Telefoni pubblici

(26 Ottobre 2015)

Mi capita spesso di sentire delle affermazioni sulla presunta inutilità dei telefoni pubblici nelle città (quelle occidentali almeno). Sicuramente avete sentito anche voi qualcosa del genere. Magari siete voi stessi a dirlo. Io, invece, dico che affermarlo è sbagliato e che solo una persona avanti con l’età e con la mente chiusa potrebbe sbagliarsi in tal modo.

E’ assolutamente vero che oggi i cellulari li hanno anche i topi del macellaio all’angolo, ma ricordiamoci anche che, indipendentemente dal tipo di contratto, l’uso del cellulare comporta delle spese sensibili. Particolarmente sensibili in quella giovane età, quando le disponibilità economiche non corrispondono alla necessità di comunicare con gli altri. Gli «under 40» si ricorderanno, probabilmente, quella frase pronunciata centinaia di volte nel corso della propria vita studentesca: «Non ho soldi sul cell…»

Pensiamo ora alle persone più adulte. Coloro che viaggiano tanto sanno che in alcuni Stati non è facile trovare un rivenditore delle schede sim locali. Mentre il roaming costa quanto un mutuo per la casa. E tutti coloro che usano gli smartphone sanno benissimo con quale velocità si scaricano le loro batterie.

Insomma, i telefoni pubblici servono ancora, e tanto. E’ che bisogna piazzarli nei posti giusti: vicino alle scuole e università, luoghi di alto interesse turistico, stazioni ferroviarie, aeroporti etc. In altre zone, invece, servono solo permettere l’affissione dei cartelli pubblicitari.

La nostra fregatura sta nel fatto che le decisioni sulla sorte dei telefoni pubblici vengono prese dalle persone adulte, chiuse tutto il giorno nei propri uffici, benestanti e dotati di una memoria troppo corta.

P.S.: fino a circa dieci anni fa, quando le vere cabine telefoniche erano ancora relativamente diffuse in tutto il mondo, le utilizzavo per rispondere al cellulare. Infatti, quando mi chiudevo dentro, esse mi proteggevano abbastanza bene dai rumori della strada.

Rubriche: Urbanistica

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