L’archivio della rubrica «Nel mondo»

Zelensky a Kherson

Oggi Vladimir Zelensky – senza annunciarlo per ovvi motivi – ha fatto una visita a Kherson liberata.

Dmitry Peskov – il portavoce di Vladimir Putin – rispondendo alle domande dei giornalisti in merito a tale evento, ha tentato di fare la battuta del giorno: «Lasciamo questo fatto senza commenti. Sapete che si tratta del territorio russo».

Noi, invece, sappiamo bene che Zelensky ha – giustamente – in mente i confini del 1991. In più, non mostra le stesse patologie di Putin. Di conseguenza, Dmitry Peskov per ora può scherzare tranquillo: non gli capiterà di incontrare Zelensky sul territorio russo tradizionale.
Ma in qualche aula ucraina molto probabilmente sì. Continuare la lettura di questo post »


Putin e le guerre del passato

Capisco bene – e probabilmente lo avevo già scritto – che tra le numerose parole con le quali può essere descritto Vladimir Putin c’è anche il termine conservatore. Putin è un conservatore un po’ particolare: spesso mi sembra che abbia costruito nella propria mente un modello del passato fatto con gli elementi delle varie epoche sconnesse, interpretati attraverso la logica di una persona poco istruita e più interessata alla forma che al contenuto. Costruito il concetto di quel passato (in un periodo di tempo non brevissimo e già dopo l’arrivo alla Presidenza), cerca di difenderlo con tutti i mezzi disponibili. Proprio con quell’agire crea dei problemi notevoli allo Stato proprio e a quelli vicini.
Ecco, questo sabato posso segnalarvi un articolo che si collega bene con la mia visione di Putin conservatore. Perché in un certo senso mostra come un conservatore mentale si trasforma in conservatore «applicato».
La rivista The Economist ha analizzato le statistiche militari degli ultimi due secoli per mostrare come Vladimir Putin stia cercando di riportare il mondo a un passato sanguinoso. Secondo me è una lettura interessante indipendentemente dalla vostra visione di Putin.


“M” come logica

A volte è utile non solo informarsi bene sui grandi eventi, ma fare anche una estrema sintesi di quanto successo: in questo modo riusciamo a comprendere la vera bellezza di ogni singolo evento. Faccio subito un esempio.
All’inizio di marzo l’esercito russo aveva occupato la città ucraina Kherson. Il regime putiniano aveva dichiarato che la città sarebbe diventata «russa per sempre».
All’inizio di ottobre la città e la relativa regione sono state annesse (con dei confini non definiti e assieme ad altri quattro territori) alla Russia attraverso un procedimento un po’ comico.
Il 9 novembre il comandante delle forze armate russe sul fronte ucraino Sergey Surovikin ha presentato un rapporto verbale sull’andamento della «operazione militare speciale» al ministro della «Difesa» russo Sergei Shoigu. In particolare, ha detto che tutto sta andando come previsto, le truppe russe combattono coraggiosamente, tutti gli attacchi dell’esercito ucraino vengono respinti senza problemi e, considerato quanto detto, l’esercito russo deve lasciare la parte della città di Kherson situata sulla riva destra del fiume Dnepr e ritirarsi dietro alle strutture difensive sulla riva opposta.
Il ministro Shoigu ha ringraziato il comandante ha sottolineato che si tratta di una scelta saggia.
Io, tentando di essere diplomatico, ipotizzo che i militari russi hanno – nel contenitore organico inserito sotto il berretto – una loro logica poco comprensibile agli umani. Ma per essere obiettivo devo aggiungere che non sono capaci di avere una logica propria, quindi in molti casi traducono in messaggi sonori la logica ricevuta dall’alto.

P.S.: ovviamente sono contentissimo per la messa in pratica di tale logica e spero che si continui velocemente allo stesso modo. Nonostante i «suggerimenti» di Biden, il presidente Zelensky non ha un particolare bisogno di «trattare».


Potete dormire tranquilli

Mi era già capitato di scrivere della spia russa – arrestata il 25 ottobre in Norvegia – che si fingeva un «ricercatore brasiliano». Ebbene, ieri ho letto dei risultati di una curiosa indagine condotta da The Insider e Bellingcat: in base a essa si tratterrebbe di una ennesima spia russa caratterizzata da un livello altissimo di preparazione, un po’ come quei due «geni» che a marzo del 2018 avevano effettuato l’avvelenamento di Salisbury.
Ecco l’estremo riassunto di quella indagine:

I fatti rivelati dalla biografia della spia hanno dimostrato ancora una volta che l’agenzia russa GRU ha dei problemi seri con la cospirazione. Non ci sono volute molte ricerche per scoprire che il «professore» dell’università norvegese non era il brasiliano José Assis Giammaria, ma Mikhail Mikushin di Ekaterinburg.
Per esempio, ha registrato il proprio account universitario utilizzando le caselle di posta elettronica mail.ru e rambler.ru. E il suo indirizzo e-mail si traduce letteralmente dal portoghese come «Misha l’invasore». In qualità della password il «007» utilizzava il proprio vero cognome.
A 26 anni Mikushin si era trasferito a Mosca, dove aveva vissuto in un dormitorio per gli ufficiali dell’Accademia diplomatica militare GRU e aveva compiuto gli studi di intelligence.
Nel 2011, Mikushin era andato a studiare in una università canadese sotto il falso nome di un cittadino brasiliano, ma aveva continuato a visitare regolarmente la Russia. Nel 2015, per esempio, era tornato per rinnovare la patente di guida.
In Canada, Mikushin ha svolto un lavoro di «ricerca» e ha addirittura fatto delle pubblicazioni su riviste scientifiche. Per esempio, nel 2019 è stato pubblicato un suo articolo sulla necessità di nuove basi militari nell’Artico. Oltre alla attività dello studio, è stato anche impegnato in campagne politiche sui social per il New Democratic Party.
Nel 2021, Mikushin si è recato in Norvegia per studiare, tra le altre cose, le «minacce ibride» presso l’Università di Tromsø. Solo un mese fa ha partecipato a un corso di formazione sulla «guerra ibrida» a Vilnius. Tra gli altri argomenti, durante il corso è stato discusso un argomento di grande attualità: come reagire in caso di sabotaggio del gasdotto Nord Stream.
Mikhail Mikushin è stato arrestato dalle autorità norvegesi il 25 ottobre. La questione della sua espulsione ancora essere risolta. Infatti, la deportazione in Russia è improbabile se Mosca non dovesse riconoscere Mikushin come cittadino russo.


Le armi uniche nel loro genere

Non so se vi sia capitato di leggere, nei giorni scorsi, che le cosiddette «truppe di difesa territoriale» della regione di Kherson occupata dall’esercito russo sono state armate con i fucili di Mosin: quelli adottati per la prima volta dall’esercito dell’Impero russo nel 1891 e poi utilizzati fino al 1959 pure dall’esercito sovietico.

Molto probabilmente si tratta proprio di una di quelle armi che – secondo le parole preferite da Vladimir Putin – «non ha degli analoghi nel mondo». A questo punto mi aspetto che l’esercito russo e tutte le truppe che combattono assieme a esso vengano presto armate con un’altra arma modernissima e non utilizzata da alcun altro esercito: Continuare la lettura di questo post »


La lettura del sabato

Nella guerra putiniana in Ucraina sta progressivamente aumentando l’importanza dei droni di vario tipo. Certo, quella importanza non è mai stata nulla e nemmeno bassa, ma negli ultimi mesi sempre più spesso costituisce l’argomento prevalente quando si parla degli armamenti utilizzati dalle due parti. Molto probabilmente vi vengono subito in mente i droni utilizzati da qualche settimana dalla Russia e quelli famosi utilizzati da qualche mese dalla Ucraina.
Ma in realtà la situazione con i droni utilizzati da entrambe le parti è molto più complessa e interessante. Di conseguenza, le persone interessate alle questioni militari e agli armamenti (e, ovviamente, alla guerra in corso) possono provare a leggere un bel riassunto – riccamente illustrato – della «guerra dei droni» osservata in Ucraina fino a questo momento.


Lo humor putiniano

La maggioranza degli italiani probabilmente non lo sa, ma ogni qualvolta Vladimir Putin tenti di fare una battuta, qualche membro del Comitato Nobel considera l’opzione di attribuire un premio speciale per l’umorismo a Filippo di Edimburgo. Allo stesso tempo, a volte non si riesce a capire se Putin stia scherzando oppure dicendo sul serio: questa caratteristica, invece, nelle condizioni di normalità avrebbe potuto essere considerata la prova del livello massimo dell’umorismo.
Oggi, studiando un breve e relativamente semplice esempio, proviamo a capire la reale inclinazione di Putin alle battute di qualità.
Ieri, l’1 novembre 2022, Putin ha chiesto alla Ucraina di garantire la sicurezza della flotta russa del Mar Nero in cambio delle esportazioni di grano.
Abbiamo capito bene che in base allo schema proposto la flotta russa continua a fare quello che fa, mentre l’Ucraina deve garantire la sua sicurezza?
A questo punto, mentre voi state cercando di valutare la battuta, chiederei alla regia di mandare in onda l’audio delle risate.


Stato terrorista

Nelle ultime settimane leggo sempre più spesso – come, probabilmente, anche alcuni di voi – delle proposte di riconoscere lo Stato russo come «Stato terrorista». Si tratta delle proposte abbastanza comprensibili non solo dal punto di vista emotivo o politico, ma pure diplomatico: un riconoscimento del genere potrebbe aiutare a sbloccare o facilitare alcuni processi diplomatici in certe grandi e note (e invecchiate un po’ male) organizzazioni internazionali.
Io sto ancora osservando l’evoluzione di quelle proposte e sto cercando di capire quali prospettive possano avere: non è un argomento banale. Nel frattempo, ricordo ai miei lettori che lo status dello «Stato terrorista» potrebbe essere applicato allo Stato russo (non mi va proprio di scrivere «alla Russia» perché per me sono due entità distinte) non solo a causa del suo operato in Ucraina e nel mondo. Per esempio, quello status potrebbe essere applicato allo Stato russo per i suoi rapporti pure con i propri cittadini: una buona occasione per ricordarlo è il ventesimo anniversario della strage al Teatro di Dubrovka a Mosca, avvenuta tra il 23 e il 26 ottobre 2002. Immagino che alcuni di voi siano un po’ meno impegnati del solito in questi giorni, quindi vi posso consigliare una lettura sull’argomento, dalla quale potreste ricordare o scoprire alcuni elementi fondamentali…


Le domande sulla bomba atomica

Il Presidente Biden si pone una domanda apparentemente molto logica:

If he has no intention, why does he keep talking about it? Why does he talk about the ability to use a tactical nuclear weapon? He’s been very dangerous in how he’s approached this. He can end this all. Get out of Ukraine.
[L’articolo su «Newsnation» potrebbe esservi accessibile solo con un VPN.]

Ma in realtà «si è posto» una domanda retorica: dovrebbe capire bene che le minacce pubbliche putiniane circa l’uso della bomba atomica fanno parte del tentativo di costringere l’Occidente alle trattative sulla resa dell’Ucraina. Un tentativo che dura quasi dal primo giorno della guerra e con una insistenza che sembra dimostrare l’incomprensione della inutilità crescente del tentativo stesso.
Noi, i comuni cittadini, possiamo anche continuare a porci altre due domande un po’ più vicine alla realtà:
1) Putin ha l’intenzione di usare la bomba atomica? (La risposta che mi sembra più corretta è: per ora non lo sa nemmeno lui; essendo un tattico e una persona psicologicamente poco regolare, decide sempre all’ultimo momento.)
2) Putin è in grado di usare la bomba atomica o provocare un incidente a una centrale nucleare in Ucraina? (La risposta che mi sembra più corretta è: sì, da lui possiamo aspettarci qualsiasi cosa.)


I finti brasiliani

Non so se sia capitato di leggere anche a voi di una ennesima spia russa che si spacciava per un ricercatore brasiliano, ma è comunque stata arrestata in Norvegia (i traduttori online vi aiuteranno a comprendere l’articolo). In particolare, il tipo arrestato ieri sarebbe arrivato in Norvegia nell’autunno del 2021 per condurre delle ricerche presso l’Università di Tromsø e, tra le altre cose, «ha studiato il nord del Paese e le minacce ibride».
A me, per esempio, è capitato di leggere che spacciarsi per dei ricercatori latinoamericani in generale e brasiliani in particolare è una nuova tendenza tra le spie russe… Di conseguenza, sono quasi terrorizzato dal fatto che qualche mese fa un ricercatore brasiliano della mia Facoltà mi aveva chiesto un parere sulle sue ricerche circa il funzionamento e la diffusione delle nuove tecnologie nell’ambito delle telecomunicazioni ahahahaha
Solo il fatto di non avere diffuso dei segreti di Stato (che non conosco) mi salverà dal carcere.