Un po’ di tempo fa – ormai non mi ricordo esattamente quando – Putin ci ha informati della sua conoscenza della grande «saggezza» popolare russa «chi offende con le brutte parole si chiama con quelle brutte parole».
Mentre ieri, in occasione di un incontro con i leader della organizzazione pubblica «Delovaya Rossiya» (unisce e rappresenta nei rapporti con il governo le grandi aziende che non si occupano delle risorse naturali) al Cremlino, Putin ha detto, tra le altre cose, quanto segue:
Non ci faremo intimidire da nuove possibili sanzioni. Non dobbiamo avere paura! Chi inizia ad avere paura perderà tutto in una volta. Ma è necessario capire cosa può accadere. Siate pronti a qualsiasi azione dei nostri malintenzionati. Lo fanno per il loro stesso male. Sembra che non faranno questo e quello, perché li danneggia. Ma lo fanno, i cretini. Oh, scusate.
Se ci rivolgiamo nuovamente alla saggezza popolare, è facile ricordare che il popolo – nel senso più ampio del termine – del mondo era assolutamente sicuro che Putin non avrebbe fatto e sviluppato in una grande impresa ciò che è così dannoso per il Paese, la sua economia e la sua popolazione. Noon avrebbe fatto ciò che ha causato le sanzioni citate. Ma lo ha fatto, lo ha sviluppato e continua a farlo, cretino.
Oh, no, non mi scuso.
L’archivio della rubrica «Russia»
Come probabilmente sapete, il 9 maggio a Mosca si deve svolgere la ormai tradizionale «parata della Vittoria» (vittoria nella Seconda guerra mondiale). Si tratta di un evento che nell’epoca putiniana è diventato – non ultimamente, ma quasi dall’inizio della sua permanenza al potere – una delle componenti della militarizzazione della festa della vittoria e, allo stesso tempo, l’occasione di invitare a Mosca tanti leader politici mondiali per mostrare il grand peso internazionale (reale o immaginario) di Putin stesso. Negli ultimi anni i leader degli Stati normali o non accettano l’invito (per dei motivi che conosciamo benissimo) o non vengono invitati dallo Stato russo (in parte per gli stessi motivi).
Quest’anno, per l’80-mo anniversario della vittoria e la relativa parata, sono stati invitati i leader di ben 29 Stati: non tutti riconosciuti internazionalmente come tali e, soprattutto, non proprio tutti in qualche modo associabili con la vittoria nella Seconda guerra mondiale.
La cosa che ci potrebbe interessare già ora è il destino di alcuni di quei 29 inviti.
L’aereo del presidente serbo Aleksandar Vucic ieri aveva effettuato un atterraggio di emergenza a Baku a causa delle restrizioni di volo imposte negli aeroporti di Mosca in conseguenza agli attacchi dei droni ucraini e della attivazione sistemi di difesa aerea russi (ma dopo qualche ora è riuscito ad arrivare).
L’Estonia ha rifiutato di far entrare l’aereo del primo ministro slovacco Robert Fitzo diretto a Mosca nel proprio spazio aereo (è una situazione tecnicamente risolvibile, ma fastidiosa per Putin e Fitzo).
Il presidente azero Ilham Aliyev non volerà a Mosca: deve partecipare agli eventi interni dedicati a Heydar Aliyev (suo padre ed ex presidente azero), ma in realtà sappiamo che è arrabbiato con la Russia per l’abbattimento dell’aereo civile di Azerbaijan Airlines a dicembre.
Il premier indiano Narendra Modi, come potete immaginare, ha la scusa di avere altro da fare (ma per uno dei leader del BRICS è solo un pretesto, perché lui non partecipa direttamente ai combattimenti).
Chi resta dei personaggi rilevanti? Resta Lula, il quale non sembra proprio un fan della politica internazionale putiniana, quindi evidentemente ci va solo perché spera di sfruttare la situazione corrente dello Stato russo strappare qualche affare vantaggioso. E Xi Jinping, che ci va più o meno per gli stessi motivi… Ma cosa c’entrano entrambi con la vittoria nella Seconda guerra mondiale?
Sicuramente ci saranno ulteriori sviluppi – interessanti – della situazione.
Non so se ve ne siete accorti, ma da ieri conosciamo un nuovo – non so dire il numero seriale perché ho perso il conto – motivo della guerra in Ucraina espresso direttamente da Vladimir Putin.
Infatti, ieri su uno dei canali televisivi statali russi è uscito il film documentario «Russia. Cremlino. Putin. 25 anni»…
Probabilmente avrei dovuto mettere tra virgolette anche la parola documentario, ma non mi va di rendere il testo troppo pesante dal punto di vista visivo: tanto, avete già capito che si tratta di propaganda.
Insomma, in una delle scene di quel film Putin ha affermato che il mancato riconoscimento dell’indipendenza e della sovranità della Russia da parte dell’Occidente ha portato, alla fine, alla «operazione militare speciale» in Ucraina. Dopo il crollo dell’URSS, l’Occidente decise che la Russia si era indebolita e volle dividere la Federazione Russa in altre 4–5 parti.
Chi e quando lo voleva? Putin, ovviamente, non lo dice. Mentre io non riesco proprio a ricordarmi intenzioni o tentativi del genere. Allo stesso tempo, mi ricordo benissimo che lo stesso Occidente aveva tanta paura della divisione dell’URSS in una qualsiasi quantità di parti perché questo poteva comportare – secondo i politici di allora – la divisione dell’arsenale nucleare tra diversi nuovi Stati. Tale divisione era stata evitata grazie alla assegnazione di tutto l’arsenale alla Russia, il che si è rivelato (come vediamo ora) una scelta fatale per la pace.
Ma Putin pensa che tutti si siano dimenticati già tutto, quindi ci racconta il suddetto nuovo motivo della guerra. Boh…
Anche in Russia c’è chi sta preparando le vacanze al mare per l’estate 2025, in una certa misura è normale, quotidiano. Ancora più persone, però, stanno considerando – come al solito, usando il cervello in una maniera alternativa alla normale – le vacanze in Crimea. Ma lo fanno per dei motivi ai quali un non russo potrebbe non pensarci.
Di conseguenza, l’articolo che segnalo questo sabato è dedicato proprio all’argomento dichiarato sopra…
Il Ministero della «Difesa» russo ha dichiarato che le munizioni sono esplose ieri sul territorio di un’unità militare nella regione di Vladimir (in questo caso è il nome di una città ahaha) a causa di un incendio: si sarebbe verificata una violazione dei requisiti di sicurezza nel corso del lavoro con materiali esplosivi.
Ebbene, in questi casi è importante ricordare che le violazioni non sono sempre involontarie. Non sono sempre delle semplici sviste o, per esempio, delle manifestazioni di incompetenza. Anzi, potrebbe essere qualcosa di opposto. Per esempio: l’utilizzo dei droni nella estrema prossimità di una unità militare altrui è una perfetta «violazione dei requisiti di sicurezza nel corso del lavoro con materiali esplosivi». Oppure: l’avere gettato un mozzicone in un posto non consentito. O qualcos’altro del genere. Ma in quanti potranno dire che si tratta di una violazione negativa? Solo i rappresentanti del Ministero della «Difesa» russo.
Formalmente l’evento può essere definito una notizia, ma non è assolutamente una sorpresa: ieri la Corte Suprema russa ha seguito l’invito della Procura Generale russa e ha escluso l’organizzazione dei Talebani dall’elenco delle organizzazioni terroristiche vietate in Russia.
Solo per ricordare una serie di concetti comunemente noti, scrivo che…
… i Talebani hanno vietato la televisione, la musica e gli strumenti musicali, le arti visive, l’alcol, i computer e l’internet, gli scacchi, le scarpe bianche (il bianco è il colore della bandiera talebana), le discussioni sul sesso etc..
… alle donne in Afghanistan è vietato lavorare, essere curate da medici maschi, apparire in luoghi pubblici a viso aperto e senza il marito o un parente maschio.
… i Talebani sono favorevoli a vietare l’istruzione femminile. Il Ministero per la promozione della virtù e per la dissuasione del vizio del governo talebano ha chiuso tutti i locali di parrucchieri e i saloni di bellezza in Afghanistan.
… i Talebani hanno al loro attivo numerosi attacchi terroristici.
Ma anche senza tale elenco avreste capito perché non sono sorpreso per la decisione della Corte Suprema russa.
L’agenzia Bloomberg non è la fonte delle informazioni più credibile di questo mondo (anzi), ma ieri ha pubblicato una cosa particolarmente curiosa: la Russia avrebbe chiesto agli Stati Uniti di permetterle di acquistare aerei Boeing utilizzando i beni statali russi congelati negli USA (in risposta all’inizio della guerra) dopo l’accordo eventualmente raggiunto su un cessate il fuoco in Ucraina.
Trascuriamo per un attimo il fatto che la tregua nei combattimenti in Ucraina non è tra gli obiettivi di Putin. In questo momento è più importante ricordare che Putin sta sfruttando il momento per tentare di strappare qualche indebolimento delle sanzioni da Trump. Mentre Trump ha tanto bisogno di apparire un figo che raggiunge facilmente successo nelle trattative (ricordiamoci che il governo cinese sta valutando l’idea di non acquistare alcunché dalla americana Boeing a causa della «guerra dei dazi», quindi Trump vorrebbe poter dire «ho trovato un nuovo cliente» nonostante il fatto che sia un cliente molto più piccolo e povero).
Supponiamo che l’idea putiniana sugli aerei venga accettata. In tal caso lo Stato russo in un colpo solo riuscirebbe a raggirare due tipi di sanzioni: quelle riguardanti la fornitura degli aerei e quelle riguardanti i fondi congelati. Chissà quanto sarà contenta l’Europa di questo tipo di separate peace e della fortuna mancata dell’Airbus in Cina…
A metà febbraio del 2025, un tribunale polacco ha condannato due russi che nel 2023 avevano affisso per le vie di Varsavia e di Cracovia degli adesivi con l’invito di unirsi alla tristemente nota PMC «Wagner». Non avevo mai letto o sentito parlare di questa storia prima, oppure me ne ero dimenticato molto velocemente. Ma ora so (e informo voi) che ora è possibile leggerla in inglese.
La storia è abbastanza strana e in un certo senso addirittura sorprendente. Lo è perché il modo in cui i personaggi condannati hanno agito può essere stato scelto solo per uno scopo: finire nelle mani della polizia polacca, minimizzando allo stesso tempo l’effetto della pubblicità della «Wagner». Posso provare a pensare a un motivo più o meno logico per il quale un tale obiettivo sia sorto nella mente di qualche dirigente russo (non necessariamente un dirigente statale), ma rimane comunque per un grande mistero il come abbiano trovato degli esecutori tanto scemi da accettare in mettere in pratica una missione del genere…
I rappresentanti del gruppo operativo-tattico ucraino «Luhansk», tramite il giornale Ukrayinska Pravda, comunicano una notizia interessante. Uno dei due cittadini cinesi fatti prigionieri dall’esercito ucraino nella regione di Donetsk ha dichiarato di aver pagato a un intermediario cinese 300.000 rubli (poco più di 3000 euro) per avere la possibilità di unirsi all’esercito russo. Secondo il prigioniero, la motivazione principale era il desiderio di diventare un militare e ottenere la cittadinanza della Federazione Russa.
Supponiamo che il cinese catturato abbia detto la verità. Allora ho subito due domande.
La prima: quanto bisogna essere diversamente intelligente per inventarsi (o scegliere tra tutti quelli possibili) un modo simile per ottenere la cittadinanza di un altro Stato, in più della Russia di oggi?
La seconda domanda: il nome dell’intermediario non era simile a «Tom Sawyer»? Il tipo ha ottenuto 300 mila dal pazzo aspirante cittadino russo, e, molto probabilmente, una certa somma da qualche Regione russa per un soldato a contratto portato alla guerra (i relativi programmi di compravendita di carne da macello in Russia esistono ancora, è possibile incassare anche 100 mila rubli per ogni persona portata).
I geni del commercio dal punto di vista scientifico sono mi interessano non meno degli idioti, quindi spero fortemente che il prigioniero cinese non stia mentendo, e che un giorno conosceremo il famoso intermediario.
Il Presidente ucraino Vladimir Zelensky ha dichiarato che le Forze armate ucraine hanno catturato due cittadini cinesi che combattevano tra le fila dell’esercito russo. Secondo Zelensky, la cattura è avvenuta nel territorio della regione di Donetsk: «Ci sono documenti di questi prigionieri, carte bancarie, dati personali». Sempre secondo Zelensky, Kiev è a conoscenza del fatto che anche altri cittadini cinesi combattono in altre unità dell’esercito russo; queste informazioni sono in corso di verifica.
Per Zelensky, il coinvolgimento dei militari cinesi nella guerra da parte della Russia «direttamente o indirettamente» dimostra che Putin «ha intenzione di fare tutto tranne che porre fine alla guerra». Mentre per me è una logica un po’ strana: sospetto, invece, che la forza umana è per ora la risorsa più disponibile dell’esercito russo e, dunque, la partecipazione dei militari cinesi (che sicuramente costerebbero molto più di quelli nordcoreani) non avviene per l’iniziativa putiniana. Per pura logica i militari cinesi potrebbero essere presenti sul fronte da diverso tempo e con l’obiettivo di aggiornare le proprie conoscenze sulla conduzione delle guerre moderne. Perché la Cina (in realtà un po’ come la Corea) potrebbe pianificare delle proprie guerre in futuro, ma non ha molte occasioni per «allenare» almeno una parte dei propri ufficiali e militari già oggi.
Boh, vedremo.