Ieri la Duma (la Camera bassa del parlamento russo) ha definitivamente approvato la legge che consente la caccia con l’arco sul territorio russo.
La mia (e non solo) prima reazione a tale notizia è stata abbastanza divertita, ma poi, riflettendo, ho capito che l’uso dell’arco è molto meno dannoso in termini ambientali. Richiedendo maggiori sforzi fisici, distanze di tiro preciso sensibilmente minori (gli esperti parlano di massimo trenta metri), le «munizioni» più impegnative e una maggiore comprensione del comportamento degli animali, la caccia con l’arco rispetto a quella con le armi da fuoco si avvicina molto più al concetto moderno dello sport.
Quindi proprio tale ragionamento – che molto probabilmente solo a me appare logico – è la causa dello stupore con il quale ho scoperto in quanti altri Stati è legalmente consentita la caccia con l’arco. In Europa è possibile solamente in Francia, Spagna, Ungheria, Bulgaria e Danimarca. Inoltre, è consentita negli USA, in Canada, Australia e Nuova Zelanda. Infine, in Croazia, Slovenia e Serbia-Montenegro la caccia con l’arco è consentita solamente in zone appositamente recintate.
Boh, secondo me almeno in questo ambito l’arco dovrebbe sostituire i fucili.
P.S.: preciso che non sono contrario alla caccia, ma ne vedo sempre meno giustificazioni pratiche. In sostanza, la trovo storicamente superata.
L’archivio della rubrica «Russia»
Visto che l’ho fatta (sulla base delle recenti notizie), la pubblico anche qui. Potrebbe esservi utile o semplicemente divertente.
E poi aggiungo che la storia presenta degli elementi di ciclicità un po’ in tutto il mondo. Fino a quasi trent’anni fa lo Stato-predecessore della Russia finanziava i partiti di un certo indirizzo politico quasi in tutto il mondo. L’efficienza dell’impiego di quei finanziamenti variava da Stato a Stato (in Europa, per esempio, i risultati «migliori» erano raggiunti in Italia e in Francia), mentre la sponsorizzazione politica russa odierna deve ancora essere studiata bene. Per fortuna, nel mondo di oggi le informazioni si ottengono e si diffondono molto più facilmente del secolo scorso, quindi non dovremmo aspettare tanto.
Per ora mi è assolutamente chiaro solo il principio politico di base: la Russia investe nelle forze politiche occidentali destabilizzanti. Non riuscendo, come anche prima, a produrre dei modelli da imitare, cerca di frammentare la comunità politica estera per strappare dalla sua famiglia dei singoli piccoli alleati. Gli alleati di dubbia qualità politica e morale, per di più fedeli solo perché e finché pagati, hanno una dubbia utilità pratica, ma, evidentemente, si tratta di un concetto ancora non compreso da molti.
Alla fine di aprile il popolarissimo video-blogger Yury Dud ha pubblicato sul proprio canale su Youtube il documentario «Kolyma», abbastanza atipico in mezzo agli argomenti solitamente trattati dall’autore. Il film è dedicato a quella parte della regione russa Jacuzia che prende il nome dal fiume Kolyma e che per diversi decenni del XX secolo è stata nota prevalentemente per i campi di detenzione e di lavoro dei detenuti politici.
Dal punto di vista dei contenuti storici, il film era stato pensato e realizzato per il pubblico giovanile russo (i russi di età 30+ hanno letto sull’argomento infinitamente più cose). Alcuni dettagli della vita attuale in quei luoghi possono invece essere poco conosciuti alle persone di ogni età.
Partendo dal presupposto che, rispetto a un russo medio, il pubblico europeo di ogni fascia di età è meno informato sulla storia e sulla attualità di quei luoghi, ho pensato che fosse giusto condividere con i miei lettori quel documentario.
Dura 2 ore e 17 minuti, quindi lo pubblico il venerdì sera per lasciarvi la massima libertà sulla scelta dell’orario per la visione.
Il documentario è realizzato in lingua russa ma ha i sottotitoli ufficiali in inglese: se non partono in automatico, attivateli voi.
Intanto sto riflettendo sulla opportunità di pubblicare una lista di libri validi sul sistema del Gulag.
Le madri degli alunni di una scuola di Krasnojarsk che quest’anno hanno finito la scuola si sono distinte in una opera artistica originale. Hanno preparato una torta con le foto di tutti i componenti della classe…
A voi non ricorda niente?
A me (e non solo a me) ricorda una cosa non molto allegra. Ma quelle madri pieni d’amore per i propri figli non si rendono proprio conto di quello che hanno combinato.
Come forse avete già letto, oggi la procura olandese ha finalmente incriminato le prime quattro persone per l’abbattimento del Boeing della Malaysia Airlines (il volo MH17) sopra il sud-est ucraino, avvenuto il 17 luglio 2014. Si tratta dell’ex il ministro della Difesa dell’autoproclamata Repubblica Popolare di Donetsk, dell’ex capo dei servizi di intelligence della medesima «repubblica», di un separatista che si trovava a capo di un’unità militare nella regione di Donetsk e, infine, di un personaggio il cui ruolo mi è rimasto poco chiaro.
Nei prossimi giorni tutti gli interessati avranno sicuramente molte occasioni di leggere qualcosa di interessante e informativo sull’argomento. Io, nel frattempo, ritengo importante sottolineare che la conferenza stampa degli investigatori olandesi ci ha fornito solo una notizia rilevante: il processo inizierà il 9 marzo 2020.
Effettivamente, non ci vuole un lavoro investigativo particolarmente approfondito per accusare quei dirigenti (anche se autoproclamati) di una entità territoriale, che già pochi minuti dopo l’incidente se ne erano attribuiti tutto il merito su Twitter. Come non ci vogliono delle capacità di analisi evolute per capire che quei quattro non verranno mai estradati per essere giudicati o almeno interrogati in patria.
Un semplice ragionamento può suggerirci, però, almeno altre due cose. Prima di tutto, la data precisa dell’inizio del processo indica la disponibilità di una alta quantità delle prove di qualità. In secondo luogo, e più nello specifico, possiamo supporre che agli inquirenti siano noti anche alcuni altri nomi (per esempio di almeno alcuni esecutori effettivi dell’abbattimento). Sarebbero i nomi delle persone non conosciute al pubblico, che non possono dunque essere nominati pubblicamente prima dell’inizio del processo. Perché? Per non far avvicinare la loro fine.
La polizia stradale di Omsk (la seconda città più grande di Siberia) si è messa a produrre la video-pubblicità molto creativa mirata a indurre gli automobilisti al rispetto del codice stradale. Ecco, per esempio, il video che illustra la pericolosità dell’attraversamento dei binari al momento dell’arrivo di un treno:
La supercar protagonista del video dovrebbe essere una VAZ-2106 modificata per l’occasione 🙂
Il presidente statunitense Donald Trump è famoso in tutto il mondo anche per i suoi tweet.
Non tutti, oltre i confini russi, sanno che pure Dmitry Medvedev (ex presidente e attuale premier) è grade, vecchio e molto attivo utente del Twitter. I testi pubblicati da Medvedev di solito non sono particolarmente interessanti, quindi non vi avrei mai raccontato del suo account se ieri non fosse successo qualcosa di strano…
Ieri, il 12 giugno, nella versione inglese del Twitter di Medvedev sono comparse due pubblicazioni che nessun russo ha saputo decifrare. Spero che gli italiani siano più fortunati.
Il tweet di Medvedev № 1:
Il tweet di Medvedev № 2:
Pensavate di essere bravi in inglese, eh?
Il Ministero degli Esteri russo ha pubblicato per la prima volta i fogli scannerizzati dell’originale sovietico del patto Molotov–Ribbentrop (ufficialmente si chiama il Trattato di non aggressione fra il Reich e l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche) del 23 agosto 1939 e del protocollo segreto aggiuntivo.
Prima agli storici erano accessibili solamente le fotocopie degli originali della delegazione tedesca.
Si tratta di sei documenti in due lingue – il russo e il tedesco – che meritano di essere pubblicati anche in questa sede (per essere, d’ora in poi, più accessibili a tutti). Continuare la lettura di questo post »
A ogni parata militare, soprattutto se si tratta di una ennesima parata della Festa della Vittoria a Mosca, a farmi particolarmente ridere è la presenza massiccia degli agenti di sicurezza (quelli che devono proteggere i vertici dello Stato presenti).
Mi fanno ridere non quei professionisti (non ho motivi per dubitare della loro professionalità), ma il semplice fatto che sono gli unici partecipanti visibili ad avere le munizioni (i militari in piazza hanno le armi finte proprio per garantire la sicurezza dei politici).
Se una pallottola deve arrivare, può arrivare da un qualsiasi punto.
Alcune altre foto delle misure di sicurezza di quest’anno.
P.S.: sì, lo so benissimo che sono due enti diversi.
La settimana scorsa avevo scritto dei rari precedenti di abolizione della Festa del lavoro. Oggi è invece una buona occasione per ricordare un bel primato russo.
Il 7 maggio 1744 l’imperatrice Elisabetta firmò un editto con il quale di fatto sospese l’istituto della pena di morte in tutto lo Stato. Per vent’anni tale sospensione rimase fortunatamente in vigore.
Incredibilmente, si tratta di un primato mondiale (almeno secondo le mie conoscenze di storia). Di conseguenza, quando qualcuno da qualche parte decidesse di istituire una festa mondiale dedicata alla estinzione della pena di morte, ricordiamogli questa data.