È interessantissimo il sito thetruesize.com che permette di confrontare in modalità «visuale» le dimensioni reali di vari Stati del mondo. Infatti, le mappe tradizionali non rispecchiano – a causa delle distorsioni – le vere proporzioni. Il sito citato, invece, permette di selezionare un qualsiasi Stato (tramite la form di ricerca in alto a sinistra) e trascinarlo con il mouse sopra qualsiasi altro Stato.
Prendiamo, per esempio, l’Italia. Sembra minuscola rispetto alla Russia: Continuare la lettura di questo post »
L’archivio della rubrica «Internet»
Caro lettore!
Sei un povero ricercatore senza scrupoli?
Se la risposta è «sì», puoi continuare a leggere.
Se, invece, la risposta è «no», abbandona pure questa pagina e vai a leggere il post su… che ne so… il «lorem ipsum».
E ora che siamo rimasti soli, Continuare la lettura di questo post »
Non mi sarei mai aspettato di vedere una persona laureata pubblicare una minchiata del genere (e un po’ sono sorpreso per il fatto che questo tipo di gioco vada ancora di moda):
Ebbene, mi sento costretto a ribadire alcuni concetti che dovrebbero essere già noti da anni a tutte le persone dotate di cervello:
1. Iscrivendovi (o rimanendo iscritti) a un qualsiasi sito, accettate automaticamente i termini di utilizzo e tutti i loro aggiornamenti. Se rifiutate, non riuscite a iscrivervi. Se accettate, non potete disdirne unilateralmente una parte, nemmeno pubblicando un qualsiasi testo sulla propria pagina. Al massimo potrebbe esistere, da qualche parte nelle impostazioni, una pagina che permette di attivare/disattivare alcune opzioni (come si fa spesso per il software).
2. Se siete preoccupati per i propri dati personali (di qualsiasi tipo, le immagini comprese), la soluzione è semplice: non pubblicateli. Nessuno vi costringe a pubblicarli (come, in realtà, nessuno vi costringe a registrarvi su un qualsiasi sito). Nessuno vi costringe nemmeno a comunicare ai siti web i vostri dati reali (compresi i nomi, cognomi, date di nascita, numeri di telefono etc etc). Chi mi ha tra gli amici su Facebook lo sa bene, ahahaha!
3. La responsabilità giuridica delle persone non può essere declinata con una pubblicazione generica su Facebook. Si potrebbe fare un esempio un po’ estremo: provate a pubblicare su Facebook una foto con, che ne so, la vostra amante e poi, ormai in fase di separazione, portare davanti al giudice la stampa di quel testo. Infatti, tutti hanno il diritto di poter ridere anche sul posto di lavoro.
4. La profilassi intellettuale quotidiana vi salverà dal fare tante figure di merda. Comprese quelle simili allo screenshot riportato sopra.
Cercate di spiegare queste semplici cose ai vostri amici e conoscenti che dovessero pubblicare dei testi «magici» del genere.
A questo punto non resta altro che augurarvi tanta serenità!
Nelle ultime settimane ho ricevuto più di una proposta di svolgere le tradizionali (per questo periodo particolare) riunioni video utilizzando un certo Whereby.
Qualcuno di voi conosceva questo strumento fino a cinque secondi fa?
Io l’ho scoperto solo a metà marzo grazie al suggerimento di un collega e ora posso raccontarne a voi.
Il servizio può essere utilizzato in due modi: Continuare la lettura di questo post »
Come abbiamo scoperto in questi giorni, secondo moltissime persone i saccheggi e il vandalismo sarebbero la forma suprema della giustizia sociale.
In seguito a un percorso mentale logico e, allo stesso tempo, associativo ho capito che la ripresa economica del mondo nell’epoca post-quarantena dovrebbe iniziare dalla espropriazione delle risorse economiche agli ignoranti. Come potremmo realizzare questo piano? È «la mano invisibile del mercato» a suggerircelo. Provate, per esempio, a cercare i «dispositivi» commercializzati online come «protezione dalle onde 5G». Vi sarà evidente che l’offerta possa essere aumentata.
Ma, dato che i codici penali di moltissimi Stati del mondo non trattano benissimo tale modo di ottenere la liquidità, evitiamo di fare troppe promesse nella descrizione della merce. Limitiamoci al nome del prodotto ambiguo. E, soprattutto, vendiamo qualcosa che possa apparire come uno scherzo palese alla gente mentalmente sana. Ecco un esempio:
Avete da tempo della merce non venduta in magazzino? Avete troppi oggetti inutili in casa? Metteteli in vendita con il prefisso «anti 5G» nel nome!
Il cartografo Nikita Slavin ha creato la mappa interattiva di San Pietroburgo dal nome «how-old-is-this.house». Su quella mappa sono linkati oltre 55 mila edifici, cliccando sui quali è possibile vedere le loro foto, l’anno di costruzione, lo stile architettonico e il nome dell’architetto.
La versione online è gratuita, mentre per l’acquisto e la spedizione dei poster con il grafico della età degli edifici sono, ovviamente, si paga.
Sempre sullo stesso sito sono riportati il racconto sulla realizzazione del progetto e gli esempi di progetti analoghi dedicati ad alcune altre città europee e statunitensi.
Il fatto che il Twitter abbia iniziato ad aggiungere i link alle informazioni vere in fondo a certi twit di Trump, è una notizia molto curiosa. [Anche io sono bravo con i link, quindi ecco i due esempi: uno e due.] L’iniziativa in sé rappresenta, forse, l’unica forma di censura umanamente possibile nei confronti degli autori dei famosi «fake news»: non viola il diritto all’informazione dei lettori e, allo stesso tempo, non costringe l’autore a optare verso la diffusione anonima dei propri comunicati fantasiosi.
Quello che mi incuriosisce ancor di più è, invece, la reazione di Mark Zuckerberg: afferma che il Facebook avrebbe una politica d’intervento diversa. Ecco, purtroppo il modo di agire del Facebook è noto particolarmente bene in Russia, dove da anni gli utenti vengono sistematicamente bloccati per le parolacce contenute nelle opere letterarie citate e per le opinioni politiche denunciate come «inopportune» dai bot pro-governativi. [Avrei messo anche più di due link sull’argomento, ma la maggioranza di voi non legge in russo.] C’è il sospetto che la direzione del social semplicemente non è interessata a entrare in merito di ogni situazione segnalata. Esercita la censura ceca e indifferenziata, spacciandola per una grande conquista.
Direi che il metodo del Twitter mi piace molto di più. Anche se, da utente, sono totalmente disinteressato al Twitter stesso: per i contenuti brevi ho altri canali di comunicazione decisamente più belli e comodi.
Nei giorni scorsi ho letto di un semplice e curioso gioco destinato agli amanti dei romanzi «Le due torri» e «Il Silmarillion». Si tratta di 24 domande, ognuna delle quali chiede di stabilire se si tratti di un personaggio di J. R. R. Tolkien o di un antidepressivo.
Spero tanto che tra i miei lettori gli esperti dei farmaci siano in minoranza.
Stamattina il mio FireFox (il browser meno tonto che conosco) si è aggiornato alla versione 76.0.1. E, dopo tale aggiornamento, mi ha comunicato una notizia interessante: è finalmente stata creata una estensione che permetterebbe di nascondere al Facebook aperto la propria navigazione su altri siti.
Non sono ancora riuscito a capire quanto sia realmente funzionale questo nuovo strumento, ma l’idea alla sua base è interessante e utile. Le valutazioni degli utenti sembrano mediamente buone. Ho dunque deciso di testare l’estensione.
La descrizione ufficiale della estensione:
Dopo l’installazione della estensione il Facebook «si dimenticherà» di voi (come se fosse stato svuotato il cache del browser), mentre il titolo della scheda avrà una sottolineatura bianca (invece della promessa colorazione). Ma questi non sono certo dei problemi. L’importante è che il browser non si è rallentato, mentre io ho avuto la speranza di vedere un po’ meno pubblicità delle cose già cercate e spesso trovate precedentemente su internet.
Inoltre, ora ho una risposta in più alle stupide domande circa la scelta del browser ahahaha
P.S.: ma pure un consiglio in più.
Nei giorni scorsi ho scoperto – non so se per la prima volta nella vita – che il primo giovedì di maggio è la Giornata mondiale della Password.
E allora scriviamo qualcosa sull’argomento.
Per esempio: se qualcuno dovesse chiedervi un consiglio sul principio da applicare nella invenzione delle password, potete sempre indicare quello delle date importanti. Per esempio, in qualità di una password sicuramente non indovinabile potrebbe andare bene l’anno in cui Eric XI Eriksson tornò sul trono di Svezia dopo la morte di Canuto II.
E ora che avete chiuso l’articolo della Wikipedia, vi ricordo che i miei consigli sulle password efficaci non sono variati rispetto alla fine del 2018. Controllate se siete protetti bene.
E ricordatevi di cambiare ogni tanto le vostre password.