A distanza di un anno e mezzo dalla registrazione, ho finalmente pensato che sarebbe il caso di utilizzare in qualche modo il mio canale sul Telegram (da non confondere con il messenger che utilizzo con successo da tempo). Dal punto di vista tecnico, ho due opzioni:
– pubblicare gli stessi contenuti del blog,
– pubblicare i link degli articoli del blog.
Gli interessati possono partecipare al sondaggio pubblicato oggi.
Io, intanto, preciso di non considerare, almeno per ora, l’opzione di creare i contenuti diversi da quelli del blog: per tali scopi ho già il sito, l’instagram e, a volte, il facebook. Purtroppo, il mio tempo è limitato.
Buona navigazione a tutti.
L’archivio della rubrica «Internet»
Non avete molto da fare al lavoro? Vi annoiate? Solo la presenza dei colleghi nello stesso ufficio vi trattiene dal fare altro?
Ora c’è una soluzione.
L’azienda Mschf Internet Studios ha lanciato un nuovo prodotto pensato proprio per voi: Netflix Hangouts, una estensione per il browser Chrome. Tale programma permette di mascherare il Netflix per farlo sembrare una videochat del messenger Google Hangouts.
Ora, guardando le serie su Netflix e pronunciando, periodicamente, delle frasi a caso potete ingannare facilmente tutti facendo finta di discutere delle questioni lavorative con i colleghi degli altri uffici.
P.S.: in realtà spero che nessuno dei miei colleghi abbia la sfiga di avere un lavoro tanto noioso e povero di attività.
P.P.S.: ma se amate il rischio, testate pure il nuovo servizio.
Uno dei mali più grandi del mondo contemporaneo si chiama «messaggi vocali». Posso capire perché li amano tanto i cinesi (non hanno la voglia di digitare i pittogrammi), ma non capisco tutti gli altri.
Anzi, capisco che gli amanti dei messaggi vocali non hanno la voglia di fare lo sforzo di comporre una frase di senso compiuto e quindi inviano un minuto di audio che in realtà potrebbe essere riassunto in poche parole scritte. Ma se loro non sono disposti a fare tale sforzo, perché dovrei sforzarmi io ad attaccare gli auricolari oppure interrompere il lavoro per uscire dal luogo pubblico nel quale probabilmente mi trovo, per ascoltare tante frasi inutili?
Ci metterei molto meno, pochi secondi, a leggere e so che il mio tempo vale almeno quanto il tempo di chi mi sta contattando.
Inviatemi pure i messaggi vocali, ma sappiate che rinvierò il loro ascolto a un momento più comodo per me. E non si sa quando tale momento arriva (se proprio non mi dimentico).
In breve scriverò anche del mio odio verso le telefonate in entrata.
I creatori del servizio «Deep Nude» (una app che con l’aiuto della rete neurale artificiale svestiva le donne sulle foto) hanno deciso di chiuderlo. «Il mondo non è ancora pronto», hanno detto.
Boh, secondo me il mondo era pronto ad accogliere con gioia tale programma prima ancora che la fotografia fosse stata inventata. Non posso obbligare i miei lettori a dichiarare l’età nella quale avevano iniziato a immaginare come sarebbero senza i vestiti le donne incontrate nella vita quotidiana. Ma so tale sforzo di fantasia è stato già fatto in molteplici occasioni dalla maggioranza schiacciante del mio pubblico maschile (o forse non solo maschile?).
Ah, in queste giornate calde io sto facendo lo sforzo doppio: cerco anche di immaginare le ragazze incontrate con i vestiti addosso. Meno male che la temperatura dell’aria smorza alcuni altri pensieri.
I miei lettori dotati di una buona capacità di osservazione avranno già notato che nei giorni non lavorativi (sabati, domeniche, festivi) il traffico su internet si dimezza (o quasi). Si verificano meno visite, meno visualizzazioni, meno like e commenti, meno post e status, meno mail e messaggi vari. Insomma, c’è meno attività.
Perché succede questa cosa?
La spiegazione è semplice. La maggioranza delle persone cazzeggia su internet durante il viaggio verso il lavoro, al lavoro e durante il viaggio dal lavoro verso la casa. Nei giorni non feriali, invece, la gente si occupa degli impegni personali: quegli impegni che sono ritenuti molto più importanti del lavoro. Quindi la gente si distrae di meno.
Ecco, e tu perché stai leggendo questa roba? Vai a produrre!
Ho scoperto che oggi, in onore del primo acquisto della storia in bitcoin, si celebra il Bitcoin Pizza Day. Infatti, il 22 maggio 2010 il programmatore statunitense Laszlo Hanyecz pubblicò su un forum la proposta d’acquisto di due pizze grandi per 10.000 BTC da egli stesso generati. Alcuni giorni dopo all’annuncio rispose Jeremy Sturdivan e l’affare fu fatto.
Attualmente quella somma dei bitcoin vale circa 83 milioni di dollari.
La curiosità (o la tristezza?) consiste nel fatto che nessuno dei due è riuscito a diventare ricco grazie ai bitcoin. Laszlo Hanyecz spese tutti i suoi bitcoin prima della crescita pazza del loro prezzo, mentre Jeremy Sturdivan li tenne per un po’ per spenderli comunque presto per un viaggio turistico.
Quindi l’unico risultato durevole di quel affare è la festa, il Bitcoin Pizza Day.
E poi c’è la foto di quelle pizze:
Ci vuole una morale della storia? Boh… Potrei dire che non buttare via le cose apparentemente inutili potrebbe rivelarsi una scelta vincente. Ma molto spesso è solo una lotteria, quindi non posso consigliarvi di giocarci.
Oggi l’internet si è riempito di notizie sul rischio di infezione dei telefoni con un virus tramite una chiamata via WhatsApp.
Come al solito, la gente copia la notizia per assicurarsi le visite e i like, ma si dimentica di sottolineare l’informazione più importante. Meno male che ci sono io a comunicarvela.
Ebbene, nella versione di WhatsApp uscita il 13 maggio la falla è stata corretta. Quindi per sentirsi protetti basterebbe aggiornare l’applicazione.
Siate sereni!
L’articolo di Christopher Hughes su The New York Times, dove l’autore (e co-fondatore di Facebook) propone al Governo statunitense di intervenire sulla struttura di una azienda privata sembra più la lamentela di una persona invidiosa (rimasta fuori troppo presto) che la preoccupazione per la protezione degli utenti.
Io, per soddisfare gli stessi clienti, avrei proposto di obbligare Facebook a sviluppare un sito più funzionale dell’attuale (per portarlo almeno agli standard universali di dieci anni fa) o, almeno, rinunciare a tutte le restrizioni all’utilizzo della loro API introdotti negli ultimi cinque o sei anni.
Qualcuno è riuscito a trovare tempo e voglia per programmare il sito www.windows93.net.
Ora i vecchi intenditori nostalgici possono divertirsi un po’ con lo studio dei contenuti e/o la sola navigazione del sito.
Nel sempre più lontano 2015 avevo consigliato ai miei lettori l’utilissimo sito smallpdf.com che permette di eseguire tutte le azioni possibili e immaginabili con i file PDF.
Come succede con tantissimi servizi online, però, anche il SmallPDF è stato rovinato dalla avidità dei suoi creatori. Infatti, dopo una serie di restrizioni introdotte all’utilizzo libero negli ultimi tre anni, si è ormai arrivato a una sola operazione gratuita per persona prima del passaggio alla versione a pagamento. Praticamente il nulla per le persone che lavorano regolarmente con i testi.
Non mi dispiace assolutamente di pagare per un servizio utile e di qualità, ma la necessità di eseguire delle operazioni atipiche con i file PDF non è nel mio caso quotidiana. Direi che spesso non è nemmeno di cadenza settimanale. Di conseguenza, ritengo poco opportuno pagare una somma fissa mensile o annua (come propone ora il SmallPDF).
Ma per fortuna c’è il nostro amico Google! Proprio grazie alla sua disponibilità infinita ad aiutare il prossimo sono ora in grado di suggerirvi ben due alternative valide:
1. Il sito pdf.io permette di eseguire tutte le operazioni che un utente medio/avanzato possa necessitare.
2. Il sito ilovepdf.com offre ancora più servizi, alcuni dei quali non avrei potuto nemmeno immaginare (forse per la mia fortuna).
Non sono ancora riuscito a scoprire se questi due siti abbiano dei limiti massimi delle operazioni gratuite. Ma, qualora li avessero, nessuno ci vieterebbe di rispondere con l’utilizzo dei VPN.
In ogni caso, spero tanto che questi due siti evitino la sorte del mio vecchio consiglio per almeno una decina d’anni.
Concludo ricordando a tutti i potenziali interessati della esistenza del bellissimo software del genere installabile sul computer: ABBYY FineReader.