L’archivio della rubrica «Nel mondo»

La lettura del lunedì

Le persone che in questi giorni non sono ancora al lavoro (oppure sono costrette ad andare al lavoro pur non avendo molto da fare) possono provare a leggere un interessante rapporto giornalistico: «il 2022 russo in numeri». Ma il titolo non deve ingannarvi: molti dei numeri riportati riguardano anche l’Ucraina e l’UE. Perché, in effetti e purtroppo, il regime putiniano in qualche modo ha influito sulla vita di tutti.


Zelensky al Congresso

Avevo in mente diverse opzioni per il video domenicale di questa settimana, m alla fine ho scelto quello sulla visita di Vladimir Zelensky negli USA. Contiene anche un pezzo del suo discorso al Congresso.

Il video del discorso completo è invece questo: Continuare la lettura di questo post »


Scrivere della guerra anche nei periodi festivi come quello di questi giorni è brutto, ma la guerra è ancora più brutta. Oltre a essere brutta, non va nemmeno in ferie, non si ferma per il Natale cattolico.
«In compenso», questo sabato vi segnalo – al posto del solito articolo – un grande reportage fotografico sulle condizioni nelle quali si trovano ora alcuni paesini ucraini attraversati da questa guerra. Le immagini sono del fotografo ucraino Yakiv Liashenko, spesso sono commentati con dei testi non particolarmente lunghi. Le informazioni su ogni singolo scatto si aprono con un click sulla «i» cerchiata.


I nomi dei criminalidi Bucha

Quando il giornale The New York Times pubblica i nomi – ovviamente solo alcuni, quelli che si è riuscito a scoprire – dei militari russi che hanno compiuto le violenze contro i civili a Bucha, dimostra di avere fatto un ottimo lavoro giornalistico. Tale lavoro avrà relativamente poche conseguenze nel periodo storico seguente alla conclusione della guerra (perché i processi penali saranno fatti ai rimasti in vita e inizieranno dagli ufficiali), ma potrebbe – spero – influire sull’andamento della guerra.
Infatti, oltre a scoprire e pubblicare i nomi, sarebbe molto utile informare i militari russi del fatto che tutte le loro «imprese» diventeranno note prima o poi. Questo potrebbe, almeno in alcuni casi, essere un bel deterrente contro i nuovi crimini di guerra o la partecipazione alla guerra stessa. Non so (ancora) come si possa fare, ma conviene provare: anche una vita ucraina salvata sarà già un risultato positivo.


Un viaggio fondamentale

La cosa più importante da sapere / capire della visita di Vladimir Zelensky negli USA è il fatto che si è trattato di una visita al Congresso e non a Biden. In molte occasioni abbiamo già visto che il presidente Biden capisce benissimo l’importanza degli aiuti militari all’Ucraina. Allo stesso tempo, mi ricordo benissimo che lo stesso Biden aveva avvisato Zelensky delle possibili difficoltà nel convincere il Congresso della necessità di nuovi aiuti qualora l’Ucraina non si dimostrasse «sufficientemente grata».
Di conseguenza, penso proprio che Biden abbia «invitato con insistenza» Zelensky a correre il rischio di fare questo viaggio. E non vedo alcunché di male in questa grande collaborazione tra i due.
Purtroppo, l’Ucraina ha pochissimi alleati attenti e disponibili come lo è Biden.


L’albero di Kiev

Nelle ultime due settimane mi è capitato di vedere diverse foto degli alberi di Natale installati in varie città italiane (e non solo quelle italiane). Oggi faccio un contributo a quella esposizione fotografica virtuale postando le foto dell’albero di Kiev, installato in piazza Sofia.
L’albero è alto 12 metri, le sue decorazioni luminose vengono accese solo per alcune ore al giorno e vengono alimentate da un generatore. Per dei ovvi motivi quest’anno si è deciso di non organizzare i vari eventi festivi, nemmeno le bancarelle, ma, in compenso, i residenti di Kiev hanno la possibilità di ricaricare i loro gadget elettronici dalle apposite postazioni allestite nelle vicinanze dell’albero (sfruttando, appunto, il generatore).

L’albero è stato decorato non solo con degli elementi luminosi e il tridente dello stemma ucraino, ma anche con delle figure di colombe bianche e palloncini blu e gialli.

Capisco che il regalo più importante arriverà un po’ tardi, ma so che arriverà.


Buone notizie

A volte le buone notizie ci giungono in un modo inatteso: per esempio, dai comunicati stampa apparentemente di routine. Così, ieri ho scoperto che i vertici militari russi hanno lo stesso coraggio e la stessa attenzione ai dettagli di Putin.
Il Ministero della «Difesa» russo ha comunicato che sabato il ministro Sergei Shoigu avrebbe visitato le posizioni militari russe in Ucraina, avrebbe «sorvolato le aree di schieramento delle truppe» e avrebbe, in prima linea, «parlato con i militari russi e li ha ringraziati per il loro esemplare svolgimento dei compiti di combattimento». Un video che accompagna il comunicato stampa mostra Shoigu in volo su un elicottero…

Ma cosa si vede dall’oblò dell’elicottero? Si vede questo:

L’erba di colore verde estivo? A metà dicembre in Ucraina? Seriously?
Ma noi dobbiamo affrontare tutto in un modo scientifico. Proviamo a vedere che tempo fa ora, in questi giorni, nelle regioni del Donbass «visitate».
Il tempo a Donec’k:

Il tempo a Luhans’k:

Insomma: come al solito, l’unica cosa che sanno fare è mandare al fronte un po’ di massa umana. Ma non andarci in prima persona.


La lettura del sabato

Le ipotesi – o, a volte, le speculazioni – circa la possibilità dell’uso della bomba atomica, da parte della Russia, nel contesto della guerra in Ucraina spuntano sui media occidentali un po’ a ondate. Solitamente ogni nuova ondata è dovuta al fatto che Putin – in prima persona o con la bocca di qualcuno dei suoi portavoce ufficiali e non – per l’ennesima volta inizia a ricattare il mondo intero: «trattatemi bene o spacco tutto». A me (e non solo a me) la possibilità dell’uso della bomba atomica sembra non nulla, ma nemmeno particolarmente realistica. Allo stesso tempo, non vorrei ripetere l’errore di febbraio, quando in base alle semplici logica e razionalità avevo escluso la possibilità di una vera guerra tra la Russia e l’Ucraina.
In ogni caso, gli unici abitanti del nostro pianeta a non dimenticare e a non sottovalutare mai il rischio dell’uso della bomba atomica sono gli ucraini: da quasi dieci mesi, ogni giorno, più volte al giorno, devono prepararsi al peggio (provate a immaginarvi in una situazione simile). Proprio a questo argomento è dedicato l’interessante articolo che vi segnalo questo sabato: The Washington Post ha raccontato del come alcuni abitanti di Kiev si stanno preparando all’attacco nucleare da parte della Russia.


L’intervista di Zaluzhny

Nella sua fresca intervista a «The Economist» Valeriy Zaluzhny, il comandante in capo delle forze armate ucraine, ha dichiarato che l’esercito russo potrebbe fare un secondo tentativo di arrivare fino a Kiev. Secondo Zaluzhny la prossima fase della guerra inizierà l’anno prossimo e sarà caratterizzata dai combattimenti più attivi. Nel migliore dei casi inizierà a marzo, nel peggiore a fine gennaio.
Già in questa sintesi della parte più significativa della intervista si possono trovare la conferma di un principio evidente da mesi e l’avvertimento altrettanto vecchio all’Occidente.
Il vecchio principio noto è: Putin non può permettersi di perdere questa guerra e, di conseguenza, è costretto di scegliere tra continuarla all’infinito e arrivare a qualche accordo vendibile come «vittoria». E dato che l’Ucraina non è [più] disposta di accettare un risultato diverso dalla liberazione di tutti i suoi territori – compresi la Crimea e tutto il Donbass –, la guerra andrà avanti fino alla vittoria di una delle parti. Con la conseguenza dei nuovi tentativi di avanzare intrapresi da entrambi gli eserciti.
L’avvertimento all’Occidente, per l’ennesima volta ripetuto in termini abbastanza chiari anche nella intervista citata è: se non si vuole che la guerra continui all’infinito (con tutte le conseguenze anche sulla vita quotidiana dell’Occidente, se il solo fatto della guerra non bastasse), bisogna fornire gli armamenti offensivi (e non prevalentemente difensivi, come si è fatto fino a oggi) all’Ucraina.
A questo punto sarebbe forse logico chiedersi se l’indecisione dell’Occidente circa gli aiuti militari all’Ucraina non sia una delle garanzie principali della lunga durata della guerra in corso. Si tratta di una verità abbastanza triste e scomoda, ma spero che venga presto presa in considerazione da più persone possibile.


Le somiglianze politiche

Inizio a pensare che il primo ministro ungherese Viktor Orban si sia finalmente realizzato nel ruolo di Aleksandr Lukashenko dell’Unione europea. È sicuramente più pacifico nel difendere il proprio potere (non è difficile), meno antidemocratico (pure questo non è difficile) e quasi altrettanto bravo a ricattare la grande entità territoriale vicina per finanziare il «proprio» Stato (una arte che si impara abbastanza facilmente). Per ora ottiene meno soldi e li prende dall’UE invece che dalla Russia, ma queste sono le uniche differenze. Pure Lukashenko fa intendere – ogni qualvolta chiede qualcosa a Putin – che ci sarebbe il «rischio» del suo avvicinamento all’Europa.
Infatti, ieri l’Ungheria ha accettato di sbloccare un programma di aiuti europei all’Ucraina per 18 miliardi di euro dopo che l’UE ha fatto delle concessioni sulla questione dei sussidi europei all’Ungheria stessa. Il premier Viktor Orban ha affermato che non si sarebbe trattato di un ricatto o di un abuso del «potere di veto» (nelle procedure che richiedono l’unanimità degli Stati-membri) da parte sua. Mentre noi sappiamo – o possiamo facilmente immaginare – che non si tratta dell’ultima porzione di grandi aiuti finanziari europei all’Ucraina.
Ecco, in tanti dicono che Orban sarebbe il più grande alleato di Putin nell’UE, uno degli strumenti utilizzati per destabilizzare e disunire la politica europea. Ma la realtà potrebbe essere decisamente più comoda al mondo sviluppato: Orban sarebbe non un agente di Putin, ma solo un opportunista che può essere comprato all’asta. Finché conta qualcosa nella politica ungherese.