L’archivio della rubrica «Nel mondo»

Un anno di Johnson

Con una certa sorpresa ho scoperto che oggi decorre [già] un anno da quando Boris Johnson ha assunto la carica del premier. E devo constatare che egli avrebbe potuto anche lasciare la carica mesi fa e rimanere comunque nella storia. Perché ha dimostrato una qualità rarissima per la politica occidentale di oggi: concretizzare le mosse (non entriamo in merito della loro qualità e utilità) rinviate all’infinito da tutti i predecessori e colleghi.
Non è vecchio, quindi spero – per il bene dell’UK e dell’Europa – che in futuro venga richiamato per realizzare qualche progetto decisamente più allegro del Brexit.


Una strana tendenza olimpica

Oggi avrebbero dovuto iniziare le Olimpiadi di Tokyo ma, per motivi ben noti [censured], sono stati posticipati di un anno. Nonostante il fatto che il mio interesse verso lo sport professionale tende allo zero, non posso non constatare che esiste una stranissima tendenza:
Nel 1940 le Olimpiadi di Tokyo furono annullate a causa della Seconda guerra mondiale.
Nel 1964 le Olimpiadi di Tokyo furono spostate per tre mesi a causa della siccità.
Nel 2020, infine, le Olimpiadi di Tokyo sono state spostate di un anno per il coronavirus.
Cosa possiamo imparare da questa tendenza? Possiamo imparare che la prossima volta che Tokyo si candida a ospitare le Olimpiadi, noi dobbiamo prepararci al peggio. Soprattutto se ipotizziamo che gli annullamenti e gli spostamenti dovessero alternarsi ahahaha


Poteva andare peggio

Sicuramente lo avete già letto: è stato raggiunto l’accordo sul Recovery Fund. All’Italia, in particolare, vanno 81,4 miliardi di aiuti «gratuiti» e 217,4 di prestiti. Ma il punto che a noi interessa di più è il momento nel quale dovrebbe iniziare la restituzione del debito: a partire dal 2027.
A questo punto non tutti potrebbero rendersi conto di un aspetto in un certo senso paradossale: alle persone comuni conveniva un debito più grande possibile. Perché? È semplice, cercate di seguire la logica.
I debiti vanno restituiti e per farlo bisogna in qualche modo guadagnare dei soldi.
I Capi di Stato e di Governo che raggiungono gli accordi sui debiti non producono e non guadagnano, quindi pagano i debiti concordati con i soldi dei cittadini (nel linguaggio popolare si chiamano tasse).
Per pagare le tasse il comune cittadino deve lavorare.
Per pagare con le proprie tasse un debito pubblico alto il cittadino comune deve lavorare tanto.
Per lavorare tanto… tutti devono avere la possibilità di lavorare tanto (ma in realtà anche di spendere tanto per fare lavorare gli altri).
Di conseguenza, tenendo in mente il momento della restituzione, ci accorgiamo che ogni miliardo di debito in più verso l’UE riduce ulteriormente il rischio di un nuovo lockdown del cazzo*.
A questo punto potrei anche dire, in merito all’accordo raggiunto, che poteva andare peggio. Ma l’espressione significa che il prestito (= debito) poteva essere ancora più basso.

* Uno Stato del Nord Europa è stato molto criticato dalla gente isterica per non avere introdotto il lockdown. Tantissime persone hanno sottolineato il numero dei contagiati e dei deceduti più alto rispetto agli Stati vicini. Tutti i critici hanno preferito dimenticare che quello Stato – rispetto ai vicini – ha il numero più alto delle case di cura (luoghi di alta concentrazione delle persone altamente a rischio) e dei ghetto per gli immigrati (dove è difficile imporre qualsiasi regola, compreso l’eventuale lockdown). Sempre gli stessi critici isterici si dimenticano di riconoscere che in quello Stato, alla fine, non è alcunché di più grave rispetto alla media mondiale, anzi. E che ora i numeri sono migliori a molti altri Stati europei.


Non era uno scherzo puro

Quindi il rapper Kanye West sta realmente tentando – anche se quasi in un totale ritardo – di candidarsi alle elezioni presidenziali statunitensi.
Non so se si tratti solo di una forma di auto-pubblicità o di un improvviso risveglio della passione per le problematiche sociali del Paese (in realtà una delle due opzioni mi sembra decisamente più probabile dell’altra). Ma anche le persone abituate a prendere sul serio ogni promessa o dichiarazione fatta da qualche parte del mondo non dovrebbero preoccuparsi.
Infatti, negli ultimi anni abbiamo visto vincere le varie elezioni politiche e amministrative da personaggi più assurdi. Allo stesso tempo, dobbiamo constatare che il mondo in generale e gli USA in particolare sono sopravvissuti a Donald Trump. Quindi sopravviveranno per forza anche ai vari Kanye West. Se la loro vittoria dovesse essere proprio inevitabile, vediamola come una leggera malattia: i postumi prima o poi si superano.


Una notizia positiva

Come avrete già letto, il Tribunale UE ha annullato la decisione della Commessione europea del 2016 in base alla quale la Apple avrebbe dovuto pagare ulteriori 13 miliardi di euro di tasse in Irlanda. Secondo la Commissione, il regime fiscale agevolato irlandese avrebbe messo la Apple in una situazione di vantaggio ingiustificato rispetto agli altri attori del mercato. L’Irlanda, da parte sua, continuava a difendere la propria politica fiscale che le permette da anni di essere una meta europea preferita delle aziende-produttrici di alte tecnologie.
Cosa possiamo constatare grazie a questa notizia? Possiamo constatare che il peggio del populismo politico mondiale sarà sconfitto nei tribunali: anche se i giudici non potrebbero (e forse non dovrebbero) dichiarare di avere una missione del genere. Ma il dato di fatto rimane. Ci ricordiamo ancora bene come gli USA erano stati salvati dai numerosi decreti «strani» di Donald Trump nei primi mesi della sua presidenza. Ora, invece, vediamo come l’Europa può essere salvata dal socialismo parassitario caro a certi membri della Commissione. Se uno Stato facente parte dell’UE vuole esercitare la propria sovranità attraverso la creazione delle condizioni per lo sviluppo (e non limitarsi a tosare le pecore che non sono ancora scappate all’estero), deve avere il diritto di farlo. Deve avere la possibilità di difendere questo diritto. Altrimenti, prima o poi, vedremo concretizzarsi delle analogie del Brexit.


Alcune perdite per l’umanità

Sicuramente lo avete già letto. Dopo anni di tentativi, il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan è riuscito a ufficializzare la trasformazione della chiesa Santa Sofia di Istanbul in una moschea. È abbastanza evidente che sia un importante — pur essendo solo uno dei tanti — passo politico sulla strada verso l’abbattimento dello Stato laico. Ma anche un tentativo di accrescere la cerchia dei propri sostenitori tra la popolazione conservatrice…
In realtà, scrivere di queste cose evidenti non era il mio obiettivo principale. Dovrebbero preoccuparsene soprattutto i cittadini turchi.
Il mio obbiettivo principale era quello di constatare il rischio di una grave perdita culturale per l’umanità intera. Santa Sofia conserverà anche lo status di museo? Potrà essere visitata dai turisti? Saranno conservati i mosaici, gli affreschi e tutte le altre opere artistiche originali? Si potrà continuare a fare i restauri e le ricerche archeologiche? Queste sono solo alcune delle tante domande che sono sorte in questi giorni.
Considerate le particolarità del periodo storico che stiamo vivendo, non posso invitarvi a tentare di vedere quella chiesa quanto prima. Però posso proporvi di vedere online quale ricchezza culturale stiamo rischiando di perdere. Le fonti possibili sono tante. Io ne consiglio una interessante ma non largamente nota: la vastissima galleria fotografica Aya Sofya Photo Gallery di Dick Osseman.


Il tempo per viaggiare

Negli anni precedenti al Covid-19 ho sempre sostenuto che il periodo dell’anno ottimale per vedere le città sia quello di ottobre-novembre. Infatti, nelle condizioni di normalità sono i mesi con meno turisti in giro: i centri storici non sono affollati, i musei non hanno le file chilometriche all’ingresso, i biglietti aerei (spesso anche dei treni) e gli alberghi costano meno, i ristoratori non vi vedono come un ennesimo motore della Ford sulla catena di montaggio etc etc.
Quest’anno, invece, abbiamo la «fortuna» singolare (spero tanto che lo sia!) di poter pianificare il turismo interno nelle condizioni della concorrenza minima da parte dei turisti stranieri e, in una certa misura, anche quelli connazionali. Di conseguenza, ai viaggiatori del 2020 sono garantite la libertà spaziale e una buona accoglienza. Chi ha le possibilità economiche e temporali, farebbe bene ad approfittarsi della situazione creatasi. L’Italia è piena di cose interessanti da vedere. Non è nemmeno necessario andare lontano o in una località grande e famosa.
Pensateci.


Il gioco razzista

Nei primi giorni era solo una delle numerosissime barzellette sull’argomento di popolarità mediatica. Una barzelletta che metteva in evidenza – come lo dovrebbe fare una barzelletta ben fatta – uno degli aspetti ridicoli della situazione creatasi.
Ma poi, Deus aper, la normalità si è capovolta ed è stata la barzelletta a trasformarsi nella realtà. L’ABC Radio Sydney (una emittente statale finanziata con le tasse dei cittadini) ha dichiarato che gli scacchi sarebbero un gioco razzista perché i bianchi fanno la prima mossa: questa sarebbe una manifestazione della disparita razziale e una allegoria della violenza. Diversi scacchisti si sono già espressi sull’argomento, ma la prima comunicazione nel senso cronologico è dell’australiano John Adams:


Sapendo ormai bene che non c’è alcun limite alla stupidità umana, posso ipotizzare i futuri sviluppi di questa «curiosa» storia.
Prima di tutto, prima o poi qualcuno si accorgerà che gli scacchi sono un gioco sessista: il re è la più importante tra le figure.
In secondo luogo, gli scacchi verranno vietati; tutti noi saremo obbligati a giocare a Go dove per regolamento iniziano i neri.
E poi seguirà la caccia al pianoforte, dove i tasti bianchi sono più numerosi e più grandi. Di conseguenza, il pianoforte sarà definito uno strumento razzista.
I linguisti mondiali, prima o poi, si accorgeranno che gli italiani parlano una lingua razzista: usano l’espressione «bianco e nero» al posto della politicamente corretta «black and white».
E poi… So benissimo di avere la fantasia limitata dalla impostazione «razzista» della mente, quindi non riesco a ipotizzare altre situazioni simili. Ma, come ho già scritto sopra, non c’è alcun limite…
P.S.: ho sempre pensato che la prima manifestazione del razzismo (e di molte fobie) è la visione di sé stesso come di una creatura diversa dalle altre. Non importa se si tratti di un sentimento di superiorità o inferiorità: in questo contesto entrambi producono gli stessi effetti negativi.


La proprietà inutile

Su molte carte – non solo quelle bancarie – è presente la scritta del tipo «La carta è di proprietà di NomeAzienda e deve essere restituita su richiesta».

Ecco, mi sembra che le origini di questa frase totalmente inutile si trovino nei tempi antecedenti la nascita dell’internet. Posso immaginare una infinità di motivi per i quali può essere sospeso o annullato il servizio legato a una determinata carta. Altrettanto alta è la quantità di modi in cui la sospensione (o l’annullamento) può essere comunicata al possessore della carta e/o a tutte le aziende con le quali egli interagisce.
Ma a quale erogatore di servizio può realmente servire un vecchio pezzo di plastica? Come può servire? È un grandissimo mistero. Oppure è solo un anacronismo del quale in tanti si sono dimenticati di liberarsi.
In ogni caso, possiamo fare quello che vogliamo delle carte dateci dalle aziende varie.


Make arena empty again

Più o meno tutti hanno letto o sentito del primo raduno elettorale di Trump nel dopo la quarantena. In seguito a uno scherzo organizzato su TikTok, centinaia di migliaia di teenager si sono registrati come ospiti all’evento senza però avere l’intenzione di andarci. L’incontro di Trump si è quindi svolto in una arena semivuota, mentre gli organizzatori si sono accorti del motivo di tale disguido solo post factum.
Tutta questa storia dovrebbe insegnare – se qualcuno non lo avesse ancora capito – che le nuove reali forze politiche del mondo contemporaneo non sono gli eventuali nuovi partiti, i leader ancora sconosciuti, gli elettori «indecisi» o, in generale, le persone che hanno il diritto di eleggere e/o essere eletti. Nel mondo contemporaneo molto spesso sono le persone che non hanno nemmeno l’idea esplicitamente formulata di volere occuparsi di politica. Nel mondo contemporaneo sono le persone che mentalmente si trovano già in una realtà nuova. In una realtà dove qualsiasi politico di stampo tradizionale può essere mandato affanculo declassato con un semplice click.
Chi saprà convivere fortunatamente con questa nuova realtà, diventerà un politico moderno di successo.
Dubito fortemente che lo possano fare le persone dell’età di Trump.

P.S.: la brutta notizia per gli aspiranti scienziati-politologi consiste nel fatto che sui vostri libri di testo queste cose non sono scritte. Spero, almeno, che non vi facciano ancora studiare sui libri scritti negli anni ’80 del XX secolo (a meno che non si tratti dei corsi di storia).