Ci ho pensato a lungo e ho preso la decisione: mi compro un vecchio mulino da trasformare in una abitazione. L’immobile è situato in una zona tranquilla, si affaccia su una strada poco trafficata (circa cinque macchine al giorno), è «immerso nel verde», non ha altre abitazioni o attività produttive nel raggio di due chilometri, è dotato dall’acqua gratuita e appartiene alla classe energetica Z.
Il mulino è pure dotato degli attrezzi necessari per continuare l’attività alla quale è originariamente destinato.
Certo, la ruota idraulica richiede qualche intervento di manutenzione, ma tanto so che potrei impiegare una vita a trovare la perfezione tra le proposte di mercato.
Uno dei tre edifici facenti parte del mulino può essere utilizzato come il luogo di detenzione dei piccoli schiavi cinesi, necessari per rendere redditizia l’attività del mulino.
Naturalmente non mancano la parte abitativa e il fienaio nel quale far dormire gli ospiti poco graditi.
L’abitazione è messa in sicurezza secondo gli alti standard di una volta.
Le vittime del sistema di sicurezza estremo (o delle bellissime tegole d’epoca) possono essere nascoste sotto il ponte in una delle tasche segrete.
Insomma, ho deciso: mi compro il vecchio mulino. Per manifestare la compassione nei miei confronti è sufficiente consigliarmi una banca da rapinare.
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