Le fantasie scolastiche

(28 Luglio 2020)

Pare che al Ministero dell’istruzione lavorino le persone che al momento della propria nascita avevano già i figli grandi. Solo in questo modo posso spiegarmi le prime informazioni sulla riapertura delle scuole italiane a settembre. Informazioni che mi sembrano «un po’» lontane dalla vita reale.
I punti più strani sono due. Il primo è il principio degli ingressi scaglionati, con il quale si mira a evitare gli assembramenti all’ingresso e sui mezzi pubblici… Ma a partire da quale età gli scolari iniziano ad andare a scuola non accompagnati? E tutti i genitori (o nonni) in quegli orari mattutini non hanno alcun impegno lavorativo? Io ho dei dubbi.
Il secondo punto. Tutte le scuole italiane hanno le aule abbastanza grandi da consentire di mantenere un metro di distanza (ricordiamoci che si tratta del raggio di un cerchio) tra gli scolari? La stima di circa seicento mila persone senza più un posto in aula mi sembra molto ottimistica: in base alle statistiche dell’anno scolastico precedente, per esempio, sarebbe meno della metà dei soli iscritti al primo anno delle scuole di ogni genere. Mentre gli edifici scolastici italiani che mi è capitato – per una serie di motivi – di vedere con i propri occhi non erano enormi. Ho visto solo il peggio? Boh…
Per il secondo punto avrei potuto proporre una soluzione che ho sperimentato in prima persona per un anno scolastico ai tempi dello studio nella scuola sovietica/russa (quella cosa era capitata proprio nel periodo di transizione). La soluzione si chiama il doppio turno. Una parte delle persone ha le lezioni di mattina, e l’altra di pomeriggio (anche se ai miei tempi ad alternarsi erano le classi intere). Ma una scelta del genere non risolverebbe comunque il problema del primo punto. Anzi, lo renderebbe ancora più sensibile.
Non essendo un funzionario o un consulente del Ministero, mi fermo qui. Alcune proposte di soluzioni si scrivono o si dicono solo per soldi.
E poi, mi sento molto più competente sulla ripresa dell’anno accademico nelle università italiane. Ne scriverò a breve.

Rubriche: Italia

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