Come al solito (o quasi), pure quest’anno mi sono dimenticato la data della cerimonia degli Oscar… Ma non è ancora troppo tardi per recuperare.
Non so se vedrò mai i pluripremiati «Oppenheimer» e «Killers of the Flower Moon»: di solito vedo i film il venerdì sera, dunque guardando uno di quei due rischio seriamente di addormentarmi più o meno a metà, dopo le prime cinque due ore. Però posso esprimermi, almeno brevemente, su alcuni altri film coinvolti nella premiazione di quest’anno.
«The Zone of Interest» (2 Oscar) è uno dei migliori film che ho visto negli ultimi anni. Avrei potuto scrivere solo della «banalità del male», ma aggiungo che il film aiuterà a ricordare che nessuno dei personaggi peggiori di questo mondo fa il male con l’intenzione ben formulata e compresa di fare il male: il problema sta nel fatto che vede il bene, il dovere, la giustizia, la bellezza e tante altre cose positive in un modo diverso dal nostro. Il film riesce a parlarne con la massima chiarezza senza ricorrere ad alcun tipo di «scene forti» (anche se Sandra Hüller in alcune scene esagera un po’). E, soprattutto, questo film non parla solo del passato, ma pure del presente.
«Anatomy of a Fall» (1 Oscar) è un film bello nel suo contenuto, ma esageratamente lungo (gli autori avrebbero potuto tagliarne circa un terzo senza fargli perdere in qualità). Non è un film giudiziario (come potrebbe sembrare da alcune descrizioni), ma uno dei migliori racconti sulla inutilità di interpretare i rapporti di coppia in un modo puramente razionale, matematico. Effettivamente, il film non ci dice di chi è la colpa (nemmeno della caduta discussa in tribunale, ahahaha).
«The Holdovers» (1 Oscar), secondo me, meritava più premi, almeno per gli attori. Mi è piaciuto, lo consiglio anche a voi.
«La sociedad de la nieve» (0 Oscar), secondo me, è il film più sopravalutato dell’anno: non aggiunge nulla di artistico alla storia reale che chiunque può leggere facilmente sulla Wikipedia. Avrebbero fatto meglio a fare un vero documentario e non video-riassunto per gli analfabeti.
«20 Days in Mariupol» (1 Oscar, per il miglior documentario): anche io avrei preferito che «questo film non fosse mai esistito» (come ha detto il regista Mstyslav Chernov). Però esiste. La sua premiazione – come pure la realizzazione – è giusta e importante. Altrettanto giusto e importante è vederlo.
Sugli altri film premiati o nominati, non avendoli visti, non vi posso dire nulla.
Oscar 2024
(12 marzo 2024)
Può seguire i commenti a questo post via RSS 2.0.
Per ora siamo a 0 commenti