Almeno da luglio 2023, quando il ministro della «Difesa» russo Sergey Shoigu era andato in visita nella Corea del Nord, in molti si chiedevano quale scambio di favori ci potesse essere tra i due Stati interessati. Era abbastanza evidente che l’obiettivo della Russia fosse quello di avere dalla Corea del Nord le scorte dei vecchi missili (di produzione russa e/o addirittura sovietica) da utilizzare nella guerra in Ucraina. Ma non si sapeva bene cosa potesse chiedere in cambio la Corea del Nord. Da ieri abbiamo, molto probabilmente, una parte della risposta, ma non so se tutti se ne siano già accorti.
Infatti, ieri la Korean Central News Agency (KCNA) ha comunicato che la Corea del Nord ha lanciato con successo in orbita il suo primo satellite-spia. Il razzo vettore è stato lanciato il 21 novembre alle 22:42 (ora locale) dal cosmodromo di Sohae, il volo è durato 705 secondi. Il satellite è stato messo in orbita alle 22:54. Si segnala che il lancio è stato seguito personalmente dal leader nordcoreano Kim Jong-un. L’agenzia ha aggiunto che la Corea del Nord intende lanciare anche altri satelliti nel prossimo futuro. Il giorno successivo al lancio, poi, la KCNA ha dichiarato che Kim Jong-un ha preso la visione delle immagini satellitari delle basi militari statunitensi sull’isola di Guam, tra le quali la base aerea Andersen e il porto di Apra. Si osserva, infine, che il satellite non diventerà pienamente operativo prima di dicembre perché richiede tempo per la sua messa a punto.
I vertici dell’esercito sudcoreano, da parte loro, ritengono che serve del tempo per capire se il satellite nordcoreano funzioni correttamente e, soprattutto, che la Corea del Nord sia riuscita a mettere in orbita un satellite solo grazie all’aiuto della Russia. Infatti, ricordano che la Corea del Nord ha già effettuato due tentativi di lancio senza successo a maggio e ad agosto. Dato che tra il secondo e il terzo tentativo sono passati circa tre mesi, gli esperti presumono che sia stato sfruttato «il know-how tecnologico degli ingegneri russi».
Ora sarebbe curioso scoprire quali altre tecnologie sono state passate alla Corea del Nord da parte della Russia. Non penso che Kim Jong-un si accontenti del semplice fatto di poter vedere un po’ di foto delle basi americane: vorrà vederle con qualche obiettivo tecnico…
L’archivio della rubrica «Nel mondo»
Il presidente ucraino Zelensky ha dichiarato, in una intervista a Fox News, di essere pronto a incontrare l’ex presidente degli USA Trump per discutere le proposte di quest’ultimo per la fine della guerra tra la Russia e l’Ucraina. Lo ha detto dopo che il corrispondente Benjamin Hall ha ricordato che Trump ha promesso di raggiungere l’accordo di pace rapidamente, «in 24 ore».
A questo punto non dobbiamo pensare che Zelensky prenda realmente sul serio tutte le dichiarazioni populiste di Trump. Quasi sicuramente capisce che la guerra rischia di durare molto a lungo, mentre gli USA rischiano ancora di riavere Donald Trump come presidente (il quale lo può diventare anche nel caso delle condanne giudiziarie, tranne forse quella eventuale per i fatti del 6 gennaio 2021). Di conseguenza, si prepara a trattare gli aiuti militari futuri con tutte le amministrazioni americane future.
Nella stessa intervista, poi, ha ricordato che la pace non è possibile senza il ritorno del Donbass e della Crimea sotto il controllo della Ucraina, quindi contina a non arrendersi. E fa bene.
A partire dal 24 febbraio 2022 uno dei miei «rituali» quotidiani è quello di vedere le foto e i video più significativi di una ennesima giornata di guerra in Ucraina (oltre, ovviamente, a leggere le relative notizie). Non posso assolutamente dire che mi diverto, ma non posso nemmeno evitare di andare avanti.
Ma l’aspetto che in un certo senso mi preoccupa di questo rituale è il fatto che a volte scopro dei veri capolavori fotografici. So in quale contesto sono stati realizzati, so che sono delle vere foto di cronaca, ma le vedo anche come delle vere opere d’arte. Per esempio, questa foto di Diego Herrera Carcedo che ritrae un militare ucraino nel 633-esimo giorno di guerra (19 novembre 2023):
Non so se iniziare a pubblicare, con qualche periodicità, le foto che mi hanno impressionato di più: alcune sono molto, molto pesanti…
La tematica più allegra delle foto dalla Ucraina purtroppo non è vicinissima nel tempo, ma so che arriverà: tutte le guerre finiscono prima o dopo.
Il martedì 14 novembre il presidente ucraino Zelensky aveva esposto per l’ennesima volta – questa volta ai giornalisti africani – due dei concetti-base:
If this is a stalemate and a frozen conflict, we must honestly say that our children will fight; or our grandchildren will fight. We have already lost a lot of people. Do we want to live like this, knowing that we will raise children who will definitely fight later?
Since Russia will come again if it is not put in its place. Be that as it may, the war must end. We want peace. Yes, this ending may be different, some may like it, some may not, but it is necessary. And it is necessary for evil to suffer. […] if Russia fulfils one point — respect for territorial integrity and the UN Charter, it will withdraw troops from our territory. This is the end of the war.
Sospetto che ai giornalisti africani non bisogna spiegarlo bene perché sanno molto meglio degli europei come funzionano le guerre. Gli europei sono fortunati ad averlo dimenticato, ma dovrebbero almeno capire che conviene fare in modo di non avere delle occasioni per ricordarlo.
Una delle grandi notizie è ancora un po’ più vicina…
In una base aerea militare vicino alla città di Feteşti, nel sud-est della Romania, è stato aperto un centro di addestramento europeo della NATO. In questo centro i piloti degli Stati-membri dell’Alleanza e i piloti ucraini saranno addestrati a pilotare i caccia F-16 forniti dai Paesi Bassi. I piloti ucraini inizieranno l’addestramento a dicembre, il corso dovrebbe durare sei mesi.
I Paesi Bassi forniranno all’Ucraina 42 aerei, alcuni dei quali saranno utilizzati solo per l’addestramento. Inoltre, pianificano di fornire gli F-16 la Danimarca (19 unità), la Norvegia (fino a 10 aerei) e il Belgio (non si sa ancora quanti aerei).
Ieri ho visto le prime foto di quel centro di addestramento. Continuare la lettura di questo post »
La rivista The Economist riporta – senza indicare la propria fonte dell’informazione – che i funzionari americani stimano le perdite delle forze armate ucraine nella guerra con la Russia in circa 190.000 militari: almeno 70.000 morti e fino a 120.000 feriti.
Supponiamo che i dati sopra riportati siano effettivamente la «stima» dei funzionari americani: le autorità ucraine non diffondono i dati ufficiali per non informare l’esercito nemico e per non demoralizzare la propria popolazione. Si potrebbe anche ipotizzare che non forniscano le statistiche ufficiali sulle perdite umane ai fornitori degli aiuti militari perché temono le fughe di notizie e/o i forti contrasti politici nei parlamenti dei Paesi aiutanti. Ma a noi, a questo punto, dovrebbe essere relativamente indifferente sapere quali fossero esattamente le fonti dei dati di cui sopra per i redattori dell’Economist: basta leggere una serie di analisti non anonimi che conosciamo e scegliere la stima che ci convince di più…
P.S.: ai geni alternativi tipo Elon Musk potrei ricordare che non è Zelensky a mandare gli ucraini a morire in guerra, ma è Putin a mandare i russi a uccidere più ucraini possibile. Ma dopo quasi due anni di guerra sarebbe uno sforzo inutile.
Il Ministero della Difesa israeliano ha firmato un accordo con la Finlandia per la fornitura del sistema di difesa missilistica David’s Sling: si tratta del primo accordo del genere con un altro Stato.
Il sistema è stato sviluppato dall’azienda israeliana Rafael in collaborazione con l’azienda statunitense Raytheon: è l’anello intermedio della difesa missilistica israeliana tra i sistemi Iron Dome e Arrow ed è in grado di intercettare missili con una gittata di lancio compresa tra 40 e 300 chilometri. Ma sicuramente conoscete delle fonti specializzate attendibili dove leggere tutti i dettagli tecnici…
Io, intanto, vi invito a indovinare il perché dell’acquisto dal punto di vista della Finlandia (nonostante il fatto che la fornitura fisica del sistema dovrebbe avvenire verso la fine degli anni ’20).
È stato varato lo yacht «Scheherazade», il cui proprietario reale, secondo i collaboratori del politico-investigatore Alexei Navalny, sarebbe Vladimir Putin. Il fatto del ritorno sull’acqua è stato comunicato in un video dal canale YouTube «eSysman SuperYachts» (un canale YouTube gestito da ex e attuali membri dell’equipaggio delle varie superyacht).
Va ricordato che all’inizio di maggio 2022, lo yacht «Scheherazade» era stato fermato nel porto italiano di Marina di Carrara, in Toscana. Le autorità italiane hanno affermato che il proprietario dello yacht era legato alle autorità russe. Se «Scheherazade» dovesse scappare – indipendentemente dal fatto che sia mai stato utilizzato o meno da Putin – sarà una cosa non bellissima.
La Bloomberg scrive che l’ufficio del Presidente ucraino non vedrebbe dei segni di spaccatura tra la leadership militare e quella politica dell’Ucraina dopo l’intervista rilasciata dal comandante in capo delle forze armate ucraine Valery Zaluzhny alla rivista The Economist sulla situazione del fronte (io avevo già scritto di quella intervista).
Direi che in questo specifico caso il comunicato della Bloomberg è da considerare logico, razionale e quindi affidabile. Infatti, Valery Zaluzhny mi sembra, praticamente da quando è iniziata la guerra in Ucraina, uno dei più grandi geni militari dei nostri tempi: non solo per la sua capacità di affrontare il nemico con quei mezzi disponibili che non sono mai stati particolarmente abbondanti, ma anche per la sua capacità – manifestata pubblicamente in molte occasioni – di analizzare e spiegare la situazione bellica corrente. Di conseguenza, la crisi tra Zelensky e Zaluzhny trasformatasi in qualcosa di grave (per esempio, la rimozione del secondo) sarebbe una perdita enorme per l’Ucraina. Suppongo che Zelensky lo capisca e cerchi di fare tutto il possibile per evitare ogni forma di crisi.
La Commissione europea ha raccomandato al Consiglio dell’UE di avviare i negoziati con l’Ucraina e la Moldavia per la loro adesione all’UE a una serie di condizioni. Inoltre, la Commissione ha raccomandato al Consiglio dell’UE di concedere alla Georgia lo status di Paese-candidato «a condizione che il Governo del Paese compia importanti passi di riforma».
A questo punto bisogna fare una constatazione abbastanza triste. È vero che i negoziati per l’adesione possono durare diversi anni (nel caso dell’Ucraina tale durata sarà di fatto dovuta anche alla attesa della fine della guerra), è vero che lo status del Paese-candidato può durare anche decenni, ma le raccomandazioni della Commissione arrivano comunque in uno dei momenti più sbagliati di sempre. Infatti, proprio in queste settimane abbiamo visto con la massima chiarezza – spero che lo abbiate visto anche voi – il colossale fallimento delle grandi organizzazioni interstatali. Di quelle organizzazioni come l’ONU o l’UE le cui decisioni principali devono essere prese all’unanimità in base al principio che tutti gli Stati-membri abbiano lo stesso peso e gli stessi diritti. Ma sulla pratica vediamo che questo principio idealista non funziona come si sperava.
Da un lato, alcuni Stati sfruttano il suddetto principio per difendere i propri comportamenti aggressivi con il potere di veto (succede prima di tutto all’ONU). Dall’altro lato, diversi Stati altrettanto poco responsabili sfruttano lo stesso principio per prostituirsi: letteralmente vendono il proprio voto (e il proprio veto) a quegli Stati che sono disposti a pagare (succede sia all’ONU che all’UE). Si potrebbe dunque logicamente dedurre che proprio il principio di uguaglianza abbia portato alla impossibilità di quelle grandi organizzazioni di fare qualcosa contro le guerre che sono attualmente in corso; ma anche contro quelle future. Quelle organizzazioni andrebbero dunque fortemente riformate o sostituite con qualcosa di nuovo e più adatto alla vita reale.
La Commissione europea, invece, continua a fare finta che vada tutto bene e raccomanda i negoziati con gli Stati nuovi, alcuni dei quali molto probabilmente andranno a «prostituirsi» come ho scritto prima (intendo prima di tutto la Georgia attuale perché è governata dai personaggi filo-putiniani e non intenzionati a lasciare il potere in un modo democratico). Probabilmente si tratta solo di un naturale istinto di sopravvivenza burocratica, ma è comunque un fenomeno tristissimo.