L’archivio della rubrica «Russia»

Non è stata una operazioe spontanea

La polizia ceca ha dichiarato di avere completato le indagini sulle esplosioni nei depositi di munizioni nel villaggio di Vrbětice che, secondo le indagini, sono state effettuate da agenti della Agenzia di spionaggio militare russa (GRU) alla fine del 2014. Lo hanno comunicato la polizia ceca e il Centro nazionale per la lotta alla criminalità organizzata (NCOZ) in una dichiarazione congiunta (potete utilizzare qualche traduttore online per riuscire a leggere tutto il comunicato ufficiale).
Secondo la versione degli investigatori, gli ufficiali del GRU dell’"unità 29155, progettata per effettuare operazioni di sabotaggio all’estero" (probabilmente si fa riferimento all’unità militare del GRU n. 29155) sono stati coinvolti nelle esplosioni ai magazzini militari. I loro nomi non sono stati resi noti nella dichiarazione, ma in precedenza la Repubblica Ceca aveva accusato i presunti ufficiali russi del GRU Alexander Mishkin e Anatoly Chepiga (gli stessi dell’avvelenamento di Salisbury, se ve ne ricordate qualcosa) di essere coinvolti nelle esplosioni di Vrbětice. Le agenzie ritengono che il movente del GRU fosse quello di «impedire la fornitura di armi e munizioni alle regioni in cui l’’esercito russo conduceva le sue operazioni». È stato riferito che le armi immagazzinate nei depositi di Vrbětice dovevano essere inviate in Ucraina.
Cosa possiamo apprendere da questa notizia di livello apparentemente locale? Possiamo apprendere da quanto tempo lo Stato russo preparava una invasione militare seria della Ucraina: immaginava che ci sarebbe stato un sostegno degli Stati europei alla vittima della aggressione e, di conseguenza, cercava di minimizzarne i mezzi. Però, in pratica, in quasi otto anni i lavori di preparazione sono stati abbastanza ridotti in termini quantitativi e, in ogni caso, non hanno permesso di sconfiggere l’Ucraina in pochi giorni.
Ma tutto questo non rende la situazione attuale sul fronte meno difficile.


Un altro dato inutile

Il Ministro della Difesa britannico Leo Docherty ha deciso, per qualche motivo a me poco comprensibile, di unirsi alla squadra di coloro che forniscono le stime delle perdite umane russe nella guerra in Ucraina senza dividere i dati in categorie comprensibili. Circa 450 mila persone uccise e ferite sembrano tante, ma quanti di loro sono in realtà stati feriti X volte e poi rimandati al fronte la stessa quantità di volte? Boh, il ministro non si sforza nemmeno a ipotizzarlo e, di conseguenza, alimenta una brutta illusione tra i lettori occidentali: una illusione del fatto che l’esercito russo (un’altra domanda: solo quello professionale o quello integrato con i civili radunati con la mobilitazione?) sia ormai quasi tutto «perso». Ma, a giudicare da quello che vediamo, non è assolutamente vero. Aggiungo: purtroppo non è vero.
I dati sulle perdite delle macchine belliche riportati sono invece interessanti e, in un certo senso, più importanti.
Ma io continuo a sperare che qualcuno trovi il modo di reperire i dati statistici un po’ più dettagliati e analizzabili.


Come diventare forti

Verso la fine della settimana scorsa si erano delle voci sulle condizioni di salute gravi del governatore ceceno Ramzan Kadyrov: si troverebbe nella fase avanzata di una malattia grave (non dico quale anche perché per il momento si tratta delle voci non confermate in alcun modo) ed è presumibilmente per questo che si assenta spesso dal posto di lavoro, si fa notare nella zona di un ospedale istituzionale a Mosca e ha un aspetto fisico decisamente peggiore rispetto a qualche anno fa.
Per smentire quelle voci, il 22 aprile Kadyrov aveva diffuso un video girato in una palestra:

Cosa ci illustra questo video? Ci illustra che tutti possiamo essere forti come Kadyrov: ci facciamo filmare in una palestra, ma senza inquadrare i pesi che muoviamo (a parte due o tre adesivi applicati ai manubri che in realtà chissà quanto pesano).
Ma non so se qualcuno di voi vuole essere come Kadyrov…


La visione del sabato

Per questo sabato, quasi a metà di un «ponte», non vi carico con una lettura impegnativo. Vi faccio vedere qualcosa di bello, da valori estetici e morali altissimi.
Il Servizio federale per l’esecuzione delle pene (FSIN) della Russia ha sviluppato dei campioni di nuovi indumenti speciali per i detenuti, riferisce il Ministero della Giustizia della Federazione Russa. I campioni di abbigliamento sono stati mostrati durante un incontro tenutosi presso il Ministero della Giustizia il 24 aprile con la partecipazione del FSIN e di attivisti per i diritti umani. I modelli di abbigliamento sono stati mostrati su manichini.
Ora anche voi potete vedere le foto di quei campioni e invidiare un po’ i pericolosissimi criminali russi (tipo quelli che pronunciano la parola guerra parlando di ciò che sta succedendo sul territorio ucraino): ora potrebbero avere i vestiti nuovi!
P.S.: se fossi realmente capace di scherzare senza alcun limite, vi avrei anche raccontato del modo di avere gratis un po’ di quei pezzi di abbigliamento alla moda.


Timur Ivanov

In Russia vengono diffuse le voci in base alle quali il viceministro della «Difesa» russo Timur Ivanov sarebbe in realtà stato arrestato non per corruzione, ma per una sorta di non meglio precisato tradimento dello Stato.
Relativamente a tale arresto, tra gli utenti russi dei social vedo due tipi di reazioni. Alcune persone esprimono il proprio dispiacere per il fatto dell’arresto di un uomo che ha efficacemente rubato – «indebolendolo» – a quell’esercito che sta conducendo una guerra aggressiva (in realtà l’arresto non cambia alcunché: Ivanov non è assolutamente l’unico a rubare, dunque qualche nuovo ladro prenderà sicuramente il suo posto in base alla natura stessa del sistema in cui lavorava). Altre persone si chiedono, poi, quale possa essere quel tradimento dello Stato (avrà dato dell’idiota a Putin?!).
In realtà, non conosciamo ancora il motivo reale per il quale Ivanov sia stato arrestato. Forse, banalmente, si trovava in una posizione così vantaggiosa – finanziariamente e politicamente – che qualcuno dei concorrenti «vicini al Cremlino» lo invidiava molto. In questo caso l’accusa di tradimento è solo quell’elemento che per lo Stato russo odierno non ha bisogno di una definizione giuridica precisa: serve solo per garantire la condanna dell’accusato. Oppure, che ne so, ha voluto scappare all’estero (verso la bella e tranquilla vita in Occidente), ha iniziato a trattare con qualche Istituzione europea per poterlo fare senza problemi legali e finanziari (in sostanza, non essere arrestato come un complice di Putin e poter tenersi almeno una parte dei soldi rubati in Russia), ma è stato beccato e accusato di tradimento. Insomma, per ora non lo sappiamo e non abbiamo dei motivi validi per fidarci ciecamente di quello che comunica lo Stato russo.
Nel frattempo, potete leggere una brevissima relazione – scritta da chi osserva professionalmente e da anni lo Stato russo – su chi era e come lavorava Timur Ivanov.


La lettura del sabato

Chi segue le statistiche della invasione russa dell’Ucraina molto probabilmente conosce, tra le altre cose, anche il fatto che uno dei maggiori e costanti successi dell’esercito ucraino consiste nell’affondamento delle navi da guerra russe. È un successo che incide più sulla logistica militare russa che sull’andamento degli scontri sulla terra ferma, ma è comunque un successo. Per costruire le nuove navi ci vogliono tanto tempo, tanti soldi e tante componenti di produzione estera. Questa ultime, in particolare, non potrebbero essere fornite alla Russia a causa delle sanzioni…
Ecco: l’articolo che segnalo questo sabato racconta di certe aziende europee che stanno aiutando lo Stato russo nel minimizzare i «danni» almeno dell’ultimo dei tre ostacoli elencati.
Purtroppo, suppongo (e, relativamente ad alcuni altri ambiti, so) che ci siano anche altre aziende che si stanno impegnando nella stessa missione.


Udmurtia è in Canada?

Da molti anni – sicuramente dai tempi della annessione della Crimea, ma forse anche da prima – noto che a volte in Europa arrivano e si radicano dei singoli elementi più strani della propaganda russa non necessariamente rivolta verso il pubblico occidentale (ma verso quello interno). Secondo me potrebbe avere senso provare ad anticipare alcuni di quei fenomeni curiosi: anche se non dovesse alla fine rivelarsi un «anticipo», almeno sarà una testimonianza di una ennesima vetta raggiunta dai «giornalisti» governativi russi.
L’esempio più recente è di ieri (anche se in realtà quegli esempi si verificano tutti i giorni). In un servizio «di informazione» del «Primo canale» della televisione statale russa sono stati mostrati degli oggetti raccolti sul campo di battaglia nella «Repubblica Popolare di Donetsk» annessa dalla Russia. Tra e altre cose raccolte, uno dei militanti filo-russi ha mostrato i galloni a forma di stemma e la bandiera di Udmurtia (una regione della Russia centrale), presentandoli come dei simboli dei «mercenari canadesi» che combatterebbero nelle fila dell’esercito ucraino.
Lo stemma di Udmurtia è questo:

Mentre la bandiera della Udmurtia è questa:

Ora, se dovesse rivelarsi necessario, sapete che a) in Ucraina non sono stati i simboli canadesi e b) cosa sono quei simboli strani.
P.S.: i cittadini stranieri combattono al fianco dell’ esercito ucraino come parte della Legione Internazionale di difesa territoriale (quindi spesso non direttamente al fronte). Le autorità ucraine nel 2022 hanno affermato che fino a 30 mila persone si sarebbero unite alla legione, ma le indagini indipendenti nel 2023 hanno stimato il numero di stranieri combattenti in meno di tre mila.


La lotta al terrorismo

Qualche tempo fa avevo scritto che le forze «dell’ordine» russe non sanno e non vogliono lottare contro il terrorismo vero: lo fanno solo contro gli attivisti dell’opposizione. Ho scoperto di sbagliarmi, il video di oggi lo dimostra.
In sostanza, all’inizio di aprile nella città russa di Nizhny Tagil (nella regione di Ekaterinburg) la polizia ha fatto l’irruzione in un club di computer (un locale che una volta avremmo chiamo «internet point») e ha arrestato un utente che giocava a Counter-Strike dalla parte dei terroristi. Non si sa di cosa sia sospettato, ma, evidentemente, è un personaggio pericolosissimo:

Il mondo e la pace sono salvi.


La lettura del sabato

Il media «Mediazona» scrive che nel solo mese di marzo 2024 i tribunali militari russi hanno emesso 684 sentenze per casi di abbandono non autorizzato di un’unità (articolo 337 del Codice penale russo): circa 34 sentenze in base a questo articolo ogni giorno lavorativo. Il numero di casi contro i «rifiutanti» è aumentato in modo significativo da quando è stata annunciata la mobilitazione nel settembre 2022, ma non c’è mai stato un simile ritmo come nel 2024.
Come in passato, la maggior parte delle sentenze in questi casi rimane sospesa: il soldato latitante giudicato potrebbe essere inviato al fronte. Ma per noi i risultati di questo studio giornalistico sono un altro utile dato statistico che parla del grado di sostegno alla guerra tra le persone che si trovano già (per vari motivi) nel sistema dell’esercito russo.


Dal punto di vista statistico, mi fanno un po’ ridere le ricerche sociologiche condotte su un campione palesemente ridicolo: come, per esempio, il sondaggio condotto dalla Ipsos per conto della Euronews tra i cittadini dell’UE. In 18 Stati-membri dell’UE hanno interrogato 26 mila persone su 448,4 milioni di abitanti, ahahaha
Ma l’idea della ricerca in questione è comunque interessante. In vista delle elezioni al Parlamento europeo, hanno cercato di scoprire qual è il leader più popolare tra gli europei.
Quasi la metà degli europei (47%) ha un’opinione positiva sul Presidente ucraino Vladimir Zelensky, ma questa opinione varia ampiamente tra gli Stati-membri dell’UE. Allo stesso tempo, il 32% ha un’opinione «negativa». Il 21%, poi, ha dichiarato di «non sapere abbastanza» sul presidente, che negli ultimi due anni ha fatto notizia e ha viaggiato molto in tutto il continente parlando a nome del suo Paese devastato dalla guerra. Nei Paesi nordici e nella Penisola iberica, Zelensky riceve le valutazioni più positive: 81% in Finlandia, 74% in Svezia, 72% in Danimarca e Portogallo e 64% in Spagna. Al contrario, più della metà degli intervistati in Ungheria (60%), Grecia (57%) e Bulgaria (56%) ha un’opinione «negativa» del presidente ucraino (per puro caso sono degli Stati con dei rapporti meno negativi con la Russia). Altri Paesi in cui i giudizi «negativi» superano quelli «positivi» sono la Slovacchia (50% contro 26%), l’Austria (47% contro 33%), l’Italia (41% contro 32%) e la Repubblica Ceca (37% contro 36%).
All’ultimo posto del sondaggio Euronews/Ipsos si si classifica il Presidente russo Vladimir Putin, che è ampiamente il leader più odiato: il 79% degli intervistati ha un’opinione «negativa» del personaggio ricercato dalla Corte penale internazionale per crimini di guerra in Ucraina. Il 10% ne ha invece un’opinione «positiva», mentre l’11% «non ne sa abbastanza».
In particolare, l’opinione «negativa» prevale maggiormente in Finlandia (94% «negativo»), Svezia (91%), Danimarca (91%), Polonia (91%), Spagna (90%), Portogallo (89%), Paesi Bassi (88%) e Francia (80%). L’indicatore «negativo» scende sotto la soglia del 60% solo in quattro Paesi: Grecia (59%), Ungheria (57%), Slovacchia (56%) e Bulgaria (48% contro il 37% «positivo»).
Indovinate cosa mi sorprende di più in questi risultati…
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