L’archivio della rubrica «Russia»

La spartizione

Il Ministero degli Esteri russo ha pubblicato per la prima volta i fogli scannerizzati dell’originale sovietico del patto Molotov–Ribbentrop (ufficialmente si chiama il Trattato di non aggressione fra il Reich e l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche) del 23 agosto 1939 e del protocollo segreto aggiuntivo.
Prima agli storici erano accessibili solamente le fotocopie degli originali della delegazione tedesca.
Si tratta di sei documenti in due lingue – il russo e il tedesco – che meritano di essere pubblicati anche in questa sede (per essere, d’ora in poi, più accessibili a tutti). Continuare la lettura di questo post »


Paranoia selettiva

A ogni parata militare, soprattutto se si tratta di una ennesima parata della Festa della Vittoria a Mosca, a farmi particolarmente ridere è la presenza massiccia degli agenti di sicurezza (quelli che devono proteggere i vertici dello Stato presenti).
Mi fanno ridere non quei professionisti (non ho motivi per dubitare della loro professionalità), ma il semplice fatto che sono gli unici partecipanti visibili ad avere le munizioni (i militari in piazza hanno le armi finte proprio per garantire la sicurezza dei politici).
Se una pallottola deve arrivare, può arrivare da un qualsiasi punto.

Alcune altre foto delle misure di sicurezza di quest’anno.
P.S.: sì, lo so benissimo che sono due enti diversi.


La prima sospensione

La settimana scorsa avevo scritto dei rari precedenti di abolizione della Festa del lavoro. Oggi è invece una buona occasione per ricordare un bel primato russo.
Il 7 maggio 1744 l’imperatrice Elisabetta firmò un editto con il quale di fatto sospese l’istituto della pena di morte in tutto lo Stato. Per vent’anni tale sospensione rimase fortunatamente in vigore.
Incredibilmente, si tratta di un primato mondiale (almeno secondo le mie conoscenze di storia). Di conseguenza, quando qualcuno da qualche parte decidesse di istituire una festa mondiale dedicata alla estinzione della pena di morte, ricordiamogli questa data.


I passaporti russi in regalo

Tutti coloro che avessero già letto dei passaporti russi in regalo – per decreto presidenziale – ai cittadini ucraini devono sapere che si tratta di una ennesima scelta politica più tattica che politica. E, soprattutto, provocatoria: si fa solo perché si può farlo.
Infatti, trovo molto deboli tutte le spiegazioni razionali di tale mossa che mi è capitato di leggere e sentire negli ultimi giorni.
L’aumento dei cittadini russi nel sud-est ucraino potrebbe essere una giustificazione della annessione? Gli anni di conflitto in quei territori hanno dimostrato che la Russia non ha bisogno di alcuna giustificazione.
Vladimir Putin vorrebbe premiare gli ucraini che hanno combattuto contro il Governo ucraino in quei territori? Si è sempre ritenuto libero da alcun debito materiale o morale nei confronti dei veterani e dei famigliari dei militari russi uccisi nei vari conflitti.
Si vorrebbe in tal modo aumentare la base elettorale del partito «Russia Unita»? (Secondo le stime dei giornalisti si tratterrebbe di almeno 3,8 milioni di nuovi cittadini grati per il regalo.) La realtà dimostra che il partito è capace di vincere anche in assenza delle manifestazioni materiali del voto a suo favore.
Insomma, mi sembra che la distribuzione dei passaporti sia più un gioco da bullo, un modo di infastidire in modo divertente la classe politica occidentale.


Un mistero asiatico

Come avrete già letto o sentito, stamattina Kim Jong-un è arrivato a Vladivistok per un «vertice» con Vladimir Putin. In merito a tale notizia, la grande domanda alla quale attualmente non saprei proprio rispondervi è: che penis è venuto a fare?
La Russia e la Corea del Nord non hanno alcun interesse comune o conflitto. Negli ultimi anni Vlaimir Putin non ha nemmeno manifestato alcuna intenzione seria di contribuire al contrasto del programma nucleare nordcoreano (perché non ha alcun interesse politico di farlo).
Mi viene in mente solamente una, abbastanza primitiva, opzione: Kim Jong-un è venuto a chiedere dei soldi, mentre Putin ha voluto apparire di essere più capace di Trump a costruire i rapporti con il leader nordcoreano (anche se, ricordiamo, non hanno alcun argomento da trattare).

I ben 16 chilometri di confine comune tra la Russia e la Corea del Nord non mi sembrano un grande interesse comune…


La musica del sabato

Spero che i miei lettori non mi prendano per un fan della balalaika. Il fatto è che mi sorprendo tantissimo ogni volta che sento qualcuno suonare bene questo strumento primitivo (ricordiamo il primo post della serie).
Oggi sentiamo due brani di un musicista non famoso: Serghei Malenkin.
Il primo:

Il secondo:


Il primo tra gli sospettati

Sul nostro sfortunato pianeta vivono numerosi personaggi convinti che gli astronauti americani non siano mai stati sulla Luna. Sono gli stessi personaggi che non si sono mai resi conto del fatto che le prove del volo di Yuri Gagarin nello Spazio sono molte meno dello sbarco sulla Luna.
(Tra parentesi: esistono pure dei personaggi convinti della inesistenza dei viaggi e dei lanci nello Spazio in generale, ma oggi non parliamo di questa categoria dei malati).

[disponibile anche in un formato più grande]
Il volo di Gagarin fu eseguito nella massima segretezza: non esiste alcuna ripresa foto o video della sua salita sulla navicella e del decollo. Le famose riprese delle conversazioni tra Gagarin e il capo-progettista Koroljov furono fatte dopo il volo, come un film, appositamente per la Storia.
Non esiste nemmeno una foto scattata da Gagarin nello Spazio. Vi sembra immaginabile che alla prima persona diretta verso lo Spazio non fosse stata fornita una macchina fotografica? Supponiamo che l’intento fosse stato quello di non far distrarre il cosmonauta dal lavoro principale: sarebbe comunque stato possibile organizzarsi con la telemetria già in corso dal bordo della navicella.
L’URSS preferì nascondere tutte le caratteristiche tecniche della navicella «Vostok 1» e falsificare i risultati del primo volo. Il 18 luglio 1961 a Parigi iniziò la riunione della Federazione aeronautica internazionale (FAI) alla quale sarebbero dovuti essere registrati i record stabiliti da Gagarin: la durata del volo (108 minuti), la quota (327,7 km), il peso del carico portato nello Spazio (4725 kg) e due record di collegamento via radio. Secondo il regolamento, però, il record poteva essere registrato solamente nel caso di atterraggio con il pilota presente nella cabina del velivolo e in presenza di un commissario sportivo sul luogo dell’atterraggio. La presenza del commissario fu impossibile anche perché l’atterraggio avvenne in un luogo diverso da quello calcolato. La presenza del pilota nella cabina è una questione ancora più difficile: in alcune pubblicazioni dell’epoca fu ammessa l’esistenza del seggiolino eiettabile nella capsula di atterraggio del «Vostok 1». I dirigenti della Federazione espressero dunque un ragionevole dubbio: dove fu Gagarin al momento dell’atterraggio? Dentro la cabina o fuori? La delegazione sovietica rispose in modo univoco: dentro. Solo nell’ottobre del 1964, quando decollò il «Vostok 3», fu diffuso il comunicato ufficiale sovietico circa il fatto che il suo equipaggio «ricevette per la prima volta la possibilità di atterrare con la propria navicella».
Inoltre, non furono invitati dei corrispondenti autorevoli (nemmeno dagli Stati socialisti) che avrebbero potuto confermare il fatto della salita di Gagarin a bordo della navicella e il fatto del decollo della stessa.
L’URSS avrebbe dovuto presentare delle prove concrete, dettagli del volo: le foto della Terra dall’orbita, i dettegli del lancio e la descrizione del razzo, i nomi dei progettisti del razzo e della navicella. Nulla di tutto questo fu reso pubblico.
Gli americani intercettarono la telemetria del «Vostok 1», ma questa potette anche essere falsificata (come, per esempio, furono falsificati i dati sovietici sugli armamenti) oppure trasmessa da una navicella vuota.
Con la teoria del complotto può essere spiegata anche la morte di Gagarin: si è schiantato con un aereo vecchio dieci anni, il cui motore si è acceso solo al quinto tentativo (e le circostanze della tragedia non sono tuttora rese pubbliche dagli inquirenti). In tal modo si sarebbe evitato il rischio dei suoi racconti sulla «realtà dei fatti».
Ecco, considerata la data odierna (il 58-esimo anniversario del volo di Gagarin), preciso che io non credo in alcuna teoria del complotto. E non ho dei dubbi sul fatto del volo di Gagarin. Il presente post va letto solo come un testo di storia.


L’importanza del giuramento

Il martedì 26 marzo ha prestato giuramento il nuovo sindaco della città di Belgorod (quasi settecento chilometri a sudovest di Mosca). Per apprezzare il relativo video (brevissimo) non è richiesta la conoscenza della lingua russa. È però richiesta l’attivazione dell’audio del vostro dispositivo.

Sì, quei suoni che avete sentito e riconosciuto sono stati scelti per l’occasione dalla «ministra» locale della cultura Liudmila Grekova. La sua intenzione è stata quella di «scegliere una musica moderna», ma allo stesso tempo ha ammesso di non avere verificato la sua origine. Mah… pure io che non sono proprio un fan di quella origine, la conosco…


Legame non trovato

Come avrete già letto o sentito, dal «rapporto Mueller» risulta che non ci sarebbe stato un accordo tra Trump e Putin (due nomi collettivi) circa l’ingerenza russa nelle elezioni presidenziali statunitensi del 2016. Il commento migliore di tale notizia è già stato fatto dal caricaturista russo Sergej Jolkin:

«Il procuratore speciale Mueller non ha trovato il legame»
A questo punto, in via straordinaria, dovrei essere io ad aggiungere qualcosa di serio.
Aggiungerei due piccole e banali considerazioni solo parzialmente inerenti alla notizia citata all’inizio. Prima di tutto, ritengo esagerata la portata attribuita da alcuni giornalisti all’intervento russo nelle elezioni americane (intervento non negato dai procuratori americani). Allo stesso tempo, nelle azioni del genere a contare è l’azione stessa e non il risultato.
Di conseguenza, Trump si è liberato da una accusa, ma rimane comunque un produttore dei problemi politici molto efficiente. I politici russi che in questi giorni festeggiano la non-scoperta di un accordo non si rendono probabilmente conte del contenuto delle accuse a proprio carico.


Aggiorniamo le mappe

La vita politica kazaka scorre regolarmente anche dopo l’evento epocale di ieri.
Oggi il Parlamento del Kazakistan ha approvato all’unanimità la rinomina della capitale Astana. Il nuovo nome della città è — sorpresa! — Nursultan.
Colgo l’occasione per ricordare ai miei lettori fantasiosi che in Russia esiste già una città di nome Vladimir: si trova a 176 km a est di Mosca, ha circa 357 mila abitanti e oltre mille anni di storia.
Ma, come spesso capita, c’è sempre una speranza per tutti. La dimostrazione geografica di questa tesi è semplice: in Russia esiste già la città Velikij Novgorod (il nome si traduce come «Novgorod la grande»), ma non esiste ancora un Velikij Vladimir.

P.S.: avrei voluto aggiungere anche le indicazioni stradali verso qualche toponimo italiano di questo tipo, ma non ne ho trovati. Avrò cercato male…