L’esercito ucraino sostiene che i militari russi avrebbero fatto saltare una diga sul fiume Mokrye Yaly nella regione di Donetsk. Il fiume attraversa, tra le altre zone, anche il villaggio di Blagodatne, che l’esercito ucraino ha dichiarato di aver liberato l’11 giugno.
La tattica dell’esercito invasore russo è a questo punto sempre più evidente: ostacolare la controffensiva ucraina con delle «barriere naturali» e senza preoccuparsi delle conseguenze a lungo termine. È una tattica che non mi sorprende per nulla. Però c’è una cosa che preoccupa: non solo me, ma («anche»?) gli analisti che mi capita di leggere. Preoccupa il rischio delle esplosioni sulle altre numerose dighe sul fiume Dnepr che si trovano più a nord di quella di Kakhovka: i danni provocati dal danneggiamento di ogni diga avrebbero dovuto essere in parte limitati dal sistema delle dighe che si trovano più a sud. Ma a sud ora ce n’è già una in meno.
Ma immagino che lo avrete già letto decine di volte.
Un’altra diga
(12 Giugno 2023)
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