La sorte dei militari dell’“Azov”

(25 maggio 2022)

Una delle tante somiglianze – certamente relative – tra Vladimir Zelensky e Winston Churchill è il futuro inevitabile crollo di popolarità alla fine di questa guerra o nel caso di un temporaneo armistizio (quando la condizione bellica diventerà abituale ma priva delle difficoltà comuni da affrontare). Succederà perché le persone più categoriche criticheranno le scelte non abbastanza forti / radicali o la disponibilità a trattare su alcune questioni. Succederà perché le persone che non si sono mai trovate nelle condizioni di dover governare nemmeno un condominio criticheranno i preparativi insufficienti alla invasione russa. Nel migliore dei casi succederà perché contrariamente alle attese di certi geni alternativi – dei quali il nostro mondo è pieno – dopo la fine della guerra l’Ucraina non tornerà di colpo alla vita normale di prima.
Di conseguenza, sono inevitabili anche le critiche per la resa (la «vendita», il «tradimento» etc. etc.) dei soldati del battaglione «Azov» dopo due mesi di difesa della acciaieria Azovstal di Mariupol. La posizione attuale in merito di Vladimir Zelensky – «gli eroi ci servono vivi» – è però molto più vicina alla realtà di ogni possibile critica. Infatti, durante le settimane di resistenza all’assedio i militari dell’"Azov" sono diventati uno dei simboli più importanti per entrambe le parti della guerra. Per l’Ucraina sono, appunto, degli eroi, mentre per la propaganda russa sono un simbolo unico del «nazismo ucraino» (avete letto tanto dei famosi tatuaggi? ahahaha, prendete un qualsiasi esercito del mondo e provate a contare quanti grandi intellettuali con il passato radioso ne fanno parte!). Lo status del simbolo – indipendentemente dal segno che potremmo mettere davanti a tale termine – è per me la migliore garanzia della salvezza di tutti i militari dell’«Azov». Certo, qualcuno dei feriti gravi potrebbe anche non sopravvivere per dei motivi puramente medici, ma, in ogni caso, tutti i militari che si sono consegnati all’esercito russo costituiscono ora una preziosissima «merce di scambio». Saranno utilizzati nelle diverse trattative dove il governo russo vorrà ottenere qualcosa più o meno importante.
Quanto appena scritto non significa che non venga fatto un cosiddetto «processo» ad alcuni militari dell’«Azov» (nei territori del Donbass controllati dalla Russia è tecnicamente possibile praticare di tutto), ma quella sarà solo una questione di propaganda. Che precluderà lo status di «merce» dei militari ucraini.

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