L’Afghanistan nel cinema russo

(9 Settembre 2021)

È di nuovo arrivato il momento dei miei consigli cinematografici. Questa volta vi propongo ben tre film uniti dallo stesso argomento dettatoci dai recenti avvenimenti di una certa importanza.
La settimana scorsa mi è stato chiesto – non tanto a sorpresa – un commento/valutazione sul film italo-sovietico «Afghan breakdown» (regia di Vladimir Bortko, 1991). In Italia potrebbe essere conosciuto, tra l’altro, anche per la partecipazione di Michele Placido. Ma penso che sia conosciuto ingiustamente poco – per non dire dimenticato – perché, effettivamente, è un buon film che merita di essere visto almeno una volta nella vita. Si tratta di un film di guerra – non particolarmente violento ma drammatico – che parla dell’ultimo periodo del ritiro delle truppe sovietiche dall’Afghanistan nel 1989. Consiglio l’"Afghan breakdown" con una certa tranquillità a tutto il pubblico adulto.
(La versione italiana del film si trova pure sui siti russi, quindi non penso che riscontriate dei particolari problemi nel recuperarlo.)

Il secondo film riguardante l’intervento militare sovietico in Afghanistan che consiglio sempre a tutti è il russo «Noga» («Нога», potrebbe essere tradotto in italiano come «La gamba», in inglese è stato tradotto come «Leg»). Si tratta di un fortissimo film drammatico che parla del disturbo da stress post-traumatico (nervosi da guerra) tra i veterani russi della guerra in Afghanistan. Lo trovo notevolmente più bello e importante di quello menzionato sopra – anche se, indubbiamente, psicologicamente più difficile da vedere –, ma non ho l’assoluta certezza del fatto che riusciate a trovarlo in una lingua diversa dal russo (mi dispiace tantissimo per il fatto che sia uscito in un periodo difficile per la promozione del cinema russo). Se interessati, provate a cercarlo con i vari titoli che ho riportato. Le opere di tale portata intellettuale meritano però di essere cercate. Preciso, per gli interessati, che è un film del regista Nikita Tyagunov (spesso traslitterato in italiano come Tjagunov) uscito nel 1991. Nel cast ci sono Ivan Okhlobystin (un personaggio molto interessante all’epoca) e Petr Mamonov. La musica è del geniale Oleg Karavaychuk.

Tra i film più recenti, invece, posso consigliarvi «Bratstvo» (regia di Pavel Lungin, 2019). Il titolo è traducibile come «Fratellanza», in inglese il film è stato chiamato «Leaving Afghanistan». Anche questo film è dedicato alla fase conclusiva della guerra sovietica in Afghanistan (se interessati, provate a cercarlo con i vari titoli che ho riportato). Per gli amanti del «tratto da una storia vera» posso precisare che è proprio uno di quei casi. «Bratstvo» è un classico film di guerra nei suoi elementi visivi, molto realistico nelle situazioni raccontate e antiguerra nel suo senso generale. E, soprattutto, è caratterizzato da un buon ritmo ed è interessante da vedere. Mi rendo conto del fatto che alcuni comportamenti dei militari sovietici raffigurati nel film debbano essere spiegati agli spettatori europei (come, per esempio, i tentativi di procurarsi l’elettronica occidentale poco disponibile nell’URSS), ma anche senza quelle spiegazioni «Bratstvo» rimane, secondo il mio parere personale, una opera artistica di un buon livello.

Bene, questi sono gli unici tre film russi sull’intervento sovietico in Afghanistan che posso consigliarvi. Spero che in futuro qualche bravo regista – non necessariamente russo – trovi la possibilità e il coraggio per farne qualcun’altro. Ma, secondo me, i registi occidentali eventualmente interessati alla questione afghana si concentreranno, nei prossimi anni, su altre epoche…

Rubriche: Cinema russo, Cultura

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