L’archivio della rubrica «Internet»

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Mi ero iscritto su Facebook nell’autunno del 2008 e all’epoca esso mi sembrava una agenda multi-funzionale da utilizzare per la raccolta dei miei contatti occidentali (soprattutto quelli italiani). Negli sette anni seguenti è cambiato ben poco nel mio rapporto con il suddetto sito, il principale cambiamento visibile sta nella pubblicizzazione massiccia del mio blog e del mio sito in generale. Tuttora continuo a considerare il proprio profilo come uno spazio privato, aperto al 100% solo per i pochi eletti. E, a quanto ne so io, non sono l’unico a comportarmi in questo modo. Anzi, conosco tantissime persone molto più riservate di me.

Mi mancano comunque le parole per descrivere quanto mi diano fastidio le persone sconosciute che mi mandano le richieste di amicizia senza nemmeno presentarsi. Ma pure coloro che mi «aggiungono» senza avermi mai parlato o solo salutato nella vita reale, piena di incontri più o meno regolari. Non posso mica scrivere a tutti i richiedenti qualcosa del tipo «scusa, potresti dirmi come fai a conoscermi dato che il tuo nome e la tua foto non mi dicono un cazzo?» Di conseguenza, declino tutte le richieste provenienti dagli sconosciuti. Gli amici e i conoscenti veri me li ricordo quasi tutti e so che sono educati.

Insomma, pur non essendo un personaggio pubblico famoso, ho aggiunto il buttone «Segui» al mio profilo su Facebook. Ora gli sconosciuti non hanno più scuse: se vogliono leggere regolarmente quello che scrivo, sanno dove cliccare.

Vi faccio notare, infine, che è totalmente inutile aggiungermi tra gli amici su Facebook solo per andarmi un messaggio privato. Per le comunicazioni private esiste l’email, il mio indirizzo è pubblico da anni.

P.S.: ricordatevi che i messaggi privati di Facebook inviati agli non-amici spesso finiscono in una cartella semi-nascosta, quindi rischiano di rimanere non letti per mesi o addirittura anni.


Merce per adulti

Tenete i bambini lontani da Amazon: su quel sito vendono dei prodotti sospetti


Pianificazione dei viaggi

Al giorno d’oggi sul mio sito sono disponibili 56 reportage fotografici, nei quali ho descritto 45 città e paesi italiani. Tutte queste località sono facilmente raggiungibili con i mezzi pubblici: di solito a un viaggiatore proveniente da Milano (come nel mio caso) è sufficiente il treno per raggiungerli e solo in 4 casi è necessario trasbordare su un autobus di linea nella città dalla stazione ferroviaria più vicina alla destinazione. Ma, in ogni caso, si tratta sempre dei viaggi semplici da compiere.

Uno dei motivi che mi hanno spinto a raccontare agli italiani dei miei viaggi nelle città italiane è la voglia di indurli a capire che per viaggiare non servono ne troppi soldi ne troppo tempo. Basta avere l’interesse verso la scoperta dei luoghi nuovi. Viaggiare non è impegnativo perché chiunque è in grado di dedicare una [mezza]giornata allo studio di una città vicina alla propria. E non è nemmeno costoso perché basterebbe alzare il culo dal divano, uscire di casa e prendere il treno, la macchina o la bicicletta.

Quindi oggi vi fornisco un suggerimento prezioso su come pianificare i propri viaggi con i mezzi pubblici. I due semplicissimi passaggi sono questi:

1)Controllare il sito delle ferrovie – i suggerimenti della form «Biglietti» vi diranno se località di vostro interesse è servita dai treni, mentre i risultati della ricerca forniranno gli orari (il biglietto può essere acquistato anche alle casse tradizionali);

2)Se non è possibile arrivarci con il treno, consultate il sito percorsokm.it – esso, in base alle località di partenza e di destinazione, calcola la combinazione dei mezzi pubblici ottimale (funziona un po’ come il sito della milanese ATM). Ora spiego il suo funzionamento sull’esempio del viaggio da Milano a Lovere.

Prima di tutto, inserite i nomi delle due località e selezionate la modalità di viaggio:

Una volta cliccato sul pulsante «calcola percorso», consultate la tabella grigia che comparirà sotto la mappa:

Ecco, è tutto qui. Ora non avete più scuse: sapete come raggiungere qualsiasi località abitata d’Italia.


Il consenso ai cookies

Come alcuni di voi sapranno, ora anche in Italia i proprietari dei siti web devono chiedere ai propri visitatori il consenso al trattamento dei cookies (vedi il sito del Garante per la Privacy).

Non condivido l’idea dei legislatori comunitari che hanno inventato tale regola, ma le leggi vanno rispettate. Anche quelle che sembrano di essere scritte dalle persone tecnicamente analfabete. Quindi facciamo finta pure noi che i cookie siano qualcosa che incide sui nostri diritti e non uno di quegli semplici strumenti tecnici, senza i quali l’internet moderno non sarebbe possibile.

Se anche voi, come me, avete un sito proprio e non vi siete ancora adeguati alla normativa, fatelo al più presto. La soluzione efficiente e completamente gratuita è disponibile, per esempio, su questa pagina. Anch’io avrei potuto scrivere qualcosa del genere, ma ritengo inutile sprecare tempo per fare delle cose già realizzate bene da altri.

Il mio sito è già in regola, per non vedere il fastidioso banner per almeno un mese cliccate pure sul buttone «OK».


Come mi cercano

Pare che la gente sappia qualcosa di molto interessante su di me, lo dice uno dei miei servizi di statistiche web preferiti. Ecco come cercano e trovano il mio sito su Google:

Come potete osservare, mi trovano già sulla prima pagina dei risultati.


Vendetta porno

Google ha comunicato di essere ora disponibile a eliminare dai risultati delle ricerche, su segnalazione delle vittime, le pagine contenenti le immagini pornografiche pubblicate per vendetta («revenge porn»).

E’ una notizia positiva, ma io, comunque, continuo a non comprendere cosa spinge le persone a fotografarsi in determinate circostanze. Sarebbe la fase terminale del selfie-mania?

Vabbè, anche la gente malata va tutelata.

P.S.: niente foto per questo post 🙂


I filmati di Google Maps

Gli ingegneri di Google, in collaborazione con l’Università di Washington, hanno elaborato una tecnologia che permette di creare dei slideshow sulla base delle foto di uno stesso posto caricate su Google Maps.

I filmati creati in questo modo permettono di vedere, per esempio, come sono procedute le costruzioni dei grattacieli, come si sono trasformate le città, come sono cambiati i veri paesaggi etc.

L’unico «problema» consiste nel fatto che sono circa dieci anni che vengono caricate le foto su Google Maps. Perché sarebbe stato ancora più interessante contemplare i cambiamenti avvenuti negli ultimi millenni o, perlomeno, secoli.

Ma noi, intanto, vediamo il video illustrativo:


Ucraina e Zuckerberg: conclusione

In continuazione del mio post di giovedì
Per il solo dovere di cronaca pubblico la scontata risposta di Mark Zuckerberg alle pretese degli ucraini:

There has been a bunch of content that has been posted that violates the rules that we have around hate speech. We don’t allow people to post content on Facebook that is overtly hateful toward another group, that has ethnic slurs, that tries to incite violence toward an ethnic group, or anything like that. Unfortunately there were a few posts that folks were posting that kind of tripped that rule. Other folks in our community reported that in, and we looked at those and made the determination that some of those posts included ethnic slurs against some Russian folks, and we took down those posts.

I looked into this personally because this question had 45,000 votes on it, so I wanted to make sure that I understood what I was talking about before we got up here, and I stand by that. I think we did the right thing, according to our policies, in taking down those posts, and I agree with the policies we have around not supporting hate speech. I think that is a good set of rules that we have on the system.

There are a couple of questions that folks were asking about were these posts by Ukrainians moderated by Russians. There’s the ongoing conflict between Russia and Ukraine. There’s this meme that was floating around about this policy and the content moderation was done out of a Russian office by Russians who were anti-Ukrainian. And that’s not true. First of all, we don’t actually have a Russian office, so anyone who thinks that this was done out of a Russian office, this should probably put that to rest. We also don’t have a Ukrainian office, and we don’t have offices in lots of other countries around the world, but maybe over time.

What we try to do when people write in and report content, we try to have folks who speak that language review it. We have a European headquarters in Dublin, where we have folks who speak a lot of different languages around the world look at the different content, and that’s what we did here.

We did make one mistake, which was when we reached out to some of the folks to tell them about the content that we had taken down, there was a bug in the system where we accidentally told folks that the content had been taken down because the posts contained nudity, instead of hate speech. That was a mistake. There was a bug in the software we are running. We fixed that. We have reached out and apologized to folks. It’s pretty clear if you look at the posts that they don’t contain nudity, so we understand why that was the source of some confusion. We’ll try not to make that mistake anymore.


Ucraina e Zuckerberg

Come tanti di voi sanno, per oggi era programmata una conferenza, alla quale Mark Zuckerberg avrebbe dovuto rispondere alle domande degli utenti di Facebook. Si tratta di un evento utile, in quanto Facebook è da anni pieno di difetti tecnici: chi è abituato a utilizzarlo per motivi seri lo sa benissimo.

Purtroppo, però, il Facebook è anche pieno di utenti senza cervello. Negli ultimi giorni, per esempio, si sono particolarmente distinti i «patrioti» ucraini che hanno scritto diverse migliaia di commenti per chiedere di spostare l’ufficio moscovita di Facebook in Ucraina. E chi se ne frega che non esiste alcun ufficio moscovita (come alcun altro ufficio al di fuori dalla sede californiana di Facebook). Gli ucraini vogliono, semplicemente, che Zuckerberg modifichi l’organizzazione della propria azienda al solo fine di schierarsi dalla loro parte nella guerra mediatica con la Russia. E chi se frega che il mercato ucraino non ha alcun valore particolare per un sito con 1,44 miliardi di utenti attivi in tutto il mondo. Una buona parte di quegli utenti avrebbe da chiedere il miglioramento di uno strumento e non l’entrata in guerra.

In pratica, è sempre la stessa Ucraina di prima, nella quale prevalgono le persone che ritengono possibile e necessario lamentarsi rumorosamente di tutti i problemi interni. Persone convinte che tutti quei problemi interni debbano essere discussi e risolti dalle persone totalmente estranei: Mark Zuckerberg, Ban Ki-moon, Angela Merkel, Barack Obama, PACE, OSCE. Persone pienamente convinte (parlo anche della maggioranza della classe dirigente, il Presidente Poroshenko in primis) che non sono loro stesse a dovere e/o potere risolvere i propri problemi interni. Ed è sempre stato così: prima della guerra gli ucraini ritenevano in massa che la Russia (l’indipendenza dalla quale costituisce un punto di orgoglio per la maggioranza di loro) fosse obbligata a sostenere l’economia poco economica ucraina.

Beh, almeno non vi faranno dimenticare della propria esistenza.


PDF online

Pubblico qui (per condividerlo con voi, ma pure per averlo sotto mano nel momento decisivo) un link molto utile. Ecco a voi gli strumenti gratuiti (e online) per lavorare con i PDF.

Se, invece, vi interessa un programma del genere da installare sul proprio computer, io vi suggerisco l’ABBYY FineReader.