Le sanzioni contro Lukashenko

(13 ottobre 2020)

Pare che i Ministri degli Esteri dell’UE si siano finalmente decisi di adottare delle sanzioni – non si capisce ancora bene quali – anche contro Aleksander Lukashenko (il diretto interessato dei brogli alle elezioni presidenziali del 9 agosto e repressioni nei confronti dei manifestanti scontenti ma pacifici). Le sanzioni europee adottate precedentemente, infatti, erano rivolte solo contro circa quaranta funzionari bielorussi di livello medio e alto.
Se l’idea delle nuove sanzioni dovesse realizzarsi, sarà un intervento del tutto logico: il concetto precedente «non puniamo Lukashenko per lasciare lo spazio alla possibilità del dialogo» equivale al «nel bel mezzo del 1943 facciamo le sanzioni contro Goebbels e Himmler, ma non contro Hitler per poter dialogare con quest’ultimo».
La fine di Lukashenko al potere oggi sembra essere molto, molto più vicina rispetto a soli sei mesi fa e, quasi sicuramente, non saranno le sanzioni europee ad avvinarla ancora in una maniera rilevante. Ma quando ci si mette a fare a una cosa, è giusto farla come si deve. Altrimenti non andrebbe fatta proprio.
Purtroppo, l’UE non si distingue tanto spesso per la capacità di correggere la propria posizione una volta presa.

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