L’archivio della rubrica «Russia»

L’Agenzia ucraina per la prevenzione della corruzione ha annunciato la sospensione della inclusione della Raiffeisen Bank dalla lista degli «sponsor internazionali della guerra» (tale banca è oggi l’unica occidentale a continuare a operare, con delle notevoli limitazioni autoimposte, in Russia). In risposta, secondo le fonti di Reuters, le autorità austriache hanno accettato di approvare il dodicesimo pacchetto delle sanzioni contro la Russia.
A un lettore occidentale non particolarmente informato dei dettagli questo evento potrebbe sembrare puramente tecnico, puramente politico o puramente mercantile. Ma in realtà è infinitamente più importante per la vita quotidiana di molti russi contrari alla guerra e, in una certa misura, per l’andamento della guerra. Infatti, il Governo austriaco – non importa se volontariamente e/o consapevolmente o meno – ha lasciato ai russi in fuga dal regime putiniano quella ultima possibilità di portarsi via anche i propri soldi che ancora avevano. Il trasferimento dei soldi verso l’Occidente attraverso la Raiffeisen Bank è una possibilità abbastanza scomoda e costosa (le commissioni e le somme minime trasferibili sono alte), ma ancora in qualche modo funzionante. Permette di non lasciare le proprie finanze nel sistema interno russo e di garantirsi qualche periodo di stabilità economica nello Stato verso il quale si intende scappare.
Il togliere a Putin i soldi e le persone più attive e capaci dovrebbe essere il vero obbiettivo delle sanzioni occidentali. Di fatto, l’Austria, con la sua insistenza, ha contribuito un po’ al raggiungimento di questo obbiettivo. Da persone educate e da tifosi della Ucraina, dobbiamo ringraziare.


Chi è a favore della candidatura?

Un po’ di trash leggero: un «gruppo di elettori volontari» si è riunito per sostenere e promuovere la partecipazione di un candidato indipendente alla Presidenza russa. Vediamo quanti sono a favore…

Maggioranza raggiunta.
P.S.: moltissime delle persone inquadrate agiscono in tal modo veramente per la propria volontà: evidentemente, sono convinte che il regime che le protegge sia eterno.
P.P.S.: non c’è bisogno che scriva il nome del candidato, vero?


Il giovedì 14 dicembre si era tenuta l’ennesima (ma la prima dall’inizio della invasione della Ucraina) «linea diretta» con Vladimir Putin: un mix tra una grande conferenza stampa annuale e una sessione delle risposte pubbliche ai singoli sudditi privati. Questa volta è durata poco più di quattro ore ed è stata priva di grandi dichiarazioni di rilievo da parte del protagonista o di domande scomode da parte dei giornalisti presenti (questo ultimo aspetto non è una grandissima sorpresa ormai da qualche anno).
Ma se volete comunque scoprire quali sono gli argomenti realmente importanti per Putin (compresi quelli esistenti nella sua realtà immaginaria), potete leggere il riassunto delle sue risposte alle domande concordate (sì, tutte) in anticipo con i giornalisti presenti. Molto probabilmente scoprirete qualcosa di nuovo – per voi – su Putin.


Il modo di contare le perdite

Reuters e CNN riportano, citando un rapporto declassificato dell’intelligence statunitense, che le perdite della Russia nella guerra con l’Ucraina sarebbero pari a 315 mila militari uccisi e feriti: tale numero corrisponde all’87% del personale che il Ministero della «Difesa» russo aveva a disposizione alla data del 24 febbraio 2022. Le fonti dei media che conoscono i dati in questione (il testo completo del rapporto non è ancora pubblico), sostengono che le perdite russe in termini di personale e veicoli blindati hanno portato la modernizzazione militare della Russia indietro di 18 anni.
Quello appena citato è un vero esempio di come non comunicare le notizie. Perché le statistiche in sé possono essere interessanti, ma la loro interpretazione sembra per ora essere in parte un po’ stupida e approssimativa. Per esempio, non è assolutamente chiaro perché gli uccisi e i feriti debbano essere riuniti in un unico insieme chiamato «perdite»: ci possono essere diversi tipi di feriti e quando è possibile il comando dell’esercito russo cerca di rimandarli al fronte il prima possibile (mi è capitato di recente leggere un articolo dettagliato sui cittadini russi mobilitati feriti, ma fatti tornare al fronte abbastanza velocemente e spesso indipendentemente dalle loro condizioni fisiche e psichiche).
Inoltre, non capisco la metodologia di calcolo del deterioramento del livello di modernizzazione dell’esercito russo. Da un lato, sappiamo che già da mesi l’esercito russo porta al fronte i carri armati e i camion addirittura dei tempi della Seconda Guerra Mondiale (perché i veicoli più recenti sono stati distrutti o persi in altri modi). Dall’altro lato, la «rottamazione» attraverso la distruzione di ogni sorta di rottame militare russo al fronte dovrebbe, in teoria, influenzare il livello di modernizzazione nella direzione opposta.
Insomma, bisogna aspettare il testo completo del rapporto per chiarire diversi dubbi.
Non scrivo tutto questo per accusare qualcuno di sminuire la «grandezza» dell’esercito russo: la guerra in Ucraina ha dimostrato che non esiste in nessun senso possibile. Volevo solo sottolineare che le notizie come quella riportata sopra creano negli oppositori della guerra un ottimismo non del tutto fondato.
Tutti i miei dubbi non mi impediscono di augurare alla Ucraina una vittoria più veloce possibile.


Il territorio delle “elezioni”

La Commissione elettorale centrale russa (un Organo permanente) ha adottato una risoluzione secondo la quale le «elezioni» presidenziali russe del marzo 2024 si terranno anche nei territori ucraini annessi dalla Russia e dove è stata imposta la legge marziale. La decisione è stata adottata all’unanimità durante la riunione della Commissione dell’11 dicembre.
È possibile inventare una infinità delle spiegazioni più o meno sofisticate a tale decisione, ma io voto per la più semplice: si vuole mostrare (non importa a chi) che la popolazione dei «nuovi territori» approvi in massa la politica di Putin. E non importa che la maggioranza dei contrari sia già scappata, nel corso degli ultimi nove anni, verso il restante territorio ucraino.
Ovviamente saranno in pochi a crederci al risultato numerico che verrà mostrato al pubblico (la Commissione è capace di scrivere sui verbali qualsiasi dato, anche del 14356% a favore di Putin), ma il «candidato» per il quale le «elezioni» vengono organizzate potrà dire ancora una volta alla propria cerchia di essere un vero garante della stabilità: perché ci sono ancora abbastanza funzionari di vari livelli abbastanza fedeli da falsificare i risultati proprio a suo favore. Anche nei «territori nuovi».


La grandissima sorpresa

Le mie indagini sociologiche non mi hanno ancora permesso di capire se sul nostro pianeta esistano delle persone tanto ingenue da essere sorprese della «decisione» di Putin di «candidarsi» al quinto mandato di Putin della Russia. Per le persone normali quella «decisione» dovrebbe essere una non-notizia noiosissima, non richiedente alcun commento.
Non sono interessanti nemmeno le circostanze in cui Putin aveva comunicato, il venerdì 8 dicembre, di «candidarsi»: lo aveva fatto su «richiesta» di un combattente proveniente dai «nuovi territori» che aveva parlato, in un russo profondamente sgrammaticato «alla faccia [sono le parole del tipo!] di tutti i russi perché in questo periodo difficile serve una guida proprio come Putin». Insomma, una sceneggiata completamente in linea con i tempi che corrono. Purtroppo.
Le persone particolarmente ingenue (quelle che io non sono ancora riuscito a trovare) possono iniziare a chiedersi se a marzo 2024 Putin riesca a vincere le elezioni…


I viaggi di Putin

Il mercoledì 6 dicembre Vladimir Putin si era recato in visita negli Emirati Arabi Uniti e in Arabia Saudita, dove aveva ricevuto un benvenuto cerimoniale: in particolare gli aerei dell’aeronautica degli Emirati Arabi Uniti avevano «disegnato» la bandiera russa nel cielo di Abu Dhabi. Nel corso della visita, Putin ha avuto colloqui con il presidente degli Emirati Arabi Uniti Mohammed Al Nahyan e il principe saudita Moḥammad bin Salmān Āl Saʿūd.
Gli osservatori politici sostengono il viaggio di Putin sarebbe stato un tentativo di dimostrare di essere un leader rispettato e riconosciuto nel mondo anche dopo il mandato di arresto internazionale. Infatti, nei primi mesi dopo la pubblicazione di quel mandato aveva trovato il coraggio di viaggiare solo negli Stati politicamente «sicuri» e geograficamente confinanti con la Russia (senza dunque dover attraversare lo spazio aereo degli Stati terzi).
Gli economisti, invece, fanno notare che potevano essere stati i leader arabi a costringere Putin di presentarsi a colloquio da loro. Infatti, la «diplomazia» russa cerca di sottrarsi dagli obblighi imposti dall’OPEC+, giustificandosi con la tesi «il nostro capo Putin dice che non possiamo estrarre meno petrolio – come avremmo dovuto fare da vostra decisione – perché esso ci serve per continuare la guerra».
Mentre in realtà entrambi i gruppi dei commentatori potrebbero avere ragione: Putin era andato a giustificarsi davanti agli arabi, ma davanti al pubblico non lo ammetterà mai; anzi, presenterà il proprio viaggio come un importante traguardo della propria politica estera.
Dalle notizie dei prossimi giorni, in ogni caso, potremo trarre delle indicazioni sulle abilità diplomatiche personali di Putin.


Forse manca solo un passaggio

Ieri le autorità britanniche hanno introdotto le sanzioni contro 46 persone fisiche e giuridiche legate in vari modi all’invasione russa dell’Ucraina. In particolare, le sanzioni sono rivolte contro più di 30 aziende e persone coinvolte nella produzione di droni e missili, nonché nell’importazione di prodotti elettronici.
Si tratta di una buona occasione per precisare che le varie autorità competenti degli Stati occidentali, se realmente volessero raggiungere degli obiettivi utili contro la guerra tramite l’adozione delle sanzioni, farebbero bene a iniziare a sanzionare le persone e le imprese coinvolte nella esportazione verso la Russia di beni e tecnologie utilizzate per la continuazione della guerra stessa. Infatti, quei beni e quelle tecnologie teoricamente, in base alle sanzioni già adottate, non possono essere esportate in Russia, ma ci arrivano comunque grazie alle sequenze più meno complesse di intermediari. Per esempio (e per semplificare), vengono vendute dal produttore a una società turca, poi rivendute a una società kazaka e poi fornite alla Russia. Cercare, trovare e sanzionare gli intermediari, le banche attraverso le quali effettuano i pagamenti e i trasportatori ai quali affidano gli oggetti è sicuramente più difficile di inventare le nuove sanzioni (dove basterebbe aprire un dizionario e scegliere un nuovo oggettivo a caso), ma è anche infinitamente più efficace.
Forse alle autorità britanniche citate all’inizio del post manca solo un piccolo passaggio logico… Spero che almeno loro lo facciano.


Il destino dei “wagneriani”

Nell’ottobre 2022 circa 200 detenuti di un carcere di massima sicurezza nella regione di Chelyabinsk (in Russia) si erano arruolati nella PMC «Wagner» per partecipare alla guerra in Ucraina. Il giornale The New York Times ha scoperto il destino di 172 di quei detenuti e ha redatto un ritratto del «wagneriano» medio studiando i database dei tribunali e parlando con i parenti degli ex detenuti e, a volte, con loro stessi. Un detenuto arruolato su tre stava scontando una pena per omicidio. Uno su quattro di quelli inviati al fronte è stato ucciso. La maggior parte dei sopravvissuti è tornata a casa, dunque in libertà (solitamente dopo sei mesi di partecipazione alla guerra, come da contratto). Alcuni di loro hanno commesso di nuovo un reato. Altri raccontano di come le loro famiglie siano ora orgogliose di loro, ringraziando Vladimir Putin per la possibilità di iniziare una nuova vita, non mettendo in dubbio il motivo per cui la guerra a cui hanno partecipato era necessaria e imparando a convivere con i traumi e le ferite subite sul campo di battaglia.
Si tratta di una ricerca giornalistica interessante che potete, volendo, leggere da soli. Mentre io sottolineo un aspetto che si discute in Russia praticamente da quel giorno esatto in cui il capo della Wagner Prigozhin aveva iniziato ad arruolare i criminali nelle carceri. Da un lato, i residenti del Cremlino — in accordo con i quali agiva Prigozhin — non possono non capire il pericolo del ritorno di massa degli ex detenuti dalla guerra: torneranno abituati a uccidere, torturare e derubare i civili, non «curati» per il loro passato criminale e sicuramente in possesso delle armi procurate in vari modi al fronte. Dall’altro lato, in base alle notizie ricevute dal fronte ucraino sappiamo che molto spesso gli ex detenuti sono i primi a essere mandati nelle missioni più disperati, praticamente alla morte sicura: questo potrebbe farci pensare che una delle intenzioni del «Cremlino» collettivo sarebbe stata quella di disfarsi di quel peso umano.
Di conseguenza, il ritorno dalla guerra dei circa tre quarti degli ex detenuti può essere visto, in un certo senso, come uno dei fallimenti dello Stato russo in questa guerra. Capisco che è un po’ strano e brutto scrivere e leggere del suddetto problema in questi termini, ma la realtà bellica non può essere umanamente bella.


La lettura del sabato

Uno delle mie recenti scoperte più strane relative alla guerra putiniana in Ucraina consiste nel fatto che il settore aereo russo – non solo l’aeronautica militare, ma anche quella civile – continua tuttora a ricevere delle importanti quantità di pezzi di ricambio dalla Ucraina.
In base a quello che ho letto negli ultimi mesi sullo stato del parco aereo impegnato nel trasporto passeggeri sulle linee interne russe (dove si usano ancora molti velivoli di produzione della fabbrica ucraina Antonov, spesso vecchi più di cinquant’anni), le quantità dei pezzi in arrivo dalla Ucraina non sono assolutamente sufficienti per poter fare la manutenzione di tutti gli aerei in funzione, ma non importa. Mi ha stupito proprio il fatto che alcuni personaggi ucraini abbiano trovato le forze morali e il semplice coraggio di rischiare tutto (la stima da parte degli altri, la libertà e il benessere personali) per continuare ad avere i rapporti commerciali con la Russia e farlo in ambito strategicamente importante.
Anche se capisco benissimo che in ogni Stato e in tutte le epoche esistono delle persone da qualità abbastanza particolari: nel migliore dei casi danno sempre la priorità assoluta ai soldi.