L’articolo segnalato questo sabato è dedicato a una grande innovazione tecnica che lo Stato russo ha deciso di adottare per lottare contro i droni militari ucraini.
L’uso efficace di tali droni è uno dei pochi ambiti nei quali l’esercito ucraino prevale nettamente ormai da anni sull’esercito russo: in particolare, i droni ucraini entrano nel territorio russo e provocano dei danni sensibili alla infrastruttura militare (complicando la logistica russa) e alle raffinerei petrolifere (creando dei danni economici).
La recente invenzione russa, invece, consiste nel bloccare per un giorno il funzionamento di tutte le SIM che entrano sul territorio russo o «si svegliano» dopo un certo periodo di inattività. Perché le SIM? Perché potrebbero essere utilizzate, per esempio, per garantire l’orientamento del singolo drone con i dati presi dall’interne mobile…
Ma questo punto vi lascio alla lettura dell’articolo.
L’archivio della rubrica «Russia»
Il Ministero degli Esteri russo sostiene che il quotidiano italiano Corriere della Sera abbia rifiutato di pubblicare l’intervista al ministro Sergey Lavrov. Il ministero ha definito questo gesto un atto di «censura scandalosa» e ha pubblicato sia la versione «integrale» che quella «modificata» dal quotidiano. Nell’intervista originale Lavrov parla del nazismo che «sta rialzando la testa in Europa» e del «regime terroristico» a Kiev. Secondo la versione del ministero degli Esteri russo, i rappresentanti del dicastero hanno proposto al quotidiano di realizzare un’intervista esclusiva al ministro «per fermare in qualche modo il flusso di menzogne» diffuse dai giornali italiani e dai loro articoli sulla Russia. Secondo il ministero, la redazione del quotidiano «ha accettato con entusiasmo» e ha inviato le domande a Lavrov, ma poi ha rifiutato di pubblicarle.
Che la redazione del Corriere della Sera abbia rifiutato di pubblicare le farneticazioni propagandistiche di Lavrov è positivo e comprensibile. Non è particolarmente interessante parlarne.
È interessante invece come il ministero degli Esteri russo si orienti nella stampa italiana. Il Corriere della Sera è uno dei quotidiani italiani più seri e la pubblicazione di un’intervista a Lavrov sarebbe stata un grande successo per il regime di Putin. Ma il ministero degli Esteri non ha tenuto conto di due cose…
In primo luogo, anche se pagate generosamente, le stronzate propagandistiche sono molto difficili da pubblicare sulle testate europee più autorevoli, proprio perché sono testate autorevoli. Bisognava puntare su testate marginali di destra e di sinistra, che hanno bisogno di soldi e pubblicano regolarmente ogni sorta di stronzate. Non citerò i nomi delle testate, non voglio aiutare nessuno.
In secondo luogo, sembra che al Ministero degli Esteri russo non sappiano quanto sia scadente il sito web del serio quotidiano Corriere della Sera. È incredibilmente lento e continua a coprire le proprie pagine con la richiesta di disattivare il blocco degli annunci pubblicitari, anche quando questo non è nemmeno installato sul computer (io non utilizzo blocchi pubblicitari perché non mi piace privare gli autori dei siti web dei loro guadagni). Di conseguenza, il loro sito è praticamente inutilizzabile e la sua audience è molto più ridotta di quanto potrebbe essere.
Ma al Ministero degli Esteri russo, a quanto pare, conoscono la stampa straniera solo in modo molto approssimativo. E questo non mi sorprende affatto: per esempio, so per certo che ai funzionari consolari è vietato comunicare con gli aborigeni fuori dall’orario di lavoro. Di conseguenza, conoscono a malapena la lingua del Paese in cui lavorano e parlano come se avessero semplicemente imparato alcune parole di base dal dizionario. È chiaro che in tali condizioni non hanno la possibilità di studiare le peculiarità della stampa locale. Si può logicamente supporre che i funzionari dell’ambasciata non siano molto diversi da quelli consolari in questo senso e quindi non siano nemmeno in grado di fornire consulenza al proprio ministero.
Il centro delle relazioni pubbliche della FSB ha reso noto un tentativo da parte dei servizi segreti ucraini di reclutare piloti russi per dirottare un caccia MiG-31 equipaggiato con un missile ipersonico «Kinzhal». Il comunicato stampa dell’agenzia afferma che i servizi segreti ucraini hanno agito in collaborazione con «curatori britannici». Ai piloti che hanno cercato di coinvolgere nella operazione è stato promesso un compenso di tre milioni di dollari. La FSB sostiene che il caccia dirottato sarebbe stato diretto verso la base aerea NATO di Costanza (in Romania) per poi essere abbattuto dalla difesa aerea; l’obiettivo dell’operazione sarebbe stata una «provocazione su larga scala» contro la Russia.
A cosa serve una «provocazione» del genere non è stato specificato, e almeno in questo momento non ci interessa. Inoltre, diciamo pure che questo comunicato della FSB è una palese invenzione, mirata a diffondere l’idea che la Russia sarebbe circondata da nemici disposti a tutto (e, come obiettivo secondario, comunicare alla propria popolazione che il Billingcat sarebbe una azienda che partecipa alla guerra: mentre in realtà essa smaschera le varie porcate che il «Cremlino» organizza in giro per il mondo).
Mentre io, in realtà, non escludo che i tentativi di indurre i militari russi alla resa assieme alle loro attrezzature siano veramente numerose. Sicuramente (e logicamente) ci sono i tentativi ucraini. Molto probabilmente ci sono anche i tentativi degli altri Stati. Per me sono delle azioni positive e necessarie, ma al quarto anno della guerra ormai quasi inutili: tutti quei militari che volevano scappare o, almeno, evitare di combattere in questa guerra inutile, lo hanno già fatto nei primi mesi o anni. Attualmente ha molto più senso dedicare gli sforzi principali all’aiuto di tutti quei giovani che vogliono scappare dal servizio della leva forzatamente trasformato in contratto con l’esercito russo (di casi ce ne sono tantissimi) o dalla mobilitazione. Per esempio, farli entrare nei propri territori quando fuggono e non negare a loro l’asilo politico: invece di farli tornare in Russia dove li aspettano una condanna penale e il secondo invio al fronte.
Esistono molte varianti di questa vecchia barzelletta, eccone una:
Il giudice chiede a tre indigeni evasi dal carcere e nuovamente catturati:
– Ditemi, perché siete scappati?
– Siamo stati in prigione un giorno, due, tre. Il quarto giorno, Falco Acuto ha notato che mancava una parete.
E ora il motivo per ricordare la suddetta barzelletta…
L’agenzia russa TASS riferisce che la FSB ha interrotto l’attività dei dirigenti di un’impresa commerciale di Yaroslavl che avevano organizzato un canale di «produzione e fornitura illegale» all’estero di prodotti a duplice uso. Secondo i dati del servizio stampa dell’ufficio della FSB nella regione di Yaroslavl, la sezione investigativa ha avviato un procedimento penale ai sensi della norma del Codice penale che prevede una pena per l’esportazione illegale dalla Russia di prodotti soggetti a controllo delle esportazioni.
Il canale era utilizzato per la fornitura di motori a duplice uso nell’interesse del ministero della difesa di uno Stato straniero (non è specificato quale, ma non è importante: continuate a leggere). I prodotti fabbricati sono stati sequestrati e il canale stesso è stato smantellato. L’autore del canale telegram «Hvost Soroki» (Coda della gazza), legato al complesso militare-industriale russo, ipotizza che si tratti di motori D-30 per aerei Il-76.
In altre parole, il motore D-30 non è prodotto per aeroplani giocattolo. Ecco che aspetto ha:

Pesa 1944 kg, è lungo 4734 mm e ha un diametro di 1050 mm. Come potete immaginare, non è fabbricato di carta e colla, ma di materiali abbastanza particolari. Era davvero difficile notare il trasporto illegale di un aggeggio del genere, ma alla fine la FSB ci è riuscita. Complimenti!
Insomma, se qualcuno ha in mente qualche missione particolare ma ha paura della FSB, non si preoccupi. Ha ottime possibilità di riuscirci.
L’articolo segnalato di questo sabato è dedicato a un argomento non particolarmente originale, ma, purtroppo, sempre attuale e in una continua evoluzione: a quali livelli sono le perdite umane degli eserciti ucraino e russo. L’argomento secondario (o collaterale) è la numerosità dei due eserciti.
Naturalmente, si tratta di stime perché entrambi gli eserciti non diffondono — per ovvi motivi — la statistica completa. Però ci sono i giornalisti e i vari esperti militari che sanno fare delle ipotesi spiegabili. Meno male, direi.
Ieri il Politico ha riportato che l’Unione Europea intende inasprire le norme in materia di visti per i cittadini russi, sospendendo di fatto il rilascio di visti Schengen multipli nella maggior parte dei casi (ma non mi è del tutto chiaro come l’Unione Europea possa decidere una questione del genere per tutti i Paesi-membri).
L’ambasciata francese a Mosca, rispondendo a una domanda in materia del media russo RBC, ha definito «infondate» notizie come quella riportata sopra.
E la Commissione europea, commentando le possibili restrizioni, ha dichiarato di non poter vietare il rilascio dei visti ai russi, il che è logico.
Allo stesso tempo, una raccomandazione (userò questo termine generico mondano) di sospendere o limitare il rilascio di visti Schengen multipli sarebbe perfettamente in linea con la politica sanzionatoria dell’Unione Europea degli ultimi anni. Durante tutti gli anni di guerra, quasi fin dall’inizio, si è osservata la tendenza dei burocrati europei a dimostrare una tipica attività frenetica (quella che si tiene solo per dimostrare che si fa qualcosa), non basata su sforzi intellettuali o amministrativi. È necessario creare l’apparenza di una resistenza all’aggressore? Introduciamo sanzioni contro coloro che sono più facili da colpire: i comuni cittadini russi. Ma molti dei comuni cittadini russi che viaggiano in Europa non hanno mai sostenuto la guerra e Putin. Anzi, l’elezione di Putin alla presidenza e tutta la sua politica non dipendono in alcun modo dai comuni cittadini russi, ma questo è difficile da spiegare ai burocrati europei. Hanno già dimenticato che nella vita reale questo può succedere.
Boh, vedremo.
Dopo il crollo della Torre dei Conti a Roma, la rappresentante (di fatto la portavoce) del Ministero degli Esteri russo Maria Zakharova ha «ricordato» sul suo telegram che l’Italia spende miliardi di euro per sostenere l’Ucraina e i rifugiati ucraini, e ha scritto che «finché il governo italiano continuerà a spendere inutilmente il denaro dei contribuenti, l’Italia crollerà completamente: dall’economia alle torri». Il Ministero degli Esteri italiano ha convocato l’ambasciatore russo…
Immagino quante parole poco diplomatiche abbia già pronunciato (non so se solo mentalmente) l’ambasciatore russo, qualunque tipo di persona sia in realtà. Lui (e con lui tutta la Russia) ha dovuto scusarsi per una scema perennemente ubriaca e strafatta che, pur non essendo una diplomatica, continua a sputare le assurdità che le vengono nella sua mente malata. Lei pronuncia le parole inventate in proprio e per iniziativa propria, mentre il mondo intero (senza capire bene chi sia) percepisce le sue parole come la posizione del Ministero degli Esteri russo, dello Stato e persino del Paese. Il Ministero degli Esteri e lo Stato in Russia attualmente fanno parecchio schifo, ma mi dispiace per il Paese (io, per esempio, non voglio essere rappresentato nemmeno da questa creatura, come da tutta la gerarchia dei suoi capi).
E sì: a spendere inutilmente miliardi di rubli per uccidere gli ucraini, distruggere l’Ucraina e, come conseguenza della guerra, distruggere «l’economia e le torri» della Russia è prima di tutto una persona concreta. Ma questo lo sapete anche senza di me.
Si è scoperto che a metà ottobre nella città russa di Barnaul è stato arrestato 41-enne Roman Trubetskoy, veterano della guerra in Ucraina, che ha aggredito con un machete un altro veterano: Evgeny Bratchikov. Il motivo della aggressione è il litigio per una donna, in questo momento non ci interessa tanto. L’importante è che il primo dei personaggi è un ex membro della compagnia militare privata «Wagner», mentre il secondo è un ex membro della unità militare cecena «Akhmat». Bratchikov, vestito con una tuta mimetica, un passamontagna e armato di machete, ha aggredito Trubetskoy e lo ha picchiato fino a farlo svenire. Alla vittima sono state diagnosticate una frattura alla base del cranio, fratture multiple alle ossa facciali e gravi contusioni. Al momento è ancora privo di sensi.
I giornalisti hanno scoperto che Bratchikov stava scontando una pena per furto, ma era stato graziato dopo aver partecipato alla guerra. Trubetskoy era stato condannato per lesioni personali gravi, rapina e minaccia di omicidio.
Probabilmente, avete già immaginato il motivo di questo mio post. Volevo esprimere e inviare all’universo il mio nuovo desiderio: che i partecipanti Russia alla guerra in Ucraina si eliminino da soli!
Mi è capitato di leggere una notizia breve e non ancora molto chiara secondo la quale sarebbe in costruzione una residenza per Alexander Lukashenko a Krasnaya Polyana, vicino a Sochi: accanto alla residenza di Putin.
Io non sono cittadino bielorusso, dunque le cose mi hanno colpito di questa notizia sono le seguenti due:
1) a giudicare dalle foto / render degli interni, Lukashenko ha un gusto estetico occidentale piuttosto moderno. A differenza di Putin, tutte le residenze conosciute del quale sono arredate in uno stile trash zingaro e pseudo-napoleonico.
2) perché Lukashenko ha improvvisamente avuto bisogno della sua prima residenza all’estero? E non solo all’estero, ma al di fuori dello Stato che, in base alle mie osservazioni, considera una grande fattoria di sua proprietà? Ha deciso di prepararsi al «triste» fatto di dover lasciare prima o poi il potere (miracolo: ha capito che non potrà mantenerlo per sempre) e ha scelto per la propria vecchiaia una isola di stabilità politica come la Russia putiniana? (come se Putin fosse fisicamente eterno) Certo, è evidente che non ha molte alternative – inoltre, per raggiungere la Russia non dovrà andare lontano e non dovrà nemmeno fare grandi sforzi per adattarsi – ma avrebbe potuto trasferirsi in qualche Stato dell’America Latina: lì fa caldo ed è più facile nascondersi.
Insomma, cose strane…
A giudicare dai dati di Flightradar24, dal 24 ottobre la Russia ha ripreso i voli regolari di aerei militari verso la base aerea di Khmeimim in Siria dopo una pausa di quasi sei mesi: il cargo An-124-100 «Ruslan» è arrivato all’aeroporto di Latakia almeno tre volte, mentre il 26 ottobre l’aereo da trasporto Il-62M è decollato dalla Libia alla volta di Latakia e poi della regione di Mosca.
La prima domanda che viene in mente è: perché gli aerei militari russi volano lì, per di più cargo? Non abbiamo ancora alcuna informazione in merito, nemmeno la più piccola, ma c’è un indizio: la rotta dell’aereo Il-62M. Questo indizio suggerisce che entrambi gli aerei stavano trasportando qualcosa dalla Siria, e non verso di essa. Potevano avere trasportato qualcosa che era rimasto nella base militare russa, ma che non poteva essere utilizzato dalle nuove autorità siriane a causa della mancanza dei mezzi tecnici necessari.
L’esercito russo, invece, ha sia i mezzi che i luoghi per utilizzare tale materiale (sapete benissimo quali). Indipendentemente dalla quantità di materiale trasportato, la notizia non è positiva.
Ma queste sono solo le mie conclusioni logiche basate sulle poche informazioni disponibili.



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