È curioso il progetto Windows Swap.
Eppure, è semplicissimo: ci si accede al sito, si clicca sull’unico buttone e si finisce a contemplare la video-vista dalla finestra di qualche persona sconosciuta. Ovviamente dall’interno verso l’esterno.
Si tratta dei video di circa dieci minuti inviati dai volontari partecipanti al progetto. In alto a destra sono indicati la città e lo Stato della vista. Alcuni video sono con l’audio e alcuni altri no. Alcuni sono ad alta risoluzione e alcuni altri non tanto. Ma tutto questo non influisce in un modo particolare sulla curiosità del progetto.
Una delle particolarità più interessanti del sito è la possibilità di caricare, da parte di chiunque, la propria video-vista dalla finestra. Io ci sto già pensando.
Durante i due mesi di quarantena il Windows Swap avrebbe potuto essere ancora più richiesto dagli «spettatori», ma pure ora molte persone sono costrette a passare tantissimo tempo a casa e vedere sempre lo stesso paesaggio… Ma poi, in ogni caso, vedere il mondo con le finestre altrui è sempre una cosa bella e utile.
L’archivio della rubrica «Internet»
Questa volta il video-post domenicale permette ad alcuni miei lettori di 1) sentirsi parte di una grande comunità internazionale e 2) migliorare un po’ il proprio stato psicologico.
Il Ministero del Turismo di Islanda ha constatato che la popolazione dell’intero pianeta ha attraversato (o sta ancora attraversando) un periodo abbastanza stressante. E ha dunque avviato il progetto Lookslikeyouneediceland.com
È sufficiente accendere il microfono, collegarsi al sito, scegliere una roccia, un campo o una spiaggia islandese, cliccare sul buttone e sfogarsi urlando. Il vostro urlo uscirà dalle casse nel luogo prescelto. E poi potete anche ascoltare le urla delle altre persone da tutto il mondo. Per sapere che non siete soli a soffrire.
Se andare da uno psicologo è ancora troppo presto (o troppo tardi), usate pure questo metodo per liberarvi dallo stress covidico.
P.S.
Ho sempre cercato di pianificare i post del blog in base al luogo dove si trova la maggioranza dei lettori il giorno della pubblicazione. Per esempio, i video con l’audio importante sono più comodi da vedere da casa, quindi vanno pubblicati nei finesettimana. Ma in questo periodo tantissime persone continuano a lavorare da casa, quindi alcune «logiche editoriali» sono un po’ mutate… Spero che i vostri vicini non si siano spaventati per il post di oggi.
All’inizio di giugno avevo scritto della possibilità di fare una visita virtuale nella tomba del faraone Ramses VI, fotografata un po’ in stile «Google Street View».
Ma in realtà non è l’unico punto archeologico/storico egiziano che piò essere visitato da remoto. Quindi oggi pubblicherei una lista di quei luoghi che potreste vedere mentre siete costretti a stare a casa e a fingere di essere molto impegnati con il computer aziendale:
Catacombe di Kom el-Suqafa
Necropoli di Beni Hasan
Sinagoga Ben Ezra
Moschea Madrassa del sultano Barkuk
Monastero Rosso
Tomba della regina Meresankh III
Tomba Di Menna
È interessantissimo il sito thetruesize.com che permette di confrontare in modalità «visuale» le dimensioni reali di vari Stati del mondo. Infatti, le mappe tradizionali non rispecchiano – a causa delle distorsioni – le vere proporzioni. Il sito citato, invece, permette di selezionare un qualsiasi Stato (tramite la form di ricerca in alto a sinistra) e trascinarlo con il mouse sopra qualsiasi altro Stato.
Prendiamo, per esempio, l’Italia. Sembra minuscola rispetto alla Russia: Continuare la lettura di questo post »
Caro lettore!
Sei un povero ricercatore senza scrupoli?
Se la risposta è «sì», puoi continuare a leggere.
Se, invece, la risposta è «no», abbandona pure questa pagina e vai a leggere il post su… che ne so… il «lorem ipsum».
E ora che siamo rimasti soli, Continuare la lettura di questo post »
Non mi sarei mai aspettato di vedere una persona laureata pubblicare una minchiata del genere (e un po’ sono sorpreso per il fatto che questo tipo di gioco vada ancora di moda):
Ebbene, mi sento costretto a ribadire alcuni concetti che dovrebbero essere già noti da anni a tutte le persone dotate di cervello:
1. Iscrivendovi (o rimanendo iscritti) a un qualsiasi sito, accettate automaticamente i termini di utilizzo e tutti i loro aggiornamenti. Se rifiutate, non riuscite a iscrivervi. Se accettate, non potete disdirne unilateralmente una parte, nemmeno pubblicando un qualsiasi testo sulla propria pagina. Al massimo potrebbe esistere, da qualche parte nelle impostazioni, una pagina che permette di attivare/disattivare alcune opzioni (come si fa spesso per il software).
2. Se siete preoccupati per i propri dati personali (di qualsiasi tipo, le immagini comprese), la soluzione è semplice: non pubblicateli. Nessuno vi costringe a pubblicarli (come, in realtà, nessuno vi costringe a registrarvi su un qualsiasi sito). Nessuno vi costringe nemmeno a comunicare ai siti web i vostri dati reali (compresi i nomi, cognomi, date di nascita, numeri di telefono etc etc). Chi mi ha tra gli amici su Facebook lo sa bene, ahahaha!
3. La responsabilità giuridica delle persone non può essere declinata con una pubblicazione generica su Facebook. Si potrebbe fare un esempio un po’ estremo: provate a pubblicare su Facebook una foto con, che ne so, la vostra amante e poi, ormai in fase di separazione, portare davanti al giudice la stampa di quel testo. Infatti, tutti hanno il diritto di poter ridere anche sul posto di lavoro.
4. La profilassi intellettuale quotidiana vi salverà dal fare tante figure di merda. Comprese quelle simili allo screenshot riportato sopra.
Cercate di spiegare queste semplici cose ai vostri amici e conoscenti che dovessero pubblicare dei testi «magici» del genere.
A questo punto non resta altro che augurarvi tanta serenità!
Nelle ultime settimane ho ricevuto più di una proposta di svolgere le tradizionali (per questo periodo particolare) riunioni video utilizzando un certo Whereby.
Qualcuno di voi conosceva questo strumento fino a cinque secondi fa?
Io l’ho scoperto solo a metà marzo grazie al suggerimento di un collega e ora posso raccontarne a voi.
Il servizio può essere utilizzato in due modi: Continuare la lettura di questo post »
Come abbiamo scoperto in questi giorni, secondo moltissime persone i saccheggi e il vandalismo sarebbero la forma suprema della giustizia sociale.
In seguito a un percorso mentale logico e, allo stesso tempo, associativo ho capito che la ripresa economica del mondo nell’epoca post-quarantena dovrebbe iniziare dalla espropriazione delle risorse economiche agli ignoranti. Come potremmo realizzare questo piano? È «la mano invisibile del mercato» a suggerircelo. Provate, per esempio, a cercare i «dispositivi» commercializzati online come «protezione dalle onde 5G». Vi sarà evidente che l’offerta possa essere aumentata.
Ma, dato che i codici penali di moltissimi Stati del mondo non trattano benissimo tale modo di ottenere la liquidità, evitiamo di fare troppe promesse nella descrizione della merce. Limitiamoci al nome del prodotto ambiguo. E, soprattutto, vendiamo qualcosa che possa apparire come uno scherzo palese alla gente mentalmente sana. Ecco un esempio:
Avete da tempo della merce non venduta in magazzino? Avete troppi oggetti inutili in casa? Metteteli in vendita con il prefisso «anti 5G» nel nome!
Il cartografo Nikita Slavin ha creato la mappa interattiva di San Pietroburgo dal nome «how-old-is-this.house». Su quella mappa sono linkati oltre 55 mila edifici, cliccando sui quali è possibile vedere le loro foto, l’anno di costruzione, lo stile architettonico e il nome dell’architetto.
La versione online è gratuita, mentre per l’acquisto e la spedizione dei poster con il grafico della età degli edifici sono, ovviamente, si paga.
Sempre sullo stesso sito sono riportati il racconto sulla realizzazione del progetto e gli esempi di progetti analoghi dedicati ad alcune altre città europee e statunitensi.
Il fatto che il Twitter abbia iniziato ad aggiungere i link alle informazioni vere in fondo a certi twit di Trump, è una notizia molto curiosa. [Anche io sono bravo con i link, quindi ecco i due esempi: uno e due.] L’iniziativa in sé rappresenta, forse, l’unica forma di censura umanamente possibile nei confronti degli autori dei famosi «fake news»: non viola il diritto all’informazione dei lettori e, allo stesso tempo, non costringe l’autore a optare verso la diffusione anonima dei propri comunicati fantasiosi.
Quello che mi incuriosisce ancor di più è, invece, la reazione di Mark Zuckerberg: afferma che il Facebook avrebbe una politica d’intervento diversa. Ecco, purtroppo il modo di agire del Facebook è noto particolarmente bene in Russia, dove da anni gli utenti vengono sistematicamente bloccati per le parolacce contenute nelle opere letterarie citate e per le opinioni politiche denunciate come «inopportune» dai bot pro-governativi. [Avrei messo anche più di due link sull’argomento, ma la maggioranza di voi non legge in russo.] C’è il sospetto che la direzione del social semplicemente non è interessata a entrare in merito di ogni situazione segnalata. Esercita la censura ceca e indifferenziata, spacciandola per una grande conquista.
Direi che il metodo del Twitter mi piace molto di più. Anche se, da utente, sono totalmente disinteressato al Twitter stesso: per i contenuti brevi ho altri canali di comunicazione decisamente più belli e comodi.