Le risorse naturali russe

(30 Maggio 2022)

Leggendo delle discussioni all’interno della Commissione europea circa l’embargo del petrolio russo, ho pensato che possa essere interessante pubblicare due cose relativamente curiose: una osservazione e una notizia.
1. Uno degli aspetti più strani (per non dire assurdi) della guerra in Ucraina è il fatto che per fornire il gas all’Europa la Russia continua a utilizzare il gasdotto che passa proprio sul territorio ucraino. Certo, tecnicamente non ci sono molte vie alternative, ma tutti — quando ci pensano — si stupiscono. E si stupiscono ancora di più quando si ricordano che in base agli accordi non disdetti la Russia deve pagare l’Ucraina per il transito del gas.
È logico tentare di evitare a finanziare l’autore della aggressione militare, ma — nonostante l’assurdità della situazione creatasi — bisogna anche ricordare delle entrate finanziarie della vittima.
2. La notizia poco ovvia, invece, riguarda la dipendenza di alcuni Stati dalle risorse naturali russe. Il giovedì 26 maggio le Ferrovie Ucraine hanno pubblicato sul proprio sito una notizia ottimistica (traduzione mia):

Al momento dell’inizio della guerra, la ferrovia aveva un avanzo record del diesel: sufficiente per 47 giorni. Dopo un calo dei volumi di traffico con l’inizio della guerra, il consumo giornaliero si è quasi dimezzato. Così, le riserve della ferrovia formate prima della guerra sono bastati per tutti e tre i mesi di guerra praticamente senza acquisti aggiuntivi.
Inoltre, le ferrovie hanno tenuto in deposito 10 mila tonnellate di gasolio provenienti dalla gestione del Ministero della Difesa. Poiché le Forze di Difesa ucraine dispongono ora di una riserva di carburante, il Governo ha permesso di utilizzare quello depositato per garantire il funzionamento stabile delle Ferrovie ucraine. Il relativo decreto n. 624 è stato adottato il 25 maggio 2022.
Questa decisione ridurrà anche la pressione sul mercato ucraino del riscaldamento, che attualmente sta vivendo una carenza di risorse.

Ecco, in Europa, purtroppo, non tutti sono così «fortunati». Per esempio, se l’embargo del petrolio russo dovesse essere introdotto, allo stato di cose attuale l’Ungheria resterebbe con zero petrolio (in sostanza dipende totalmente da quello russo): di conseguenza, la sua opposizione all’embargo non è una manifestazione di amicizia con Putin, ma una banale questione di sopravvivenza. Contrariamente a quanto pensano più o meno tutti europei comuni.

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