La Commissione elettorale centrale russa (un Organo permanente) ha adottato una risoluzione secondo la quale le «elezioni» presidenziali russe del marzo 2024 si terranno anche nei territori ucraini annessi dalla Russia e dove è stata imposta la legge marziale. La decisione è stata adottata all’unanimità durante la riunione della Commissione dell’11 dicembre.
È possibile inventare una infinità delle spiegazioni più o meno sofisticate a tale decisione, ma io voto per la più semplice: si vuole mostrare (non importa a chi) che la popolazione dei «nuovi territori» approvi in massa la politica di Putin. E non importa che la maggioranza dei contrari sia già scappata, nel corso degli ultimi nove anni, verso il restante territorio ucraino.
Ovviamente saranno in pochi a crederci al risultato numerico che verrà mostrato al pubblico (la Commissione è capace di scrivere sui verbali qualsiasi dato, anche del 14356% a favore di Putin), ma il «candidato» per il quale le «elezioni» vengono organizzate potrà dire ancora una volta alla propria cerchia di essere un vero garante della stabilità: perché ci sono ancora abbastanza funzionari di vari livelli abbastanza fedeli da falsificare i risultati proprio a suo favore. Anche nei «territori nuovi».
Il territorio delle “elezioni”
(12 dicembre 2023)
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