Cari lettori!
Ehm…
Care lettrici e cari lettori uniti in una parola (è un segno di parità, ahahaha)!
Sta per finire un anno che può essere definito sia lungo che corto.
È stato un anno lungo perché, a volte, i tempi della vita normale sembrano infinitamente più lontani di circa dieci mesi fa. Oppure è solo una mia percezione? Boh…
Allo stesso tempo, però, può essere definito un anno corto perché ha ricompreso almeno un periodo che ora mi sembra un enorme buco temporale. Il mio calendario dice che quel periodo era durato «appena» due mesi, ma per qualcuno poteva essere stato ancora più lungo.
Sta per finire un anno che può essere definito di merda più o meno da tutti. Anche se coloro che hanno la possibilità di leggere queste parole su uno schermo sono stati molto più fortunati di alcuni altri.
Allo stesso tempo, sta per finire un anno che può essere definito anche un po’ fortunato dai meglio organizzati (e non solo da Jeff Bezos o produttori delle mascherine chirurgiche). Io, pur vedendo saltare più o meno tutti i piani lavorativi, sono riuscito a realizzare (in due casi solo strutturare meglio) alcune idee per le quali non trovavo del tempo da due o tre anni.
Sta per finire un anno durante il quale abbiamo conosciuto meglio tante persone anche non vedendole (o vedendole di meno) dal vivo. Anche questo è un risultato che può avere il segno più o il segno meno. Perché da una parte abbiamo visto chi ha la reale forza interiore per essere vicino al prossimo (in tutti i sensi, ahahaha). E poi abbiamo visto chi è realmente isterico, ignorante o poco propenso al pensiero critico e alla ricerca della conoscenza.
Questo anno speciale, del quale potrei scrivere dieci mila schermate di altro testo, si sta concludendo in un modo sempre speciale: più che incontrare l’anno nuovo, sembra più importante e bello buttare via quello corrente.
Non so quanti di voi condividono, ma oggi non auguro il felice anno nuovo. Vi auguro la felice fine dell’anno vecchio.
Andrà tutto bene!
P.S.: conoscete qualcuno che la volta scorsa aveva espresso il desiderio «nel 2020 voglio stare a casa e prendere lo stipendio»? Fateci un grosso favore: non permettete a quella persona di esprimere altri desideri!
L’archivio della rubrica «Feste»
L’anno che sta per finire doveva essere particolare in tutto, anche nelle combinazioni strane delle vecchie tradizioni festive. Prendiamo, per esempio, due tradizioni di dicembre: l’allestimento dell’albero (da russo e agnostico lo faccio per il Capodanno) e la stesura del bilancio dell’anno solare uscente.
Preparando l’albero, ho trovato in una delle scatole con gli addobbi due oggetti che rappresentano quasi perfettamente l’argomento dominante di tutto questo 2020. Come avrei potuto osare a non metterli nel punto più visibile, sul «ramo d’onore»?
Certo, qualcuno potrebbe osservare, a questo punto, che sto attirando sfiga per l’anno che viene… Ma non dobbiamo essere superstiziosi. La palla da mille corna del coronavirus rotolerà ancora per un po’ di tempo attorno al pianeta nonostante tutti i nostri sforzi più o meno sensati. Mentre noi dobbiamo rimanere ragionevolmente attenti, mantenere la capacità di ridere e tentare di salvare almeno una parte del nostro stile di vita abituale.
Così andrà tutto bene.
Buon Natale a tutti coloro che ci credono.
Tanti regali a tutti coloro che non ci credono ma approfittano comunque delle utili tradizioni.
Ma, comunque sia la vostra categoria di appartenenza, siate moderati durante queste giornate intense.
È un po’ strano scriverlo, ma l’estetica della Coca-Cola mi è molto più vicina di quella della Esselunga…
Come molti di voi sanno, per il Natale 2019 in piazza Duomo a Milano era stato installato questo «albero di Natale»:
Quest’anno, invece, è cambiato non solo lo sponsor (mi sembra che cambi ogni anno), ma anche lo stile della installazione…
Effettivamente, doveva capitare qualcosa di positivo in questo 2020 inutile. Un albero di Natale che finalmente sembra un albero è già una bella cosa.
A volte nei posti distanti del nostro strano mondo capitano degli eventi che sembrano fatti per completarsi a vicenda.
La notizia numero uno: il 12 novembre il ministro della salute belga Frank Vandenbroucke ha scritto una lettera a Père Noël e Sinterklaas, autorizzandoli (nonostante rientrino nel gruppo di rischio a causa dell’età avanzata) a evadere l’isolamento anti-covid per portare i regali ai bambini.
La notizia numero due: la sera del 18 novembre sulla Piazza Rossa, a Mosca, la polizia ha fermato un Babbo Gelo (Ded Moroz, il personaggio che porta i regali per il Capodanno invece che per il Natale) che manifestava contro l’annullamento dei tradizionali festeggiamenti del Capodanno per i bambini.
Dopo alcune ore il Ded Moroz è stato rilasciato. Ma la sanzione amministrativa gli è comunque stata inflitta.
Per quest’anno la ricorrenza del 2 novembre avrebbe potuto essere rinominata, a scopo di prevenire i comportamenti indesiderati, in «Open Day».
Ma, purtroppo, non tutti hanno a disposizione abbastanza cervello per apprezzare tale mossa. Infatti, sanno moltiplicare e trasmettere il panico, ma non sanno leggere e interpretare i numeri pubblicati.
Di conseguenza, in questi giorni mi sento un po’ indeciso sul proprio futuro ideale: non so se mi conviene aspettare che il mondo impari a risolvere i propri problemi ridendo o, al contrario, evitare di arrivare alle condizioni di un vecchio decrepito e totalmente deluso.
Boh…
Mi è venuta in mente l’idea di un servizio che le case funerarie potrebbero offrire (per un pagamento extra) ai propri clienti.
La presenza di una figura maschile o femminile (a scelta) silenziosa, vestita completamente di nero, che sta un po’ in disparte durante tutta la cerimonia del funerale.
I parenti e gli amici passeranno il resto delle loro vite a cercare di capire quale fosse quel Grande Mistero che vi siete portati con sé. In tal modo riusciranno a ereditare da voi almeno una cosa preziosa: il passatempo interessante.
Pensateci.
Oppure quel servizio esiste già?
Dopo tutto quello che è successo quest’anno nel mondo (a qualcuno sembra che sia successo poco?) bisognerebbe istituire la festa mondiale di liberazione. Da cosa ci siamo liberati? Dalle citazioni di Nostradamus!
Oppure c’è ancora qualcuno che crede a lui e ai sensitivi vari? A tutti i «maghi» che non hanno saputo «predire» la pandemia nemmeno quando stava iniziando?
OK, allora il 2 luglio va festeggiata pure la festa della fiducia patologica.
P.S.: ovviamente la data non è stata scelta a caso.
Dato che solitamente non mi piace lasciare le notizie prima della fine definitiva, ora posso aggiornarvi.
Si è avverata una delle ipotesi più «quotate»: la parata militare russa per la vittoria nella Seconda guerra mondiale quest’anno si terrà il 24 giugno. Ieri pomeriggio lo ha annunciato Putin in prima persona.
Coloro che non avessero capito il perché di questa mia comunicazione, rileggano pure il post del 9 maggio.
Io, intanto, passo a un altro prognostico: è molto probabile che lo stesso 24 giugno si tenga anche l’interrogazione popolare sulla riforma costituzionale russa (l’obiettivo più grande della quale è l’azzeramento dei mandati presidenziali di Vladimir Putin). Purtroppo, non è possibile utilizzare un termine tecnico giuridico per quella «votazione», come non ha nemmeno senso commentare seriamente quella «riforma» un po’ assurda. Ma a qualcuno (a chi? ahahaha!) serve l’illusione della larga approvazione popolare, quindi si potrebbe anche chiedere di esprimerla in un clima di «festivo». Certo, legalmente la data delle elezioni va proclamata 30 giorni prima, ma per una persona azzerata si possono anche fare delle eccezioni…
Una data alternativa potrebbe essere il 26 luglio: il giorno della parata navale. Questa, però, sembra meno simbolica e non particolarmente significativa nell’ottica della quarantena che è ancora in corso in Russia. Infatti, nei giorni scorsi alla Duma è stata fatta approvata una norma che consente di votare in qualsiasi «luogo di permanenza» (anche diverso dalla residenza) invitando una commissione elettorale mobile o per corrispondenza.
In ogni caso, è evidente che l’obiettivo sarebbe quello di evitare il giorno unico elettorale di settembre, quando i seggi elettorale saranno sotto la stretta sorveglianza degli osservatori dell’opposizione.
Oggi, il 9 maggio 2020, sulla Piazza Rossa non ci sarà la tradizionale – e largamente nota per la sua portata quantitativa – parata militare dedicata alla vittoria nella Seconda guerra mondiale. Non ripeto il racconto sul perché della data: volendo lo potete rileggere in qualsiasi momento. Io, invece, oggi mi concentro sul fenomeno della parata.
La prima parata militare dedicata alla vittoria sulla Germania nazista si svolse sulla Piazza Rossa nel 1945, ma il 24 giugno quando a Mosca arrivarono alcuni ufficiali sovietici per la partecipazione e alcune bandiere naziste da buttare simbolicamente sotto le mura del Cremlino.
Dopo quella occasione, per vent’anni non c’era stata alcuna parata per il Giorno della Vittoria. Iosif Stalin prima e Nikita Chruščëv dopo si ricordavano troppo bene di quanto era costata la vittoria del 1945 e di quanto era stata miracolosa la loro permanenza al potere dopo il ritorno delle truppe sovietiche dal fronte. In particolare, Stalin temeva – non senza ragione – che i militari, organizzati e ormai ben allenati, appena tornati dall’Europa libera potessero decidere far crollare anche il regime casalingo. Per la fortuna di Stalin non era successo, ma la gente comune aveva comunque i ricordi freschi di tutti i disastri della guerra, compresi quelli verificatisi per merito dello Stato proprio. Continuare la lettura di questo post »