Ogni tentativo di hackerare il sistema è bello non solo dal punto di vista estetico (mi piacciono la fantasia e il senso di humour), ma anche perché evidenzia le imperfezioni del mondo circostante. Oggi racconto di una caso che mi è piaciuto particolarmente.
Nel 2016 il programmatore statunitense Joseph Tartaro aveva deciso di registrare per la propria auto la targa con la sola scritta «NULL». La sua idea si basava sul fatto che in molti linguaggi di programmazione – compreso il SQL che si usa per la gestione dei database – l’espressione NULL si utilizza in qualità dell’identificatore di un valore assente o non assegnato. Di conseguenza, secondo Tartaro, egli non verrebbe mai multato perché i sistemi di controllo e di elaborazione dati non sarebbero riusciti a elaborare correttamente la targa della sua automobile.
Purtroppo, però, nella realtà è successa una cosa esattamente opposta. Continuare la lettura di questo post »
L’archivio della rubrica «Auto»
Dopo avere incontrato, per l’ennesima volta nella stessa via, una Piaggio Ape Calessino, ho pensato che quest’ultima potrebbe essere una interessante alternativa alle automobili sempre più limitate nella possibilità di entrare nel centro di Milano. Allo stesso tempo, potrebbe essere una interessante alternativa ai mezzi pubblici, il cui uso è attualmente limitato per dei motivi che non ne posso più di nominare.
Ma poi sono andato a vedere i prezzi e ho scoperto che anche l’esemplare usato meno caro costa quanto una vera auto: usata ma non vecchia, quindi di qualità e sufficientemente ecologica per entrare in molte zone. Continuare la lettura di questo post »
La maggioranza degli italiani minimamente interessati all’automobilismo si ricordano della esistenza della auto sovietica/russa VAZ-2101. Nel linguaggio popolare si usa chiamarla «una copia della Fiat 124». Ieri quel modello aveva compiuto cinquant’anni: il suo primo esemplare era infatti stato prodotto il 19 aprile 1970.
In realtà, per adattare la Fiat 124 (più precisamente, la sua versione del 1966) alle condizioni stradali e climatiche russe, al progetto furono apportate circa ottocento modifiche. Tra quelle più importanti possiamo ricordare l’aumento della altezza dal suolo, il tipo e il posizionamento delle valvole del motore, l’adozione dei freni a tamburo sulle ruote posteriori, il cambio a quattro marce, un meccanismo più resistente delle maniglie, l’introduzione (!!!) degli specchietti laterali…
Il risultato finale non è stato fenomenale dal punto di vista qualitativo: per «merito» del progetto e dell’assemblaggio ogni proprietario di una VAZ-2101 era necessariamente un esperto di meccanica «applicata», ma in una certa misura lo stesso si può dire anche di tutte le altre automobili sovietiche.
La fabbrica VAZ – nota in Europa con il nome da esportazione Lada – fu costruita a Togliattigrad in collaborazione con la Fiat proprio per produrre il primo modello 2101. L’intenzione fu quella di creare un nuovo produttore sovietico di livello europeo, ma il risultato finale è stato un po’ deludente. Per più decenni, anche dopo la caduta dell’URSS, la VAZ ha attirato la maggioranza delle risorse materiali e umane – a scapito di altri produttori interessanti – senza però produrre dei modelli realmente belli. Sì, le VAZ erano molto diffuse nell’URSS, ma solo perché mancavano delle alternative.
La «copia della Fiat 124», intanto, è stata prodotta fino al 1982. In totale ne sono stati fabbricati più di 2,7 milioni di esemplari. E se contiamo anche tutte le modifiche, 4,85 milioni. Continuare la lettura di questo post »
Prevedibilmente, pure il Salone dell’automobile di Ginevra 2020 è stato annullato a causa del COVID-19. Ma anche grazie a tale notizia, che si inserisce in un trend mediatico un po’ fastidioso, ho fatto due piccole scoperte automobilistiche interessanti. Guardando i modelli elettrici più interessanti che avrebbero dovuto essere mostrati al Salone, posso ora constatare quanto segue.
In primo luogo, ho scoperto che pure la Fiat si è finalmente svegliata, ha visto il numero dell’anno sul calendario e ha deciso di produrre qualche auto elettrica e ibrida. La novità più curiosa è la Nuova 500 «La Prima». Dovrebbe poter fare fino a 320 kilometri a ciclo combinato con il 100% della carica, fino a 400 km a ciclo urbano e caricarsi dallo 0 all’80% con la carica veloce in 35 minuti (i restanti 20%, come su tutte le altre batterie, dovrebbero essere più lenti da caricare).
Rimane sempre una Fiat, ma almeno è un buon primo tentativo di rendere moderna una auto esteticamente interessante.
La seconda mia scoperta riguarda l’esistenza della auto elettrica Microlino 2.0. Continuare la lettura di questo post »
Quasi tre anni fa mi era già capitato di utilizzare questo blog per la ricerca di una figura professionale importantissima. Questa volta, invece, sarei disposto ad assumere più di una persona per un progetto decisamente più ambizioso e spregiudicato.
Insomma, sto cercandio dei complici appassionati di meccanica per un furto a scopo di restauro. L’oggetto della impresa sarà una Moto Guzzi Ercole 500.
L’ho trovata per caso in provincia di Lecco durante uno dei miei tradizionali viaggi di dicembre. Meriterebbe di essere recuperata e conservata.
Il mio post su Instagram dedicato a questo esemplare è stato uno dei più apprezzati di tutta la mia carriera su quel social, ahahaha
Molto probabilmente vi eravate già accorti della bella pubblicità della Jeep per il Groundhog Day. È sempre con la partecipazione dei fratelli Murray:
Ho sempre pensato, con una certa fondatezza, che l’invidia fosse uno dei motori più efficienti del progresso, una ottima motivazione per le persone di ogni età, professione etc.. Vale anche le aziende, le quali nascono, funzionano e crescono grazie alla attività umana. Ma a volte l’invidia si manifesta in modi veramente perversi.
Pensiamo, per esempio, alla industria automobilistica. Essendo già di suo una delle più grandi manifestazioni del progresso, come e con quali resultati può manifestare l’invidia al suo interno e, allo stesso tempo, verso quei settori dell’economia che storicamente sono molto conservativi? L’invidia può riguardare l’età della azienda. A causa della specializzazione moderna non si può – e non avrebbe senso – competere con dei dinosauri come Monte dei Paschi di Siena, ma, applicando un po’ di fantasia, forse si potrebbe tentare di ripetere i record di alcuni altri. I primi tentativi della competizione del genere si sono registrati in Giappone, dove le fabbriche automobilistiche dichiarano di avere le storie secolari (come, per esempio, 150 anni per la Mitsubishi o 110 anni per la Suzuki): chissenefrega che nei primi decenni producevano tutt’altro (per esempio, i telai per la tessitura). E, soprattutto, chissenefrega che nei primi decenni della loro «storia automobilistica» l’automobile non era ancora stata inventata.
E poi è scattata l’invidia interna al settore ma di portata mondiale. La prima a non avere resistito è stata la Peugeot che ha dichiarato di essere stata fondata nel 1810. Devo constatare che rispetto a quell’anno la qualità delle loro automobili non è migliorata tantissimo. Ma, almeno, in due secoli hanno portato a un buon livello la qualità delle loro biciclette e dei macina pepe.
Mentre nel 2020 al club degli invidiosi si è unita pure la russa UAZ. Il mitico produttore ha annunciato il modello Patriot Antartic Edition dedicato ai 200 anni della scoperta dell’Antartide. Zittite pure coloro che esclamano «cosa c’entra la UAZ con quella scoperta geografica?!» Come ben sapete, infatti, nel 1820 due dipendenti della fabbrica – Bellingshausen e Lazarev – salirono sulla loro UAZ, partirono dalla città che portava già allora il cognome vero di Lenin (Uljanovsk) e dopo qualche giorno di viaggio, mentre furono in cerca di un benzinaio aperto, avvistarono un nuovo continente. O forse non era andata proprio così? Vabbè, non importa.
L’importante è creare il modello. Che sarà presentato entro quest’anno. Ma non si sa ancora quanto costerà. E nemmeno cosa avrà di speciale rispetto a un Patriot normale. Si sa solo che sarà bianco e avrà dei loghi commemorativi sui lati.
Affrettatevi.
Secondo me a causa degli standard ecologici non rispettati il nuovo modello non verrà importato ufficialmente in Europa. Ma questo problema è risolvibile in privato.
La scritta «Da grande sarò un TIR» su una Piaggio Ape non è ormai una battuta tanto originale. Si potrebbe fare una vastissima raccolta di tutti gli esemplari avvistati in giro oppure tentare di selezionare gli esemplari più simpatici ed elaborati.
Il bel esemplare che vi faccio vedere oggi, corre vivacemente (e, direi, con più sonorità di un TIR «adulto») sulle montagne lombarde.
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Con una certa soddisfazione informo tutti gli appassionati dell’automobilismo di un evento epocale (non so quanto sia corretto chiamarlo con il nome di giustizia storica): il produttore automobilistico russo AvtoVAZ — quindi il produttore delle Lada — ha riacquistato il diritto di utilizzare il marchio Niva.
Penso che più o meno tutti gli esperti conoscano la Lada Niva classica, quella prodotta dal 1977 al 2002. (I vecchietti con la memoria ancora più scarsa della mia possono rivedere il mio articolo dedicato al modello in questione.) Nel 2002, però, la AvtoVAZ aveva creato una joint venture con l’americana General Motors, partecipandovi con dei cespiti materiali e immateriali per un valore complessivo di 100 milioni di dollari. Tra quei beni immateriali, in particolare, era compreso anche il marchio Niva. La General Motors aveva dunque iniziato a produrre la Chevrolet Niva «sulla base del modello classico». Ma in realtà il modello sembrava un pseudo fuoristrada anonimo:
Mentre la AvtoVAZ era costretta a produrre il proprio modello glorioso con il semplice nome «4×4». Stilisticamente era decisamente più in linea con la tradizione:
Il martedì 10 dicembre, dopo una serie di trattative non particolarmente lunghe e pesanti, l’AvtoVAZ ha finalmente firmato l’accordo sull’acquisto della quota americana nella suddetta joint venture. Ora è dunque possibile parlare del ritorno della Niva in patria.
Le notizie positive, purtroppo, finiscono qui. L’industria automobilistica russa contemporanea ha fatto alcuni progressi tecnologici negli ultimi dieci anni, ma continua a produrre le vetture di qualità sensibilmente lontana dagli standard moderni. Lo si nota in tutti gli aspetti: gli standard ecologici adottati, la resistenza della carrozzeria, la sicurezza dei passeggeri, la qualità di assemblaggio e la scelta di ceri materiali. Bisogna essere proprio un grande fanatico per comprare con dei soldi propri una auto russa nuova in qualità del mezzo di trasporto unico o principale.
Se volete proprio possedere una Lada Niva (oppure una UAZ, un altro modello glorioso), considerate pure le vetture vecchie: almeno non tradiranno le vostre aspettative.
Tutti prendono in giro l’aspetto estetico del «pick-up futuristico» Tesla Cybertruck presentato da Elon Musk.
Io, da parte mia, inizialmente non avevo l’intenzione di farlo: i criteri del bello e/o del ridicolo variano da persona a persona. Ma poi mi sono ricordato della Lada Sputnik Vaz-21099…
E non mi sono trattenuto.