Molto più spesso, ormai quasi tutti giorni, leggiamo dei giovani islamizzati che tentano di lasciare l’Europa per raggiungere Siria e iniziare a combattere. Alcuni di questi personaggi vengono fermati e messi agli arresti domiciliari: di conseguenza, si devono accontentare di fare gli attentati in Europa (come, per esempio, gli autori dell’attentato nella chiesa di Saint-Etienne-de-Rouvray).
Sorge la logica domanda: se uno vuole affermarsi con la violenza, perché non lasciarlo andare a fare ciò nel luogo più adatto? Se ci va bene, il personaggio non torna più, mentre nel mondo (e in Europa prima di tutto) scende il rischio del terrorismo e si innalza l’IQ medio.
Anzi, bisogna fare di più. Bisogna fare come gli Imam sospetti: facciamo la propaganda della guerra giusta in Siria tra i cosiddetti «rifugiati» che da diversi mesi entrano in Europa da quasi tutti i confini del sud e del sud-est. In questo modo i peggiori se ne vanno (in tutti i sensi) a spese proprie, mentre i migliori dimostrano già da subito la potenziale capacità di integrarsi nel mondo civile.
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