Alcuni anni fa il Ministero dello Sviluppo Economico ha diffuso un documento interessante: «Indagine sulla percezione dei consumatori rispetto alla contraffazione». Si tratta di un rapporto di facilissima lettura, ricco di dati quantitativi sul rapporto tra gli italiani e i prodotti contraffatti che si trovano sul mercato.
Di recente mi è capitato di leggerlo per una ricerca accademica. Ora condivido con voi due passaggi che mi hanno colpito in modo particolare.
Il passaggio № 1 (alla pagina 22).
Comunque chi ne è cosciente [di comprare i prodotti agro-alimentari contraffatti] è ben contento della sua scelta e definisce la qualità dell’alimento contraffatto uguale a quella dell’originale (53,6%) e il rapporto qualità/prezzo uguale a quello dei prodotti originali (53,6%).
Io sono sempre stato convinto che la gente comprasse i prodotti contraffatti per risparmiare. E invece, come dimostra la ricerca del Ministero, più della metà delle persone compra i prodotti contraffatti spendendo le stesse somme solo per fare un dispetto ai produttori onesti e allo Stato (il quale in questo modo incassa meno tasse). Molto interessante!
Il passaggio № 2 (alla pagina 28).
A tutti gli acquirenti dichiarati di prodotti contraffatti abbiamo chiesto quali sono i vantaggi che traggono da questo tipo di acquisto.
Il risparmio (76,6% delle risposte che diventa il 95,5% tra i disoccupati) è senz’altro la principale motivazione. Ma anche la possibilità di acquistare una maggiore quantità di prodotti (22,1%) – che è una ulteriore maniera di risparmiare – o di comprarli con leggerezza, senza pensarci troppo (21,5%).
Come cazzo si concilia questo 76,6% con il 53,6% del primo passaggio?!
Mi spiego meglio: se la qualità dei prodotti originali e quelli contraffatti è uguale e, allo stesso tempo, è uguale anche il rapporto qualità/prezzo, logicamente è uguale anche il prezzo!
Purtroppo non si tratta di un errore fatto nel corso della indagine. Si tratta di un problema enorme: la gente comune (cioè i consumatori) prende le decisioni utilizzando i cervelli contraffatti. Quelli «Made in China».
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