L’archivio della rubrica «Nel mondo»

La Terra di Tim Peake

Il sabato 18 giugno l’astronauta britannico Timothy Peake è tornato, dopo sei mesi, sulla Terra dalla ISS.

Durante la propria permanenza nello Spazio ha scattato un sacco di foto fighissime del nostro pianeta.

Potete vederle nell’account Flickr di Tim: flickr.com/photos/timpeake/


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Brexit

Lo sapete già: il 48,1% ha detto di voler restare, mentre il 51,9% ha detto di voler tornare libero.

A differenza di molti non vedo una grossa tragedia nell’abbandono dell’UE o addirittura nella disgregazione di quest’ultima. Infatti, ogni Stato, se diretto da persone professionalmente adatte, è capace di produrre in proprio la burocrazia idiota o, al contrario, le regole vantaggiose per le aziende e persone straniere. Anzi, al di fuori da una organizzazione interstatale altamente regolamentata ci sono più possibilità di offrire qualcosa di veramente interessante al mercato globale e concorrenziale. Insomma, non è detto che l’Inghilterra debba per forza cadere in una crisi permanente: dipende tutto da come sfrutta la propria libertà nei prossimi anni.

Quanto ho appena scritto può essere collocato nella categoria dei vantaggi a lungo termine. Tra gli effetti a breve termine, però, gli elettori inglesi hanno già raggiunto i seguenti:

1) L’imminente trasferimento del centro finanziario dell’UE in Germania;

2) Il rafforzamento del peso politico nell’UE della Germania e della Francia (si spartiscono la parte inglese);

3) Il rischio di vedere una sequenza di referendum sul modello di quello scozzese, ma con i risultati opposti a quello del 2014;

4) L’indebolimento della moneta nazionale (ma questo può anche essere, se dura nel tempo, un vantaggio per l’economia).

Ora facciamoci una scorta di pop corn e mettiamoci a osservare. L’esperienza inglese può tornare utile a tutti.


Bremain

L’ultimo sondaggio prima del referendum sul «brexit» parlava del 43% dei rispondenti favorevoli alla uscita, 41% contrari e 16% indecisi.

Tentare di fare le previsioni sui risultati elettorali del referendum di oggi è inutile per almeno due motivi. Prima di tutto, ricordiamoci di due epic fail di massa: le previsioni sulla indipendenza della Scozia nel 2014 e sulle elezioni politiche britanniche del 2015.

In secondo luogo, come ci suggeriscono gli esperti del «Captain Obvious OJSC», alla pubblicazione dei risultati mancano ormai poche decine di ore.


35% ucraino

Stamattina la Verchovna Rada («Consiglio Supremo», l’unica camera del Parlamento ucraino) ha approvato una legge sulla lingua delle canzoni trasmesse alla radio e TV. Su 343 deputati presenti, 268 hanno votato a favore di un testo in base al quale le canzoni in lingua ucraina devono avere almeno il 35% del tempo dedicato da parte delle emittenti alla musica. La quota deve essere rispettata sia nell’arco della intera giornata che nelle fasce orarie dalle 7:00 alle 14:00 e dalle 15:00 alle 22:00.

A prima vista l’approvazione di una legge del genere è una pura e semplice stronzata di stampo nazionalista. Una persona normale non cambia i gusti musicali per adeguarsi a una legge dello Stato: piuttosto cambia il modo di trovare e ascoltare la musica. (Lo stesso vale, per esempio, per il cinema. Di conseguenza, non è corretto condannare la cosiddetta pirateria la quale è, in una certa misura, uno strumento di difesa contro la stupidità del legislatore e l’incapacità degli autori.)

L’aspetto della nuova legge poco evidente agli occidentali è però un altro. Una percentuale prossima al 100% degli ucraini parla il russo. Il grado di conoscenza varia in base alla età e alla regione di provenienza, ma quasi tutti gli ucraini sono in grado di leggere, scrivere, parlare e comprendere la lingua russa (non parlo del 100% degli ucraini solo per l’abitudine di evitare delle generalizzazioni gratuite). Inoltre, una ampia maggioranza degli ucraini utilizza la lingua russa nella vita quotidiana. Quindi una parte considerevole delle canzoni trasmesse dalle radio ucraine proviene dalla Russia.

Negli ultimi due anni e mezzo lo Stato russo ha fatto, da parte sua, tutto il possibile per far allontanare i comuni cittadini ucraini da ogni cosa che in qualche modo rappresenti la Russia. Lo Stato ucraino, naturalmente, non poteva seguire l’esempio.


E’ un pianeta difficile

Se un marziano, di passaggio sulla Terra in questi giorni, avesse letto certi testi pubblicati su internet, sarebbe giunto a delle conclusioni piuttosto curiose. Per esempio, avrebbe pensato che con il termine omofobo sulla Terra si intenda un gay che ha sparato 103 altri gay.

Nelle occasioni delle visite precedenti il nostro amico extraterrestre ha già appreso che per una parte considerevole degli abitanti della Terra l’omosessualità sarebbe una caratteristica sufficiente per descrivere un essere umano (non importa se in modo negativo o positivo).

P.S.: ovviamente quella sulla sparatoria di Orlando non è tra le notizie che mi riempiono di gioia.


Il futuro dei taxisti

Come probabilmente avete già letto o sentito ieri, il tribunale di primo grado parigino ha multato la filiale francese di Uber per il lancio dell’app UberPOP (vietata in Francia già da luglio 2015). L’app permette agli automobilisti privati di svolgere l’attività di trasporto di persone senza una licenza da tassista. Quindi l’Uber è stata multata con 800 mila euro, mentre due suoi dirigenti con 30 e 20 mila euro. E’ già stato annunciato il ricorso.

Ricordiamoci che in Francia, ancor più che in Italia, la lotta della lobby dei taxisti conntro il progresso assume varie forme: proteste di strada più o meno violente, legislazione pro-monopolio etc. La causa principale di tale comportamento è evidentemente i prezzi delle licenze che superano i 150 mila euro (in Italia possono arrivare a 200 mila euro). Questi soldi sono sempre stati considerati dai taxisti degli investimenti a lungo termine, da recuperare al termine/cambio della propria attività lavorativa. L’avanzare dell’Uber, a sua volta, comporta il deprezzamento di tale investimento (nessuno ti compra quel pezzo di carta se può lavorare liberamente con l’Uber) e l’azzeramento delle speranze per una vecchiaia tranquilla.

Di conseguenza, i tassisti francesi (ma pure quelli italiani), sono disposti a lottare contro la demonopolizzazione del proprio settore con tutti i mezzi disponibili.

Il loro problema sta nel fatto che inevitabilmente perderanno la lotta. Ciò succederà per due motivi. Il motivo minore è lo stesso della popolarità dell’Uber e altri servizi simili in Europa: i cittadini lo scelgono sono in tanti, in maggioranza rispetto ai taxisti. Il primo politico, nazionale o locale, che si accorgerà della ampiezza diseguale dei due gruppi, logicamente punterà a difendere gli interessi di quello più numeroso.

Il motivo principale della imminente sconfitta dei taxisti-monopolisti sta invece nell’avvicinarsi della epoca delle automobili senza i conducenti: considerati i recenti successi nella loro sperimentazione, possiamo vederle circolare per le vie delle città già tra pochi anni. Il peso dei taxisti tradizionali nel sistema del trasporto delle persone, a quel punto, sarà più o meno lo stesso dei gondolieri veneziani.

Non penso che qualche Stato arrivi al punto di vietare qualsiasi manifestazione del progresso tecnico o sociale al solo fine di tutelare i soldi dei taxisti. Oppure ne conoscete uno?


La smentita di una religione

Come sicuramente sapete, nel mondo è diffusa una grave malattia mentale: essa consiste nella convinzione che i prodotti alimentari geniticamente motificati siano dannosi per la salute. Alcune delle persone contaggiate si vergognano di ammetterlo e dicono che «gli effetti degli OGM non si conoscono». In realtà tutte le persone affette di questa malattia dovrebbero vergognarsi di un’altra cosa: di non avere studiato un tubo a scuola. Quei miei lettori che hanno almeno un vago ricordo del programma scolastico di biologia, potrebbero provare a fare il seguente semplice ragionamento logico.

Immaginate due anatre selvatiche nate e cresciute in mezzo alla natura intoccata dall’uomo. Una volta diventate adulte, si conobbero, si innamorarono e si accopiarono. Tutto ciò portò alla nascita di alcuni anatroccoli, non importa se belli o brutti. In ogni caso, essi sono dei prodotti geniticamente modificati in quanto provvengono dal mescolamento dei geni appartententi ai loro genitori. Poi, uno di questi anatroccoli, un bel giorno, viene catturato e mangiato da un homo sapiens. Secondo la credenza delle persone spaventate dagli OGM, il mangiatore dell’anatroccolo dovrebbe morire? Oppure mutare in una anatra e correre verso il lago più vicino?

So che è inutile tentare a convincere una persona mentalmente malata della infondatezza delle sue manie. Quindi mi rivolgo alle persone sane. Il 17 maggio, finalmente, è stata pubblicata la più grande ricerca scientifica che conferma la sicurezza degli OGM (si scarica gratuitamente).

Su un apposito sito web sono stati raccolti tutti i documenti di accompagnamento.


Savchenko libera

Sulla liberazione di Nadezhda Savchenko avrei da dire solo una cosa, perdipiù banale: sono contento per lei. Ma questo non è un motivo sufficiente per scrivere un post.

Pensandoci bene, ho capito che un argomento un po’ interessante è l’osservazione della vita pubblica di tutte quelle persone che grazie al proprio status di «vittime del regime putiniano» universalmente riconosciuto sono considerate degli eroi. Nadezhda Savchenko è una di queste persone: è stata rapita sul territorio ucraino dai militari russi, accusata (e condannata) per delle cose che non ha fatto e ha affrontato il lungo processo con quella durezza, un certo disprezzo (a volte arroganza) e coerenza che hanno dimostrato il grande coraggio di questa donna. Ha quindi meritato l’ammirazione, la stima e la popolarità in Ucraina, Russia e tanti altri Stati del mondo.

Ma nessuno si ricorda che appena due anni è mezzo fa più o meno negli stessi termini si stava parlando di due donne russe? Tolokonnikova e Alyokhina, le due Pussy Riot condannate nel 2012, dopo la liberazione non avevano saputo convertire la propria popolarità di livello mondiale in qualcosa di concreto. Anzi, non hanno nemmeno saputo di mantenerla per un periodo minimamente rilevante.

Ora sarebbe curioso a vedere se lo stesso succede pure con la Savchenko, la cui popolarità non è più tenuta in vita da un processo o da una reclusione in corso. Deve fare tutto da sola.

Nelle prossime settimane Nadezhda Savchenko sarà uno strumento utilissimo per tanti politici ucraini che sognano di sfruttare la sua popolarità a proprio favore. Sognano anche di buttarla via come un manecchino rotto non appena svanisce l’entusiasmo del popolo ucraino per la liberazione di una eroina nazionale. Sicuramente non la voglion come una concorrente.

Insomma, provate seguire per quanto tempo ancora vi capita il suo nome sui giornali.


La crescita di Lukashenko

Come saprete, pochi giorni fa Aleksander Lukashenko ha visitato l’Italia. Si tratta di una delle migliori illustrazioni del fatto che la coerenza viene sempre premiata.

Infatti, si tratta sempre dello stesso Lukashenko di dieci o quindici anni fa. Come avevo già scritto, pur tenendo sempre lo stesso atteggiamento politico, Lukshenko ora non risulta più «il più cattivo d’Europa», ma solo un pacificatore poco simpatico. Oltre alla revoca della maggior parte delle sanzioni europee, ora è stato premiato pure con lo status di un politico che può essere trattato alla pari di alcuni suoi colleghi asiatici: non sono tanto democratici e/o simpatici, ma sono utili e capaci di parlare in modo costruttivo.

A fare il «Rogue State» dell’Est è ora la Russia. Quindi non mi resta cho complimentarmi, ancora una volta, con Lukashenko per la sua incredibile capacità di sfruttare qualsiasi errore dello Stato russo a proprio favore. Fino a due anni fa quella capacità trovava la sua applicazione quasi esclusivamente nei rapporti bilaterali. Ma arriva sempre e per tutti il momento di iniziare a giocare in grande.


Approfondite sempre

Dell’Eurovision Song Contest mi interessa ben poco: come, del resto, di tutti gli altri concorsi di musica diversa da quella classica. A volte, però, la consultazione approfondita dei risultati finali si rivela non una semplice perdita di tempo.

Oggi ho la possibilità di fare un bellissimo esempio che illustra il concetto appena esposto. Come saprete, sabato sera a Stoccolma si è svolta la finale dell’Eurovision 2016. I risultati sono questi:

Se uno decidesse di accontentarsi di queste informazioni, al massimo potrebbe supporre che la vittoria sia stata dovuta alle semplici emozioni politiche della maggioranza dei votanti. L’approfondimento della notizia riserva però due grandissime sorprese.

La sorpresa numero uno si trova sulla scheda «come ha votato la Russia»:
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