Sulla liberazione di Nadezhda Savchenko avrei da dire solo una cosa, perdipiù banale: sono contento per lei. Ma questo non è un motivo sufficiente per scrivere un post.
Pensandoci bene, ho capito che un argomento un po’ interessante è l’osservazione della vita pubblica di tutte quelle persone che grazie al proprio status di «vittime del regime putiniano» universalmente riconosciuto sono considerate degli eroi. Nadezhda Savchenko è una di queste persone: è stata rapita sul territorio ucraino dai militari russi, accusata (e condannata) per delle cose che non ha fatto e ha affrontato il lungo processo con quella durezza, un certo disprezzo (a volte arroganza) e coerenza che hanno dimostrato il grande coraggio di questa donna. Ha quindi meritato l’ammirazione, la stima e la popolarità in Ucraina, Russia e tanti altri Stati del mondo.
Ma nessuno si ricorda che appena due anni è mezzo fa più o meno negli stessi termini si stava parlando di due donne russe? Tolokonnikova e Alyokhina, le due Pussy Riot condannate nel 2012, dopo la liberazione non avevano saputo convertire la propria popolarità di livello mondiale in qualcosa di concreto. Anzi, non hanno nemmeno saputo di mantenerla per un periodo minimamente rilevante.
Ora sarebbe curioso a vedere se lo stesso succede pure con la Savchenko, la cui popolarità non è più tenuta in vita da un processo o da una reclusione in corso. Deve fare tutto da sola.
Nelle prossime settimane Nadezhda Savchenko sarà uno strumento utilissimo per tanti politici ucraini che sognano di sfruttare la sua popolarità a proprio favore. Sognano anche di buttarla via come un manecchino rotto non appena svanisce l’entusiasmo del popolo ucraino per la liberazione di una eroina nazionale. Sicuramente non la voglion come una concorrente.
Insomma, provate seguire per quanto tempo ancora vi capita il suo nome sui giornali.