse responsabilità nel fallimento di tutti gli accordi di pace presenti e futuri. Se non dovesse funzionare, se gli interessi della Russia in quella area geografica non dovessero dunque essere riconosciuti legittimi, allora all’inizio del 2017 si passerà alle azioni veramente forti. Ma non prima.


USA2016: due considerazioni ovvie

Ora che entrambi i partiti principali statunitensi hanno ufficialmente scelto i propri candidati per le elezioni presidenziali, lo possiamo dire: la campagna elettorale della Hillary Clinton sarà tutta incentrata sulle dichiarazioni anti-Trump. In sostanza, il Partito Repubblicano le ha fatto un grosso regalo, fornendo una grossa e spettinata scusa per mettere gli argomenti più difficili in secondo piano. Di conseguenza, la Clinton potrebbe avere la vittoria facile come la ebbe Chirac nel 2002 quando dovette «salvare la Francia da Le Pen».

In ottica delle elezioni presidenziali statunitensi è un po’ più interessante vedere il comportamento della Russia. Avete già sicuramente letto o sentito dell’attacco agli archivi elettronici del Partito Democratico da parte dei hacker russi. Non so, però, se avete ben chiaro il perché. Le istituzioni russe puntano su Donald Trump non perché lo vedono come un candidato «amico della Russia». Infatti, ogni politico è prima di tutto un amico della propria carriera in patria (oltre a essere lo schiavo dei propri oneri/poteri istituzionali).

Le istituzioni russe puntano su Donald Trump perché lo vedono come un elemento destabilizzante della politica interna degli USA. In sostanza, sperano che le istituzioni statunitensi si concentrino sulla lotta al presidente Trump, non creando ulteriori «problemi» alla Russia (per esempio sanzioni). Sanno benissimo che la vita presidenziale di Trump terminerebbe con un impeachment entro un massimo di due anni (sappiamo già che tipo è, vero?).

Allo stesso tempo, le istituzioni russe vedono la Hillary Clinton come una politica con la quale si può trattare normalmente, in quanto appartenente a una classe politica tradizionalmente comprensibile. Sanno, infine, che la Clinton è capace di lavorare regolarmente per almeno un mandato presidenziale.

Alla politica regolare nel medio periodo preferiscono però la vita facile nel breve periodo.

L’uomo più importante del Cremlino è, come forse sapete, un tattico e non un stratega.


Propongo un gioco

Oggi vediamo due foto. La prima è della squadra olimpica ucraina del 2008. Con questa uniforme sono andati ai Giochi di Pechino:

La seconda foto è della squadra olimpica russa del 2016. Con questa uniforme alcuni membri della squadra andranno (forse) ai Giochi di Rio de Janeiro:

Se non avete nulla di meglio da fare, provate a confrontare le uniformi: tanto per esercitarsi nel cercare le differenze.

Bonus track. L’uniforme olimpica statunitense (versione 2016):


Una decisione sofferta

Il mio interesse verso lo sport professionale tende allo zero… Il che non significa che lo sport professionale non mi dia delle emozioni: infatti, spero che venga vietato al più presto.

Anche le persone come me, però, nelle ultime settimane hanno letto e sentito non poche informazioni sulla questione del doping diffuso tra gli sportivi olimpici russi. Si tratta di uno scandalo pesante, attraverso il quale è facile spiegare agli occidentali comuni la tendenza delle istituzioni russe a falsificare qualsiasi cosa che esse ritengano importante, redditizia e di prestigio.

Domenica 24 luglio il Comitato Olimpico Internazionale ha preso la decisione di non escludere tutta la squadra russa dalle Olimpiadi di Rio-2016 in un colpo solo ma di far selezionare gli sportivi «puliti» alle singole Federazioni di vari sport. E’ una scelta che potrebbe avere una sua logica, anche se si tratta di una logica molto debole. Infatti, i non dopati non dovrebbero essere puniti per quello che non hanno fatto, ma a loro sfavore conta però il fatto che erano ben informati dell’intero sistema e partecipavano comunque alla creazione della «riserva di urine».

Purtroppo, la scelta del Comitato Olimpico Internazionale ha un grosso motivo reale. Il tedesco Thomas Bach, che dal 10 settembre 2013 è il presidente del COI, ricopre allo stesso tempo un’altra carica: quella del presidente del Comitato di Vigilanza del Gruppo Weinig. Il Gruppo Weinig produce i macchinari per la lavorazione del legno, ha 11 punti-vendita sparsi per la Russia, l’ufficio centrale e il centro tecnico a Mosca. Insomma, si tratta di una azienda con dei forti interessi economici in Russia.

Chissà perché il COI ha deciso di non decidere?


2 a 1

Mi ricordo ancora una lezione del corso di relazioni internazionali (Facoltà di Scienze politiche, Università Statale di Milano), svoltasi a metà febbraio del 2006.

Il professore A. C. entra in aula e dice: «Ragazzi, oggi non ho voglia di spiegare la teoria. Quindi fatemi delle domande sulla attualità».

A questo punto lo studente D. K. alza la mano e chiede: «Professore, cosa ne pensa della situazione in Kirghizistan?»

Al che il professore A. C. risponde: «Guardi, piuttosto parliamo della Champions League…»

Nel 2006 quello stato soffriva ancora il caos politico iniziato con la «rivoluzione dei tulpani» della primavera del 2005. Oggi, più di dieci anni dopo, Kirghizistan ci ha finalmente fornito un altro motivo per parlare della sua misera esistenza nelle steppe sfigate.

Il Ministero della cultura del Kirghizistan ha indetto un concorso per la migliore opera musicale sulla ribellione kirghiza contro l’Impero Russo del 1916. Quell’anno l’imperatore Nikolai II decise di mobilitare i maschi di età tra i 19 e i 43 anni del Kirghizistan per lo svolgimento dei lavori manuali sulla linea del fronte della Prima guerra mondiale. Trattandosi di una pretesa senza precedenti, i kirghizi (sudditi dell’Impero Russo praticamente privi di obblighi avanti allo Stato) decisero di ribellarsi: uccisero circa venti mila russi (non solo maschi e/o militari) residenti sul loro territorio, ma non seppero organizzare una lotta armata vera contro l’esercito professionale.

Insomma, non so chi abbia fatto la stronzata più grossa: l’imperatore (la sua idea di far lavorare i nomadi fu difficilmente realizzabile almeno dal punto di vista organizzativo) o i ribelli (vidi la loro reazione).

Ora il conto è stato portato al 2:1.


Anche Putin sbaglia

Il presidente russo Vladimir Putin non ha la fama di un grande apologeta della democrazia. In Occidente, però, non tutti sanno della grande attenzione che egli presta al rispetto delle formalità. Infatti, non si sveglia mai con il pensiero di emanare un ordine del tipo «per la Nostra altissima volontà il diritto X dei cittadini da oggi viene ridotto a livello Y». Per ogni azione che ritiene necessaria da compiere fa approvare una apposita legge alla Duma. In sostanza, vuole che tutto sia fatto «a norma di legge».

Uno dei difetti del sistema descritto è la riduzione del Parlamento al rango della segreteria del Presidente: il primo si limita ad approvare le norme volute dal secondo.

Il 3 luglio 2016, però, è successo un fatto eccezionale: per la prima volta le formalità non sono state rispettate. Infatti, Vladimir Putin ha firmato un testo di legge diverso da quello votato dalla Duma e approvato dal Consiglio Federale. La cronologia dei fatti è la seguente:

21 giugno 2016 la Duma approva la Legge Federale n. 150/2016 «Sulle armi». Una delle norme della legge stabilisce che il permesso per la detenzione di armi da fuoco viene concesso al cittadino privato per un periodo di 10 anni.

3 luglio 2016 Vladimir Putin firma una testo della legge che contiene una durata del permesso diversa: pari a 5 anni.

6 luglio 2016 la «Rossiìskaja Gazeta» (l’analogo russo della Gazzetta Ufficiale) pubblica il testo della legge: sulla versione cartacea il periodo è di 10 anni, mentre sulla versione online è di 5 anni. Alcuni esperti se ne accorgono e si scatena il caos delle opinioni sulle possibili soluzioni del problema.

Molto brevemente (e in parole comprensibili) spiego la situazione. Il presidente non ha il diritto di modificare la legge approvata dal Parlamento ma solo firmarla o rifiutarsi di farlo. Nella seconda opzione può rimandarla al Parlamento per delle modifiche. Alcuni esperti del diritto costituzionale russo sostengono, quindi, che la divergenza tra i due testi di legge possa essere interpretata come il rifiuto di firmare il testo della legge nella sua formulazione attuale (in questo caso non è chiaro perché il testo sia stato pubblicato dalla stampa giuridica ufficiale). Il portavoce di Putin, invece, sostiene che si tratta solo di «un errore nei database di vari siti web, compresi quelli istituzionali» (una palese stronzata, visto che sono gli stessi database che i deputati consultano nel corso delle votazioni).

Io non so ancora come verrà risolto il caso. Sicuramente vi terrò aggiornato. Ma, intanto, faccio una proposta a coloro che intendono scrivere una tesi di laurea in diritto pubblico: provate a ipotizzare un errore simile fatto dalle istituzioni italiane. Quali soluzioni potreste proporre? Quali misure di correzione dovrebbero essere codificate?


Igor Shpilenok

Poco tempo fa uno dei più noti e migliori fotografi della natura russa Igor Shpilenok ha aperto la versione inglese del proprio blog: shpilenok-eng.livejournal.com/

E io lo consiglio ai miei lettori.

Il blog inglese si aggiunge al sito (shpilenok.ru) esistente già da qualche anno. Tra i due, però, è il blog a essere aggiornato con più frequenza.


Viaggio di lavoro

Leggendo le ultime notizie ho appreso, senza sorprendermi, che ieri la Nazionale russa di calcio ha perso contro quella del Galles e ha dunque concluso la propria partecipazione a Euro-2016. Penso che abbiate già capito quanto mi interessa questo sport e quanto tempo ho risparmiato rispetto alle persone che seguono almeno una squadra. Per fortuna, però, quest’anno si parla più dei tifosi che del calcio, quindi non mi sento totalmente escluso dalle conversazioni pseudo-sportive.

Il giorno della partita con l’Inghilterra (a proposito: anche l’Italia avrebbe potuto mandare una seconda squadra, per esempio la Nazionale di una Regione a statuto autonomo) i tifosi russi si sono distinti negli scontri violenti e, apparentemente, ben organizzati.

Al momento della partita con la Slovacchia diversi tifosi russi erano già in stato di fermo, quindi il casino si è limitato a un fumogeno acceso dentro lo stadio.

La terza partita, quella di ieri, era decisiva per la squadra russa, quindi sarebbe stato logico fare un buon bordello. A quella data, però, tre tifosi russi erano già stati condannati dal giudice francese con un procedimento simile al giudizio direttissimo italiano alle pene da uno a tre anni, mentre altri venti erano stati estradati. Di conseguenza, niente bordello. Non vi sembra strano che la situazione si sia tranquillizzata dopo il fermo di poche decine di persone?

A questo punto preciso che sarebbe più corretto parlare di hooligans (parola inglobata anche dalla lingua russa) per distinguere certi personaggi dall’intero insieme dei tifosi. I tifosi nel senso classico del termine spendono i propri soldi e tempo per andare a vedere la propria squadra preferita allo stadio. I hooligans, invece, sono un po’ come i terroristi religiosi: spendono i propri soldi e tempo per fare casino in nome di una squadra sportiva. Paradossalmente, proprio questi ultimi sono attivamente sostenuti dalle Istituzioni russe. La particolarità di certi hooligans russi consiste nel fatto che essi lo fanno per lavoro. I tre condannati, per esempio, sono:

Aleksey Erunov, responsabile del Lokomotiv Mosca per il lavoro con i tifosi (condannato a 2 anni). Il proprietario del Lokomotiv è l’azienda statale «Ferrovie russe».

Sergey Gorbachev, direttore del fan-club dell’Arsenal Tula (condannato a 1,5 anni). l’azionista di maggioranza dell’Arsenal è l’Istituto assicurativo statale russo.

Nikolay Morozov, membro del consiglio centrale del fan-club del Dinamo Mosca (condannato a 1 anno). Il 75,5% delle azioni del Dinamo appartiene alla banca di proprietà statale VTB.

E’ abbastanza ovvio che i tre non sono andati in Francia a spese proprie. Ci si chiede ancora cosa si voleva dimostrare con il loro «viaggio di lavoro».


Per chi va a San Pietroburgo

Il giovedì scorso ho pubblicato un elenco di luoghi insoliti da visitare a Mosca.

Da molto tempo ho sul computer un elenco analogo anche per San Pietrourgo. Non pubblicarlo sarebbe non solo uno spreco, ma pure una scorrettezza nei confronti della seconda capitale russa.

Su questo PDF troverete l’elenco dei posti sconosciuti ai turisti occidentali da visitare a San Pietroburgo. Anche in questo caso il mio obiettivo è stato quello di integrare i vostri impegni turistici tradizionali, quindi l’elenco non è lunghissimo.

Spero che prima o poi vi risulti utile.