Perché scrivere sempre delle cose tristi? Oggi, per esempio, posso scrivere di una cosa allegra e, in una certa misura, filosofica.
Il portavoce di Putin, Dmitry Peskov, ha dichiarato ieri di non avere nulla da dire sulle decine di migliaia di persone che si sono recate (e continuano a farlo) sulla tomba di Alexey Navalny. Nonostante questa dichiarazione, possiamo presumere che Putin sia almeno informato almeno in generale su quanto sta accadendo. E se è informato, non può fare a meno di pensare a come si svolgerà, prima o poi, il suo funerale. Verrà la gente? Ma ha paura della folla…. I suoi complici pagheranno (come fanno per tutte le manifestazioni pro-governative) per la presenza di un giusto numero di impiegati pubblici e studenti? Ma non si può comprare un «lutto adeguato»…
In generale, sospetto che in questi giorni Putin abbia realmente pensato alla morte: finalmente aveva una ragione molto concreta per farlo. Pensandoci, ha cominciato a provare una paura non solo fisiologica, ma anche sociale. Ma ha cominciato anche – ne sono abbastanza sicuro – a provare un nuovo tipo di invidia nei confronti di un nemico personale che era (che sorpresa!) veramente amato e rispettato.
Se io fossi un personaggio mediatico famoso, lo aiuterei in queste riflessioni: ricorderei ad ampie fasce della popolazione la grande festa di oggi. Infatti, oggi è il 71-esimo anniversario della data della morte ufficiale di Stalin! È una festa non di liberazione da un grande, ma non ultimo mostro del Cremlino, ma anche una festa di speranza che si trasforma in certezza: morto quello, morirà anche questo. Gli ex complici festeggeranno sul suo cadavere, in parte si eliminano a vicenda, il più politicamente abile farà un discorso di denuncia e accusa… E il Paese inizierà a muoversi – anche se non rapidamente e non senza intoppi – verso una vita migliore.
In generale, per me oggi è una festa (o una delle feste) di liberazione e di speranza.
Sicuramente ci sta pensando
(5 Marzo 2024)
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