L’archivio della rubrica «Russia»

La solitudine. Davanti a

Potrebbe essere curioso osservare come è cambiata la partecipazione di Vladimir Putin alla liturgia natalizia negli ultimi anni.
Il Natale ortodosso 2019 (ai poco esperti ricordo che si festeggia il 7 gennaio):

Il Natale ortodosso 2020: Continuare la lettura di questo post »


La lettura del sabato

Un sabato come quello di oggi – Natale ortodosso – non potevo non segnalare ai miei lettori l’articolo «Church of the Iron Cross»: basato sulla constatazione del fatto che il nazismo ha trovato il proprio spazio anche nel ramo ortodosso del cristianesimo.
Non si tratta di un articolo teologico. È sempre un articolo politico-sociale, ma dedicato a una questione abbastanza specifica e, spesso, poco concepibile a una persona comune.


Il fanatico vuole pregare

Vladimir Putin ha ordinato – «seguendo l’appello» del patriarca Kirill – al Ministro della «Difesa» Sergey Shoigu di dichiarare un cessate il fuoco in Ucraina per 36 ore. In base all’ordine di Putin, le truppe russe dovrebbero cessare il fuoco nel giorno del Natale ortodosso, più precisamente dalle 12:00 del 6 gennaio alle 24:00 del 7 gennaio 2023 (l’ora di Mosca). Il cessate il fuoco deve essere in vigore «lungo l’intera linea di contatto» in Ucraina.
L’ufficio presidenziale ucraino ha definito l’appello del patriarca Kyrill «una cinica trappola e un elemento di propaganda». L’ordine di Putin, invece, è stato commentato dalla presidenza ucraina con le parole «Si tenga la sua ipocrisia».
Da una parte, capisco benissimo la diffidenza dei vertici ucraini: loro, come pure la maggioranza dei russi (e, presumo, degli abitanti del nostro pianeta), sanno bene quanto vale la parola di Putin. Dall’altra parte, non posso non ricordare almeno ai miei lettori che Putin è un perfetto mistico religioso. Lo è nel senso che è convinto – a giudicare dal suo comportamento ormai pluridecennale – che essere un credente significhi rispettare i rituali visivi religiosi. Nell’insieme di quei rituali rientrano le cose del tipo: stare in chiesa con una candela e uno sguardo «umile» durante una festività religiosa, fare qualche pellegrinaggio in qualche «luogo sacro», tenere qualche conversazione con «le persone di grande fede», toccare qualche «reliquia» e «chiederle» qualcosa, spaccarsi la fronte facendo gli inchini a qualche pezzo di legno colorato icona etc. etc. Ecco, per Putin l’essere credente consiste in quelle cose. E solo in quelle.
Di conseguenza, non sono ancora del tutto sicuro che nel suo ordine del cessare il fuoco ci sia l’ipocrisia: potrebbe essere realmente intenzionato a fare quella pausa di 36 ore.
Allo stesso tempo, sono abbastanza sicuro del fatto che l’esercito ucraino non sia disposto a fare delle pause nella liberazione dei territori occupati. E dubito che Putin sia una grande autorità per alcuni di quei personaggi che ha già mandato sul territorio ucraino.


La lettura del lunedì

Le persone che in questi giorni non sono ancora al lavoro (oppure sono costrette ad andare al lavoro pur non avendo molto da fare) possono provare a leggere un interessante rapporto giornalistico: «il 2022 russo in numeri». Ma il titolo non deve ingannarvi: molti dei numeri riportati riguardano anche l’Ucraina e l’UE. Perché, in effetti e purtroppo, il regime putiniano in qualche modo ha influito sulla vita di tutti.


Ancora un po’ di cultura

Quanto è «bello» avere la possibilità di scrivere dell’arte durante la guerra…
Ieri nella città russa di Nizhny Novgorod si è svolta una azione a sostegno della «operazione militare speciale» in Ucraina e della tutela dei valori tradizionali. Circa mille attivisti della «Compagnia Volontaria della Fratellanza Combattente» si sono riuniti a Strelka («la punta», il posto dove confluiscono i fiumi Volga e Oka) e hanno steso un nastro di San Giorgio di 300 metri intorno alla Cattedrale Alexander Nevsky. Il leader della sezione cittadina del movimento, Roman Zykov, ha dichiarato che gli attivisti stanno proteggendo i valori tradizionali russi e non permetteranno mai che questi vengano distorti.

Potreste chiedervi quali valori possano essere protetti in tal modo? Almeno uno è evidente: Continuare la lettura di questo post »


Non è stato assolutamente uno scherzo, ma io ho riso come un pazzo per circa mezz’ora.
La notizia di ieri è: Vladimir Putin ha regalato a ognuno degli otto leader partecipanti al vertice informale della CSI un anello con i simboli della Comunità. E si è tenuto un altro anello per sé.

Se la vostra reazione è stata almeno parzialmente simile alla mia, prendetevi del tempo per calmarvi e poi leggete pure i dettagli.
Ogni anello, realizzato in un metallo simile all’oro bianco e giallo, reca i simboli della CSI e la scritta «Buon Anno Nuovo 2023». Inoltre, ogni anello porta il nome dello Stato in cui si è tenuto il vertice: la Russia.
I suddetti regali sono stati consegnati a Alexander Lukashenko (il presidente della Bielorussia), Ilham Aliyev (il Presidente dell’Azerbaigian), Kassym-Zhomart Tokayev (il Presidente del Kazakistan), Sadyr Zhaparov (il Presidente del Kirghizistan), Emomali Rakhmon (il Presidente del Tagikistan), Serdar Berdymukhamedov (il Presidente del Turkmenistan), Shavkat Mirziyoyev (il Presidente dell’Uzbekistan) e Nikol Pashinyan (il Primo Ministro della Armenia).
Lukashenko è stato l’unico a infilare immediatamente l’anello sul dito.
Ora sapete anche voi che i dirigenti della Russia sono pure degli ignoranti in materia di quella cultura mondiale dalla quale vorrebbero «difendere i valori russi». Mentre le persone normali, anche in Russia, spesso non riescono a non ridere.


Buone notizie

A volte le buone notizie ci giungono in un modo inatteso: per esempio, dai comunicati stampa apparentemente di routine. Così, ieri ho scoperto che i vertici militari russi hanno lo stesso coraggio e la stessa attenzione ai dettagli di Putin.
Il Ministero della «Difesa» russo ha comunicato che sabato il ministro Sergei Shoigu avrebbe visitato le posizioni militari russe in Ucraina, avrebbe «sorvolato le aree di schieramento delle truppe» e avrebbe, in prima linea, «parlato con i militari russi e li ha ringraziati per il loro esemplare svolgimento dei compiti di combattimento». Un video che accompagna il comunicato stampa mostra Shoigu in volo su un elicottero…

Ma cosa si vede dall’oblò dell’elicottero? Si vede questo:

L’erba di colore verde estivo? A metà dicembre in Ucraina? Seriously?
Ma noi dobbiamo affrontare tutto in un modo scientifico. Proviamo a vedere che tempo fa ora, in questi giorni, nelle regioni del Donbass «visitate».
Il tempo a Donec’k:

Il tempo a Luhans’k:

Insomma: come al solito, l’unica cosa che sanno fare è mandare al fronte un po’ di massa umana. Ma non andarci in prima persona.


Sparito per scelta

In tanti hanno notato la cancellazione di due grandi apparizioni tradizionali di fine anno di Vladimir Putin: la conferenza stampa (chiamata anche «linea diretta», viene cancellata per la prima volta dal 2001) e il discorso all’Assemblea federale (cioè alle Camere del Parlamento riunite; tale messaggio annuale è in realtà previsto dalla Costituzione). Alcune fonti dei giornalisti russi avrebbero detto che si tratta di una scelta personale di Putin.
Effettivamente, pure Putin comprende benissimo che l’argomento centrale di entrambi gli eventi avrebbe dovuto essere la guerra in Ucraina: un argomento sul quale non si ha alcunché di positivo da dire. Il carattere negativo della situazione corrente non si limita solo alla avanzata dell’esercito ucraino o alla perdita dei «nuovi territori russi» annessi alla fine di settembre. L’aspetto più difficile – e scioccante per Putin e i suoi collaboratori – è l’inizio degli attacchi ucraini agli aeroporti militari russi nella profondità del territorio tradizionale russo. In sostanza, Putin non saprebbe spiegare perché, nonostante anni di dichiarazioni «fighe», non è capace di «difendere» la Russia dagli attacchi militari concreti. E non saprebbe rispondere a tante altre domande sull’andamento della guerra (si sospetta, abbastanza logicamente, che la classica risposta putiniana «è tutta colpa dell’Occidente» non sarebbe più sufficiente). L’ultimo argomento a favore della cancellazione dei due eventi è la paura per le nuove «azioni di sabotaggio» da parte della Ucraina: si intendono altri attacchi simili a quelli contro gli aeroporti o alla esplosione del ponte di Crimea.
Considerato quanto scritto, non so quanto sia corretto affermare che Putin sarebbe sparito. È meglio dire che si è nascosto da tutti gli impegni che lo costringerebbero a non essere la fonte delle notizie positive. Questo atteggiamento non è assolutamente nuovo per lui. Anzi, è abituale.


Si sono decisi. Forse

Si vede che ieri da qualche parte ha nevicato veramente: i leader del G7, a termine del vertice, hanno diffuso una dichiarazione per nulla «diplomatica» sulla guerra in Ucraina dove, in particolare, leggiamo:

We will hold President Putin and those responsible to account in accordance with international law.

Nella dichiarazione non viene (ancora) specificato in quale modo Putin e suoi complici verranno giudicati (penso che ormai si possa anticipare tale termine), ma l’intenzione è stata finalmente formulata. Sulla pratica questo potrebbe significare da oggi Putin e gli altri alti dirigenti dello Stato russo farebbero bene a non uscire dai confini federali: se dovessero uscire, molto probabilmente non avranno più l’occasione di farvi il rientro. Almeno per la scelta e con i mezzi propri.
Certo, ci ricordiamo bene che Putin – in tutta la sua carriera presidenziale, anche prima della pandemia e della guerra – ha viaggiato pochissimo all’estero. Ma ora non potrebbe andare nemmeno dai suoi finti amici asiatici. Mentre, per esempio, il ministro degli Esteri non potrà più andare alle varie assemblee internazionali per raccontare ai colleghi e ai giornalisti delle «buone intenzioni» dello Stato russo.
Di conseguenza, ora posso cambiare l’oggetto delle mie speranze: mentre prima speravo che qualche collaboratore di Putin si decida di liberare l’umanità dalla sua presenza, ora spero che qualche Capo di Stato o di Governo trovi un modo furbo per fare uscire Putin dalla sua tana…


Le frontiere del degrado

Nella vita quotidiana di ogni Stato capitano tantissime piccole storie delle quali difficilmente scriveranno i giornali stranieri. Sono le persone private (come me, per esempio) a raccontare al mondo il meglio (ok, diciamo il più interessante) di ciò che i giornali ignorano. Ecco l’ennesimo esempio…
Nella città russa di Tver – 178 chilometri a nord-ovest da Mosca – su uno degli alberi di Capodanno (che in Italia si chiamerebbero «di Natale») è comparso, la sera del sabato, un addobbo un po’ particolare:

Il «decoro» era fatto di carta e, in base a una delle scritte, raffigurava Continuare la lettura di questo post »