L’archivio della rubrica «Italia»

Libertà legalizzata

Fino a pochi giorni fa pensavo che il mio green pass – ottenuto grazie alla vaccinazione – fosse destinato a fare la stessa fine delle numerose autocertificazioni preparate durante le zone «rosse» e «arancioni». Pensavo che non me lo avrebbero mai chiesto: questa volta non a causa dalle mie riserve apparentemente infinite di fortuna (o, forse, dell’elevata capacità di non destare sospetti? ahahaha), ma perché da anni non frequento certi luoghi chiusi.
Ebbene, almeno il green pass mi è stato chiesto. È successo ieri: il primo giorno della sua totale obbligatorietà nelle università italiane. E io mi sono divertito tanto a sentirmi una creatura legalizzata. Soprattutto quando, passando in una area comune, mi ero accorto di alcuni studenti in fuga dai controlli preannunciati.
Passando dalle considerazioni personali a quelle generale, posso testimoniare di avere intuito l’imminente obbligatorietà di fatto della vaccinazione anti-Covid già verso la metà della primavera. Nel senso: il vaccino non è obbligatorio, ma il certificato della vaccinazione avvenuta sì. Non so se sia una manifestazione della furbizia o della impotenza legislativa, ma in ogni caso potrebbe rivelarsi un bel stimolo per la popolazione non ancora vaccinata.
Anche chi, per qualche strano motivo, ha paura del vaccino o – al contrario – pensa di poter ignorare completamente il Covid-19, dovrebbe essere interessato a provare la gioia della libertà legalizzata. Io posso confermare che è una sensazione da provare.


I globi a Milano

A giudicare dalla affluenza, il pane non molto attraente in qualità dello spettacolo…

In realtà, l’ho scritto solo perché non riuscivo a trattenermi.
Mentre le persone che vivono e/o lavorano a Milano (ma anche quelle che intendano a visitarla nelle prossime settimane) possono provare a vedere i vari globi, tutti diversi, esposti in centro. Continuare la lettura di questo post »


L’utilità delle voci

Il primo – penso che sia il caso di dire «per ora» – decreto sulla obbligatorietà del «Green pass» prevede meno restrizioni di quanto ci si aspettava fino a ieri mattina. Non so se sia una cosa più positiva o negativa. Senza toccare l’enorme argomento delle libertà dei cittadini (tutto ciò che è successo anche nei 18 mesi precedenti dal punto di vista giuridico è un casino indescrivibile), devo invece constatare che dal punto di vista sociale era molto positiva la recente indecisione sui luoghi accessibili con il suddetto «Green pass».
Infatti, ogni proposta più o meno fantasiosa sull’argomento spingeva qualche altra persona a vaccinarsi, superando le proprie paure o convinzioni antiscientifiche. E con ogni persona vaccinata in più il rischio della ennesima ondata del Covid (ma anche del panico istituzionale) si riduce. Di conseguenza, spero che non smettano di circolare le voci su altri luoghi visitabili con la famosa certificazione: perché sono le prime voci realmente utili di tutta la storia della pandemia.
Qualora fosse invece necessario un commento più serio, posso ricordare a tutti i presenti che il comma 2 dell’articolo 32 della Costituzione permette di rendere la vaccinazione contro il Covid obbligatoria. Non so perché questa via sia stata per ora esclusa. Non penso che ci sia il timore di non avere a disposizione le dosi del vaccino necessarie. Sospetto, invece, che si stia ancora lavorando sul perfezionamento dei meccanismi organizzativi. Lo sospetto, perché non conosco la situazione reale, quella «pratica», in ogni Regione italiana (e leggo con tanto stupore che anche in alcune zone del Nord presentate come «storicamente serie» molte persone aspettano da molto tempo la prima o la seconda dose). Ma almeno in Lombardia non ho osservato alcun problema: avevo prenotato facilmente la vaccinazione alla prima occasione utile ed ero addirittura riuscito a scegliere il giorno e la fascia oraria per la prima dose (questo mi ha permesso di riservare del tempo per gli eventuali effetti collaterali).
Insomma, voglio proprio vedere per quanto tempo dura l’obbligatorietà mascherata.


La pandemia e la Apple

A tutte le persone impegnate nell’immaginare «il mondo dopo la pandemia» segnalo un cambiamento epocale assente dalle fantasie più «audaci». L’Apple Store di Milano ha sacrificato una parte del minimalismo tipico alla azienda-madre e ha installato dei tavoloni davanti al proprio ingresso:

Sì, sono relativamente originali e, ovviamente, raggiunti dal potentissimo wi-fi gratuito (quello che c’è attorno a tutti gli Apple Store del mondo), ma, da quello che ho visto, non sono dotati delle prese elettriche (sarebbe troppo pretenderlo, ahahaha). In ogni caso, è una bella alternativa per tutti coloro che si amano lavorare o studiare all’aperto.

PS: in realtà, non so se sia il merito della pandemia. «Dopo» non significa necessariamente «in conseguenza a».


Ancora la metro milanese

Qualcuno si aspetta da me dei nuovi aggiornamenti sulla metropolitana milanese? Ne ho anche oggi.
Come saprete, a partire dal 21 giugno il limite di riempimento dei mezzi pubblici nelle cosiddette «zone bianche» (quindi in quasi tutta Italia) è stato aumentato fino all’80%. In più, ora sono accessibili tutti i posti a sedere. Quindi sulla metropolitana milanese dai sedili dei treni sono nuovamente (come l’estate scorsa) spariti gli adesivi:

E si è già formata la moda del 2021: ora si siedono due persone ai lati e una in mezzo ai due sedili centrali:

Vediamo quanto dura questa semilibertà mentale…


Sta nevicando?

Ho appena letto che in Sicilia ha iniziato a nevicare… Ah, no, ho letto male: in realtà nelle «zone bianche» di tutta Italia non è più obbligatorio indossare la mascherina quando si cammina da soli in mezzo a una via deserta. Dopo oltre un anno delle regole sempre più cretine, ci voleva almeno un segnale di normalità legislativa.
Allo stesso tempo, osservando già da alcune settimane le persone incontrate per strada – si parlano tranquillamente senza indossare le mascherine anche quando sono reciprocamente estranei – non posso non ricordare un concetto informale spiegatomi già tempo fa da diversi medici. In sostanza, la «propaganda» medico-sanitaria deve essere orientata a un idiota medio. Perché se ti metti a spiegare tutti i dettagli, tutti i possibili casi e le loro conseguenze a un idiota, quello decide di non complicarsi la vita e di non seguire alcuna regola (per esempio, non mettersi mai la mascherina). Quindi scattano delle regole assolute: per esempio, coprire naso e bocca anche sei da solo in mezzo a un campo agricolo.
Ma i miei lettori sono delle persone intelligenti, quindi sapranno utilizzare bene la nuova libertà concessa da oggi. Sapranno anche trovare una giusta combinazione tra il caldo e l’autoprotezione dal virus: ricordando anche l’uso improprio (o esagerato) potrebbe portare, tra le altre cose, all’atelettasia.
Io, nel frattempo, spero che sia solo il primo dei miglioramenti sensibili.


Un mesaggio originale

La scorsa notte avevo ricevuto il seguente messaggio e avevo sospettato – non so bene perché – una ennesima truffa:

Per fortuna mi ero sbagliato. Infatti, giovedì sul canale ufficiale sul Telegram è uscita la conferma – sempre ufficiale – della notizia:

A questo punto non mi resta altro che invitarvi fare con serenità ciò che ritenete giusto di fare. Per essere completamente sereni, però, non utilizzate il link del sms, ma un link diretto o il link contenuto nella app che andrete a utilizzare. È una questione di pura sicurezza informatica.
Aggiungo, infine che a livello personale comprendo bene almeno tre cose:
1) grazie all’età non particolarmente avanzata e allo stato di salute buono sono notevolmente meno vulnerabile di molte altre persone;
2) pur essendo vaccinato, rimango un potenziale tassello nella catena di diffusione del virus…
Ma nonostante tutto questo:
3) mi sono vaccinato anche con l’obbiettivo di garantirmi qualche libertà in più nei prossimi mesi o anni.
Quindi con il messaggio della scorsa notte ho ricevuto una nuova conferma: meno male – in tutti i sensi – che per ora non ho sbagliato con la vaccinazione.


Sentirsi un vecchio milanese

Come può riuscire un «forestiero» come me a sentirsi un vecchio milanese? La via più facile è dispiacersi per la demolizione dei palazzi storici, anche (o soprattutto?) quando essi erano in realtà in disuso ormai da anni! Per esempio: il cinema Maestoso mi piaceva anche dal punto di vista architettonico (e ho un bel ricordo personale legato alla sua sala, ahahah), quindi mi dispiace che non sia stato salvato e, eventualmente, riqualificato…

P.S.: potrebbe essere solo una impressione, ma lo stile architettonico «eclettico-liberty» viene oggi ingiustamente disprezzato o almeno ignorato. Forse perché non è abbastanza antico. Oppure perché non corrisponde ai canoni popolari di bellezza? Boh, non saprei…


Le osservazioni metropolitane

Da alcuni mesi, ormai, non aggiornavo i miei lettori sulle condizioni attuali dei mezzi pubblici milanesi. Eppure, nei tempi della pandemia non (ancora) finita si possono fare delle osservazioni interessanti.
Per esempio: come saprete, il limite massimo di riempimento dei mezzi pubblici rimane del 50%. In autunno del 2020 sono pure ricomparsi gli adesivi che vietano l’uso di determinati posti a sedere sulla metro. Rispetto a qualche mese fa, però, vedo più spesso le persone che – con la scusa di viaggiare insieme – si siedono vicini. Di conseguenza, del blocco da quattro posti ne vengono occupati tre (invece dei due previsti dal regolamento).

La seconda osservazione interessante, invece, riguarda gli annunci vocali su tutta la rete della metropolitana. Da un lato, mi sembra di sentire meno inviti a indossare correttamente la mascherina. Dall’altro lato, sono ricomparsi gli annunci sull’interscambio con i mezzi diretti verso l’aeroporto di Linate: non li sentivo da oltre un anno, ora li interpreto come uno dei precursori migliori della normalità.
Per il resto, devo constatare che la quantità dei passeggeri è notevolmente aumentata rispetto a tre mesi fa (soprattutto nelle ore mattutine). Ma di solito si viaggia comunque nelle condizioni di una buona distanza tra le persone: più o meno come alla fine di un luglio pre-covidico.


Sì ma no

Ieri, il lunedì 3 maggio, il Consolato generale italiano a Mosca ha ripreso a concedere i visti turistici. Nel primo comunicato in materia il Consolato ha precisato che possono richiedere il visto tutti coloro che hanno visto scadere il proprio vecchio visto turistico per l’Italia nel periodo dal 1° gennaio 2020 ad oggi. I nuovi visti emessi avranno la validità dal 1° giugno 2021. Nello stesso comunicato, però, il Consolato precisa che attualmente i titolari di visto turistico Schengen non hanno diritto ad entrare in Italia o nell’area Schengen.
A questo punto un lettore italiano medio potrebbe ragionevolmente chiedere: ma perché mi racconti tutto questo? È una notizia per i russi che vorrebbero venire in Italia questa estate.
Beh, prima di tutto è molto divertente il significato del comunicato stesso del Consolato: vi diamo un visto che non potete usare, ahahaha. Non so se questa mossa sia tanto utile all’immagine dello Stato…
E poi, in un secondo luogo, possiamo constatare che l’apertura dell’Italia ai turisti (quelli stranieri in generale e quelli russi in particolare) potrebbe essere interpretata come un indizio. Un indizio non solo dell’evidente fatto che si stia cercando di prepararsi alla eventualità migliore perché l’economia italiana ha un certo bisogno dei soldi stranieri. È anche un indizio del fatto che si stia seriamente discutendo della opportunità di riaprire i confini esterni europei in tempi abbastanza brevi. Che ne siate contenti o meno, dovete prepararvi a quel grande evento.
In questo momento mi sembra invece abbastanza difficile, che la programmata riapertura dell’Italia al mondo sia un indizio del riconoscimento ufficiale del vaccino russo «Sputnik V». Mi sembra più probabile uno strano paradosso: riconoscere i vaccinati come «meno pericolosi» (quindi non costringendoli a fare troppi test o troppa quarantena) ma non il vaccino russo (perché significherebbe poterlo usare in Italia e/o in Europa).
Dove posso andare a fare una scommessa?