La constatazione della morte

(9 dicembre 2021)

Ieri mi sono quasi perso un anniversario bello: i 30 anni dalla firma dell’Accordo di Belaveža.
Ma proprio trent’anni fa, l’8 dicembre del 1991, i Capi della RSFSR (in sostanza, la Russia) e delle Repubbliche socialiste sovietiche bielorussa e ucraina — Boris Eltsin, Stanislav Shushkevich e Leonid Kravchuk — firmarono l’accordo di Belaveža, un documento in base al quale le loro Repubbliche uscirono dall’Unione Sovietica. Diciassette giorni dopo, poi, l’URSS cessò ufficialmente di esistere. Quell’evento era preceduto e, soprattutto, seguito dai tempi abbastanza difficili per le popolazioni di tutte le ex Repubbliche sovietiche, ci sono ancora un po’ di nostalgici (mai integrati nel mondo contemporaneo o con la memoria alterata) che vedono la firma di quel documento come la fonte di molti mali di oggi. Ma, obbiettivamente, è stata ormai una necessaria constatazione di morte di una entità territoriale inutile. Non mi dispiace per essa, come non mi dispiace per il rispettivo Stato di fatto morto ancora prima.
Se la politica interna (e in un certo senso pure quella estera) della parte più estesa dell’ex URSS non stesse stilisticamente tornando ai tempi antecedenti la firma del suddetto Accordo, avrei pure espresso il desiderio di dimenticare completamente — e felicemente — molte cose e guardare solo al futuro. Con l’Accordo di Belaveža si era tentato di darmi quella possibilità…
Insomma, per è un anniversario più positivo che negativo.

Rubriche: Russia

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