L’archivio della rubrica «Nel mondo»

Le proteste in Kazakistan

In molti hanno già letto o sentito che in Kazakistan le proteste economiche si sono presto trasformate in quelle politiche. E, soprattutto, sono diventate abbastanza pesanti.
Di conseguenza, direi che in questo momento sono due gli aspetti da capire su quanto sta succedendo.
Inizierei dall’aspetto economico. Per tantissimi anni, praticamente dal momento della caduta dell’URSS, il Governo kazako conteneva i prezzi del gas in un modo puramente amministrativo: lo vendeva alla popolazione a un prezzo basso, sensibilmente più basso di quello di mercato. Nel 2021, però, si è reso conto di non poter più sostenere questa spesa e ha deciso di vendere il gas – a partire dal 1 gennaio 2022 – sul mercato. Di conseguenza, il prezzo del gas è volato verso l’alto sulle borse. La popolazione kazaka, da parte sua, si è sentita duramente colpita anche perché molte persone avevano trasformato le proprie auto in modo da alimentarle a gas. Inoltre, naturalmente, l’aumento dei costi di trasporto delle persone e delle merci incide sul portafogli anche di quelle persone che non hanno alcun mezzo motorizzato proprio.
In cosa consiste l’errore più grande del Governo? Probabilmente nel fatto di avere liberalizzato i prezzi «di colpo». Perché quel colpo unico è stato troppo sensibile.

E poi c’è da capire l’aspetto politico. Non posso prevedere quanto dureranno le proteste popolari e a quali risultati porteranno. Però posso osservare già ora che i successori politicamente fidati di Nursultan Nazarbaev (che ha governato il Kazakistan in prima persona dal 1990 al 2019) si sono approfittati della situazione creatasi per destituire la guida storica da quei pochi incarichi formali che Nazarbaev si era tenuto dopo avere lasciato – per motivi di età e salute – quelli principali. I cittadini kazaki ragionevolmente non fanno molta distinzione politica tra Nazarbaev e il presidente attuale Toqaev e, evidentemente, non vorrebbero limitarsi a far cadere solo la statua del primo. Però c’è uno grosso Stato vicino (si trova al nord rispetto al Kazakistan), dove al governo si trova una persona attualmente molto preoccupata. Preoccupata perché vede cosa succede quando il potere viene lasciato alle persone incapaci di controllare costantemente la situazione politica nel Paese: i problemi iniziano arrivare non solo dal popolo, ma anche dal fronte dei colleghi politici. In sostanza, Kazakistan sta dando un «brutto» esempio, quell’esempio andrebbe in qualche modo eliminato prima che diventi ancora più «brutto».
Di conseguenza, si smetta di preoccuparsi per la sorte della Ucraina: all’est sta nascendo un’altra situazione critica.
Io, nel frattempo, faccio i miei complimenti ai protestanti kazaki: hanno già dimostrato di fare parte di una società viva e politicamente attiva.


La prima buona notizia

Potrebbe anche non essere la prima, ma sicuramente è una delle prime buone notizie del 2022.
Probabilmente vi ricordate di Spencer Elden – ora trentenne – che all’età di quattro mesi era stato fotografato per la copertina dell’album «Nevermind» (uscito nel 1991) dei Nirvana. Nel corso della propria vita Elden ha realizzato più volte delle repliche dello scatto in piscina (rimanendone sempre il protagonista) negli anniversari dell’album, si è fatto tatuare il nome dell’album sul petto e ha firmato delle copertine di Nevermind per venderle su eBay. Nell’agosto del 2021, poi, ha deciso di non contenere più la propria avidità e ha citato in giudizio gli ex membri dei Nirvana, gli autori della copertina dell’album e alcune case discografiche, chiedendo 150.000 dollari a ognuno di loro. Il motivo formale: la distribuzione dei materiali privati di carattere sessuale e la sollecitazione alla attività sessuale commerciale del minore.
Ebbene, le pretese di Spencer Elden sono sembrate infondate non solo ai legali delle parti citate. Il giudice – che per una serie di motivi non può mandare affanculo nemmeno un idiota come Elden – ha fatto l’unica cosa che poteva fare: ha respinto la sua richiesta, ma gli ha concesso tempo fino al 13 gennaio per ripresentarla, tenendo conto della posizione dei convenuti (riassunta nel capoverso precedente). Ma bisogna tenere conto anche del fatto che i termini di prescrizione per le richieste avanzate da Elden sono scaduti nel 2011.
Quindi è ormai quasi certo che almeno in questa occasione la ragione abbia vinto.

Anche se nello strano mondo contemporaneo sono sempre possibili delle svolte molto strane…


La doppia fuga

A novembre del 2020 un nordcoreano ha rischiato seriamente la vita attraversando illegalmente il confine terrestre per scappare in Sud Corea.
La sera dell’1 gennaio del 2022 ha rischiato nuovamente la vita per rifare la stessa strada nella direzione opposta (ma questa volta, se non dovesse essere una spia nordcoreana rientrata a casa, rischia di fare una brutta fine in qualsiasi momento).
Cosa possiamo apprendere da questa notizia stranissima, direi singolare? Ben due cose.
Prima di tutto, possiamo constatare che nessuno ha più il diritto di sostenere di praticare uno sport estremo.
E poi possiamo chiederci: perché non si scrivono dei libri e non si girano dei film d’avventura sui nordcoreani che scappano in Sud Corea? Potrebbero diventare delle opere eroiche cariche di tensione, dei blockbuster veri… Oppure sono io che mi sono perso qualcosa? In ogni caso, il tipo misterioso che ha deciso volontariamente di fare il ritorno nello Stato di concentramento merita di diventare il protagonista di tante opere culturali. Purtroppo, a me manca un po’ la fantasia per dare una spiegazione realmente originale del suo gesto.


La differenza tra le date natalizie

Riprendendo, in un certo modo, l’argomento del Babbo Natale, potrei finalmente scrivere di quel fenomeno che ormai da diversi anni commento nelle conversazioni tematiche con gli amici e conoscenti italiani. Si tratta delle date diverse del Natale cattolico e quello ortodosso.
Più o meno tutti sanno che il Natale ortodosso si festeggia il 7 di gennaio perché la Chiesa ortodossa segue [ancora] il calendario giuliano. Non tutti però sanno che per la Chiesa ortodossa la data della suddetta festività è fissa: infatti, nel corso dei secoli si è progressivamente spostata dal 23 dicembre al 7 gennaio dell’anno solare successivo. E, soprattutto, il processo dello spostamento della data non si dovrebbe fermare fino al momento della scomparsa del nostro sistema solare. Così, per esempio, a partire dal 2101 il Natale ortodosso si festeggerà l’8 di gennaio.
Il fenomeno dello spostamento della data è dovuto al fatto che il calendario giuliano — che è elevato al rango di un dogma e non può essere cambiato — considererà, a differenza del calendario gregoriano (quello seguito dalla Chiesa cattolica), l’anno 2100 come bisestile perché il suo numero si divide per 4. Secondo il calendario gregoriano, invece, l’anno 2100 non è bisestile perché il suo numero non si divide perfettamente per 400. Di conseguenza, nel calendario giuliano (quello ortodosso) compare un giorno «di troppo»: il 29 febbraio 2100 (che non può essere buttato via per una serie di motivi, la commemorazione di alcuni santi compresa). Questo comporta lo spostamento della data del primo Natale seguente al 29/II 2100 dal 7 all’8 di gennaio 2101. Sempre dalla data del 29 febbraio 2100 la differenza tra i calendari delle due Chiese sarà di 14 giorni e non più di 13.
Naturalmente, non è la prima volta che una cosa del genere si verifica in oltre due mila anni di storia. Quindi vi propongo una tabella che mostra come è cambiata la differenza in giorni tra il calendario giuliano e quello gregoriano. In sostanza, questa tabella mostra, secolo per secolo, quanti giorni vanno aggiunti al 25 dicembre per stabilire la data del Natale ortodosso in vigore per il secolo scelto.

Il secolo I periodi (in anni) del calendario giuliano La differenza in giorni Il secolo I periodi (in anni) del calendario giuliano La differenza in giorni
dal 1/III al 29/II dal 1/III al 29/II
I 1 100 –2 XII 1100 1200 7
II 100 200 –1 XIII 1200 1300 7
III 200 300 0 XIV 1300 1400 8
IV 300 400 1 XV 1400 1500 9
V 400 500 1 XVI 1500 1600 10
VI 500 600 2 XVII 1600 1700 10
VII 600 700 3 XVIII 1700 1800 11
VIII 700 800 4 XIX 1800 1900 12
IX 800 900 4 XX 1900 2000 13
X 900 1000 5 XXI 2000 2100 13
XI 1000 1100 6 XXII 2100 2200 14

Ovviamente, il cambiamento della differenza tra i due calendari comporterà — come ha comportato anche nel passato — lo spostamento anche di tutte le altre festività ortodosse.
La differenza tra i due calendari appare spesso una cosa bizzarra, scomoda, poco sensata etc. Entrambi i calendari, però, sono accumunati da un medesimo problema di logica: se nell’Occidente gli anni si contano dalla nascita di Gesù, perché la data della sua nascita è sempre diversa dalla data dell’inizio dell’anno? Perché secondo il calendario gregoriano l’anno inizia sei giorni più tardi e secondo quello giuliano sette (per ora) giorni prima?
Certo, nemmeno i teologi sono d’accordo tra loro sulla data precisa della nascita di Gesù: sanno solo che sarebbe nato verso la metà dell’inverno. Ma tale incertezza sarebbe un bel motivo aggiuntivo per abbandonare entrambi i calendari (gregoriano e giuliano) e passare a un calendario comune, nel quale la data del Natale sarà fissata per il 31 dicembre. Sarebbe una grande vittoria della logica.
Ma, purtroppo, l’eventualità di un largo consenso tra i rappresentanti dei gruppi concorrenti è un sogno tanto idillico quanto l’attesa delle azioni logiche intraprese da una qualsiasi Chiesa.


Una brutta mancanza di comprensione

Secondo la Reuters le autorità statunitensi starebbero considerando ulteriori misure restrittive nei confronti della Russia per l’eventualità di una invasione russa della Ucraina. In particolare, si penserebbe anche alle misure di «emergenza» per limitare le esportazioni verso la Russia. Tali misure includono un divieto sull’export di telefoni, componenti chiave per la produzione degli aerei e delle automobili, ma anche di materiali «per molte altre industrie».
Cosa possiamo apprendere da questa notizia? Per l’ennesima volta possiamo apprendere che l’amministrazione di Joe Biden non ha capito più o meno niente di Vladimir Putin. Infatti, Putin – come lo conosciamo oggi – continua a non voler assumere alcuna responsabilità per le scelte difficili. Non ammette la responsabilità per gli atti terroristici compiuti all’estero (avvelenamenti e altri omicidi), per gli abbattimenti degli aerei (sicuramente vi ricordate del volo MH17) e per l’invasione dei territori altrui (l’intervento dell’esercito russo in Crimea non è stato riconosciuto). Di conseguenza, non abbiamo dei motivi per pensare che improvvisamente cambi e decida di sanzionare, da Comandante supremo delle forze armate, l’inizio di una guerra con un qualsiasi Stato di questo pianeta.
La concentrazione delle forze militari russe continua a essere solo uno strumento della «diplomazia» contemporanea russa: serve per dire «trattatemi bene che sono un pazzo armato».
Di conseguenza, mi dispiace tanto che negli USA vangano sprecati il tempo e le forze…
P.S.: per qualche motivo nelle ultime settimane tutti continuano a dire e scrivere, con una intensità maggiore di prima, che le forze armate russe siano aumentate vicino al confine con l’Ucraina. Ma in realtà l’aumento che intendono si è verificato a Elnja, vicino al confine con la Bielorussia.

Boh, sarà perché per la maggioranza dei giornalisti si tratta delle terre ugualmente lontane e sconosciute.


Il lockdown olandese

Abbiamo letto tutti che nei Paesi Bassi è stato deciso di introdurre un nuovo lockdown (fino al 14 gennaio) a causa della comparsa della variante Omicron del Covid-19 (la meno pericolosa tra quelle che conosciamo). Ma ci sarà una spiegazione razionale a tale scelta?
Dalla classifica non sembrerebbe…

Allora vediamo la tendenza a livello nazionale… Ah, sta scendendo da oltre due settimane (dopo avere iniziato a superare il picco di luglio all’inizio di novembre):

OK, ora possiamo capire tutti che almeno uno dei governi europei non è ancora guarito dopo avere preso il virus del panico. Spero che non diventi di nuovo una pandemia…


La persona dell’anno 2021

La redazione della rivista «Time» ha scelto la persona dell’anno 2021: Elon Musk
Prima di tutto, è curioso osservare che il sondaggio tra i lettori aveva dato un risultato diverso: le «persone dell’anno» sono diventati il presidente brasiliano Jair Bolsonaro e l’ex presidente degli USA Donald Trump, quindi due mega-freak anti-élite e anti-sistema.
La scelta della redazione, invece, sembra del tutto logica. Elon Musk è un vero visionario capace di influire sulle menti delle persone.
Vediamo la sua capacità di influire sulle menti delle persone dal fatto che ogni qualvolta scrive un tweet, tutti ne discutono indipendentemente da quello che ha effettivamente scritto.
Anche dei cosiddetti «visionari» – come degli utenti del Twitter – ce ne sarebbero tanti. Ma la maggioranza di loro finge di vedere qualcosa nel futuro: non ce li ricordiamo e già il giorno dopo non ci viene in mente di controllare cosa hanno detto. Le idee di Elon Musk, invece, solitamente si realizzano – perché fa tutto con le proprie mani – e iniziano a costare delle somme gigantesche (l’esempio migliore è la Tesla). Prima viene sempre il visionario che sembra essere un completo idiota. Poi, quando si scopre che ha ragione, inizia a essere seguito da una fila di persone «intelligenti» che «hanno sempre pensato allo stesso modo» ma che non hanno fatto nulla prima. Questo è successo non solo con le auto elettriche, ma anche con i progetti spaziali: si è scoperto che l’esplorazione dello spazio dell’era della competizione tra le due grandi potenze non era necessario, mentre lo sono il turismo e le spedizioni private a basso costo verso la ISS.

Insomma, Elon Musk si è meritato il titolo della persona dell’anno.


Milano – Parigi in treno

Scrivono che a partire dal 18 dicembre si potrà andare da Milano a Parigi con la «Frecciarossa». Mentre a partire da oggi i biglietti sono in vendita a prezzi promozionali. Per pur curiosità sono andato a controllare la situazione.

La mia prima «scoperta» era abbastanza prevedibile: Continuare la lettura di questo post »


Le tendenze architettoniche

Per puro caso mi sono imbattuto, durante le ricerche su un argomento abbastanza lontano, in un articolo che racconta la cronologia degli stili architettonici delle case private che si sono succeduti negli USA negli ultimi 450 anni. A sorpresa, ho scoperto di poterne preferire ben due, molto diversi tra loro. Poi ce ne sarebbe un terzo, che potrebbe essere corretto leggermente per corrispondere ai miei criteri di bellezza.
Cape Cod Style (1600s–1950s)

Georgian Colonial House Style (1690s–1830) Continuare la lettura di questo post »


L’incontro tra Biden e Putin

Sull’incontro tra Putin e Biden di ieri – tenutosi nel formato di una video call – le cose da sapere e capire sono in realtà poche e abbastanza banali. Le segreterie dei due presidenti ci hanno già fornito l’elenco degli argomenti dei quali si era parlato: come abbiamo visto, non c’è stata alcuna sorpresa o alcuna affermazione che non avremmo potuto sentire o immaginare anche qualora quell’incontro non avesse mai avuto luogo.
Prima di tutto bisogna capire che l’incontro era voluto prevalentemente da Putin: aveva bisogno di essere riconosciuto ancora una volta un politico di importanza mondiale, di importanza almeno non inferiore a quella di Xi Jinping (con il quale Biden ha recentemente parlato sempre via video). Consideratela pure una forma di gelosia. Ma non tutti si rendono conto che, di conseguenza, è il presidente americano a riconoscere o meno l’importanza di ogni politico.
In secondo luogo, Putin spera – ed è una speranza pubblicamente dichiarata – di ottenere una garanzia ufficiale scritta della non-estensione della NATO verso i confini della Russia. Non so bene come possa essere formulata giuridicamente e spiegata logicamente (da parte della NATO) una garanzia del genere. Non so nemmeno (e forse è una mancanza di conoscenza ancora più profonda) perché Putin sia così ossessionato dalla posizione geografica delle truppe della NATO: anche qualora si decidesse, per qualche stranissimo motivo, di attaccare uno Stato dotato delle bombe atomiche, una alleanza geograficamente estesa e tecnologicamente moderna avrebbe trovato il modo di organizzarsi senza preoccuparsi di qualche centinaio di chilometri in più o in meno… So solo che vuole vivere, a livello internazionale, in un mondo antico, simile a quello creato dagli accordi di Yalta, un mondo diviso nelle aree di influenza. Quindi è costretto a collocare le truppe al confine per allarmare la controparte e costringerla a un dialogo diretto. Costringerla per essere riconosciuto un politico di livello mondiale.
Insomma, l’incontro tra Biden e Putin è stata una cosa inutile, senza senso, al fine di sé stessa. Di conseguenza, è inutile dedicarle troppe parole.