L’archivio della rubrica «Russia»

Un grandissimo successo

Fino all’altro ieri, la Russia confinava con cinque Stati membri della NATO: Estonia (333,7 km di confine), Lettonia (270,5 km), Lituania (288,4 km), Polonia (236,3 km) e Norvegia (219,1 km). In totale, il confine tra Russia e NATO era di 1348 chilometri.
Ma ieri la Finlandia è finalmente entrata ufficialmente nella NATO, avendo presentato la domanda di adesione contemporaneamente alla Svezia dopo l’attacco della Russia all’Ucraina. Logicamente, aveva deciso di prendere delle precauzioni…
Ecco, noi sappiamo che il confine della Russia con la Finlandia è di 1271,8 km.
Il confine complessivo della Russia con la NATO è ora lungo 2619,8 km. È quasi raddoppiato.
Meno male che Putin voleva far allontanare la NATO dai confini russi, ahahaha


Sono talmente «non dispiaciuto» per il finalmente denazificato Maxim-Vladlen Fomin-Tatarsky, che non sono nemmeno interessato a leggere tutto ciò che riguardi la fine brillante della sua carriera…
N.B.: lo pseudonimo Vladlen Tatarsky è evidentemente stato preso in «onore» del protagonista del grande romanzo «Generation P» di Viktor Pelevin. Mi pare altrettanto evidente che il personaggio ucciso ieri non abbia capito molto delle opere dello scrittore.
Capisco che il modo di liberare il pianeta da questo personaggio sia stato piuttosto rumoroso e pericoloso per la collettività, ma le persone che sono andate all’incontro con il tipo – molte di esse sono rimaste ferite – erano di una certa «mentalità». D’altra parte, se mi avessero chiesto di elencare i principali istigatori e sponsor informativi dell’aggressione militare contro l’Ucraina, non avrei assolutamente menzionato «Tatarsky» (come tutti i «corrispondenti di guerra» pro-Cremlino in generale: non è il formato di informazione che seguo).
Posso solo dire che l’ex minatore, uomo d’affari (mi chiedo ancora in quale campo?) e rapinatore di banche graziato non mi ha interessato se non per un breve riassunto della sua posizione nei confronti di ciò che sta accadendo ora in Ucraina. In tal senso possono aiutare, per esempio, le citazioni più celebri del personaggio raccolte da un noto canale telegram russo:

– Per cominciare, avremmo dovuto effettuare attacchi e bombardamenti senza pietà. Se avessimo seppellito 10.000 soldati ucraini nelle caserme ucraine il primo giorno, sarebbero stati più collaborativi nei negoziati, li avremmo demoralizzati di più.
– Non ci sarà pace! Ricordatelo e smettetela di mettere in imbarazzo la gente. Ci aspetta una lunga ed estenuante guerra, che continuerà fino a quando l’Ucraina non avrà davvero esaurito le persone in età di leva. Tutto ciò che prenderemo e proteggeremo a quel punto diventerà Russia.
– Prendete tutta l’Europa e piegatela a 90! Non siamo solo delle forze astratte dietro di noi, siamo dietro la Russia, con armi nucleari, esercito, mobilitazione.
– Batteremo tutti, perché non abbiamo altre possibilità. Ecco, batteremo tutti, uccideremo tutti, deruberemo tutti quelli che hanno bisogno di essere derubati. Tutto sarà come piace a noi!
– L’unico argomento della propaganda ucraina a cui non sono riuscito a trovare una risposta è stata la politica migratoria russa. Non ho potuto rispondere ai Khokhlya perché stiamo portando qui tutta questa Jamaat. Prometto solo che quando avremo finito con gli ucraini, affronteremo immediatamente la questione.
– Quale persona normale dell’Ucraina, se si trasferisse nella Federazione Russa, vorrebbe imparare la lingua ucraina? E soprattutto: a quale scopo? Per leggere Shevchenko [un noto poeta ucraino del XIX secolo, particolarmente importante per la cultura nazionale] in originale? È ridicolo. Solo gli agenti del GUR e dell’SBU che non sono ancora stati identificati dall’FSB vorrebbero studiare (non per parlare in suržik, ma per studiare la lingua ucraina).

Beh, è tutto chiaro. Chiunque lo abbia fatto saltare in aria, grazie mille.


Evan Gershkovich

Ovviamente avete già letto dell’arresto del giornalista statunitense Evan Gershkovich (da gennaio scriveva per «The Wall Street Journal») a Ekaterinburg. Era in Russia per raccogliere i materiali / le testimonianze su come è vista la compagnia militare «Wagner» dalla popolazione russa. Secondo la FSB, invece, avrebbe «svolto l’attività di spionaggio per conto del Governo statunitense sul funzionamento di una delle fabbriche dell’industria militare russa». L’articolo del Codice panale russo che tratta tale tipo di reato prevede dai 10 ai 20 anni di reclusione.

Non importa se ci crediamo o meno alle accuse (qualcuno ci crede?). Non importa che il «The Wall Street Journal» si è già espresso in difesa del proprio giornalista e che la «Reporters Sans Frontières» ha espresso una «preoccupazione».
Capire i principi basilari è molto più importante di cercare l’interpretazione dei singoli casi appena accaduti. Il principio è: la Russia ha una lunga tradizione di prendere gli ostaggi occidentali per scambiarli con qualche russo più o meno rilevante per lo Stato trattenuto all’estero. La tradizione viene mantenuta viva sempre con lo stesso metodo: arrestare qualcuno con una accusa palesemente esagerata e promettere una condanna a una reclusione lunga (in Russia, in realtà sono quasi tutte lunghe; quella per l’omicidio è una delle più brevi). Di conseguenza, il caso diventa famoso più velocemente e provoca delle pressioni sul Governo dello Stato allo quale appartiene l’arrestato. In un certo senso, vengono sfruttati gli Istituti democratici occidentali (in una situazione meno triste avrei messo uno smile). All’Occidente viene proposta / imposta questa sfida, che ora potete anche chiamare guerra.


Il luogo dello schianto

Per «fortuna» a volte capitano delle occasioni valide per scrivere qualcosa che non riguardi la guerra in corso. Per esempio: ieri l’Archivio di Stato russo per la documentazione scientifica e tecnica (RGANTD) ha pubblicato le fotografie della scena dell’incidente aereo nel quale è morto il primo cosmonauta del mondo, Yuri Gagarin. Si sostiene che le immagini sarebbero state rese pubbliche per la prima volta. Mostrano dei frammenti della fusoliera dell’aereo precipitato.

Yuri Gagarin si è schiantato 55 anni fa, il 27 marzo 1968, quando insieme all’istruttore Vladimir Seregin si stava allenando su un jet MiG-15 UTI. Il loro velivolo era decollato la mattina alle 10:18 dall’aeroporto militare di Chkalovskiy (vicino a Mosca). L’equipaggio avrebbe dovuto eseguire esercitazioni per almeno 20 minuti, ma alle 10:30 Gagarin comunicò alla base la fine della missione e chiese il permesso di tornare all’aerodromo.

Pochi minuti dopo l’aereo si è schiantato vicino al villaggio di Novoselovo, nella regione Vladimir Continuare la lettura di questo post »


La non proliferazione

La notizia dei missili russi in Bielorussia non mi sembra tanto preoccupante dal punto di vista della sicurezza del nostro pianeta (è più preoccupante la disponibilità di quei missili nelle mani sbagliate di sapete chi). Quindi volevo solo constatare: il discorso idiota sull’uranio era di fatto solo una introduzione, un pretesto. Nella mia testa avevo ipotizzato una cosa del genere, ma la logica mi era sembrata troppo primitiva pure per il ricercato Putin.

Ovviamente, spera che tutti si spaventino fino lasciargli l’Ucraina…


La lettura del sabato

La breve lettura di questo sabato riguarda un piccolo episodio curioso, quasi una barzelletta presa dalla vita reale: un fanatico religioso è riuscito a evitare legalmente di essere mandato alla guerra iniziata da un altro fanatico religioso (ricercato dalla Corte internazionale penale) per – tra le altre cose – «difendere la religione dei russi» (sì, mi è capitato di leggere anche di quel pretesto).
Le storie del genere mi fanno un po’ divertire, nonostante riguardino una guerra.


Le notizie dalla faleristica russa

Anzi, prima di passare alla notizia, faccio una breve introduzione storica.
Il 2 marzo 1994 con il decreto presidenziale è stato istituito l’Ordine del Coraggio. In base allo statuto, l’Ordine viene conferito ai cittadini della Federazione Russa o ai cittadini stranieri che hanno dimostrato l’altruismo, il coraggio e l’audacia nella protezione dell’ordine pubblico, nella lotta alla criminalità, nel salvataggio di persone durante disastri naturali, incendi, catastrofi e altre emergenze, nonché per azioni coraggiose e decisive compiute nell’adempimento di doveri militari, civili o di servizio in circostanze che comportano un rischio per la vita.

Sempre il 2 marzo 1994 è stata istituita la Medaglia al Coraggio: una onorificenza di rango inferiore che viene assegnata al personale militare, agli ufficiali degli affari interni, a coloro che prestano servizio nella Guardia Federale e ai dipendenti di altri organi esecutivi federali. In ogni caso, la persona deve distinguersi nella difesa coraggiosa della Federazione Russa.

Ecco, e ora passiamo alla notizia. Il 23 marzo 2023 il noto ricercato internazionale Vladimir Putin ha istituito un’altra Medaglia al Coraggio, di rango ancora inferiore (in realtà le tre onorificenze menzionate nel presente post si chiamano con tre diversi sinonimi russi). Essa si distingue dalla medaglia del 1994 per avere due classi e per il fatto che può essere conferita a tutti i cittadini, non solo appartenenti all’Esercito o altri Ministeri che legalmente possono esercitare il monopolio della forza. Prima di capire tale sottile differenza tra le due medaglie, mi ero chiesto del perché della seconda. Ma poi ho avuto una illuminazione: anche i membri dei vari eserciti privati – tipo Wagner – vanno in qualche modo premiati e motivati per il loro impegno nella distruzione e depopolazione della Ucraina…

Non so se il trucco funzioni: anche se fosse realmente possibile motivare le persone con in piccolo disco di metallo, bisognerebbe, per esempio, anche armarli in qualche modo.
Ovviamente, sono contento di capire, in fondo, che non funzionerà.


Le armi modernissime

Gli analisti del Conflict Intelligence Team (CIT, un gruppo di giornalisti russi) sostengono che dalla base di stoccaggio dei vecchi carri armati di Arsenyev (una cittadina russa in Estremo Oriente) stanno partendo i treni con i carri armati T-54 e T-55. Chissà dove verso quali mete vengono trasportati…
Mentre aspettiamo di scoprire la risposta a questa grande domanda, ricordiamo cosa siano quei carri (che potrebbero essere sconosciuti alla maggioranza di voi):
– il carro armato T-54 entrò in servizio nel 1946, la sua produzione di serie continuò fino al 1959, in totale furono prodotti oltre 20.000 esemplari; dal 1994 il modello non è più in servizio nell’esercito russo.
– il carro armato T-55 fu tecnicamente basato sul T-54 e prodotto dal 1958 al 1979; dal 2010 non viene più utilizzato dall’esercito russo.
Presumo che non sia necessario essere un grande analista militare per capire: il ritorno ai carri armati di quella epoca (tecnicamente per nulla moderni) è il segnale di qualche seria difficoltà con reperire attrezzature nuove e moderne… Tale segnale si manifesta proprio quando dall’altra parte del fronte si osserva una tendenza di segno opposto.
È un segnale positivo perché fa sperare in una fine della guerra attiva un po’ più vicina.
È un segnale negativo perché speravo di vedere avvenire il disarmo della Russia in qualche altro modo: non alle spese di uno Stato vicino.


L’uranio alla putiniana

Tra tutte le materie scolastiche che mi è capitato di affrontare ai tempi debiti, la mia «meno amata» era la chimica (N.B.: non considero l’educazione fisica una materia scolastica, ero riuscito a liberarmene in un modo poco legale ma efficace, spero che venga abrogata presto in tutto il mondo). Ma, nonostante tutto, in certe occasioni pure a me vengono dei forti dubbi circa la preparazione di alcuni personaggi anche in chimica (avranno comprato il loro diploma scolastico?). Per esempio…
Ieri  il noto ricercato internazionale  Vladimir Putin ha dichiarato che l’Occidente sta iniziando a fornire alla Ucraina delle munizioni all’uranio impoverito, definendole «armi con una componente nucleare». Evidentemente, questo analfabeta chimico non sa di cosa sta parlando. Vale anche per i suoi eventuali assistenti che gli preparano i discorsi pubblici.
L’uranio è un metallo bianco-argenteo con numero atomico 92. Non si tratta di una magia, stregoneria o delle componenti nucleari. Quel metallo, per la sua natura, è poco radioattivo. L’uranio si distingue per una densità elevata, superiore due volte e mezzo a quella del ferro. Proprio per questo esso viene utilizzato per i proiettili perforanti. Proprio per questo gli americani aggiungono l’uranio impoverito alla corazza dei loro carri armati. Non per danneggiare gli equipaggi dei propri carri armati, ma per proteggerli.
Un normalissimo Boeing 747 può contenere diverse centinaia di chilogrammi di uranio impoverito, utilizzato come peso di bilanciamento. Può anche trovarsi nella chiglia di un aliante o nelle protezioni per i raggi X. Etc. etc..
Non mi dispiace assolutamente che Putin sia un ignorante: grazie a tale sua caratteristica perderà un po’ prima del normale. Mi dispiace che sia ascoltato – anche in Europa – dalle persone che non verificano ciò che sentono.


I sosia impossibili

La notte tra il 18 e il 19 marzo il neo-ricercato Putin avrebbe visitato Marupol: la città che l’esercito russo ha distrutto prima di annettere. Si è trattato di una visita stranissima: un giorno prima dell’importante incontro con Xi Jinping avrebbe deciso di fare per la prima volta un giro in una località vicinissima al fronte. Sarebbe andato con pochissimi uomini scorta, avrebbe guidato in prima persona in mezzo a un traffico «normale», avrebbe trovato un tavolo apparecchiato durante una visita notturna a sorpresa in una abitazione privata, avrebbe stretto la mano a delle persone sconosciute (anche se solitamente fa stare in quarantena e/o a una buona distanza anche quelle conosciute) etc. etc.
Di conseguenza, oltre a scandalizzarsi per il solo fatto della visita, qualcuno tra i commentatori russi ha rireso il discorso sulla esistenza di almeno un sosia di Putin…
In realtà Russia (e non solo) si dice spesso e già da molto tempo che Vladimir Putin abbia almeno un sosia (o forse più di uno) che lo sostituisce in varie occasioni pubbliche.
Una cosa del genere si diceva, anni fa, anche di Iosif Stalin, il quale avrebbe lasciato un proprio «sostituto» a Mosca quasi assediata durante gli anni peggiori della Seconda guerra mondiale.
A mio autorevolissimo parere, le voci del genere non sembrano tanto realistiche (anche se ultimamente inizio ad avere qualche dubbio pure io). Le persone paranoiche non possono avere dei sosia.
Un sosia del Capo dello Stato è ideale per i cospiratori: permette di eliminare silenziosamente l’originale, di piazzare il sosia al suo posto e di governare mascherandosi con la figura obbediente di quest’ultimo.
Le voci sulla esistenza di un sosia sono ideali per i servizi segreti: permettono di definire come inutile la sola idea di ogni ipotetico attentato alla vita dell’originale. «Non sparate, non abbattete l’aereo, non lanciate le bombe contro l’auto perché al massimo uccidereste il sosia».
La comprensione della inesistenza del sosia conviene a noi perché ci aiuta a non intasare la testa con delle informazioni inutili.