Ed ecco che siamo arrivati al sessantesimo anniversario del volo di Yuri Gagarin nello spazio.
Purtroppo, a distanza di sei decenni quel grande volo per l’umanità (come avrebbe potuto essere chiamato) ci ricorda anche un principio che tutti dovremmo sapere bene: essere il primo in qualcosa non significa essere anche il migliore. Essere il migliore significa fare qualcosa tutti i giorni: ci vuole un cero impegno… Per il primo (e per il migliore) non intendo, in questo caso, Gagarin. Intendo, per esempio, la situazione riassunta in questa statistica:
Ho preso appositamente i dati del 2019, l’ultimo anno «normale» per tutti gli abitanti del nostro pianeta.
Sempre per lo stesso anno possiamo vedere anche questo grafico:
La fonte è sempre la stessa pagina di Wikipedia, sulla quale troverete alcuni altri dati (e link) potenzialmente interessanti.
Io, intanto, non posso non constatare che si tratta di un anniversario un po’ triste. Perché per qualcuno rimane uno dei pochissimi anniversari che si riferiscono a dei risultati realmente importanti e allo stesso tempo lontanissimi nel tempo. Il nome del vaccino che sarebbe stato creato prima di tutti lo dimostra ancora una volta.
L’archivio della rubrica «Feste»
Mentre i teologi continuano a discutere delle cose noiose e inutili, io propongo una domanda di reale importanza storica.
Ma per la deposizione di Gesù hanno utilizzato un piede di porco (già ai tempi uno strumento demoniaco per il merito dello stesso giustiziato)…
O un martello con levachiodi tipico di un carpentiere (quindi uno degli strumenti professionali – come presumono in tanti – dello stesso giustiziato)?
Oppure era stato trovato qualche altro metodo ancora più (o, al contrario, meno) ironico nei suoi confronti?
Ci vuole una risposta, una risposta scientificamente provata…
Ahahahaha
È molto difficile fare una classificazione – non importa di cosa – divertente. E, infatti, la maggioranza schiacciante dei tentativi fallisce.
Ancora più disperata è l’impresa di inventare gli scherzi per una determinata occasione. La quantità dei tentativi che non portano alla reazione attesa tende al 100%.
Di conseguenza, anche questo 1 aprile dichiaro – come negli anni precedenti – di essere oggi intenzionalmente serio. E condivido con i miei carissimi lettori una classificazione (oppure è meglio dire gerarchia?) serissima e da me approvata:
Da domani riprendo a non essere necessariamente serio.
Mah, mi sono accorto che per oggi è in programma l’ennesima «Ora della Terra» (dalle ore 20:30 alle ore 21:30). Si tratta di un evento serio al quale bisogna prepararsi bene ogni anno. Di conseguenza, ho deciso di stilare una check-list da usare ogni anno pochi minuti prima della suddetta Ora.
Ogni volta bisogna…
– accendere tutte le luci in casa;
– caricare e accendere la lavatrice e il lavastoviglie;
– mettere in carica tutti i telefoni, tablet, smartwatch, tagliabarba etc.;
– accendere tutti i televisori (se ne avete ancora almeno uno) e i computer;
– iniziare a scaldare qualcosa nel microonde;
– accendere l’aria condizionata (volendo, fatelo in modalità riscaldamento);
– alzare il volume della musica.
Ho dimenticato qualcosa?
Vabbè, penso che il principio sia ormai chiaro a tutti. In qualche modo bisogna pur usare tutta quella energia che le centrali producono in regime non-stop e non in relazione al fatto che qualche ecodiota abbia deciso di accendere o spegnere un elettrodomestico.
Nel 1384 Edvige, la figlia undicenne del re d’Ungheria Luigi I il Grande, fu proclamata re della Polonia. Infatti, in base alla legge la Polonia poté essere governata solo da un re, ma da nessuna parte fu scritto che il titolo del re possa appartenere solo a un maschio.
Facendo gli auguri a tutte le lettrici, vorrei ricordare che la libertà e la parità iniziano sempre nelle teste, compresa la propria.
Più o meno in tutta l’Europa (e non solo) vivono numerose persone scontente per l’affermazione di una festa «estranea alla nostra cultura»: il halloween. Evito di commentare lo stato mentale di quelle persone. Per esempio, lo faccio perché ho una mia proposta originale che non alcunché in comune con le loro argomentazioni profondamente provinciali.
Ebbene, in Europa (o almeno in una sua parte) il halloween potrebbe essere sostituito o affiancato da una festa analoga, altrettanto allegra e, allo stesso momento, molto più vicina dal punto di vista culturale e/o storico. Il 5 marzo di ogni anno si potrebbe festeggiare l’anniversario ufficiale della morte di Iosif Stalin. La data non è precisa dal punto di vista storico, ma è ormai comunemente riconosciuta. In occasione della festa si potrebbe travestirsi da zombie in uniforme pseudo-militare o esporre delle zucche baffute con una pipa in «bocca» e gli «occhi» illuminati di rosso-sangue. In tal modo si riuscirebbe a ricordare la scomparsa di un personaggio malefico che per quasi un decennio era riuscito a condizionare anche la vita in almeno una parte dell’Europa (anche se in una misura inferiore rispetto a tutto quello che aveva combinato sul territorio dell’URSS).
Ma anche se la proposta non dovesse ricevere consensi, io continuo a festeggiare ogni 5 marzo. Almeno per ora è l’unica data di morte che festeggio.
Buon Natale a tutti coloro che lo festeggiano oggi. Speriamo che Egli condivida con voi un po’ di servitori e di abbondanza.
Come da tradizione, il primo video domenicale dell’anno è quello del messaggio del presidente russo Vladimir Putin per l’anno nuovo (con i sottotitoli italiani). Non perché voglio sembrare un fan di questo funzionario — non lo sono! —, ma perché il contenuto di un discorso del genere è un importantissimo elemento di analisi politica.
Cosa posso dire di questo nuovo messaggio? Posso dire che è stato più lungo di tutti quelli precedenti e, allo stesso tempo, sempre privo di contenuti concreti. Indipendentemente dal nome di chi parla e dagli eventi della politica interna e internazionale ben noti a tutti, questa volta ogni Capo di Stato avrebbe avuto molto da dire ai propri cittadini. E, invece, abbiamo assistito, nel caso di Putin, a uno spettacolo per certi tratti molto simile a quelli precedenti e, allo stesso tempo, ancora più comico (o, se preferite, ridicolo) di prima. Così, abbiamo potuto osservare che Putin è ancora fissato con la Seconda guerra mondiale (se ha bisogno delle grandi vittorie di cui parlare, poteva ricordare anche la guerra contro Napoleone), parla dell’esempio datoci dai veterani di quella guerra (dobbiamo forse seguire l’esempio morendo tutti?) e non dice nulla di realmente positivo sulla attualità. Non dice nemmeno come pensa di aiutare ad affrontarla…
Ma è inutile riassumere tutto il discorso: potete sentirlo da soli. Avrei tradotto diversamente alcune parole, ma il senso generale si capisce comunque bene:
P.S.: devo dire che questa volta non mi ha entusiasmato nemmeno il discorso di Mattarella, ma questo è un altro argomento: non vorrei mischiare…
Cari lettori!
Ehm…
Care lettrici e cari lettori uniti in una parola (è un segno di parità, ahahaha)!
Sta per finire un anno che può essere definito sia lungo che corto.
È stato un anno lungo perché, a volte, i tempi della vita normale sembrano infinitamente più lontani di circa dieci mesi fa. Oppure è solo una mia percezione? Boh…
Allo stesso tempo, però, può essere definito un anno corto perché ha ricompreso almeno un periodo che ora mi sembra un enorme buco temporale. Il mio calendario dice che quel periodo era durato «appena» due mesi, ma per qualcuno poteva essere stato ancora più lungo.
Sta per finire un anno che può essere definito di merda più o meno da tutti. Anche se coloro che hanno la possibilità di leggere queste parole su uno schermo sono stati molto più fortunati di alcuni altri.
Allo stesso tempo, sta per finire un anno che può essere definito anche un po’ fortunato dai meglio organizzati (e non solo da Jeff Bezos o produttori delle mascherine chirurgiche). Io, pur vedendo saltare più o meno tutti i piani lavorativi, sono riuscito a realizzare (in due casi solo strutturare meglio) alcune idee per le quali non trovavo del tempo da due o tre anni.
Sta per finire un anno durante il quale abbiamo conosciuto meglio tante persone anche non vedendole (o vedendole di meno) dal vivo. Anche questo è un risultato che può avere il segno più o il segno meno. Perché da una parte abbiamo visto chi ha la reale forza interiore per essere vicino al prossimo (in tutti i sensi, ahahaha). E poi abbiamo visto chi è realmente isterico, ignorante o poco propenso al pensiero critico e alla ricerca della conoscenza.
Questo anno speciale, del quale potrei scrivere dieci mila schermate di altro testo, si sta concludendo in un modo sempre speciale: più che incontrare l’anno nuovo, sembra più importante e bello buttare via quello corrente.
Non so quanti di voi condividono, ma oggi non auguro il felice anno nuovo. Vi auguro la felice fine dell’anno vecchio.
Andrà tutto bene!
P.S.: conoscete qualcuno che la volta scorsa aveva espresso il desiderio «nel 2020 voglio stare a casa e prendere lo stipendio»? Fateci un grosso favore: non permettete a quella persona di esprimere altri desideri!