L’annuncio della mobilitazione

(21 Settembre 2022)

Ormai più o meno tutti hanno letto che Vladimir Putin ha annunciato la mobilitazione militare parziale in Russia. Tale annuncio è stato seguito dalla dichiarazione del Ministro della «difesa» Sergei Shoigu, in base alla quale la mobilitazione riguarderebbe 300 mila riservisti: poco più dell’1% dei 25 milioni di riservisti russi.
Potrei esercitarmi nel sarcasmo e chiedere perché l’esercito russo, che sta impiegando meno del 10% delle proprie forze umane nella guerra in Ucraina, debba essere integrato prima con i ragazzini della leva e detenuti, poi pure con i riservisti? Quali grandi qualità militari hanno i rappresentanti delle tre categorie elencate? Saranno più qualificati dell’esercito professionale? Mah…
Cercando di essere serio, dovrei spiegarvi che in Russia la mobilitazione è di fatto inutile e quasi impossibile. Ma lo faccio la prossima volta. Ora, invece, sottolineo e commento brevemente alcuni punti chiave del discorso di Putin:
1) il decreto sulla mobilitazione parziale è stato firmato «su proposta del Ministero della Difesa e dello Stato Maggiore» [triplo ahahahaha]. Le attività di mobilitazione iniziano oggi, il 21 settembre 2021;
2) tutti i riservisti richiamati nell’ambito della mobilitazione saranno inviati per un addestramento supplementare. A loro è stata promessa la stessa retribuzione dei militari a contratto [bisogna ancora vedere come è la situazione con gli istruttori, ma è già noto che nell’esercito russo mancano fisicamente gli ufficiali e i sottoufficiali per comandare le grandi quantità di nuovi uomini];
3) lo status giuridico dei volontari e dei combattenti delle milizie del Donbass dovrebbe essere uguale a quello dei militari russi regolari [vengono finalmente riconosciuti];
4) il complesso militare-industriale e la produzione di armi dovrebbero essere incrementati [non si capisce tanto bene come si intenda farlo in presenza delle sanzioni internazionali];
5) la Federazione Russa sosterrà la decisione dei residenti delle regioni di Donbass, Zaporozhye e Kherson (i referendum sull’adesione alla Russia si terranno nei territori occupati il 23 settembre) [in sostanza, saranno proclamati parti della Federazione Russa e difesi con tutti i tipi delle armi in base alla dottrina statale];
6) gli obiettivi dell’operazione militare speciale in Ucraina «rimangono invariati» [infatti, sono già cambiati più volte: la «denazificazione» della Ucraina, poi la demilitarizzazione, poi il cambio dei vertici dello Stato etc. etc.];
7) «Chi ci ricatta con le armi nucleari deve sapere che la rosa dei venti può anche girare nella sua direzione» [a me è sempre sembrato che fosse lui a minacciare!];
8) «L’Occidente ha trasformato il popolo ucraino in carne da macello scatenando una guerra nel 2014» [l’Occidente? Una guerra nel 2014? Qualcuno ne sa qualcosa?].
Bene, ora siete ancora più informati sullo stato mentale della persona che guida lo Stato russo. Digeriti i punti appena letti, potete affrontare tutti gli altri testi riguardanti la mobilitazione parziale annunciata da Putin.

Rubriche: Russia

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