In Cina il TEB-1 ha fatto il primo viaggio di prova. Tra cinquant’anni (forse) arriva anche in Europa (ma non perché è lento).
L’archivio della rubrica «Auto»
Come probabilmente avete già letto o sentito ieri, il tribunale di primo grado parigino ha multato la filiale francese di Uber per il lancio dell’app UberPOP (vietata in Francia già da luglio 2015). L’app permette agli automobilisti privati di svolgere l’attività di trasporto di persone senza una licenza da tassista. Quindi l’Uber è stata multata con 800 mila euro, mentre due suoi dirigenti con 30 e 20 mila euro. E’ già stato annunciato il ricorso.
Ricordiamoci che in Francia, ancor più che in Italia, la lotta della lobby dei taxisti conntro il progresso assume varie forme: proteste di strada più o meno violente, legislazione pro-monopolio etc. La causa principale di tale comportamento è evidentemente i prezzi delle licenze che superano i 150 mila euro (in Italia possono arrivare a 200 mila euro). Questi soldi sono sempre stati considerati dai taxisti degli investimenti a lungo termine, da recuperare al termine/cambio della propria attività lavorativa. L’avanzare dell’Uber, a sua volta, comporta il deprezzamento di tale investimento (nessuno ti compra quel pezzo di carta se può lavorare liberamente con l’Uber) e l’azzeramento delle speranze per una vecchiaia tranquilla.
Di conseguenza, i tassisti francesi (ma pure quelli italiani), sono disposti a lottare contro la demonopolizzazione del proprio settore con tutti i mezzi disponibili.
Il loro problema sta nel fatto che inevitabilmente perderanno la lotta. Ciò succederà per due motivi. Il motivo minore è lo stesso della popolarità dell’Uber e altri servizi simili in Europa: i cittadini lo scelgono sono in tanti, in maggioranza rispetto ai taxisti. Il primo politico, nazionale o locale, che si accorgerà della ampiezza diseguale dei due gruppi, logicamente punterà a difendere gli interessi di quello più numeroso.
Il motivo principale della imminente sconfitta dei taxisti-monopolisti sta invece nell’avvicinarsi della epoca delle automobili senza i conducenti: considerati i recenti successi nella loro sperimentazione, possiamo vederle circolare per le vie delle città già tra pochi anni. Il peso dei taxisti tradizionali nel sistema del trasporto delle persone, a quel punto, sarà più o meno lo stesso dei gondolieri veneziani.
Non penso che qualche Stato arrivi al punto di vietare qualsiasi manifestazione del progresso tecnico o sociale al solo fine di tutelare i soldi dei taxisti. Oppure ne conoscete uno?
Non ho mai avuto, nel corso degli studi, dei problemi con la storia, ma penso che le persone meno fortunate di me l’avrebbero trovata una materia non tanto noiosa se comprendesse dei dettagli come quello che sto per raccontarvi. Io l’ho appena scoperto.
Durante la Seconda guerra mondiale il famoso fuoristrada Willys veniva prodotto da due fabbriche: Willys Overland Motors e Ford (quest’ultima chiamò il modello Ford GPW).
All’esercito statunitense le vetture venivano inviate smontate e imballate in grosse scatole di legno. In ogni scatola ci stavano i pezzi di una macchina.
Per l’assemblaggio delle macchine sul campo esistevano delle squadre speciali di meccanici. Le squadre migliori riuscivano ad assemblare un Willys in 3 minuti.
Per i dettagli si veda l’articolo «Jeeps in Crates» della rivista «Army Motors» (PDF, 13 MB).
P.S.: non ho ancora capito se è possibile comprarne «una confezione».
Oggi vi racconto una piccola storia sul funzionamento dell’Esercito russo.
Questo tipo è il tenente-generale Aleksander Shevchenko che attualmente si trova a capo del Dipartimento dei mezzi blindati del Ministero della Difesa russo.
Non chiediamoci, almeno per ora, come faccia a mantenere il proprio incarico portando un cognome ucraino e andiamo avanti.
Questo, invece, è l’ultima versione di UAZ Patriot (modificato dal produttore appositamente per le necessità dell’Esercito):
Evito di farvi vedere la foto del presidente russo Vladimir Putin perché, molto probabilmene, sapete già che aspetto ha.
Quando i tre si incontrano (come è successo, per esempio, ieri nel corso della ispezione da parte di Putin dei nuovi mezzi militari), Shevchenko cerca di aiutare Putin ad aprire la portiera (lato passeggero) della UAZ. Il generale Shevchenko non prende lo stipendio per nulla, si impegna tanto, quindi strappa la maniglia della portiera.
E cerca di nasconderla seguendo la vecchia saggezza russa: le foglie vanno nascoste nella foresta.
Concludo con il video di questa operazione speciale:
Mi sono dimenticato di scrivere che l’8 di febbraio è stato presentato il nuovo logo del produttore automobilistico russo UAZ:
Cosa posso dirne? Fanno fatica a rinnovare le macchine, ma esse rimangono comunque a un buon livello. Poi, finalmente sono riusciti a rinnovare il logo, ma esso è comunque rimasto uno schifo.
Ah, quel segno di spunta cerchiato in teoria dovrebbe essere la lettera У (cioè la U cirillica). Come potete vedere dalla seguente immagine, è stata «inventata» nel 1962:
Alcuni anni fa avevo pubblicato un articolo sulla limousine ZIL 4112R che era, all’epoca, in fase di costruzione. Avrebbe dovuto diventare, prendendo posto dalla Mercedes Pullman, l’auto ufficiale del presidente russo Vladimir Putin.
Si dice, però, che il ZIL 4112R non sarebbe piaciuto a Putin. Alla fine di febbraio si è quindi scoperto che la limousine è stata messa in vendita. Infatti, sembra che sia proprio la fabbrica-produttrice a vendere l’auto tramite Hemmings (azienda specializzata nella vendita delle auto da collezione). L’esemplare messo all’asta si trova a Mosca e ha appena 143 chilometri percorsi (almeno la metà dei quali sarà stata fatta dai giornalisti nelle occasioni delle varie presentazioni). Di conseguenza, è logico supporre che la macchia in questione non abbia mai avuto un proprietario.
La somma richiesta è di appena 1.200.000 dollari.
Metto solo una foto perché le altre sono disponibili anche sulla pagina della vendita .
Cari lettori, ho una brutta notizia da comunicarvi: siamo tutti degli sfigati.
Lo siamo perché da piccoli avemmo dei giocattoli da sfigati. Lo siamo perché nel corso della vita non abbiamo realizzato le nostre migliori fantasie infantili. Mentre la bambina di nome Sophie, 4 anni, è l’unica bambina veramente fortunata su questo pianeta (guardate il video). Spero che per Natale le regalino un aereo.
P.S. E ora facciamo pure una nota seria. E’ veramente interessante l’idea di spingersi fino a questo punto nell’affidare le prove a una persona con pochi vincoli mentali. Una persona della mia età e del pur modesto background culturale, per esempio, avrebbe avuto una certa «pietà» per il veicolo testato. Di conseguenza, sul campo dei crash-test seri i bambini battono gli adulti.
Chissà se lo hanno mai tamponato…
Anche qualora la risposta veritiera fosse «mai», non sarei tanto portato ad applicare uno strumento simile sulla propria auto.
Non so se tratti di un sottile humor norditaliano o di qualcos’altro… Quanti (e quali) motivi riuscireste a inventare per chiamare una autoscuola «Napoli»?
L’attività in questione è stata scoperta a Magenta. Il reportage sulla città verrà pubblicato settimana prossima.