Il 12 marzo, il Ministero della Difesa russo ha annunciato la liberazione di Sudzha, una città russa della regione di Kursk che era stata occupata dalle truppe ucraine nell’agosto 2024. Il giorno prima, l’esercito ucraino aveva dichiarato che i combattimenti stavano continuando nelle vicinanze della città. I residenti di Sudzha che si sono trovati sotto l’occupazione (il loro numero è ancora sconosciuto) hanno perso i contatti con i loro parenti, alcuni sono stati dichiarati dispersi. Molti sono morti a causa dei bombardamenti o della mancanza di cure mediche durante l’offensiva dell’esercito ucraino e la difesa delle truppe russe.
Ma ora anche alcuni giornalisti indipendenti hanno parlato con alcuni sopravvissuti alla occupazione di quei sette mesi. Ed è venuto fuori un articolo che può essere utile, assieme a tanti altri, per affrontare la propaganda russa sul relativo episodio della guerra. Di conseguenza, non potevo non salvarlo tramite il mio post di oggi.
L’archivio della rubrica «Russia»
Il mercoledì 12 marzo Putin si sarebbe recato – evidentemente per dimostrare che il ritiro delle truppe ucraine dalle zone ovest è il merito del suo genio militare – nella regione Kursk. La regione è talmente contenta del suo arrivo che gli alberi sono già coperti da foglie verdi, mente all’interno dell’edificio funziona l’aria condizionata. Con il capo di Stato Maggiore delle Forze Armate della Federazione Russa si scambiano tanti discorsi da contenuto quasi nullo, ma aiutandosi da mappe cartacee. Insomma, si tratta di un film molto interessante…
Ma la cosa più interessante è che Putin è vestito da guardia giurata di un supermercato (si trova a 1470 rubli, circa 14,70 euro):
Sì, nella produzione di questo film si sono impegnati proprio tutti.
Dato che Vladimir Zelensky, per qualche «strano» motivo, non vuole firmare un accordo di cessione totale sui metalli delle terre rare con gli USA, Putin ha prodotto una proposta geniale: la Russia è pronta a collaborare sui metalli delle terre rare con partner stranieri. Questo è ciò che ha detto al giornalista televisivo russo [di quelli particolarmente graditi, ovviamente] Pavel Zarubin:
Siamo pronti ad attrarre partner stranieri nei cosiddetti nuovi territori, i nostri territori storici, che sono tornati alla Federazione Russa. Anche lì ci sono alcune riserve [di risorse di terre rare]. Siamo pronti a lavorare con i nostri partner, compresi quelli americani.
Tradotto nel linguaggio umano da quello putiniano: la Federazione Russa è pronta a collaborare per estrarre metalli di terre rare nei territori che ha bombardato per tre anni, densamente saturato di campi minati e di bombe e missili inesplosi, allagato, riempito di cadaveri umani e animali, etc.. È inutile ipotizzare se i Putin sappia tutto questo: sono certo che non lo sappia (i consiglieri non lo scrivono nei loro rapporti e i registi non lo raccontano nei film «eroici» di guerra). Ed è inutile chiedersi se Trump lo ringrazierà per essersi offerto di fare il lavoro sporco «sul campo».
Semplicemente, la «collaborazione» sulla pratica si rivelerà o una grande occasione di appropriarsi una notevole quantità dei fondi statali stanziati, o una scusa per portare via tutto quello che non è ancora stato portato via dai «nuovi territori» nel corso dei tre anni di guerra. O, molto probabilmente, entrambe le cose insieme.
Al Cremlino di Mosca la domenica 23 febbraio (la Festa del difensore della patria) Putin ha consegnato le onorificenze statali ai dipendenti del Ministero della Difesa e della Rosgvardia e, come ho scoperto ieri, durante la cerimonia ha detto: «È così che è stato il destino, è così che Dio ha voluto, se posso dirlo: a voi e a me è stata affidata una missione così difficile ma onorevole, la missione di proteggere la Russia».
Stava parlando della professione militare in generale o della guerra militare speciale? Beh, dato che ha citato sé stesso e le persone che hanno scelto la loro professione in modo indipendente dalle forze esterne, e lo ha fatto in un momento storico ben determinato, è chiaro che stava parlando proprio della guerra. La quale, secondo la nuova versione di Putin, è «voluta da Dio»: non ha ancora scaricato la responsabilità su un personaggio supremo, ma lo ha già chiamato come testimone. Perché? Non perché il personaggio folcloristico che ha in mente avrebbe delle qualità necessarie per volere una guerra, ma perché i sacerdoti dei quali si fida tanto (e con i quali, come raccontano, si consulta prima di ogni decisione importante) gli hanno detto che è possibile farlo.
Anche se ho un dubbio: avrà già fatto dichiarazioni del genere in passato? Non saprei perché cerco di ascoltarlo meno possibile.
Ma, in ogni caso, mi chiedo: cos’altro vuole quel personaggio immaginario? Di questi tempi mi preoccuperei…
Ieri si è svolto a Riyadh l’incontro tra le delegazioni russa e statunitense, nel corso del quale le parti hanno concordato le loro posizioni sulla possibilità di porre fine alla guerra in Ucraina.
Per ora la situazione sembra molto grave: mentre prima si poteva solo ipotizzare che Trump stesse regalando l’Ucraina a Putin, ora l’ipotesi si sta trasformando in una certezza. Naturalmente, l’Ucraina non riconoscerà alcun accordo elaborato senza la sua partecipazione, ma in questo caso rischia seriamente di rimanere senza gli aiuti americani, i quali, a quanto leggo in diverse fonti, sono pari a circa il 42% degli aiuti totali ricevuti dall’estero. Trump può facilmente dichiarare di aver concordato i termini della pace e, visto che l’Ucraina non accetta, non riceverà più aiuti dagli USA. E poi, c’è pure il Telegraph che scrive dei 500 miliardi di dollari di «compensazione» che Trump chiede all’Ucraina, e tutto sembra e puzza molto male (ricordiamoci che a Zelensky è già stato chiesto di firmare un accordo con gli USA sui minerari, cosa che si è rifiutato di fare).
L’estrema sintesi dell’incontro di ieri:
– L’inviato presidenziale russo Yury Ushakov ha dichiarato che è difficile parlare di convergenza di posizioni, ma la discussione è stata costruttiva.
– È stato deciso di creare squadre separate di negoziatori sull’Ucraina, che presto prenderanno contatto tra loro.
– La portavoce del Dipartimento di Stato americano, Tammy Bruce, ha dichiarato che le parti hanno concordato di «rimuovere gli elementi irritanti nelle relazioni bilaterali».
– È stato discusso un possibile incontro tra i presidenti Vladimir Putin e Donald Trump, ma non sono ancora state fissate date specifiche.
– Waltz ha detto che Trump intende muoversi molto rapidamente per negoziare un potenziale accordo di pace in Ucraina e che saranno discussi le questioni dei territori e delle garanzie di sicurezza.
– Il ministro degli Esteri russo Lavrov si è lamentato degli ostacoli frapposti dall’amministrazione Biden, che rendevano difficile il lavoro dei diplomatici. Si tratta di continue espulsioni, sequestri di proprietà. Dagli Stati Uniti sta aspettando una soluzione ai problemi con i trasferimenti bancari.
– Il Fox News, che fa parte del pool di giornalisti della Casa Bianca, ha riferito che sia la Russia che gli USA sono interessati alle elezioni presidenziali ucraine. In più, Donald Trump non è contrario a vedere arrivare a quella carica un «burattino di Putin».
Insomma, la prima parola che mi viene in mente inizia con una grande «M».
Ieri, il 16 febbraio, era il primo anniversario della uccisione di Alexey Navalny. In diverse città della Russia e del mondo si sono svolte delle manifestazioni popolari dedicate a tale data: stranamente non hanno avuto delle conseguenze per i partecipanti nemmeno in Russia.
Nel presente post volevo solo mostrare alcune delle foto dal cimitero moscovita «Borisovskoe» dove si trova la tomba di Navalny.
Le persone venute per onorare la memoria di Alexei Navalny si sono recate al cimitero di Borisovskoe fin dalle prime ore del mattino. Alle nove sono arrivate le auto delle ambasciate degli Stati esteri, facilmente identificabili dalle loro bandiere. Si sentiva parlare in lingue straniere. I diplomatici sono stati tra i primi a deporre fiori e a mettere note sulla tomba, in diverse lingue. All’inizio la tomba era abbastanza libera, le persone potevano stare vicino ad essa e pensare.
Per lo più tutti portavano fiori. Al mattino, le persone temevano di essere trattenute e andavano al cimitero nascondendo i fiori nelle loro borse, ma poi hanno Continuare la lettura di questo post »
Non mi piace citare gli articoli di Andrei Pertsev su Meduza: è come citare l’agenzia Bloomberg la quale, a quanto pare, costruisce circa il 90% delle «notizie» e degli «rivelazioni» che pubblica interpretando in un modo superficiale, con la sola fantasia propria, le notizie e voci pubblicate da altri media.
Ma la descrizione della odierna (e prossima) reazione dei media russi pro-governativi russi alla telefonata tra Trump e Putin è qualcosa a cui realmente potrei credere: sembra molto realistica.
Personalmente, non ho alcuna intenzione di leggere e analizzare attentamente i media pro-governativi russi anche solo per verificare la descrizione di cui sopra. Ma spero tanto che i numerosi professionisti abbiano iniziato a farlo già ieri, e che presto riferiranno i risultati delle loro osservazioni.
Donald Trump e Putin hanno parlato al telefono per ben un’ora e mezza e, pare, hanno concordato di iniziare a concordarsi avviare colloqui di pace sull’Ucraina. Si può scherzare ancora una volta sul fatto che non sembra un modo di finire la guerra in 24 ore, ma ormai non sarà più divertente. Si potrebbe far notare che una simile dichiarazione sul contenuto di una lunga (per due Capi di Stato è lunga) conversazione non significa alcunché e non contiene alcun impegno concreto, ma questo è ovvio per tutti.
Quello che è più interessante è che, secondo il portavoce presidenziale Peskov, Putin avrebbe invitato – durante la conversazione – Trump a Mosca. E secondo Trump lui e Putin avrebbero concordato di visitare gli Stati l’un dell’altro. Questo è il momento in cui si possono iniziare a fare scommesse e prepararsi a fare soldi a palate (sia come scommettitori che come allibratori). Putin avrà il coraggio di andare negli USA? E se lo farà, non gli accadrà nulla durante il viaggio? E Trump avrà la follia e l’indipendenza dalle opinioni dei suoi consiglieri per andare in Russia?
Scommetterei un miliardo di euro sulla risposta negativa a ognuna delle domande. Ma gli allibratori non devono preoccuparsi per i loro capitali: io non interessato ai giochi d’azzardo, ahahaha…
Tre giorni fa un Tribunale distrettuale della città russa di Kursk ha condannato l’imprenditore locale Igor Rugayev a otto giorni di arresto amministrativo: per l’invito dell’imputato agli appaltatori che stavano costruendo fortificazioni sul confine di riunirsi nel centro del capoluogo regionale per una manifestazione e chiedere al committente dei lavori (la Regione) di firmare i documenti sulla loro esecuzione e accettazione. Il 3 febbraio Rugayev è stato giudicato colpevole, secondo il protocollo, di aver organizzato una manifestazione senza aver presentato una notifica ufficiale (come previsto dalla legge).
I più dispiaciuti per l’arresto e per la manifestazione non avvenuta sono sicuramente i militari ucraini. Infatti, secondo me è molto probabile che abbiano seguito il gruppo WhatsApp sul quale era stato diffuso l’invito a manifestare e abbiano sperato di eliminare in un colpo solo un po’ di persone che contribuiscono all’andamento della guerra dalla parte russa.
I più perplessi, invece, saranno i costruttori: da una parte dovrebbero essere contenti per la salvezza fisica arrivata dal Tribunale, dall’altra parte dovrebbero ricordarsi ancora una volta che nemmeno il Tribunale russo difenderà il loro diritto di essere pagati.