L’archivio della rubrica «Computer»

Come fare un video screenshot

Alcuni giorni fa ho avuto bisogno di creare un video screenshot (la registrazione video di quello che accade sullo schermo) sul computer… Mi sembra che in tutta la mia vita sia stata appena la seconda o la terza occasione di doverlo fare, quindi, ovviamente, non mi ricordavo assolutamente come si facesse. Inoltre, attualmente non sono in grado di immaginare se e quando mi possa capitare ancora di doverlo fare. Per me futuro o per voi che leggete nel vostro presente, pubblico le mie scoperte tecniche in materia dei video screenshot.
Considerando che la creazione di quel tipo di video è per me una necessità molto rara, ho escluso sin da subito tutti i programmi a pagamento. Sempre da subito ho escluso le versioni-prova gratuite dei programmi a pagamento (per esperienza so che possono aggiungere dei grossi watermark oppure imporre delle restrizioni sulla qualità o dimensioni del video).
Di conseguenza, al giorno d’oggi mi sono noti tre metodi meritevoli di attenzione di creare i video screenshot.
Metodo № 1. Con grande stupore ho scoperto che tale funzionalità è già inclusa nel Windows 10. Se premete i tasti WIN+G, sullo schermo appaiono i comandi necessari:

La funzionalità è molto semplice da usare; è possibile scegliere se registrare anche la voce; il tasto stop e sempre presente sullo schermo ma non viene incluso nel video. La registrazione parte 3 secondi dopo il click sul «record».

Penso che questo metodo possa andare bene per gli utenti occasionali poco esigenti, mentre io ho riscontato alcuni problemi tecnici. Un video di 19 (diciannove) secondi in formato mp4 pesa 8,02 MB (ma ha la velocità dati 3017 kbps e 20,16 fotogrammi al secondo). Inoltre, dal video sono scomparsi alcuni elementi che ci dovevano essere (continuando con il presente post capirete quali).

Metodo № 2. Ancora più sorprendente è stata la scoperta della interessante funzionalità del Power Point. Continuare la lettura di questo post »


La differenza fondamentale

Le istituzioni e gli enti statali statunitensi non possono più acquistare e utilizzare i prodotti di Kaspersky. Il divieto temporaneo in vigore dal 1 ottobre 2018 è dunque diventato definitivo.
Posso capire gli autori del divieto: non possono tollerare un minimo dubbio quando si tratta della sicurezza nazionale. Non tanto per l’ipotesi fantasiosa che gli Stati Uniti possano essere cancellati dalla faccia della Terra solamente grazie alle presunte funzionalità nascoste di un antivirus, ma per una questione di responsabilità. A chi di voi piacciono troppe responsabilità? Chi non cerca di minimizzare i relativi rischi?
Allo stesso tempo vorrei ricordare a tutti che un cittadino comune che ci tiene alla propria salute psichica non può tollerare le paranoie nella propria testa. Tutti giorni utilizziamo una molteplicità di programmi sui computer e telefoni personali, ci attacchiamo al WiFi pubblico, ci spostiamo nei luoghi sorvegliati da telecamere, parliamo a voce più o meno alta dei fatti personali, banalmente cazzeggiamo su Facebook. E allora perché dovremmo pensare male di un antivirus specifico?
La cosa molto più sensata e utile consiste nell’imparare a impostare le corrette misure di sicurezza sui propri dispositivi digitali. Potrei scriverci un manuale sull’argomento (prima trovando qualcuno che possa pagarmi quelle settimane di lavoro), ma pubblicandolo a parte.


I bug celebrali moderni

La conferenza europea dei programmatori in PHP – la quale avrebbe dovuto svolgersi dal 4 al 6 ottobre a Dresda – è stata annullata per un motivo interessantissimo. Gli organizzatori sostengono di non avere trovato alcun relatore non bianco non uomo. E questa sarebbe una brutta manifestazione del razzismo.
Allo stesso tempo gli organizzatori scrivono che avrebbero ammesso tutte le persone intenzionate a tenere una propria relazione, ma solamente gli uomini bianche si sono registrati come candidati. Alla scoperta del fatto, alcuni dei relatori già approvati hanno disdetto la propria partecipazione (non chiedetemi perché: certe idee mi sembrano veramente incomprensibili). La conferenza si è dunque disintegrata prima di iniziare.
Ecco, a questo punto io avrei due grandi domande.
Prima di tutto: perché gli organizzatori non hanno cercato una afrotedesca disabile originaria della America Latina, possibilmente anche lesbica e femminista? Avrebbero potuto darle un foglietto con il testo di una relazione qualsiasi e un po’ di soldi. E la conferenza sarebbe stata salvata.
La seconda domanda: certi personaggi non capiscono che la cancellazione di una conferenza a causa della presenza di soli bianchi è già una manifestazione di razzismo? Preciso che per me il razzismo non è una graduatoria delle persone fatta in base alla razza, ma il solo semplice fatto della distinzione delle razze (ma è un argomento complesso, prima o poi ne parlerò in un testo a parte).
Trovo veramente strano il fatto che quei programmatori siano così poveri delle capacità logiche necessarie per la soluzione di un problema banalissimo.

P.S.: beh, tanto le conferenze a me utili si tengono tutti i giorni sui forum specializzati.


I vecchi OS Windows a rischio

Martedì 14 maggio è stata scoperta la vulnerabilità critica nel RDS (Remote Desktop Services) dei sistemi operativi Windows 7, Windows Server 2008 R2 e Windows Server 2008, Windows XP e Windows 2003. La vulnerabilità in questione consente ai malintenzionati di eseguire in modo autonomo qualsiasi codice sul computer della vittima. Di conseguenza, sono attualmente a rischio milioni di computer in tutto il mondo.
I computer con il Windows 8 e 10 non sono a rischio.
I proprietari dei sistemi operativi più vecchi farebbero bene a installare gli aggiornamenti di sicurezza della Microsoft: sono stati pubblicati addirittura per il Windows XP e il Windows 2003 (evento rarissimo!).
Spero che voi non siate in un ritardo fatale.
P.S.: spero nella creazione di un virus capace di scoprire le motivazioni che spingono le persone a utilizzare ancora il Windows 2003 e/o, indipendentemente dal sistema operativo, i browser prodotti dalla Microsoft.


Houston, abbiamo una cimice

Si ritiene che la parola bug nel senso di «errore» sia comparsa nel 1964 quando la sottotenente Grace Murray Hopper trovò, lavorando al computer Harward Mark II, un insetto bruciato tra due contatti in corto circuito. La Hopper incollò l’insetto con lo scotch nel diario tecnico e aggiunse una nota: «Il primo caso reale del ritrovamento di una cimice».

In realtà, però, la parola bug nel senso di «errore tecnico sconosciuto» veniva utilizzata già molto prima della comparsa dei computer da parte degli addetti delle compagnie telegrafiche e telefoniche relativamente ai problemi con le attrezzature elettriche e radiofoniche. Nel 1878 Thomas Edison scrisse:

It has been just so in all of my inventions. The first step is an intuition, and comes with a burst, then difficulties arise – this thing gives out and [it is] then that «Bugs» – as such little faults and difficulties are called – show themselves and months of intense watching, study and labor are requisite before commercial success or failure is certainly reached.

In un’altra lettera di Edison troviamo le seguenti parole:

You were partly correct, I did find a ‘bug’ in my apparatus, but it was not in the telephone proper. It was of the genus ‘callbellum.’ The insect appears to find conditions for its existence in all call apparatus of telephones.


Durante la Seconda guerra mondiale, poi, con la parola bug venivano chiamati i problemi con la elettronica dei radar.


L’aggiornamento epocale

È successo! La Microsoft ha ufficialmente dichiarato che su Windows 10 con l’aggiornamento 1809 sarà possibile estrarre i dispositivi di memoria esterni senza il ricorso alla «rimozione sicura». (In sostanza, si potrà semplicemente tirare fuori le chiavette con la mano senza fare alcuna altra operazione.) Tale possibilità sarà offerta dalla opzione «estrazione veloce» che esclude l’uso del cache nella fase della scrittura dei dati. L’uso di tale opzione, ovviamente, rallenterà la velocità di scrittura sui dispositivi esterni, ma allo stesso tempo escluderà la possibilità di perdere dei dati ancora non trasferiti dal cache al dispositivo qualora quest’ultimo venisse estratto. Naturalmente, si sconsiglia tuttora di estrarre il dispositivo mentre la scrittura è ancora in corso.
La domanda del giorno, però, è la seguente: perché ci hanno messo vent’anni a inventare questa cosa?

P.S.: conosco due grosse categorie di persone: quelli che non usano mai la «rimozione sicura» e quelli che la usano sempre. Il 90% degli appartenenti a ciascuna categoria non sa a cosa serve la suddetta rimozione sicura (ma hanno la possibilità di scoprirlo grazie a questo post). Ebbene, per evitare lo sbattimento della «rimozione sicura» basterebbe aspettare 10–20 secondi dopo la fine della scrittura sulla chiavetta. Dopo tale periodo si può staccare la chiavetta con la mano (anche senza l’attivazione della nuova opzione di Windows 10 e quindi senza far rallentare le chiavette).


& i più scemi di tutti

Cosa sarà più facile: costringere i produttori dei notebook a mettere le porte usb a una distanza più grande oppure costringere i produttori delle periferiche esterne a fare i «corpi» meno larghi?
Una di queste due cose va per forza fatta. Altrimenti continueranno a crearsi dei seri conflitti di lavoro.


Il buon vecchio Skype

Alcuni dei miei lettori potrebbero sapere che a partire dal 28 gennaio non è più possibile utilizzare la vecchia versione di Skype.
Allo stesso tempo, però, io so che molte persone detestano la nuova versione di Skype e sarebbero disposti a dare mezzo regno per poter continuare a usare quella vecchia. Ecco, se conoscete anche voi delle persone così, inviate a loro il link a questo post. Perché io ho bisogno di mezzo regno ho trovato il modo di aggirare l’aggiornamento forzato e continuare a utilizzare la vecchia versione di Skype.
Per comodità divido il metodo in otto passaggi, i primi sette dei quali dovranno essere eseguiti solo una volta nella vita (del vostro computer).
Passaggio № 1. Prima di tutto bisogna scaricare la versione 7.41.32.101 dal sito ufficiale di Skype.
Passaggio № 2. Ora dobbiamo fare delle modifiche al file hosts del computer. A tal fine bisogna avere i diritti di amministrazione del sistema, quindi procediamo nel modo seguente. Nella barra di ricerca di Windows digitiamo «Blocco note», clicchiamo con il tasto destro sul nome del programma e lo eseguiamo come amministratore.

Passaggio № 3. Continuare la lettura di questo post »


L’accesso remoto agli smartphone

Il programma TeamViewer che permette di accedere in remoto ai computer diversi da quello utilizzato in modo diretto esiste dal 2005. Il programma deve essere avviato su entrambi i computer per poter essere utilizzato e la sua versione per l’utilizzo personale è gratuita. Alcuni dei miei lettori probabilmente conoscevano già questo programma.
Io, nel frattempo, solamente l’altro ieri ho scoperto che il Team Viewer permette di accedere in remoto anche agli smartphone. Tale funzionalità può essere molto utile, per esempio, per aiutare i parenti o gli amici anziani a impostare i telefoni, per caricare dei file su uno smartphone, per utilizzare le applicazioni dello smartphone con la comodità offerta dallo schermo grande e dalla tastiera del computer (scrivere i testi sensati e lunghi sui social via telefono è una tortura).

È necessario installare sul proprio smartphone l’applicazione TeamViewer QuickSupport, mentre sul lato-computer è sufficiente avere il TeamViewer normale. Una volta stabilita la connessione tra i due apparecchi, sul computer viene visualizzato il pannello di controllo del telefono dove può essere visualizzata anche Continuare la lettura di questo post »


Le semplificazioni incomprensibili

È smisurata la mia antipatia verso le interfacce incomprensibili. Molto probabilmente non sono nemmeno l’unico a poterlo dire. Eppure, alcuni produttori del software semplificano le interfacce dei loro prodotti fino a renderle incomprensibili. Incomprensibili e, di conseguenza, difficili da utilizzare.
Per capire meglio di cosa si tratta, vediamo subito un esempio concreto: il Notepad++ v.7.5.9.

La voce del menu «UTF-8-BOM» indicherebbe «UTF-8 senza BOM»? se la risposta è affermativa, io mi chiedo: perché non si poteva lasciare la vecchia scritta estesa?
Se, invece, la risposta alla prima domanda è negativa, mi chiedo: dove si trova la codifica senza BOM da me ricercata?
E, in ogni caso, perché dovrei perdere il mio tempo a farmi queste domande?
Insomma, esistono delle semplificazioni che ci complicano la vita. Evitiamo di moltiplicare la loro quantità.