The Verge scrive che Mark Zuckerberg avrebbe l’intenzione di cambiare il nome di Facebook: il cambiamento dovrebbe essere realizzato già la settimana prossima. Non so quale possa essere l’utilità pratica del cambiamento di un nome conosciuto a quasi tutti gli utenti dell’internet (tranne forse alcuni cinesi incapaci di impostare un VPN). Probabilmente, l’idea è di creare un nome che rappresenti quell’impero di Facebook che proprio ora certe Istituzioni anti-monopolistiche vorrebbero smembrare. Beh, per il bene dei propri azionisti Zuckerberg è obbligato a mostrarsi sicuro di sé.
A preoccuparmi è una brutta osservazione storica: quando il dirigente di una qualsiasi azienda si concentra troppo sugli aspetti esterni, significa che ha esaurito le idee per un reale progresso tecnologico. Il Facebook, dal punto di vista tecnologico, è abbastanza scarso: meno funzionale dei forum che esistevano in internet già nella seconda metà degli anni ’90. Purtroppo, a questo punto potrei presumere che la crescita tecnologica continua a non essere tra le priorità di Zuckerberg.
Per fortuna, quindi, il creatore di un futuro social network normale ha tutto il tempo che vuole dovrà preoccuparsi solo del come attirare le grandi masse degli utenti. Per il resto, fare peggio del (ex) Facebook è impossibile.
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Non ho mai visto tanti coglio geni alternativi riuniti nello stesso luogo… Ma non è vero, mi è già capitato, anche se nelle situazioni ben diverse… Insomma, «finalmente» anche me è capitato – ieri sera – di vedere dal vivo una manifestazione dei «no-green-pass». Non erano tantissimi (secondo me al massimo duecento), erano un po’ meno rumorosi di quanto si potesse immaginare e scortati da una ventina di poliziotti. Scandivano dei slogan – pochi e poco fantasiosi – contro il green pass e percorrevano la via Mascagni per arrivare (secondo me) alla prefettura. Niente cartelli, fumogeni o altro. Solo un manifestante accompagnava a mano una bicicletta decorata con delle bandierine italiane. Due o tre persone indossavano – miracolo! – le mascherine.
La triste realtà sta nel fatto che ogni forma di manifestazione contro l’obbligo del green pass è troppo simile a una manifestazione contro la vaccinazione. Una volta che ti sei vaccinato (da persona interessata alla salute propria e degli altri), cosa ti costa scaricare il rispettivo QR code sul telefono?
Allo stesso tempo, la realtà paradossale sta nel fatto che in una situazione di normalità – quindi diversa da quella di oggi – avrei compreso (e in parte forse anche appoggiato) la posizione di questi personaggi. In una società normale la presunzione del comportamento responsabile è molto vicina alla presunzione di innocenza.
Per fortuna, la coesistenza nella mia testa delle suddette due realtà non mi preoccupa. So benissimo, per esperienza personale e da tutti gli studi fatti durante la mia vita, che l’ultimo compromesso è una bestia inesistente. Non è mai l’ultimo. Ogni limitazione, ogni invasione del nostro spazio personale avanza a piccoli passi: ogni volta che facciamo una piccola concessione, una piccola eccezione, un nuovo piccolo compromesso, ci illudiamo di farlo per l’ultima volta e non ci accorgiamo di essere ancora più vicini alla nostra totale sconfitta. Il problema sta nel fatto che i manifestanti contro il green pass si sono svegliati troppo tardi, dopo oltre un anno e mezzo delle limitazioni spesso poco sensate. E si sono messi a manifestare contro una misura poco invasiva e abbastanza utile per la tutela della collettività nelle condizioni attuali.
Quindi sì, sono proprio belli tonti.
Non mi capita proprio tutti i giorni, quindi ogni volta è una «bella» sorpresa: alcuni siti italiani di fatto mi impediscono la registrazione (o l’accesso ad alcuni servizi) perché sospettano una divergenza insuperabile tra i miei dati anagrafici e il mio codice fiscale.
Vi chiederete se io sia capace di inserire correttamente i propri dati?
Ahahaha triplo… No, siete voi che avete la fantasia un po’ povera!
Il motivo reale è molto più interessante: i creatori di molti siti italiani (ma in realtà anche dei database aziendali e istituzionali) non sanno che da qualche parte del nostro pianeta fino al 1991 è esistito uno staterello chiamato URSS. Uno staterello dove in quasi settant’anni di storia sono nate un po’ di persone. E, soprattutto, molte di queste persone continuano a spargersi per tutto il mondo. Nonostante tutto, molte di quelle persone nate (me compreso) in uno Stato non più esistente sono ancora in vita e devono in qualche modo interagire con le aziende e le istituzioni… Ed ecco che, molto spesso, non avendo alcuna possibilità tecnica di inserire (o scegliere dalla lista) in una form di registrazione il nome dello Stato dove mi ricordavo di essere nato – la form lo segna come nome di Stato sbagliato –, mi trovo costretto ad ammettere: nel lontano 1983 avevo già previsto tutto ed ero nato nella Federazione Russa ancora inesistente!
Purtroppo, i siti (e/o i vari database) non si accontentano di questa mia concessione alla storia moderna e al diritto internazionale e dicono: «ah, ti abbiamo beccato!» «ma allora il tuo codice fiscale è sbagliato!». Beh, effettivamente, nel mio codice fiscale lo Stato di nascita codificato è, giustamente, l’URSS e non la Federazione Russa…
A questo punto io, ormai totalmente confuso nelle mie conoscenze di storia, diritto e logica, ho solo due opzioni: andare a litigare con un operatore umano (il quale, come me, non ha alcun potere di raggirare le pretese della form) o falsificare il mio codice fiscale (codificando la Federazione Russa al posto dell’URSS). Con la pandemia del Covid ancora in corso, la prima opzione è molto meno praticabile di una volta: non per le mie fobie (non ne ho), ma perché lo hanno deciso le aziende e gli enti.
Non so ancora quale sia la morale di tutto questo. Devo essere contento per avere fatto delle scoperte storiche o per avere saputo della propria capacità di viaggiare nel tempo? Boh…
P.S.: non so se anche le persone nate, per esempio, nella ex Jugoslavia hanno lo stesso problema; proverò a indagare.
P.P.S.: se lavorate in una azienda o in un ente che per qualche motivo tratta i dati personali, provate a vedere se anche da voi esiste il problema descritto.
Lo avrete già letto: il Telegram ha bloccato due canali dei «novax» covidici – uno italiano e uno tedesco – che incitavano alla violenza contro il personale medico impegnato nella vaccinazione contro il Covid-19, pubblicando anche i dati personali delle persone (scusate la tautologia) concrete. Il creatore del Telegram Pavel Durov descrive bene quella decisione (in inglese), quindi non mi metto a riassumere le sue parole.
La cosa che posso constatare io è semplice: anche qualora non ci fossero stati degli inviti alla violenza e/o la pubblicazione dei dati personali, avrei pienamente appoggiato questa forma di censura. Perché grazie a quei [censured censured censured censured censured] dei novax si diffondono e continuano a mutare non solo i virus come il Covid-19, ma pure tante di quelle malattie che l’umanità riteneva di avere superato già decenni o secoli fa: la peste, la pertosse, la difterite, il morbillo, la poliomielite etc.
Quindi, cari novax, chiudetevi in casa e godetevi la vostra libertà di schiattare per le malattie obsolete senza violare la libertà di vivere di tutte le altre persone.
In internet esiste una grandissima quantità di siti che offrono dei servizi o materiali digitali utili, ma chiedono al visitatore di registrarsi per accedervi. Il visitatore, da parte sua, potrebbe avere diversi motivi validi per non voler fornire delle informazioni reali sulla propria identità (non si fida della sicurezza del sito, on sa ancora se la registrazione gli sia realmente utile, ha paura dello spam generico o personalizzato etc.). Di conseguenza, in ogni singolo caso il visitatore è costretto a fare lo sforzo di inventare un nome, un cognome, una data di nascita, un nome utente e una password che rispettino i vari criteri di pseudo-sicurezza e così via.
Proprio al fine di rendere più facile questo compito è stato inventato il servizio «Random Person Generator».
Come funziona? Ecco la descrizione ufficiale dataci dagli sviluppatori:
Our generator creates a random personality, the chance of repetition of which is almost zero. This is achieved by gradually compiling all user data. Thanks to the huge size of our database of names, surnames, cities, streets, indexes, you will almost always get a unique random person. And real photos of unreal people generated using 2 neural networks will give your character even more personality and uniqueness!
Per creare una nuova personalità casuale è sufficiente cliccare sul buttone grigio «Show User»:
Ed ecco che possiamo vedere un esempio Continuare la lettura di questo post »
Tra poco più di un mese, il 20 ottobre 2021, dovrebbe ufficialmente uscire la nuova OS della Microsoft: il Windows 11. Allo stesso tempo, sappiamo già che l’attuale Windows 10 dovrebbe essere supportato fino all’ottobre del 2025. Di conseguenza, possiamo iniziare a prepararci al passaggio verso il nuovo sistema operativo (penso che l’aggiornamento verso la nuova versione venga tradizionalmente reso gratuito per i detentori di una regolare licenza).
Per esempio, è possibile utilizzare questo sito per vedere il futuro aspetto di alcuni menu e programmi del Windows 11 semplicemente attraverso il proprio browser, senza alcuna installazione.
Ciò che ho visto io non mi è sembrato brutto o scomodo, ma, per esempio, la barra delle applicazioni (quella in basso) ricorda tanto quella della Mac OS (che strana coincidenza, ahahaha).
I vari menu sono in parte cambiati nel loro aspetto grafico e organizzativo, ma sembrano comunque Continuare la lettura di questo post »
Più o meno a tutto almeno una volta nella vita è capitato di voler scaricare qualcosa da YouTube. A me capita con una certa regolarità, ma di solito preferisco avere la possibilità di scaricare solo l’audio: per ascoltare le varie lezioni, interviste etc. durante le camminate o mentre faccio qualche lavoro monotono. Per diversi anni (circa dieci) avevo utilizzato a tal fine dei siti specializzati prima e il programma Ummy VideoDownloader poi. Ma tutti quei mezzi erano peggiorati col tempo (e in alcuni occasioni avevano pure temporaneamente smesso di funzionare).
Per fortuna, però, qualche tempo fa ho scoperto il programma 4K Video Downloader, che a differenza dei numerosi concorrenti riesce a scaricare qualsiasi video o audio senza alcun problema. La sua versione gratuita permette di effettuare fino a 30 download al giorno: una quantità più che sufficiente per un utente medio. La scritta «Non attivato» in cima alla finestra indica semplicemente il fatto che non è stata acquistata la versione a pagamento.
La «Preferenze» – che nella maggioranza dei programmi si chiamano «impostazioni» – sono poche ma chiare. E, volendo, possono anche Continuare la lettura di questo post »
Il sito Neural.love è una rete neurale artificiale che può elaborare le immagini statiche e i video trasformando i disegni in delle immagini realistiche (come se fossero delle foto). È anche in grado di colorare le foto in bianco e nero.
La seconda opzione mi interessava un po’ meno della prima, ma l’ho testata comunque:
Mentre l’elaborazione delle immagini è già una cosa più originale, diventa particolarmente interessante quando al sito si propone qualcosa di più o meno astratto:
Chi ha abbastanza tempo, può provare a giocarci.
A chi volesse curare la stupidissima passione per gli oroscopi, posso consigliare un passaggio graduale verso la normalità (il cervello ha bisogno di un po’ di tempo per ripartire). In qualità della prima tappa si potrebbe utilizzare qualche sistema più complesso, per esempio, questa tabella giapponese che assegna un colore e un insieme delle qualità umane ai nati in ogni giorno dell’anno.
È uno di quei casi in cui l’uso dei traduttori online è assolutamente legittimo.
Ho una proposta per tutti gli amanti del cinema che non sanno proprio come sprecare questo sabato pomeriggio. Potreste dedicarvi allo studio del sito Nestflix.
Non ho sbagliato a digitare (un caso raro) e non sto consigliando un servizio già noto a tutti (sarà raro anche questo?). Sto solo condividendo con voi una mia scoperta recente.
Infatti, solo ieri ho letto che la designer Lynn Fisher (vive in Arizona) ha creato Nestflix: un curioso analogo del Netflix per i film e le serie inesistenti menzionati nei film e nelle serie reali. Il servizio è molto simile a quello di Netflix: ha un catalogo completo con gli strumenti di ricerca, le descrizioni con le liste di attori e un proprio sistema di raccomandazioni. Per ogni singolo titolo è anche possibile scoprire dove un film o una serie inesistente sia stato menzionato per la prima volta.
L’unica differenza è che il Nestflix permette di vedere solo gli screenshot. Ma si tratta comunque di un museo digitale cinematografico interessante.