Come ben sappiamo, la paura del straf****to coronavirus ha mandato in tilt tantissimi cervelli in giro per il mondo. Le persone semplici sono allarmate senza capire il reale grado di pericolo del problema. Mentre i governanti e gli amministratori di vario livello, nel disperato tentativo di giustificare il proprio stipendio, prendono delle misure che non fanno altro che alimentare il clima di panico.
Ho un forte sospetto, confinante con la certezza, che alla fine il sempre più popolare tentativo di bloccare ogni forma di attività umana – giustificato con l’intento di limitare la diffusione della malattia – faccia molti più danni del coronavirus. Non moriremo ma soffriremo comunque.
Ma in realtà oggi volevo parlare di un tentativo di blocco specifico, quello particolarmente ridicolo. Come saprà qualche mio lettore, alcuni giorni fa a causa del coronavirus è stata annullata la parte «fisica» – quella offline – della conferenza degli sviluppatori di Facebook «F8». Non è il primo e, purtroppo, non è l’ultimo evento annullato in giro per il mondo. Ma cazius, da quando il Facebook ha deciso, circa sei anni fa, di limitare gradualmente fino a zero – già raggiunto – l’uso della propria API, quella conferenza non ha più un particolare senso. In sostanza, gli sviluppatori che fino a pochi anni fa lavoravano sulle connessioni dei siti esterni al Facebook ora non hanno più delle possibilità di farlo in modo tecnologicamente normale. Io stesso ho dovuto inventare e reinventare più volte una soluzione tecnicamente perversa con la creazione di un browser virtuale in PhantomJS. Ed è una rottura di sapete cosa che non auguro a nessuno.
Insomma, la sola esistenza della conferenza F8 del Facebook è una presa in giro. Sarebbe una cosa infinitamente giusta chiuderla definitivamente almeno con la scusa del coronavirus.
Mark, ti ringrazio per l’attenzione.
Il primo blocco onesto
(3 marzo 2020)
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