Where were mr. Putin?

(18 marzo 2015)

Lunedì 16 marzo Vladimir Putin ha interrotto la propria assenza di dieci giorni dagli eventi pubblici. Si è trattato di una assenza abbastanza curiosa (e senza precedenti), che aveva comportato, tra la gente, delle interpretazioni più buffe. Le tre più quotate erano state: la nascita di un figlio, un trauma fisico o una malattia grave e, addirittura, la morte.

Oggi commento molto brevemente le versioni appena elencate e, infine, vi comunico la mia.

1) Si era detto che la vecchia compagna (o forse la nuova moglie) di Putin, cioè l’ex ginnasta e ora parlamentare Alina Kabaeva, abbia partorito un figlio in Svizzera. Questa versione sembra una perfetta leggenda metropolitana in quanto nessuno è in grado di dire con certezza di averla vista incinta.

2) Si era detto che Putin, essendo fisiologicamente un uomo sport-dipendente, abbia avuto un grave trauma. Tanto grave da aver dovuto fare ricorso all’aiuto di un medico austriaco. In teoria (ma molto in teoria) è possibile. L’importante precisazione da fare subito è: Putin ha paura di curarsi all’estero perché, secondo egli, si tratterrebbe di una esposizione volontaria al suo assassinio sicuro. I viaggi dei medici stranieri verso la Russia, invece, sono difficili da scoprire, da interpretare e quindi da commentare su questo blog.

3) E’ inutile cercare di indovinare se Vladimir Putin abbia realmente qualche malattia più o meno grave. Dieci giorni di assenza sono troppi per curare l’influenza e troppo pochi per le malattie più serie (ricordiamo anche che Putin ha 62 anni). In ogni caso, sono almeno tre anni che tutti parlano dello stato di salute di Putin: se confrontate le sue foto recenti con quelle di 8–10 anni fa, vi stupirete dei cambiamenti «sospetti» nel suo volto.

4) Sembra che Vladimir Putin sia vivo, quindi non sembra che sia morto. Logico, no?

E, infine, la mia spiegazione. Quella che mi sembra la più logica e quindi probabile.

Secondo me dopo le prime indagini sull’assassinio di Boris Nemtsov il presidente russo si è reso conto di essere in una situazione complicatissima. In sostanza, avendo promesso di trovare gli assassini (almeno gli esecutori), si trova ora costretto a scegliere se sacrificare qualcuno dei Servizi segreti oppure qualcuno degli uomini del presidente ceceno Ramzan Kadyrov. Gli uomini dei Servizi sono dei colleghi e garanti del suo potere, quindi non possono assolutamente essere traditi (e la bonifica dell’organizzazione non può assolutamente diventare pubblica in quanto testimonierebbe la debolezza). Gli uomini di Kadyrov, invece, non possono essere toccati perché il fatto metterebbe in dubbio la sudditanza di un terrorista musulmano (ricordiamoci che Kadyrov lo è).

Potreste dirmi che Vladimir Putin ha tutte le possibilità di non mantenere le proprie promesse. Purtroppo, non sempre: un assassinio politico ordinato non si capisce da chi ed eseguito a 200 metri dal Cremlino non è uno scherzo.

Insomma, Vladimir Putin aveva ritenuto necessario isolarsi per riflettere su una questione molto seria, direi vitale. E non ha trovato la soluzione: anche dopo il ritorno è infatti apparso piuttosto stanco e nervoso.

Rubriche: Russia

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