Sulla mobilitazione militare «parziale» indetta ieri da Putin si possono già dire almeno tre cose concrete.
Prima di tutto, è parziale solo a parole – credibilissime parole di Putin e del ministro della difesa – e non in base al decreto presidenziale firmato da Putin. In tale decreto, composto da 10 commi, manca il comma numero 7. Ieri pomeriggio in molti avevano pensato che si tratti di un errore di numerazione, quasi un errore di battitura. Poi, però, si è scoperto che il testo del settimo comma sarebbe «riservato per l’uso interno» (© del sito ufficiale della Presidenza della Federazione Russa). Proprio quel comma, come sostiene il portavoce di Putin, contiene il riferimento alla quantità dei riservisti direttamente interessati dalla mobilitazione. Nel resto del decreto non si dice alcunché sulla quantità dei riservisti da chiamare alle armi; il decreto non contiene nemmeno dei chiari criteri di scelta dei riservisti da chiamare. Quindi, in sostanza, il principio della pubblicità della norma giuridica è stato intenzionalmente violato al fine poter mandare in guerra qualsiasi quantità delle persone e qualsiasi persona concreta.
«Perché chiamate proprio me, che ho 123 anni, sono malato, non ho alcuna qualifica utile e, casualmente, sono un aperto oppositore di Putin?»
«Perché lo facciamo in base alla norma riservata per l’uso interno».
Di conseguenza, la mobilitazione mira a risolvere non solo il problema militare, ma pure quello della politica interna.
La seconda cosa che si può dire sulla mobilitazione proclamata da Putin riguarda la sua inutilità pratica. Infatti, i quasi sette mesi di guerra in Ucraina hanno dimostrato che all’esercito russo mancano non solo le armi e le munizioni moderne, ma pure a) tantissimi beni materiali quotidiani (il carburante, l’uniforme, il cibo, le medicine da campo etc.); b) la capacità di gestire la logistica (i beni necessari arrivano al fronte lentamente e in partite relativamente piccole). Di conseguenza, non si capisce come si intenda a equipaggiare centinaia di migliaia di riservisti chiamati con la mobilitazione. Inoltre, non si capisce come, quando e da chi verranno istruiti per aggiornare le loro competenze utili per la guerra.
Insomma, sulla pratica le persone richiamate con la mobilitazione potrebbero essere usate come un semplice scudo umano posizionato, al fronte, davanti all’esercito professionale almeno minimamente attrezzato e preparato.
La terza cosa che si può dire sulla mobilitazione riguarda la reazione dei semplici cittadini russi. Tale reazione si è rivelata più informativa di ogni ricerca sociologica circa il sostegno dei cittadini russi alla guerra putiniana in Ucraina. Certo, le persone che sono andate a manifestare in piazza sono relativamente poche: perché in pochi sognano essere picchiati dalla polizia, arrestati, multati e/o condannati a qualche anno di reclusione nel carcere russo. È invece molto più interessante vedere l’aumento della domanda dei biglietti aerei per le destinazioni estere. Un sociologo che chiede il mio parere sulla guerra potrebbe essere un informatore della polizia, quindi evito di dirgli quello che penso realmente; ma con l’aumentare della probabilità di essere mandato a combattere per Putin, io intensifico i miei sforzi per mettermi al sicuro.
Questo sono – in sintesi – le tre cose che per ora posso dire della mobilitazione militare in Russia.
Purtroppo, seguirà la continuazione.
Capire la mobilitazione
(22 Settembre 2022)
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