Fino a pochi giorni fa pensavo che il mio green pass – ottenuto grazie alla vaccinazione – fosse destinato a fare la stessa fine delle numerose autocertificazioni preparate durante le zone «rosse» e «arancioni». Pensavo che non me lo avrebbero mai chiesto: questa volta non a causa dalle mie riserve apparentemente infinite di fortuna (o, forse, dell’elevata capacità di non destare sospetti? ahahaha), ma perché da anni non frequento certi luoghi chiusi.
Ebbene, almeno il green pass mi è stato chiesto. È successo ieri: il primo giorno della sua totale obbligatorietà nelle università italiane. E io mi sono divertito tanto a sentirmi una creatura legalizzata. Soprattutto quando, passando in una area comune, mi ero accorto di alcuni studenti in fuga dai controlli preannunciati.
Passando dalle considerazioni personali a quelle generale, posso testimoniare di avere intuito l’imminente obbligatorietà di fatto della vaccinazione anti-Covid già verso la metà della primavera. Nel senso: il vaccino non è obbligatorio, ma il certificato della vaccinazione avvenuta sì. Non so se sia una manifestazione della furbizia o della impotenza legislativa, ma in ogni caso potrebbe rivelarsi un bel stimolo per la popolazione non ancora vaccinata.
Anche chi, per qualche strano motivo, ha paura del vaccino o – al contrario – pensa di poter ignorare completamente il Covid-19, dovrebbe essere interessato a provare la gioia della libertà legalizzata. Io posso confermare che è una sensazione da provare.
Libertà legalizzata
(2 settembre 2021)
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