Da oltre un anno i vari personaggi russi che hanno combattuto nella guerra in Ucraina e per qualche motivo sono già tornati vivi nelle proprie città, vengono regolarmente invitati nelle scuole locali per raccontare agli scolari delle proprie «imprese eroiche». Non ho ancora scelto le parole pubblicabili per scrivere in dettaglio di questa «tradizione», dunque oggi vi racconto solo di un recente episodio
La settimana scorsa alcuni ex mercenari della CMP «Wagner» e i veterani dell’organizzazione «Combat Brotherhood» hanno tenuto una «lezione di coraggio» nella scuola n. 31 di Ulan-Ude (una città nella regione siberiana Buriazia) per gli alunni di varie età. In qualità del materiale illustrativo, alcuni di quei personaggi non solo erano mascherati (anche questo in realtà succede spesso), ma hanno pure portato una bandiera con la scritta «Niente di personale, siamo stati pagati. Il Gruppo Wagner».
A questo punto io ho voluto diventare, almeno per qualche secondo, un grande ottimista e formulare una idea: si potrebbe organizzare una bella raccolta fondi per permettere a quei personaggi e i loro numerosi colleghi di esercitare la professione amata in casa. La storia russa degli ultimi 107 anni insegna che per raggiungere il successo politico sarebbe sufficiente esercitarla nei pressi di qualche muro in mattoni rossi e pochi altri palazzi.
L’archivio della rubrica «Russia»
L’articolo che vi segnalo questo sabato formalmente parla del partito di estrema destra Alternativa per la Germania, i cui deputati hanno coordinato i testi dei loro discorsi con i responsabili della FSB e, su ordine di questi ultimi, hanno «fatto causa» al Governo per fermare gli aiuti militari all’Ucraina.
Dal punto di vista sostanziale, però, l’argomento dell’articolo è ancora più interessante. Infatti, il suddetto testo ci mostra che i membri della FSB – anche quelli che dovrebbero essere specializzati nel reclutamento di agenti o utili idioti nell’Occidente – in realtà sono convinti che tutto, qualsiasi cosa di questo mondo, può essere ottenuto con i soldi. Sono convinti di poter comprare anche delle cose tecnicamente impossibili (per esempio, a causa delle procedure adottate negli Stati europei). Mentre gli intermediari europei della FSB stessa utilizzano l’organizzazione per riuscire a fare un po’ di bella vita.
Insomma, per chi conosce poco i modi di fare della FSB potrebbe essere un articolo molto prezioso.
Ah, sì: si tratta di un articolo un po’ più esteso di quello analogo che è stato pubblicato da alcune fonti europee.
I residenti della regione russa Udmurtia la sera del 7 febbraio hanno pubblicato sui social delle registrazioni che mostrano alte fiamme di fuoco palesemente causate da una esplosione. Gli autori del video hanno ipotizzato che l’esplosione si sdia verificata sul poligono della fabbrica di Votkinskiy nel villaggio di Yagul, situata a 12 chilometri da Izhevsk. La fabbrica produce, tra le altre cose, anche delle attrezzature militari di vario genere.
L’amministrazione locale, però, ha dichiarato alle agenzie di stampa statali che si sarebbe trattato di un test di motori di una nave spaziale…
Guardiamo la foto ancora una volta…
Non so perché, ma a me viene la voglia di fare gli auguri a uno Stato confinante con la Russia per una ennesima operazione di successo…
Il «Politico» scrive che i diplomatici europei il tredicesimo pacchetto di sanzioni (programmato per il 24 febbraio 2024) contro lo Stato russo come «simbolico», poiché è necessario più tempo per concordare «qualcosa di più grande». Per ora si parla dell’idea di limitare i movimenti dei diplomatici russi al territorio dello Stato in cui sono accreditati (non so come possa essere realizzata una idea del genere), le nuove restrizioni sulle persone i cui beni nell’UE sono già congelati (e allo che senso hanno le nuove sanzioni?) e «il divieto per un maggior numero di aziende di esportare beni a doppio uso».
Insomma, per il secondo anniversario della guerra in Ucraina hanno inventato un nuovo pacchetto di sanzioni praticamente inutili, non sensibili per Putin e tutta la sua cerchia. Perché, come dicono gli stessi funzionari comunitari, dopo due anni di guerra «è necessario più tempo».
Vi è mai capitato di discutere con le persone che si lamentano della burocrazia europea?
Il National Security Archive della George Washington University ha pubblicato 11 documenti relativi alla prima visita del 42-esimo Presidente degli Stati Uniti Bill Clinton in Russia e ai suoi incontri con l’allora Presidente russo Boris Eltsin. Il vertice Russia-USA si svolse dal 12 al 15 gennaio 1994. Tra i documenti pubblicati vi sono le trascrizioni e i resoconti degli incontri a due tra Eltsin e Clinton, nonché della loro cena a Novo-Ogariovo. In occasione della visita del presidente statunitense, Mosca, Washington e Kiev annunciarono di aver concordato il ritiro dell’arsenale nucleare sovietico dall’Ucraina. Trent’anni dopo, Clinton ha detto di essere dispiaciuto per il fatto che le autorità ucraine avevano rinunciato alle armi nucleari.
I più curiosi possono andare a vedere quei documenti per scoprire – questa vota dai documenti ufficiali – da come si parlava dell’ingresso della Russia nella NATO, della collaborazione USA–Europa–Russia e delle garanzie di sicurezza da dare alla Ucraina.
Il capo della CIA William Burns ha scritto un articolo per Foreign Affairs dove, tra le altre cose, ha comunicato che la Russia avrebbe perso almeno 315 mila uomini – tra uccisi e feriti – nella guerra in Ucraina.
Mi dispiace che pure la CIA – la quale è sicuramente una organizzazione informata molto bene sull’argomento – partecipi alla creazione delle illusioni potenzialmente dannose. Dal numero riportato, infatti, sembrerebbe che l’esercito abbia già perso circa la metà degli uomini coinvolti nella aggressione contro l’Ucraina. Mentre in realtà ci sono dei dettagli importanti: non tutti quegli uomini sono dei militari di professione (ma cittadini mobilitati, detenuti prelevati dalle carceri, «wagneriani» etc.), non tutti i feriti sono stati definitivamente mandati a casa (in alcuni casi sono tornati sul fronte anche più di una volta), Putin è disposto fare molto per compensare la carenza dei missili, bombe e altro materiale con le masse dei corpi umani.
Insomma, il numero – sicuramente alto in termini assoluti – non deve sembrare un segno di gravi problemi dell’esercito russo. E, di conseguenza, non deve far sperare che Putin possa perdere o addirittura arrendersi in tempi brevi solo a causa delle perdite umane.
E poi, le perdite umane per lui non sono assolutamente un problema.
Fortunatamente non so come esplodono gli aerei Il-76 con un carico di missili S-300 e come esplodono quelli senza un carico del genere. Ma vedo tanto fumo e tanto fuoco, mentre i corpi – o i loro frammenti – dei prigionieri di guerra ucraini presumibilmente presenti sull’aereo (dei quali la propaganda russa sta scrivendo così tanto) non sono ancora stati mostrati nemmeno sulle immagini censurate.
Ma un sacco di gente cerca di indovinare: cosa o chi, verso dove e da dove trasportava quell’aereo. Tentano di indovinare senza potersi basare su una quantità sufficiente di dati certi.
E, purtroppo, capisco perché le autorità ucraine non si affrettano a dire se abbiano abbattuto loro l’aereo. Se lo avessero abbattuto loro, sarebbe stato un buon successo militare. Ma potrebbero emergere dei dettagli che, pur non dipendendo da loro, possono eccitare negativamente le menti deboli della società.
Nell’aprile 2023 Vladimir Putin aveva ordinato la creazione (ovviamente in Russia) di musei dedicati alla guerra in Ucraina e, di conseguenza, anche la ricerca e il trasferimento nei musei di «artefatti legati alla operazione militare speciale».
Da quel momento mi è capitato di leggere diverse notizie sulle esposizioni museali più o meno assurde e/o ridicole mirate a eseguire il suddetto ordine presidenziale. Ovviamente, i dirigenti di tutti i musei coinvolti non possono disobbedire nemmeno quando personalmente, nella propria mente, sono contrari alla guerra e alla politica putiniana in generale (ma non posso e non voglio criticare i dirigenti-oppositori per il fatto che continuino a lavorare: hanno dei loro validissimi motivi per farlo). E, di conseguenza, a volte non riesco a capire se ogni singola esposizione sia stata preparata dai semplici idioti oppure dalle persone intenzionate a screditare l’esercito-aggressore russo e la guerra in Ucraina.
Per capire su cosa si basano i miei dubbi, potete leggere l’articolo che riassume la situazione attuale dei musei russi della guerra in Ucraina. Non so se vi farà arrabbiare, vi stupirà o vi divertirà, ma sicuramente produrrà uno di quegli effetti.
Con grande curiosità – ma senza stupirmi – ho scoperto che già in autunno del 2023 Vladimir Putin ha deciso di disfarsi di una delle principali «eredità» ricevute dal suo ex «cuoco» Evgeny Prigozhin. Quest’ultimo, se vi ricordate, arruolava nella propria compagnia militare privata «Wagner» i detenuti russi per farli combattere in Ucraina. In realtà li utilizzava per le missioni più disperate, come carne da macello, ma questo è solo un dettaglio. L’importante è che in cambio della firma sul contratto prometteva la liberazione (con la relativa grazia firmata dal Presidente) dopo sei mesi di partecipazione alla guerra. E, effettivamente, tutti quelli che sono riuscito a tornare vivi dalla guerra, sono stati graziati (un altro piccolo dettaglio: molti di loro sono tornati alla vita «civile» con le loro abitudini criminali di prima, ma, naturalmente, aggravate dalla esperienza avuta in guerra).
Ecco, il servizio russo della BBC scrive che già dall’autunno 2023 Putin ha smesso di firmare decreti di grazia per i detenuti che hanno accettato di andare in guerra: ora vengono inviati in Ucraina dopo un «liberazione condizionale» e un contratto che non può essere disdetto fino alla fine della guerra. I contratti da sei mesi, invece, non vengono più firmati. Si tratta di una notizia non comunicata ufficialmente, ma trovata dai giornalisti sulle numerose chat (telegram e altri) dei parenti dei detenuti mandati in guerra.
Non penso che Putin tenti in questo modo di risolvere il problema della invasone del territorio russo da parte dei criminali «non corretti» e armati. È più probabile (anzi, è quasi certo) che tenti di risolverne altri due: 1) minimizzare l’arruolamento dei civili liberi (che non sta andando benissimo e può essere praticato tranquillamente solo in provincia); 2) compensare la mancanza degli strumenti tecnologici bellici con le grandi masse di corpi umani (una tradizione russa vecchia alcuni secoli).
Prima o poi i detenuti russi capiranno il trucco, ma avranno sempre meno modi di rifiutare la proposta di firmare il contratto. Prigozhin, dunque, verrà ricordato come una persona buona e onesta, ahahaha
Il Regno Unito ha fornito a un gruppo di esperti delle Nazioni Unite le immagini satellitari di tre navi russe che vengono caricate – nel periodo compreso tra il settembre e il dicembre del 2023 – di container nel porto nordcoreano di Najin. Tutte e tre le navi citate nel rapporto sono sottoposte a sanzioni statunitensi dal 2022 per legami con la società Oboronlogistics del Ministero della «Difesa» russo. Due delle tre navi sono state identificate in un recente rapporto del think tank Royal United Institute.
[il link al tweet originale]
Non è necessario di avere chissà quali informazioni segrete o avere delle capacità paranormali per immaginare cosa era contenuto in quei container proprio in quel periodo storico. Non è nemmeno necessario essere totalmente ignorante nei principi del funzionamento della logistica internazionale e ipotizzare che la Corea del Nord abbia deciso di restituire una grossa quantità di container vuoti a un Ministero russo.
È ovvio che in quei container c’erano i missili (ri)presi dalla Russia e destinati alla guerra che sta conducendo (sapete bene dove). Di conseguenza, le immagini appena viste possono spingere gli esperti a due conclusioni:
1) si può ipotizzare come è esattamente organizzata la logistica militare tra la Russia e la Corea del Nord;
2) si può ipotizzare la quantità dei materiali arrivati dalla Corea del Nord (gli esperti sanno come possono essere imballati quei materiali e, dunque, quanti ce ne stanno in un container).
Ora aspetto di scoprire almeno queste due cose…