L’archivio della rubrica «Nel mondo»

Una bella ricostruzione

Molto probabilmente alcuni dei miei lettori si ricordano la colossale esplosione in un deposito portuale di Beirut che il 4 di agosto aveva quasi distrutto una notevole parte della città. Erano morte 190 persone, più di trecento mila persone avevano perso le proprie abitazioni. I danni economici si stimano tra tre e cinque miliardi di dollari, in seguito alla tragedia il Governo si era dimesso. Ma non è proprio di tutto questo che volevo scrivere oggi.
Il momento della esplosione è finito su numerosi video ripresi in vari punti della città. Quindi l’agenzia investigativa britannica Forensic Architecture ha utilizzato quei materiali per elaborare una ricostruzione della esplosione e dei crolli:

Forensic Architecture è una struttura della Università di Londra, si specializza nella creazione di modelli architettonici e multimediali che poi vengono utilizzati dai gruppi di investigazioni internazionali e relatori speciali delle Nazioni Unite.


La sicurezza del voto

È arrivato il momento di un’altra lettura relativamente attuale: un bel articolo sulla sicurezza del voto per corrispondenza negli USA.
Quel testo, probabilmente, potrebbe avere una certa importanza anche per alcune elezioni future.


Due notizie

A volte nei posti distanti del nostro strano mondo capitano degli eventi che sembrano fatti per completarsi a vicenda.
La notizia numero uno: il 12 novembre il ministro della salute belga Frank Vandenbroucke ha scritto una lettera a Père NoëlSinterklaas, autorizzandoli (nonostante rientrino nel gruppo di rischio a causa dell’età avanzata) a evadere l’isolamento anti-covid per portare i regali ai bambini.

La notizia numero due: la sera del 18 novembre sulla Piazza Rossa, a Mosca, la polizia ha fermato un Babbo Gelo (Ded Moroz, il personaggio che porta i regali per il Capodanno invece che per il Natale) che manifestava contro l’annullamento dei tradizionali festeggiamenti del Capodanno per i bambini.

Dopo alcune ore il Ded Moroz è stato rilasciato. Ma la sanzione amministrativa gli è comunque stata inflitta.


Forse sopravvive

L’americano Qualcomm, il più grande produttore dei processori per i dispositivi mobili, ha ottenuto l’autorizzazione del governo statunitense per fornire i chip 4G alla Huawei. Tale notizia va letta nel contesto di altre due, più datate: 1) il divieto per le aziende americane, vigente dal maggio 2019, di fornire le tecnologie ai produttori cinesi; 2) la conseguente decisione dei produttori di elettronica cinesi di utilizzare i processori della Samsung.
In sostanza, almeno ora l’amministrazione del presidente uscente ha capito che nel mondo globalizzato una guerra economica contro un altro Stato può facilmente trasformarsi in un suicidio economico. Così, per esempio, la «punizione» della Cina poteva comportare la fine di una grande azienda americana (la Qualcomm, appunto). Ma Trump, probabilmente, non può ammetterlo. Come non può nemmeno ammettere di avere permesso di evadere un proprio divieto.
Non so se e come la guerra economica con la Cina continuerà anche dopo l’insediamento del prossimo presidente. Ma sono sicuro al 99% che seguiranno altre autorizzazioni speciali per le aziende americane. Almeno dal punto di vista tattico sarà una scelta giusta. Allo stesso tempo dubito che qualsiasi presidente futuro sia capace a prendere le decisioni strategiche finalizzate alla creazione di un sistema produttivo nazionale che possa fare la concorrenza a quello cinese. (E nell’Unione Europea non si può nemmeno sognarlo.)


Non c’è il limite all’assurdo

Una storia che è stata assurda per tutta la sua durata, non poteva non finire in un modo assurdo. Nel bel mezzo della pandemia e la conseguente grave crisi del trasporto aereo delle persone, a Berlino hanno finalmente aperto l’aeroporto Berlino-Brandeburgo (il vecchio Berlino-Tegel ha chiuso l’8 di novembre). Nonostante la famosa efficienza tedesca, l’apertura è avvenuta con nove anni di ritardo e dopo il superamento del budget per ben quattro miliardi di euro. È avvenuta nel momento più «azzeccato». Olé!
A questo punto vi consiglierei due articoli belli sull’argomento. Il primo è una bella cronaca degli eventi pubblicata su The Guardian.
Il secondo articolo, invece, racconta abbastanza bene l’episodio del 2013: per alcune settimane nessuno era riuscito a spegnere la luce nei terminal del futuro aeroporto.

Seriamente parlando (beh, quasi), aggiungo: mi rallegra solo il fatto che se e quando ci andremo, l’aeroporto sarà ancora praticamente come nuovo!


Il paradosso elettorale

Cosa è comparso prima: l’uovo o la gallina?
Cosa si forma prima: l’opinione pubblica o il giudizio dei mass media importanti?
La reazione alle elezioni presidenziali statunitensi di quest’anno possono essere commentate anche con almeno una di queste due domande. Infatti, in questi giorni possiamo vedere che Donald Trump ha  rotto i coglioni  stufato talmente tanto alla gente in giro per il mondo che tutti si sono messi a festeggiare la vittoria di Joe Biden ancor prima che quest’ultimo venisse eletto.
Non voglio apparire uno che ci spera ancora: Trump mi è più antipatico di Biden. Però ricordo che dobbiamo essere onesti: prendere la maggioranza dei voti popolari tecnicamente non significa vincere le elezioni presidenziali americane. Non lo è neanche essere proclamato vincitore dai mass media. Nemmeno quando è stata teoricamente «raccolta» la maggioranza dei grandi elettori. Per esempio, perché i grandi elettori che votano per un candidato diverso da quello per il quale hanno ricevuto il mandato di votare (quindi i cosiddetti faithless electors) capitano a quasi tutte le elezioni. Solitamente questi «elettori infedeli» sono pochi e non influiscono quindi sul risultato finale, ma capitano.
Non so se e quanti faithless electors si manifesteranno questa volta. Ma se Donald Trump avesse raccolto la maggioranza dei voti popolari, proprio grazie a quei «infedeli» avremmo avuto l’occasione di vedere la sua reale popolarità all’interno del partito. Invece ora non saprei; bisogna osservare bene.

Comunque, per prendere meno voti di un candidato anziano (in tutti i sensi) e noioso che di fatto non ha condotto una campagna elettorale bisognava impegnarsi veramente tanto.


Studiare le elezioni americane

Come avete probabilmente già letto negli ultimi giorni, Donald Trump si sta lamentando di molti aspetti tecnici delle elezioni presidenziali 2020. Sicuramente non smetterà di farlo per un certo tempo ancora.
Noi, invece, da osservatori estranei possiamo non limitarci al contemplare il suo attaccamento al potere e studiare un po’ meglio anche la storia delle elezioni statunitensi. Per esempio, potremmo iniziare dallo studio di questo database delle frodi elettorali americane dal 1979 ad oggi. Sì, i casi esistono, ma sono pochissimi e, soprattutto, hanno tutti avuto delle loro conseguenze legali.


Qualcosa di positivo

Nei giorni delle notizie riguardanti quasi esclusivamente tre argomenti, tutti un po’ deprimenti (Covid, Trump e terrorismo), è bello leggere che almeno da qualche parte del mondo l’ignoranza ha iniziato a retrocedere. In seguito alle proteste popolari, il Governo polacco ha rimandato l’entrata in vigore delle nuove limitazioni in materia degli aborti.
La grande fonte dell’ottimismo sta nel fatto che le religioni si comportano, nel lungo periodo, come i virus: si adattano alle condizioni nelle quali devono vivere. Finché è troppo forte, muore assieme ai propri portatori. Per sopravvivere deve indebolirsi e quindi mutare fino a diventare una male quotidiano poco significante. E a quel punto si sradica completamente con una certa facilità.
Però… in questo periodo potrei mettermi a pubblicare i testi motivazionali. Ci penserò.


Lo show elettorale

Qualcuno non sa ancora che negli USA è iniziato il giorno ufficiale delle elezioni presidenziali? Chi non lo sa non usa l’internet, quindi andiamo avanti.
Qualcuno ritiene scontata – in base ai dati sulle probabilità pubblicati negli ultimi mesi – la vittoria di Joe «sleepy» Biden? Chi lo pensa, probabilmente non si ricorda che la volta scorsa la probabilità di vittoria di Hillary Clinton era attorno al 70%. Pure io ritenevo ovvia la sua vittoria, ma ora non voglio più ripetere l’errore ahahaha
Qualcuno ritiene che le elezioni di oggi siano solo un fatto interno americano? Farebbe bene a ricordarsi che gli USA sono – indipendentemente da quanto possa piacere questo fatto – la principale potenza mondiale (in tutti i sensi). Quindi conviene essere informati su quale dei due vecchietti (così diversi tra loro) avrà la carica presidenziale e il controllo del Congresso.
Qualcuno sente comunque la necessità di commentare queste elezioni prima della pubblicazione dei risultati definitivi? Io, a questo punto, dovrei ricordare che in alcuni Stati la pubblicazione dei risultati ufficiale avverrà non prima del 28 novembre. E, la cosa più importante, in ogni Stato il nome del vincitore potrebbe cambiare anche più volte nel corso dei prossimi giorni o settimane. Infatti, i cittadini statunitensi possono scegliere tra quattro modi di votare – anticipatamente, via posta, il giorno ufficiale delle elezioni e il cosiddetto voto preventivo (messo da parte e conteggiato solo se lo stesso cittadino non ha poi votato in alcun altro modo) – e in ciascun Stato c’è il proprio ordine per lo scrutinio dei diversi tipi di voto. A questo punto dobbiamo ricordare che gli elettori di Biden vengono ritenuti più portati al voto via posta, mentre quelli di Trump più portati al voto «in presenza» il 3 novembre. Di conseguenza, ognuno dei due schieramenti potrebbe avere una iniziale illusione di vincere largamente e poi vedere ridursi il vantaggio (o, addirittura, scoprire di avere perso).
Secondo me sarà interessantissimo osservare la reazione popolare a questa «altalena» dei voti conteggiati. Soprattutto se consideriamo che tale reazione sarà quasi sicuramente incoraggiata dai candidati principali. Anzi, uno dei due mi sembra molto più propenso a spacciare i risultati intermedi a lui favorevoli per quelli «reali ma rubati».
Saranno le elezioni molto interessanti. E i commercianti americani, logicamente, preferiscono osservarle dai loro negozi blindati per l’occasione.

Ah, per questa volta io non ho un candidato preferito.


Come cambia la moda

In questi giorni si osserva anche un’altra crescita – in questo caso decisamente più positiva e ancora meno spiegabile – della quale nessuno racconterà perché la moda è passata due o tre anni fa. Ebbene, negli ultimi giorni il valore del bitcoin ha registrato un nuovo balzo in alto: quasi due mila dollari in più.

Coloro che si dedicano allo studio della questione «chi sta economicamente bene nel 2020?» dovrebbero dunque tornare a osservare anche questa alternativa alla economia reale. Almeno perché potrebbe essere considerata una delle forme di digitalizzazione della vita.
E i pochi detentori del bitcoin potrebbero valutare l’opportunità di vendere.