Non so se vi sia capitato di leggere, nei giorni scorsi, che le cosiddette «truppe di difesa territoriale» della regione di Kherson occupata dall’esercito russo sono state armate con i fucili di Mosin: quelli adottati per la prima volta dall’esercito dell’Impero russo nel 1891 e poi utilizzati fino al 1959 pure dall’esercito sovietico.
Molto probabilmente si tratta proprio di una di quelle armi che – secondo le parole preferite da Vladimir Putin – «non ha degli analoghi nel mondo». A questo punto mi aspetto che l’esercito russo e tutte le truppe che combattono assieme a esso vengano presto armate con un’altra arma modernissima e non utilizzata da alcun altro esercito: il mitra PPŠ-41, adottato dall’esercito sovietico nel dicembre del 1940 e utilizzato fino agli anni ’60.
E io sono infinitamente contento del fatto che lo Stato russo sia costretto a ricorrere alle armi così evolute: permetteranno di far durare la guerra un po’ meno. Lo spero…
Le armi uniche nel loro genere
(7 novembre 2022)
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