Non ci avevo mai pensato prima, ma in realtà quello sottolineato dal Financial Times è un fenomeno abbastanza logico, teoricamente prevedibile: il contingente di militari ucraini arrivati in Germania per l’addestramento offerto dai militari europei è eterogeneo sia in termini di livello di formazione che di età (uno degli «studenti» ha più di settant’anni) ed è dunque facilmente ipotizzabile che alcuni comandanti ucraini preferiscano non sottrarre il personale militare più prezioso (quello più attivo mentalmente) alle missioni di combattimento. Se l’ipotesi dovesse essere corretta, si tratta, purtroppo, di una questione che non può essere risolta senza creare degli ostacoli alla controffensiva ucraina.
Nello stesso articolo, poi, vengono messi in evidenza altri due problemi. In primo luogo, è la mancanza degli interpreti che conoscano la terminologia tecnica militare in tutte le lingue utilizzate durante i corsi.
In secondo luogo, uno dei militari occidentali coinvolti nell’addestramento ha dichiarato, a condizione di anonimato, che i militari europei hanno a che fare con gli ufficiali-studenti ucraini che hanno ricevuto la loro formazione militare durante l’epoca sovietica e sono convinti di «saperne di più» delle materie trattate. Questo sarebbe un problema enorme nel contesto di quello che mi è capitato di sentire in una intervista (fatta in russo) dello studioso della guerra Michael Kaufman: l’esercito ucraino, nonostante tutta la sua evoluzione degli ultimi trent’anni, è comunque un erede della dottrina militare sovietica nella quale la priorità veniva data alla artiglieria e non (a differenza di quella americana) alle forze aeree. Di conseguenza, non è sufficiente – secondo Kaufman – fornire fisicamente gli F16 e le altre armi occidentali più o meno moderne: bisogna anche insegnare, da zero, agli ucraini il modo di usarli in un modo ben coordinato. Ma, aggiungo io, i blocchi mentali degli studenti rendono il compito ancora più difficile.
Tutto questo potrebbe farci giungere alla triste conclusione che l’unica soluzione sarebbe quella di schiacciare il nemico con la massa. Boh, vedremo…
I problemi dell’insegnamento
(29 agosto 2023)
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