L’archivio della rubrica «Nel mondo»

I Storm Shadow per l’Ucraina

È bello constatare che nella storia difficile della fornitura degli armamenti alla Ucraina è stato superato un altro ostacolo mentale: l’UK ha fornito alla Ucraina diversi missili da crociera a lungo raggio Storm Shadow (con una gittata di oltre 250 chilometri, ha riferito la CNN) a condizione che le forze armate ucraine non li utilizzino per colpire obiettivi in territorio russo. Allo stesso tempo, la CNN ha osservato che le autorità britanniche hanno ripetutamente affermato di considerare la Crimea un territorio ucraino illegalmente annesso dalla Russia. Il quotidiano ucraino «Strana», poi, ha precisato che i missili Storm Shadow forniti dal Regno Unito sono prodotti in diverse modifiche, tra cui anche quelle con una gittata di oltre 560 chilometri.
Fatto questo, tanto atteso, passaggio qualitativo nelle forniture, si piò ricominciare a parlare almeno con l’intensità di prima del passaggio quantitativo: il presidente Zelensky sta ripetendo da mesi che controffensiva ucraina non può iniziare senza un giusto volume delle forniture occidentali. Se dovessero arrivare almeno i missili del genere, potremmo essere un po’ meno pessimisti sulla durata della guerra: perché l’esercito russo non può contare sui miglioramenti analoghi.


Uno scambio degli auguri

Quasi per caso ho scoperto che uno degli scambi di auguri più «divertenti» del 9 maggio si è verificato nella data indicata in un punto di confine tra la Russia e l’Estonia. In sostanza, per il Giorno della Vittoria le autorità della cittadina di Ivangorod (nella regione di Leningrado, cioè nella provincia di San Pietroburgo) hanno organizzato un concerto «patriottico» appositamente per i residenti della città di Narva, in Estonia. Uno schermo e un palco sono stati allestiti sul lungomare della città russa, ben visibile dalla sponda estone. La distanza tra Narva e Ivangorod è di soli cento metri, se si considera il punto più stretto del fiume Narva sul quale passa il confine tra due Stati. Le due città sono collegate dal Ponte dell’Amicizia. Dalla riva di Narva era ben visibile il palco, decorato con la bandiera russa e con un nastro di San Giorgio gigante che corre lungo il bordo. Il palco su cui le autorità russe hanno organizzato il concerto per la popolazione di Narva si trovava proprio di fronte alla Fortezza di Narva ed era rivolto verso di essa. A circa 150 metri sulla sinistra, accanto a un edificio abbandonato, era stato montato uno schermo che riproduceva quello succedeva sul palco.

Dalla parte estone, invece, sul muro della fortezza di Narva, è stato appeso uno striscione con un ritratto di Putin con delle macchie di sangue sul volto e la scritta «Putin war criminal». Lo striscione è stato appeso dal Museo di Narva, proprietario delle mura della fortezza, nelle prime ore del 9 maggio.

Già alle 10 del mattino, le delegazioni dei due Stati si sono incontrate sul Ponte dell’Amicizia. L’incontro è avvenuto sulla iniziativa dalla parte russa, la quale ha chiesto la rimozione dello striscione. Gli estoni hanno risposto dicendo che «il banner non è vietato» dalle leggi locali, quindi non c’è alcun motivo di toglierlo.
Trovo qualcosa di esteticamente soddisfacente nelle risposte del genere.


Una delle forme di solitudine

Ieri Vladimir Zelensky ha presentato al Parlamento ucraino un progetto di legge che stabilisce la celebrazione della Giornata della memoria e della vittoria sul nazismo nella Seconda guerra mondiale l’8 maggio (invece del 9 maggio sovietico/russo). Ha inoltre dichiarato – con un decreto presidenziale – il 9 maggio Giornata dell’Europa in Ucraina (come nell’UE).
Almeno la prima delle due azioni sarebbe stata molto logica anche senza la guerra che stiamo osservando ora: una data festiva comparsa sul calendario solo per la mania di grandezza di Stalin già in partenza c’entrava poco con la vittoria sul nazismo e con la memoria di tutte le vittime della Seconda guerra mondiale. Nell’epoca putiniana, poi, il 9 maggio si è progressivamente trasformato in una festa del militarismo e della riscrittura della storia del XX secolo. L’aspetto del militarismo si manifesta non solo nella esibizione faraonica degli armamenti sulla Piazza Rossa, ma anche nella imposizione del culto della guerra tra la popolazione russa. Quel culto che all’inizio di maggio di ogni anno assume le sue forme visive peggiori: a volte un po’ imbarazzanti…

… e a volte decisamente ripugnanti…

… mentre nel resto dell’anno si infiltra nella cultura e nella quotidianità (ok, non sono sempre due cose separate) con il continuo parlare dei soli aspetti militari della data. A me sembra una primitivizzazione un po’ brutta della storia.
La riscrittura della storia – il secondo aspetto che caratterizza il 9 maggio putiniano – si manifesta, fondamentalmente, in due concetti pubblicamente trasmessi: 1) l’URSS avrebbe vinto la Seconda guerra mondiale da sola, senza alcun aiuto; 2) l’URSS non avrebbe avuto degli alleati nella Seconda guerra mondiale (questo secondo concetto è relativamente nuovo, ancora in fase di formazione/formulazione, che sta parzialmente sostituendo il primo).
Tale trasformazione della festa del 9 maggio è in una buona misura dovuta al progressivo isolamento di Vladimir Putin nella politica internazionale e, a un certo punto, si è trasformata in una delle cause dell’isolamento stesso. Partendo dall’idea di non avere degli alleati nell’Occidente, è arrivato alla convinzione di avere solo (o quasi) nemici. Girandosi a 180°, ha trasformato la festa della fine della guerra in una festa dell’inizio della guerra. Ma non ha ancora cambiato il nome della festa: non ha fatto in tempo oppure si è dimenticato.
Vladimir Zelensky, che vede e capisce queste cose meglio della maggioranza di noi, ha dunque fatto benissimo a cambiare le date.


Anche senza l’intelligence…

Kyrylo Budanov, il capo della Direzione principale dell’intelligence del Ministero della Difesa ucraino, ha dichiarato che la Russia non avrebbe le risorse militari, economiche e politiche per condurre operazioni offensive in Ucraina (ma solo quelle per difendere le posizioni già ottenute).
Effettivamente, sembra quasi una dichiarazione da Capita Ovvio: non c’è stata la tanto temuta offensiva invernale e non si osservano degli eventi che possano far prevedere quella estiva. Di conseguenza, Budanov conferma indirettamente un’altra tesi: in questo momento la continuazione di una guerra «attiva» conviene più alla Ucraina che alla Russia. Finché si combatte, l’Ucraina riceve gli aiuti (e l’unità nazionale interna) per procedere verso la vittoria, mentre la Russia (intesa come lo Stato di Putin) avrebbe bisogno di una pausa per rinnovare le scorte del materiale bellico (a questo punto saluto tutti quei geni alternativi che tifano per le trattative).
Il prossimo passaggio logico che potremmo fare è: alla Ucraina conviene provocare la Russia putiniana per garantire la continuazione dei combattimenti accesi.
Eh sì: in una guerra non ci può essere alcunché di bello.


L’utilità delle decapottabili

Anche in questi tempi percepisco, a volte, la necessità di scrivere qualcosa di non strettamente attuale, ma riguardante qualche evento storico curioso che si ripropone nella vita di oggi…
Penso che sia abbastanza nota la battuta sul fatto che una Ferrari sarebbe utile per viaggiare gratis in autostrada: è una macchina talmente bassa che può passare sotto la sbarra del casello senza che il proprietario paghi per farla alzare. Ma in realtà le auto basse – quelle sportive e/o cabriolet – possono rivelarsi molto utili anche in altre occasioni. Oggi vi racconto di un bel esempio storico.
All’inizio degli anni ’60 l’austriaco Heinz Meixner, durante uno dei propri viaggi di lavoro nella Germania dell’Est, incontrò una ragazza del posto: Margaret Thurau. Tra i due si stabilì una relazione sentimentale, ma gli incontri, purtroppo, non furono tanto frequenti: solo nelle occasioni delle visite lavorative di Heinz nella DDR. I tentativi di Margaret di lasciare legalmente la DDR per sposare Heinz fallirono: partire definitivamente da tutta l’area socialista era una impresa impossibile. Si poteva solo tentare di fuggire.

Di conseguenza, Heinz Meixner elaborò un piano di fuga. Per recarsi a Berlino Est Heinz ha sempre utilizzato un motorino, quindi durante uno dei viaggi riuscì Continuare la lettura di questo post »


L’organizzazione «Reporters senza frontiere» ha pubblicato la sua classifica annuale sulla libertà di stampa nel mondo. Su quella classifica, in particolare, vediamo che la Russia è scesa dal 155° al 164° posto (su 180 totali). Certo, è strano che non sia ancora scesa al 181° posto, ma la strada è bloccata da un concorrente fortissimo: la Corea del Nord.
Allo stesso tempo l’Ucraina – dove vige la legge marziale – è salita dal 106° al 79° posto della classifica nel corso dell’ultimo anno.
Trovo utile, a questo punto, mettere in evidenza la differenza tra due «censure di guerra» che nell’Occidente non tutti riescono a capire.
L’Ucraina ha imposto delle restrizioni alla diffusione di informazioni a causa della legge marziale. Un mese dopo l’inizio dell’invasione russa, è entrata in vigore una legge che limita la diffusione di informazioni militari. Ai giornalisti è stato vietato di pubblicare foto e video che mostrino le strutture militari, i movimenti delle forze armate, i luoghi di bombardamento e il numero di attrezzature militari. Il divieto non si applica ai materiali pubblicati dal Ministero della Difesa ucraino. Nelle condizioni di una guerra in corso sembra un provvedimento dotato di una sua logica interna.
In Russia, invece, oltre ai vecchi e ben noti problemi gravi con la libertà di stampa, con l’inizio della guerra si è aggiunta una nuova particolarità. In base alla nuova normativa, è vietato diffondere qualsiasi informazione diversa da quella comunicata pubblicamente dal Ministero della Difesa russo. Non importa che pubblichi la verità (circa i successi o insuccessi dell’esercito russo) o il falso (circa gli insuccessi o successi dell’esercito ucraino): anche se l’informazione diffusa potrebbe essere sfruttata a proprio favore dalla propaganda russa (ok, se fosse sufficientemente intelligente), hai comunque commesso un reato. In sintesi: non importa se hai diffuso un segreto o hai dichiarato il falso, l’unica colpa attribuibile e attribuita ai giornalisti è quella di non essere in linea con i comunicati del Ministero.
Negli ultimi mesi mi è capitato più volte di tentare a spiegare il concetto riguardante la norma russa ai giuristi italiani. Secondo la mia impressione, non tutti sono riusciti a capirlo. E alcuni, sempre secondo la mia impressione, hanno pensato che si trattasse di una delle mie solite battute.


La visione del sabato

Il 25 aprile 2023 il Google Earth e il Google Maps hanno aggiornato, per la prima volta dal giugno 2021, le immagini satellitari della città di Mariupol. Le immagini comprese nell’aggiornamento sono state scattate in momenti molto diversi della guerra. Per esempio, in alcune aree della città si vedono gli incendi durante i combattimenti, mentre nelle altre si vede il processo della costruzione di nuovi edifici da parte delle autorità di occupazione. Allo stesso tempo, per esempio, le immagini non mostrano il quartiere Nevskij, che sarebbe stato visitato da Putin nel marzo 2023. Di conseguenza, dalle nuove immagini è impossibile capire cosa stia accadendo in città ora, in questo preciso momento. Però è possibile farsi un’idea dell’entità della distruzione a Mariupol. Con l’applicazione Google Earth è possibile confrontare lo stato della città prima e dopo la distruzione bellica.
Ora riporto solo alcuni esempi.
Il centro della città. I quadrati scuri sulla foto della pianta generale della città non sono le tracce dei combattimenti, ma degli inserti Continuare la lettura di questo post »


Il Sudafrica si è schierato

L’International Business Times ci comunica che ieri il partito di governo sudafricano African National Congress ha deciso di ritirarsi dalla giurisdizione della Corte penale internazionale. Si sostiene che le autorità sudafricane abbiano preso tale decisione a causa del «trattamento ingiusto di alcuni Stati da parte della CPI». La decisione deve ancora essere confermata dal Parlamento sudafricano, e penso che succeda entro i prossimi due o tre mesi. Infatti, devo ricordarvi che nell’agosto 2023 il Sudafrica ospiterà il vertice del BRICS al quale è stato invitato anche Vladimir Putin (come presidente di uno degli Stati partecipanti).
Ma già oggi l’amministrazione presidenziale ha cambiato l’idea e ha comunicato l’intenzione di rimanere sotto la giurisdizione della CPI.
Immaginavo che la decisione della Corte penale internazionale di emettere un mandato di arresto nei confronti di Putin avrebbe messo alcuni Stati di fronte a delle scelte abbastanza difficili, ma sono abbastanza sorpreso della soluzione radicale tentata dal Sudafrica. Poteva continuare a ignorare i mandati emessi dalla CPI (come aveva già fatto nel 2015 con il presidente sudanese Omar al-Bashir), ma evidentemente non riusciva più a farlo «tranquillamente».
Potrei avanzare una idea abbastanza banale – vorrebbe chiedere a Putin qualcosa di realmente grande in cambio – ma non riesco a capire cosa potrebbe offrire Putin. In questo periodo storico è ancora meno capace di prima di aiutare economicamente gli altri Stati. E, in ogni caso, meno capace della Cina che sta colonizzando più o meno tutto il continente africano.
Boh…


Gli scherzi della statistica

Ho letto che nel 2022 la spesa militare dell’Europa occidentale e di quella centrale ha raggiunto i 345 miliardi di euro, stabilendo un record dai tempi della Guerra Fredda. Il fatto emerge da un rapporto dell’Istituto Internazionale di Ricerca sulla Pace di Stoccolma (SIPRI). In termini reali (aggiustati per l’inflazione), l’ultima spesa per la difesa è stata così alta nel 1989. Rispetto al 2021, sono aumentate del 13%. hanno registrato i maggiori aumenti delle spese militari la Finlandia (36%), la Lituania (27%), la Svezia (12%) e la Polonia (11%).
Ecco, quando si legge dell’aumento medio europeo bisogna ricordare almeno due fattori:
1) Gli Stati geograficamente vicini alla Russia si sentono – non del tutto senza motivo – più in pericolo, quindi è logico che aumentino la spesa militare e influiscano sulla spesa media europea;
2) Molti degli Stati di cui al punto primo, nel corso della Guerra fredda stavano (certo, non del tutto per scelta loro) dall’altra parte del conflitto.
Di conseguenza, prima di reagire in un modo acceso, quasi allarmistico, alle statistiche, ricordiamoci del loro contesto.


Personale ridotto

Maria Zakharova, la portavoce del Ministero degli Esteri russo, ha dichiarato che gli USA non hanno rilasciato i visti al personale dei media statali russi che avrebbe dovuto accompagnare il Ministro degli Esteri Sergei Lavrov nel suo viaggio a New York (dovrebbe partecipare alle riunioni del Consiglio di Sicurezza del 24 e 25 aprile). Una fonte diplomatica russa ha dichiarato ai media statali russi che il trattamento riservato ai giornalisti statunitensi sarà «simile» e non ci dovrebbero essere «dubbi circa il fatto che i giornalisti americani sperimenteranno tutti i disagi e i fastidi».
Il Ministero degli Esteri russo si sarà dimenticato che le redazioni americane ed europee hanno richiamato le proprie redazioni russe sui territori degli Stati più sicuri già mesi fa? E che il caso di Evan Gershkovich ha dimostrato tutta la ragionevolezza di tale scelta? No, non penso proprio che se ne siano dimenticati. Il fatto è che quasi tutte le dichiarazioni del Ministero si sono ormai trasformate in una forma di propaganda: rivolta principalmente verso il pubblico russo, ma spesso anche verso qualche utile idiota occidentale (non mi piace citare Lenin, ma almeno in questo caso ci ha regalato una bella espressione).
Insomma, pare che le autorità statunitensi abbiano ragionevolmente pensato che i «diplomatici» russi siano in grado di fare la propaganda anche senza l’aiuto dei «giornalisti». Si potrebbe vederla come una forma di riconoscimento.