L’archivio della rubrica «Nel mondo»

L’intervista con Usmanov

Nell’articolo/intervista del Corriere della Sera su/con il miliardario Alisher Usmanov (che sul giornale viene definito uzbeko, mentre in Russia è sempre stato percepito come un personaggio della scena economica e politica russa) si leggono, purtroppo, molte cose logiche e condivisibili su ciò che sta accadendo ora tra la Russia e gli Stati occidentali (da oltre due anni pure io scrivo molte di quelle cose; va solo precisato che i dati che mostrerebbero la crescita della economia russa sono attualmente dovuti esclusivamente alla spesa militare, compresi gli stipendi alti dati a chi va a combattere in Ucraina). Il «purtroppo» della frase precedente si riferisce solo al fatto che lo stesso Usmanov è un personaggio molto particolare, controverso in alcuni episodi della sua biografia più o meno recente e, sicuramente, fino a un certo momento storico molto utile alla affermazione del regime putiniano in Russia.
Non posso avanzare pubblicamente delle ipotesi sul perché quell’articolo sia comparso sul Corriere (come diceva Andreotti in questi casi? ahahaha), ma posso ripetere, per l’ennesima volta, una cosa che dice pure lui: le persone come Usmanov vanno «rubate» a Putin. Le persone come lui fanno capire, in tutti i modi disponibili e ritenuti da loro sicuri, all’Occidente che sarebbero ancora disposti a passare dalla parte della civiltà occidentale, ma devono essere aiutati. Aiutati, prima di tutto, con la creazione – da parte degli occidentali – di un meccanismo ben definito, comprensibile e funzionante che permetta a loro di liberarsi dal peso delle sanzioni in cambio di qualcosa e con la possibilità di utilizzare almeno una parte dei propri averi collocati fuori dalla Russia. Solo in quel modo si sentiranno al sicuro nell’Occidente e non saranno costretti a vedere la Russia putiniana come l’unico posto tranquillo e sicuro. Solo in quel modo non saranno spinti a utilizzare le proprie ricchezze e le proprie capacità imprenditoriali a favore di Putin e della sua guerra.
Ecco, ora potete rileggere quell’articolo sotto l’ottica da me proposta.


Le persone per lo scambio

Commentando l’intervento militare dell’esercito ucraino nella regione russa di Kursk, il presidente ucraino Vladimir Zelensky, tra le altre cose, ha dichiarato:

Nel complesso, questa operazione è stata il più grande investimento nel processo di liberazione degli ucraini e delle ucraine dalla prigionia russa: abbiamo già ricevuto il maggior numero di prigionieri russi in una singola operazione, e questo è un risultato significativo, e questo è uno dei nostri obiettivi, e le nostre azioni continuano.
Effettivamente, non ci ho pensato a questo aspetto. Anche se non sono del tutto sicuro che funzioni…

Ma gli obiettivi principali dell’intervento ucraino continuano a sembrare altri: prima di tutto, la fine dei discorsi tanto utili a Putin «fermiamo gli eserciti dove stanno ora e parliamo della pace». Infatti, prima della invasione ucraina Putin pensava (e diceva) di poter pretendere anche più territori di quelli già occupati, mentre ora non può nemmeno pretendere che l’Ucraina si fermi dove è ora. Però è importante capire che ciò non succede per il merito della «opinione pubblica»: essa non interessa particolarmente a Putin e, la cosa più interessante, nella sua maggioranza continua a essere indifferente alla guerra (come se quest’ultima non fosse mai iniziata, come se non fosse arrivata sul territorio russo pure nel senso diretto).


La lettura del sabato

Probabilmente, tra i vari rischi derivanti dall’andamento della guerra in Ucraina, quello legato alla sicurezza della centrale nucleare di Zaporizhzhia è oggi ricordato meno di tanti altri: anche se non sarebbe tanto diverso, per esempio, dall’ipotetico uso della bomba atomica sul territorio ucraino.
Proprio per questo (per non farvi dimenticare di questo rischio) la «lettura del sabato» odierna è dedicata alla situazione attuale alla centrale nucleare di Zaporizhzhia.


I giornalisti a Sudža

I giornalisti de The New York Times hanno visitato il valico di frontiera di Sudža (che l’esercito ucraino ha occupato e quasi completamente distrutto all’inizio della offensiva), hanno descritto come l’Ucraina stesse preparando l’invasione della regione di Kursk e, soprattutto hanno avuto la possibilità di farci vedere qualcosa dello stato attuale delle cose sul posto: quest’ultimo è l’unico motivo per il quale si potrebbe evidenziare il loro articolo tra tanti altri sull’argomento.
Solo una «grande rivelazione» mi ha fatto un po’ ridere: l’esercito ucraino ha preparato il piano di sfondamento nella regione di Kursk in grande segreto, gli ufficiali ne sono stati messi a conoscenza tre giorni prima, mentre i soldati semplici 24 ore prima dell’offensiva. Io mi sarei stupito dell’opposto…
Però il fatto che non conosciamo alcun esempio della fuga delle informazioni ci conferma che l’esercito ucraino rimane motivato come prima. E questo mi fa essere contento.


Per lo scambio

Qualcuno è ancora interessato a giochi del tipo «indovina chi e in relazione a cosa ha detto questo»? Potete provare a indovinarlo, per esempio, per questa citazione di ieri:

Ma di che tipo di negoziati possiamo parlare con persone che prendono di mira indiscriminatamente i civili e le infrastrutture civili o cercano di minacciare gli impianti nucleari? Di cosa si può parlare con loro?

Naturalmente ho tolto queste parole dal contesto. Ma si può comunque facilmente intuire che è stato Continuare la lettura di questo post »


La lettura del sabato

Mi aspettavo che succedesse molto prima, ma è successo solo il 6 agosto: l’esercito ucraino ha iniziato la propria «operazione militare speciale» sul territorio russo, nella regione di Kursk…
Tra parentesi: (dopo oltre dieci anni avrebbero finalmente l’occasione di restituire il vecchio debito alla Russia e organizzare un «referendum» sulla annessione della regione di Kursk alla Ucraina; ma presumo che per ora abbiano delle cose più importanti e più serie da fare).
Bene… È ancora troppo presto per consigliarvi delle grandi letture su questa logica evoluzione della guerra: è più il momento di seguire le notizie che cercare le analisi globali di un episodio in fase di sviluppo. Di conseguenza, ho pensato di condividere la prima raccolta delle testimonianze dei residenti della città russa Sudža (della regione di Kursk, appunto) che hanno dovuto scappare in seguito all’ingresso in città delle truppe ucraine.
La condivisione di tali testimonianze è solo un tentativo di fornire delle informazioni in più su quanto sta succedendo e non di esprimere una opinione sul comportamento di tutte le parti coinvolte.
P.S.: l’altro ieri Vladimir Putin ha ordinato di dare 10 mila rubli (poco più di 100 euro) a ogni profugo russo che ha dovuto lasciare la regione di Kursk. Provate anche voi ad apprezzare questa generosità nei confronti delle persone che per colpa sua hanno perso tutto. Provate a farlo tenendo in mente il fatto che alle persone che accettano di andare a combattere in Ucraina vengono offerti 800 mila rubli più degli stipendi altissimi.


I temibili militari ceceni

Ci sarebbe una infinità di cose da dire sull’arrivo della guerra vera sul territorio russo (il 6 agosto l’esercito ucraino ha oltrepassato il confine ufficiale con la Russia nella regione di Kursk). Ma riassumere tutti quello che scrivono i giornali non è tanto interessante per me e non è tanto utile per voi. Preferisco dunque mettere in evidenza qualche piccolo dettaglio ingiustamente trascurato nella maggioranza delle pubblicazioni.
No, almeno oggi non commento il fatto che diversi russi scappati dalle proprie case con l’avanzata ucraina si chiedono «perché Putin non aiuta noi che abbiamo sempre appoggiato la guerra e abbiamo aiutato l’esercito russo?». Non sono uno psichiatra…
Preferisco sottolineare una cosa che mi sembra divertente pure nel contesto di una guerra. Pare che i militari ceceni dell’unità cecena «Akhmat» che custodivano i posti di blocco sul confine internazionalmente riconosciuto tra la Russia e l’Ucraina e pensavano di stare in un posto tranquillo-tranquillo (perché lontano dal fronte vero), fossero scappati dopo aver avvistato l’esercito ucraino in arrivo. Mentre ora gli ufficiali ceceni dichiarano che l’esercito ucraino avrebbe attraversato il confine «nei punti più lontani possibile dalle postazioni cecene», ed è per quello che non ci sarebbero delle perdite o dei filmati sul TikTok… In pratica, sarebbero passati a destra e a sinistra, solo per non incontrare i ceceni? Boh…


Dicotomia militare

A volte è curioso leggere delle notizie che dimostrerebbero l’esistenza di almeno due mondi paralleli nelle teste di certe persone. Per esempio…
Il New York Times sostiene che la Russia avrebbe iniziato a fornire all’Iran radar moderni e attrezzature per la difesa aerea. Il giornale cita due funzionari iraniani, uno dei quali fa parte del Corpo delle guardie rivoluzionarie islamiche. Le fonti del New York Times hanno definito il fatto come parte dei preparativi per un attacco a Israele. L’altroieri, inoltre, l’ex ministro della «Difesa» russo Sergei Shoigu – ora segretario del Consiglio di sicurezza russo – ha visitato l’Iran. Secondo l’agenzia di stampa iraniana Tasnim, ha incontrato il capo dello Stato Maggiore delle Forze Armate e il nuovo presidente iraniano. Durante l’incontro, il presidente Massoud Pezeshkian ha promesso di rispondere a Haniyeh.
In Russia, intanto, un automobilista è rimasto ucciso nel villaggio di Komarovka (nella regione di Kursk) nel pomeriggio di ieri a causa di un attacco di droni ucraini. È stata la terza notizia della morte di un civile nella regione di Kursk in 24 ore; nello stesso periodo altre 13 persone, tra cui cinque bambini, sono rimaste ferite. Inoltre, la FSB e il Ministero della «Difesa» hanno dichiarato che diverse centinaia di soldati dell’esercito ucraino hanno attaccato le posizioni della guardia di frontiera russa la mattina del 6 agosto, dando luogo a combattimenti sul confine. Il Ministero della «Difesa» ha dichiarato che «riserve del gruppo di truppe russe» sono state inviate nell’area degli scontri.
Non scrivo tutto questo per approvare l’invio del materiale bellico all’Iran (non mi piace il destinatario e non mi piace ciò che starebbe per fare) e/o per lamentarmi contro le azioni dell’esercito ucraino (non hanno iniziato loro questa guerra).
Mi incuriosisce il fatto che lo stesso personaggio ben noto a voi e a me pensa di poter condurre due guerre con due metà dello stesso strumento: in una guerra pensa di poter solo attaccare, e nell’altra solo difendersi.
Ma spero che in questo modo perda più velocemente.


La difesa degli F-16

La domenica 4 agosto, quando l’Ucraina ha celebrato la Giornata delle Forze aeree dell’esercito, Vladimir Zelensky e i media ucraini hanno diffuso le immagini della cerimonia di ricezione dei primi – pare dieci – F-16. Io ne posto solo una:

Ora, come scrivono gli esperti, l’obiettivo principale dell’esercito ucraino è quello di assicurarsi che quegli aerei non vengano persi a terra. Lo si può fare in due modi: coprire il campo d’aviazione con massicce difese aeree o trasferire permanentemente gli aerei da un campo d’aviazione all’altro. La seconda opzione è però resa difficile dal fatto che non tutti i campi ucraini sono tecnicamente adatti per ospitare gli F-16.
Ed ecco che, finalmente, pure un tonto come me ha capito perché si scrive da mesi che gli F-16 consegnati alla Ucraina dovrebbero basarsi sui territori degli Stati vicini: per motivi tecnici e di sicurezza. Mentre gli altri tonti dovrebbero finalmente accettare il fatto che pure tecnicamente questa guerra non può rimanere «un conflitto tra la Russia e l’Ucraina».


Da molti anni mi incuriosiscono alcune categorie di persone. Per esempio, quelle persone che palesemente vivono in un mondo parallelo al nostro. Oppure quelle persone che puntano tutto sulla possibilità di vivere in un contesto che palesemente è destinato a finire relativamente in breve e finire pure male.
Faccio subito un esempio concreto.
Nei giorni scorsi la più grande e storica banca statale russa Sber ha comunicato di avere creato una nuova unità di gestione per i propri progetti di costruzione edilizia. L’unità sarà guidata dall’architetto (oppure è meglio scrivere «architetto»?) italiano Lanfranco Cirillo, il quale avrà l’incarico di vicepresidente senior della banca.
Per chi non lo sapesse ancora: si tratta di un personaggio noto per le proprie presunte qualità professionali solo a Vladimir Putin. Proprio per Putin avrebbe costruito quella residenza mega-trash (per gli standard del XXI secolo) a Gelendžik, sul Mar Nero. Lavora in Russia dagli anni ’90, nel 2014 gli è stata concessa la cittadinanza russa. Come possiamo vedere ora, nemmeno gli avvenimenti degli ultimi due anni e mezzo sono riusciti a fargli cambiare l’idea sulla opportunità di legare la propria vita allo Stato russo.
Ecco: non bisogna essere un genio per capire che il regime di Putin prima o poi finirà, almeno per le naturali cause biologiche. Non è assolutamente detto che il giorno dopo lo Stato russo si trasformi in una democrazia (non mi ricordo degli esempi storici del genere), ma è altamente probabile che i forti cambiamenti politici eliminino dalle scene i collaboratori principali dell’attuale regime. Quell’architetto che ora ha 65 anni come pensa di passare il resto della propria vita? Eliminato dal territorio dove è stato tanto fortunato, considerato come collaboratore di un dittatore in occidente e, quasi sicuramente, privato di tutte le ricchezze guadagnate in un modo da considerare «sporco».
Boh, forse conta di poter passare gratis una vecchiaia tranquilla in una struttura comoda dove sarà l’oggetto di studio da parte degli uomini in camice bianco.
P.S.: alcune immagini di quel palazzo di Putin. Continuare la lettura di questo post »