L’archivio della rubrica «Russia»

Il glorioso hardware nazionale

Il venerdì scorso avevo scritto del programma cinese volto a introdurre l’uso obbligatorio totale del hardware e del software nazionali per tutti i lavori svolti per conto dello Stato.
Da oltre un anno anche in Russia si discute di un provvedimento del genere, ma non si è ancora arrivati a un obbligo totale e sistematico, nemmeno sulla carta. Il 21 dicembre 2019 è stato firmato l’ultimo, dal punto di vista cronologico, provvedimento in materia: l’ordinanza del Governo firmata dall’ex premier Dmitry Medvedev. L’atto introduce un divieto di durata biennale per l’acquisto dei sistemi di archiviazione di dati di produzione straniera destinati a coprire le necessità statali e municipali.
Dal punto di vista teorico, sono sempre stato contrario alle misure del genere per almeno due motivi:
1) il protezionismo non ha mai aiutato, da nessuna parte del mondo, a sviluppare dei prodotti o servizi di qualità elevata;
2) i monopolisti nazionali – figli del protezionismo – alzeranno in modo ingiustificato i prezzi, dando anche spazio alle situazioni di corruzione.
La realtà russa, però, è come al solito ancora più interessante. Oggi vi propongo due esempi concreti interessanti.
Iniziamo dalla azienda moscovita Mayak che produce delle «soluzioni per i network». Vediamo la scatola nella quale viene imballato e venduto il loro switch HW-AMUR-CE-68…

… e proviamo a staccare l’etichetta: Continuare la lettura di questo post »


Ma che sorpresa…

Il 29 dicembre 2003 il funzionario Boris Gryzlov fu eletto alla carica del Presidente della Duma (rimanendo poi in carica fino al 14 dicembre 2011). I giornalisti ricordano che proprio quel giorno Gryzlov pronunciò una delle sue frasi più famose: «Il Parlamento non è un luogo per discutere».

Perché stamattina, per l’ennesima volta, mi è venuto in mente l’aforismo appena citato? Perché ho visto i risultati della prima votazione alla Duma sul testo di riforma costituzionale russa. Dei 450 parlamentari facenti parte della Duma, in aula erano presenti in 432. Tutti hanno votato a favore.

Ogni volta che qualche mio amico o conoscente italiano inizia a parlare o chiedere della opposizione presente nel Parlamento russo, a me viene da ridere. Chissà se almeno ora qualcuno riesca a capire il perché.


Finché morte non ci separi

La settimana scorsa avevo promesso di approfondire un po’ due grandi notizie russe: la «proposta» della riforma costituzionale avanzata da Vladimir Putin e le dimissioni del Governo russo guidato da Dmitry Medvedev. Nonostante una quantità incalcolabile delle notizie in merito che abbiamo letto e sentito negli ultimi giorni, i principi di base sempre validi sono tre:
1) l’obiettivo della riforma annunciata è sempre quello: trovare il modo di rimanere al potere per sempre;
2) a quanto pare, i consulenti costituzionalisti hanno proposto a Putin una serie di versioni differenti della riforma e Putin, nel suo discorso del 15 gennaio, anziché scegliere una sola versione, ha deciso di buttarle tutte in un’unica proposta priva di ogni logica giuridica interna;
3) le dimissioni del Governo presentate da Medvedev il giorno stesso non hanno alcun senso politico e giuridico nell’ottica della futura riforma costituzionale. Evidentemente si tratta di una mossa populista concordata anticipatamente tra i due personaggi (il principale vuole far vedere di avere cacciato il Governo «cattivo» che non gli permetterebbe di migliorare la vita del popolo).
Il primo principio non dovrebbe essere di grande sorpresa per i miei lettori.
Il secondo punto richiederebbe una attenta analisi giuridica della proposta, ma non so quanti lettori ne siano realmente interessati. Quindi sottolineo solo alcuni piccoli dettagli. Per esempio, vediamo chiaramente che Putin si riserva almeno due possibilità: rimanere Presidente della Russia oppure passare alla Presidenza del Consiglio di Stato istituito con la riforma. Le competenze concrete e la composizione di quest’ultimo organo non sono però menzionate nel testo della riforma. Leggiamo solo che dovrebbe «coordinare il funzionamento delle Istituzioni e determinare le linee guida principali della politica interna ed estera». Boh… L’opzione di rimanere Presidente della Russia, invece, è deducibile da una strana riscrittura delle competenze presidenziali: una parte di esse dovrebbe passare al Parlamento, ma allo stesso tempo il Presidente otterrebbe delle ampie possibilità di bloccare o annullare le decisioni del Parlamento.
Non penso che il Parlamento approvi un testo di riforma costituzionale sensibilmente diverso da quello che è stato sottoposto alla sua attenzione (ieri, dopo soli tre giorni lavorativi dal discorso di Putin), ma trovo più sensato commentare in dettaglio un testo già approvato in almeno una lettura.
Il mio terzo punto, infine, non deve fare pensare che l’influenza politica di Dmitry Medvedev sia in qualche modo diminuita. Assolutamente no! Poche ore dopo le dimissioni egli è stato nominato vice-presidente del Consiglio di sicurezza russo. Il presidente del Consiglio di sicurezza – sorpresa! – è Putin. E, la cosa più interessante, il disegno di legge per la creazione dell’incarico di vice-presidente è stata presentata alla Duma quattro ore dopo la nomina di Medvedev. Insomma, non dimenticatevi di questo simpatico personaggio: nonostante l’apparenza, non un semplice pupazzo politico.

Concluderei il post odierno con una antichissima barzelletta belorussa circa la votazione popolare in merito al mantenimento di Aleksandr Lukashenko al potere:

La domanda sottoposta al referendum: «Lei non è contrario al fatto che Lukashenko rimanga Presidente della Belorussia a vita?»
Le varianti della risposta:
«Sì, non sono contrario»
«No, non sono contrario»


“Science” per tutti

Carissimi lettori, non preoccupatevi: commenterò all’inizio della settimana prossima le dimissioni del Governo russo e la imminente riforma costituzionale menzionata ieri da Putin. Nel frattempo ribadisco uno dei concetti chiave: si sta cercando una formula alternativa per farlo rimanere al potere anche dopo la scadenza dell’attuale mandato.
Oggi, invece, vorrei segnalarvi un bel articolo sull’argomento che prima o poi avrei trattato io stesso. Il «Science», una delle riviste scientifiche più importanti al mondo (assieme al «Nature»), ha dedicato un testo al progetto russo «Dissernet». Quest’ultimo è una associazione di scienziati, giornalisti e semplici cittadini indifferenti che hanno unito le forze per smascherare i falsi scienziati tra i politici russi. Infatti, da quasi vent’anni nel mondo politico russo è diffusa la moda di possedere almeno un titolo di studio superiore al semplice diploma di laurea. Quei titoli vengono solitamente ottenuti in modo molto fantasiosi e quasi mai onesti. I membri del «Dissernet» analizzano le tesi, avvisano i loro «autori» dei risultati e, nel caso della mancata rinuncia volontaria al titolo, danno il via alla battaglia per la privazione del titolo.
Insomma, voi leggete l’articolo di «Science» e io, prima poi, vi racconto di qualche esempio di smascheramento curioso.


Un segnale evidente

Stamattina il presidente russo Vladimir Putin ha tenuto il discorso annuale davanti alle Camere unite del Parlamento russo (la Duma e il Consiglio federale). Non mi sarebbe mai venuto in mente di scriverne perché ormai da oltre un decennio si tratta, nel migliore dei casi, di una manifestazione abbastanza noiosa e priva di contenuti realmente concreti. Al massimo viene mostrato qualche cartone animato sui fantomatici razzi russi capaci di colpire e distruggere la Florida.
Alla fine del discorso di quest’anno, però, si è registrata una comunicazione interessantissima da parte di Putin.
No, non ha preannunciato la propria pensione politica. Tanto ci ricordiamo bene che alla scadenza del suo mandato nel 2024 non potrebbe, secondo la Costituzione russa, essere eletto nuovamente.
Pure i miei lettori italiani, però, dovrebbero ricordare bene che nel 2008 Putin aveva già raggiunto, per la prima volta nella sua carriera presidenziale, il limite costituzionale di due mandati consecutivi. All’epoca aveva regolato la questione lasciando fare a Dmitry Medvedev un mandato «di pausa»: per poi tornare e farne altri due. Ma negli ultimi anni gli analisti sostengono che Putin non sarebbe più disposto di concedere la custodia temporanea della carica suprema ad altre persone, nemmeno al tanto fidato Medvedev. E quindi starebbe cercando altri modi di rimanere al potere anche dopo il 2024. Non si capisce molto perché lo voglia fare. Potrei esprimere alcune idee in merito, ma l’argomento del post odierno è un altro.
Torniamo al discorso davanti alle Camere. Esso si è concluso con una proposta (nel linguaggio politico putiniano è un sinonimo di ordine) della riforma costituzionale. Essa consisterebbe, secondo Putin, nel trasferimento al Parlamento di alcune funzioni attualmente spettanti al Presidente. Così, dovrebbe passare al Parlamento il compito di nominare il Primo ministro e di confermare tutti i membri del Governo da egli proposti. Allo stesso tempo, il Presidente dovrebbe conservare, secondo Putin, il potere di sospendere il Primo ministro e i membri del Governo dai loro incarichi nei casi «della mancata fiducia» e «dello svolgimento inadeguato delle funzioni».
Cosa possiamo dedurre da questa proposta? Considerata l’obbedienza del Parlamento russo al Presidente, possiamo dedurre che Putin abbia deciso di creare un incarico di importanza primaria da ricoprire in prima persona dopo il 2024. Attribuendo al Parlamento il ruolo prevalente rispetto a quello del Presidente della Federazione Russa, potrebbe magicamente diventare il Presidente del Consiglio federale (la Camera alta del Parlamento). Per questo incarico nemmeno nella Costituzione attuale è previsto alcun limite di mandati ricopribile dalla medesima persona.
Non so ancora se ho indovinato. Ma nel caso positivo, tra quattro anni, dirò che non è stato particolarmente difficile.


Gli auguri di Putin per il 2020

Come da tradizione, il primo video domenicale dell’anno è quello del messaggio del presidente russo Vladimir Putin per l’anno nuovo (con i sottotitoli italiani). Non perché voglio sembrare un fan di questo funzionario – non lo sono! –, ma perché il contenuto di un discorso del genere è un importantissimo elemento di analisi politica.
Come negli anni precedenti (si veda, per esempio, il messaggio dell’anno scorso), si tratta di un messaggio privo di alcun contenuto concreto. Un messaggio composto prevalentemente dalle parole che avremmo potuto sentire da un conoscente che incontriamo casualmente per strada una o due volte all’anno.
Solamente due passaggi meriterebbero di essere commentati brevemente. Il primo, detto da Putin, a prima vista sembra una battuta: «i nostri piani personali e i sogni sono inseparabili dalla Russia». Ma in realtà non so se si tratti di una battuta sadica («non sognatevi nemmeno di sbarazzarmi di me, pianifico di restare dove sono»), di una confessione sincera da medesimo contenuto o di una semplice frase di rito. Vabbè, lasciamo perdere.
Il secondo passaggio da evidenziare è l’ennesimo richiamo del culto della Seconda guerra mondiale. Un culto nato alla fine degli anni ’60 per volere di Leonid Brežnev, un po’ affievolito negli anni ’90 e ripreso con la forza sempre crescente a partire dai primi 2000. L’importanza di tale culto per la propaganda interna, come pure la sua popolarità alimentata dall’alto, è un argomento serio che merita un testo a parte. Ora mi limiterei a precisare che in assenza dei miglioramenti significativi nella vita della maggioranza dei russi negli ultimi 15–20 anni (soprattutto fuori dalle città principali) e in presenza della politica isolazionista-vittimista, si continua a sfruttare le conquiste del lontano passato. Il popolarissimo slogan ignorante «1941–1945: possiamo ripeterlo» non è mai stato pronunciato dagli esponenti delle Istituzioni, ma a volte mi sembra che ci manchi poco. Il punto è che il passato viene spacciato per il presente nel tentativo di sostituire il misero con il «glorioso». Quindi non stupitevi per quel passaggio di Putin: rispecchia la quotidianità della politica interna russa.


Il primo ventennio

L’altro ieri avevo la testa occupata da pensieri decisamente più allegri, ma, purtroppo, non si scappa dalla vita reale: il 31 dicembre 2019 è stato raggiunto un traguardo pesante. Vladimir Putin è arrivato ai suoi primi vent’anni al potere.
Per tale occasione sul sito ufficiale del Presidente della Federazione Russa è stato pubblicato uno speciale progetto multimediale: «Putin. 20 anni». Si tratta di una raccolta delle foto e dei video – con i relativi commenti testuali – che illustrerebbero il lavoro di Vladimir Putin a partire dal 31 dicembre 1999 (la data in cui fu nominato facente funzioni da parte del dimissionario Boris Eltzin). Sul sito sono per ora disponibili solo i materiali relativi agli anni 1999–2004, ma nelle prossime settimane dovrebbero essere aggiunte altre loro grosse porzioni.

Nel suo complesso, questo documento digitale potrebbe essere visto come una semplice fonte delle immagini storiche o come una piccola testimonianza del crescente culto della personalità. Le persone interessate – e attente – ai dettagli possono, invece, trovare delle piccole perle. Una di queste, per esempio, è la foto relativa alla ratifica nel 2004 dell’unico accordo bilaterale ancora vigente tra la Russia e l’Ucraina: quello sull’utilizzo dello Stretto di Kerch. Nello stesso documento si parla del confine tra i due Stati perché, qualora qualcuno non lo ricordasse, il suddetto Stretto si trova proprio tra la Russia e la Crimea. Il sito che stiamo ora studiando, in una maniera apparentemente neutrale sottolinea l’importanza storica di quel incontro, ma io non so di preciso cosa avesse voluto comunicarci l’autore del sito stesso. Che quella firma era il primo passo di un leader lungimirante verso la «grande vittoria storica»? Perché la storia è un processo continuo. Qualcuno non si ricorda come nel 2014 lo stesso Putin ha deciso di appropriarsi della Crimea? Qualcuno non si è accorto che nel 2018 lo stesso Putin ha deciso di impedire, con l’uso della forza militare, alla Ucraina di utilizzare lo Stretto di Kerch?
Ecco, io non so ancora come sarà illustrata sul sito la vita politica di Putin negli anni 2014–2019. Presumo, però, che possa diventare una ennesima illustrazione del principio «ogni giorno combino quello che voglio e voi non potete farci niente».

Ecco, direi che almeno per ora mi sono risparmiato la fatica di stilare un bilancio del ventennio di Putin. Nonostante tutta la mia antipatia verso il personaggio, non posso non riconoscere che gli effetti del suo operato non possono essere affrontati con leggerezza. Avrei avuto bisogno di numerose schermate di testo solo per una bozza estremamente schematica della mia analisi. Poche persone si possono permettere il lusso di iniziare una grande opera senza avere un contratto in tasca.


Il compleanno sbagliato

Secondo la storiografia ufficiale sovietica oggi sarebbe il 140-esimo compleanno di Iosif Stalin.
Ma voi, cari lettori, non dovete fidarvi della storiografia sovietica. Un anno fa avevo già spiegato perché la data del 21 dicembre 1879 non è la data di nascita del criminale baffuto.
Se avete tempo e voglia, rileggete pure quel post: non è lungo.


Le notizie dell’industria aerea

I miei amici e conoscenti italiani mi chiedono spesso quanto siano affidabili, in termini della sicurezza fisica, le compagnie aeree russe. La mia risposta, purtroppo o per fortuna, è cambiata di poco negli ultimi anni.
Qualora si parli delle linee internazionali, le compagnie aeree russe sono assolutamente sicure: utilizzano aerei di qualità e non vecchi (ormai sono quasi tutti presi in leasing), prestano molta attenzione alla manutenzione e hanno il personale qualificato costantemente aggiornato. Tutto ciò è possibile, fondamentalmente, grazie a una semplicissima legge del mercato: sulle tratte internazionali si guadagna di più, quindi c’è da lottare per attirare la clientela attraverso fattori facilmente percettibili (nonostante i grandi fatturati, il trasporto aereo non è particolarmente redditizio, di conseguenza c’è poco spazio per giocare con i prezzi dei biglietti).
È invece sensibilmente diversa la situazione delle linee aeree interne russe. Nonostante certi progressi degli ultimi sette—otto anni, su diverse tratte nazionali è ancora abbastanza facile trovare degli aerei di pessima qualità. Potrebbe capitare un Sukhoi Superjet 100: un modello che diventa frequentemente protagonista di guasti di gravità varia perché dopo oltre undici anni di esistenza risulta ancora essere pieno di problemi di progettazione e di produzione. Oppure, banalmente, potrebbe capitare un aereo vecchio parecchi decenni, la cui biografia riuscirebbe a spaventare anche i viaggiatori meno esigenti.
Ma c’è un motivo preciso per il quale ho pensato di trattare tale argomento proprio oggi. Di recente ho saputo che l’azienda di trasporti «Aviatsija Kolymy» (il nome si traduce come l’Aviazione di Kolyma, l’azienda è di proprietà della Regione di Magadan) ha acquistato i primi due aerei Antonov An-2 modificati. La modifica tecnica è consistita nella installazione sugli aerei vecchi 37 e 39 anni dei nuovi motori americani TPE-331-12 prodotti dalla Honeywell. Alcune altre regioni russe hanno già manifestato l’interesse verso l’acquisto degli An-2 «modificati» allo stesso modo.

Certo, i motori sono nuovi e hanno il vantaggio di funzionare con il cherosene aereo (invece della benzina aerea necessaria per il motore sovietico originale).
Certo, l’An-2 ha il vantaggio di poter utilizzare anche una pista di atterraggio di 500 metri in terra battuta e di essere in grado di atterrare alla velocità di soli 70 km/h.
Certo, l’An-2 costa meno di tanti aerei nuovi ed è modello da qualità prevedibili (a differenza dello stesso Sukhoi Superjet 100 già menzionato prima).
Però è un aereo progettato negli anni ’40 e non più prodotto dal 1992. Io, personalmente, lo avrei preferito a un qualsiasi aereo, anche nuovo, della immaginaria «zimbabwe airlines». Ma, allo stesso tempo, in presenza della possibilità di scegliere avrei preferito la macchina o il treno all’An-2, modificato o originale che sia.


I giorni di neve

Come posso motivare i miei lettori all’ottimismo questo giorno di metà dicembre?
Per esempio, posso pubblicare un grafico sulla copertura media annua della Russia con la neve.